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Rischio di formazione di atmosfere potenzialmente esplosive

B) GSA in emergenza

5.14 Rischio di formazione di atmosfere potenzialmente esplosive

Oltre il rischio incendio, nelle attività ospitanti frantoi oleari deve essere tenuto in conto il rischio di formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. In generale, considerando che nelle varie fasi della produzione il semilavorato è ricco di acqua e che l’olio finale, dopo centrifugazione, presenta le seguenti caratteristiche:

temperatura di ebollizione/ambito di ebollizione: >ca. 350 °C;

temperatura di infiammabilità: 243 ÷ 288°C

temperatura di auto-ignizione (o di autoaccensione): ~ 340 °C

densità a 20 °C: 0,91 g/cm3;

solubilità in/Miscibilità con acqua: Insolubile

si può affermare che, all’interno di un frantoio oleario, nel funzionamento normale, sia nelle fasi di produzione che di conservazione in tino ed imbottigliamento, non sono individuabili zone a rischio di formazione di atmosfere potenzialmente esplosive.

Inoltre anche il cosiddetto fenomeno del "riscaldamento spontaneo" tipico degli oli vegetali che hanno un alto grado di insaturazione e, pertanto, spesso subiscono un'ossidazione esotermica, nel caso dell’olio di oliva, è improbabile. Infatti, tale "riscaldamento spontaneo" si caratterizza a mezzo dell'indice di iodio che rappresenta il numero di grammi di iodio assorbito da 100 grammi di olio: nel caso si determinano condizioni favorevoli a una rapida ossidazione si potranno raggiungere localmente temperature prossime a quelle di infiammabilità o addirittura a quelle di autoaccensione. La tendenza alla rapida ossidazione, in effetti, è trascurabile per l'olio d'oliva (indice di iodio 84) mentre ad esempio risulta modesta per l'olio di arachidi (indice di iodio 94), moderata per l'olio di mais (indice di iodio 120) ed elevata per l'olio di lino (indice di iodio 187).

Ciononostante, dall’analisi degli incidenti accaduti nel passato si evince che, in particolari situazioni, ad esempio nelle manutenzioni eseguite senza le adeguate misure preventive di bonifica, il rischio di esplosione non può essere escluso, soprattutto relativamente ai tini e serbatoi di stoccaggio. Si ricorda ad esempio il tragico incidente del novembre 2006 quando a Campello sul Clitunno (Perugia) il titolare di una ditta di carpenteria e i suoi tre dipendenti sono deceduti in conseguenza di una deflagrazione di vapori infiammabili contenuti in un serbatoio di olio di sansa grezza (probabilmente inquinato da esano necessario per la sua estrazione dalla sansa) posto nell’area di stoccaggio dell’impianto. Le vittime stavano realizzando, mediante saldatura sul relativo tetto, un sistema di passerelle in corrispondenza del serbatoio in questione.

Le operazioni a fiamma libera, ossiacetilenica e/o di saldatura possono portare le superfici ed i liquidi a contatto a temperature molto elevate in grado di provocare l’evaporazione e l’accensione degli stessi. Anche una volta svuotati, i recipienti di liquidi combustibili possono contenere sempre resti o vapori della sostanza contenuta in precedenza tali da formare con l’aria miscele esplodibili. L’accensione può essere provocata da: fiamme (prodotte, per es., da cannelli di saldatura), scintille (per es. scintille elettriche, scintille da sfregamento o da urti), elevate temperature di superfici (più di 340 °C). Si ricorda che recipienti contenenti sostanze insolubili nell’acqua (come l’olio di oliva) non possono essere lavati ed adeguatamente bonificati con la stessa acqua.

Già minime quantità di questi liquidi infiammabili possono creare un pericolo di esplosione in un recipiente.

Altra condizione critica può essere rappresentata dalla pulizia a fondo e sanificazione dei macchinari a fine della stagione di molitura, se eseguite anche con solventi: infatti le macchie resistenti di olio o grasso possono essere rimosse con prodotti a base di alcool, inclusi l’alcool etilico e l’alcool isopropilico o altri solventi come l’acetone. Questi prodotti non sono a rischio di corrosione per l’acciaio inossidabile (che costituisce tutte le parti a contatto con le olive o la pasta semilavorata) ma sono infiammabili con flash point sotto i 13° C (per l’acetone – 20°C) e quindi, se usati in eccesso senza idonee misure di prevenzione, facilmente possono dar luogo ad atmosfere di vapori/aria potenzialmente esplosive. Infatti anche piccole quantità di liquidi infiammabili, evaporando, possono causare una massiccia quantità di vapori infiammabili, solo la presenza di un idoneo flusso aspirante può evitare la formazione di un'atmosfera esplosiva pericolosa. Si ricorda come regola pratica che il volume di atmosfera esplosiva che può essere ritenuto trascurabile e quindi non pericoloso non è individuato in sede normativa in modo univoco ma, approssimativamente può essere assunto pari a 20 dm3 = 20 litri (variante V2 alla guida CEI 31-35 attualmente ritirata ed in fase di aggiornamento)

Figura 5: Evaporazione dei liquidi (fonte: Guida di buona pratica a carattere non vincolante in vista dell'attuazione della direttiva 1999/92/CE)

Al fine di poter trascurare la formazione di un'atmosfera esplosiva pericolosa nell’uso dei solventi infiammabili per le operazioni di pulizia degli impianti, devono essere rispettate le regole generali di sicurezza lavorando possibilmente con una buona ventilazione naturale e/o artificiale. Inoltre, i contenitori dei solventi devono essere sempre richiusi e conservati negli armadi di sicurezza provvisti di ventilazione o in locali separati ventilati (il posizionamento della bocchetta di aspirazione dovrebbe essere funzione della densità relativa dei vapori che sono più pesanti dell’aria). Si ricorda che non sono considerati sorgenti di emissione i contenitori di sostanze infiammabili con coperchi chiusi a regola d’arte o comunque in modo efficace allo scopo, con emissioni trascurabili, quando sono soddisfatte tutte le condizioni seguenti:

sono in materiale idoneo e costruiti a regola d’arte nel rispetto di eventuali norme di costruzione e prova;

sono depositati e movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente non prevedibili cadute che possano provocare l’apertura del coperchio o il danneggiamento con fuoriuscita significativa della sostanza infiammabile contenuta;

è attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di pozze e vi è una costante presenza di mezzi per la loro neutralizzazione in tempi rapidi.

Viceversa, i contenitori aperti e richiusi possono costituire sorgenti di emissione e vanno conservati negli armadi o locali ventilati. Per l’uso in sicurezza nei locali di produzione e sugli impianti, i solventi dovrebbero essere travasati in contenitori di sicurezza a chiusura rapida con ritenuta. Per l’utilizzo del solvente con stracci o pennello occorrerebbe utilizzare un contenitore a stantuffo dotato di un sistema con pompa a molla per far salire il liquido verso la calotta ove imbevere gli stracci o le spugne o pennello per minimizzare il rischio di evaporazione. Particolare attenzione va prestata per le fasi di travaso.

Figura 6: Contenitori di sicurezza ed a tampone

La sansa vergine è, in pratica, ciò che resta di solido dopo l’estrazione dell’olio dalla pasta di olive. Solitamente la sansa viene inviata ai sansifici dove, dopo un eventuale trattamento di essiccazione, viene estratto l’olio di sansa per mezzo di opportune tecniche che ricorrono a solventi, in particolare esano. Da tale processo ne deriva la “sansa disoleata” che viene utilizzata come combustibile.

Qualora tale fase di estrazione dalla sansa vergine sia eseguita in situ (non frequente), l’impianto di lavaggio e di distillazione e gli stoccaggi di esano e di soluzione olio/esano sarebbero caratterizzati da zone di pericolo da definire con le regole della norma CEI EN 60079-10-1:2016 (Classificazione CEI: 31-87). “Atmosfere esplosive. Parte 10-1: Classificazione dei luoghi - Atmosfere esplosive per la presenza di gas". La Norma tratta la classificazione dei luoghi ove possono manifestarsi dei pericoli associati alla presenza di gas o vapori o nebbie infiammabili e può essere utilizzata come base per effettuare la corretta scelta ed installazione di apparecchiature per l'uso in un luogo pericoloso. La classificazione dei luoghi e la progettazione delle misure di prevenzione protezione deve essere eseguita da personale competente secondo la definizione della norma stessa. Un utile riferimento può essere costituito anche dal capitolo V2 del Codice di prevenzione incendi.

Ai sensi del d.lgs. 81/2008, è necessario elaborare un Documento sulla Protezione contro le Esplosioni (DPCE) in cui vengono precisate le aree a rischio che sono state suddivise in zone, le misure tecniche e costruttive (per minimizzare il rischio di atmosfere esplosive e delle fonti di innesco efficaci) e le misure organizzative che sono state adottate.

6. Focus Depositi di fitofarmaci