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La risposta di Aloisi a Morita e le sue considerazioni in merito alla questione cino-giapponese, erano coerenti con gli esiti dell’ampia consultazione tra delegati e Ministero degli Affari Esteri, a seguito

La risposta di Aloisi a Morita e le sue considerazioni in merito alla questione cino-giapponese, erano

coerenti con gli esiti dell’ampia consultazione tra delegati e Ministero degli Affari Esteri, a seguito

della quale era stata definita la posizione italiana sui fatti di Mukden, sull’auto-proclamazione dello

stato mancese avvenuta in febbraio, e, molto di recente, in settembre, sul riconoscimento diplomatico

del Giappone al Manchukuo. Su tale passaggio conviene quindi ora soffermarsi, anche perché la pur

ampia produzione storiografica internazionale sulla crisi manciuriana del 1932

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, non ha fin qui tenuto

conto delle informazioni offerte dalla documentazione diplomatica italiana.

87 DDI, Settima serie, vol. XII, pp. 594-595. 88 DDI, Settima serie, vol. XII, pp. 617-618.

89 Smith, N., Intoxicating Manchuria: Alcohol, Opium, and Culture in China's Northeast. Contemporary Chinese Studies

Series, UBC Press, 2012; Duara, P., Sovereignty and Authenticity: Manchukuo and the East Asian Modern, Rowman&

Littlefield Publisher, Oxford, UK, 2003; Yamamuro, S., Manchuria under Japanese Dominion, University of Pennsylvania Press, 2006; Matsusaka, Y., The Making of Japanese Manchuria, 1904 – 1932, Harvard East Asian Monographs 196, Cambridge, Harvard University Asia Center, 2001; Nish, I. H.,. Japan’s Struggle with Internationalism.

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3.3. Roma: la posizione della diplomazia fascista.

Il 5 novembre a Roma, si svolse una riunione sulla situazione in Estremo Oriente, alla quale presero

parte Aloisi, Attolico, allora ambasciatore a Mosca, il Ministro Buti che a Ginevra si era recato in

qualità di inviato straordinario e Ministro plenipotenziario della Direzione Generale per gli affari

della Società delle Nazioni, il Conte Balsamo a Capo della Direzione Generale America, Asia e

Australia, il Comm. Vitetti a capo dell` Ufficio II della Direzione generale Società delle Nazioni.

Intervenne anche Suvich anche se nella parte conclusiva della riunione. Il primo a prendere la parola,

fu il Conte Aldrovandi, delegato italiano della Commissione Lytton:

“Il Conte Aldrovandi fa un largo riassunto dei lavori della Commissione della Società delle Nazioni in Giappone Cina e Manciuria ed accenna come egli si sia trovato tra le tesi del membro francese Generale Claudel decisamente favorevole al Giappone e quella di Lord Lytton, secondato dal membro americano McCoy favorevole ad esporre senza eufemismi le conclusioni alle quali la Commissione era arrivata senza preoccuparsi se ciò potesse dispiacere al Giappone. I due punti più importanti, sui quali principalmente verteva la discussione erano

a) Stabilire se l’attacco giapponese iniziato il 18 settembre 1931 che ha dato poi luogo all’occupazione della Manciuria fosse stato determinato da legittima difesa;

b) Stabilire se la costituzione dello Stato mancese fosse effetto dell’autodeterminazione del popolo mancese o non piuttosto una creazione vera e propria del Giappone.

In sostanza la Commissione aveva avuto modo di convincersi in modo non dubbio che l’attacco del 18 settembre non era stato determinato da motivi di legittima difesa e che la costituzione del Manchukuò non era il risultato della autodeterminazione del popolo mancese.

Tale convinzione, proprio per la resistenza del membro francese, fu attenuata nella compilazione del rapporto finale. E ciò diede luogo ad una vera a propria “crisi di coscienza” di Lord Lytton che fece sino all’ultimo momento ed anche all’atto della firma le più ampie riserve che annunziò egli avrebbe rinnovato a Ginevra. “Crisi di coscienza” che sembra essersi ora assopita se si hanno presenti le recenti dichiarazioni di Lord Lytton alla Camera dei Pari nelle quali parla di unanimità di vedute in seno alla Commissione.

S.E. Aloisi, al termine dell’esposizione del Conte Aldrovandi, fa presente come scopo della riunione sia quello di studiare quale linea possa essere più opportuno seguire nella prossima riunione di Ginevra.

S.E. Majoni rileva come sia opportuno considerare la questione da un punto di vista politico e da un punto di vista economico. Da un punto di vista politico c’è da domandarsi se ci convenga appoggiare uno Stato che rappresenta il disordine di fronte ad uno Stato che rappresenta ordine e progresso. Da un punto di vista economico mentre i nostri rapporti commerciali con il Giappone, pur suscettibili di miglioramento, sono per ora insignificanti, sono invece notevoli, quelli con la Cina. E’opportuno però tener presente come un nostro atteggiamento favorevole alla Manciuria potrebbe facilitare un nostro invio di merci e di consiglieri tecnici in Manciuria.

S.E. Majoni accenna a questo punto alla cattiva impressione che avrebbe fatto nel Giappone la mancata visita a Tokio della R.N. “Trento” e la mancata restituzione della visita del Principe Ereditario Giapponese in Italia.

Japan, China and the League of Nations, 1931 – 1933, London, Kegan Paul International, 1993; Iriye, A., After Imperialism. The Search for a New Order in the Far East - 1921-1931, Cambridge, Harvard University Press, 1965;

Walters, F. P., A History of The League of Nations, London, UK, Oxford University Press, 1960, pp.491-492; Bassett, R.,

Democracy and Foreign Policy: A Case History. The Sino-Japanese Dispute, 1931-33, London: London School of

Economics and Political Science University of London., 1952; Saito, H., A Japanese View of the Manchurian Situation, in “The Annals of the American Academy of Political and Social Science,”, 165, (1933):League of Nations, Summary of

the Observations of the Japanese Government on the Report of the Commission of Enquiry Appointed by the Resolution of December 10, 1931, of the Council of the League of Nations. Geneva, 1932.; ; Lytton, E. The Problem of Manchuria, in “International Affairs“, Royal Institute of International Affairs, n.11, vol. 6 (1932); League of Nations Secretariat, Information Section., Monthly Summary of the League of Nations, Vol. XI, 9. League of Nations, 1931.

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S.E. Attolico - Francia e Inghilterra saranno nella prossima riunione di Ginevra decisamente favorevoli al Giappone. Nessuna grande Nazione in questo momento intende rischiare una guerra con il Giappone. Quindi lo sforzo delle Potenze a Ginevra tenderà a dare ragione al Giappone salvando la faccia della Lega delle Nazioni. Gli inglesi sotto sotto hanno cercato di metter su gli Stati Uniti che però non hanno corso come gli inglesi speravano. Si tratterebbe ora di trovare una piattaforma per lo sviluppo della tesi giapponese tale che sia favorevole ai nostri interessi.

Il Comm. Vitetti espone la sua opinione che il Giappone non vorrà discutere a Ginevra la questione mancese isolata dalla questione generale del problema cinese. Egli ritiene che il rapporto Lytton non coinvolga solo la Manciuria ma tutta la situazione cinese ivi compreso la extraterritorialità, il regime delle concessioni e la cooperazione internazionale in genere alla ricostituzione della Cina. E’ quindi opportuno, ritiene il Comm. Vitetti scegliere una soluzione che riguardi tutta la situazione generale.

S.E. Attolico accenna come se, per favorire il Giappone, si avanzerà la teoria del disordine cinese ciò costituisca un vantaggio per l’Italia che in tale disordine ha tutto da guadagnare.

S.E. Aldrovandi si domanda, dato che a Ginevra si deve discutere il rapporto Lytton come esso è, che cosa voglia dire “dare ragione al Giappone”.

Anche il Ministro Buti crede che a Ginevra sia più facile che ci si pronunci sul rapporto Lytton limitato alla questione per la quale la Commissione è stata creata che non su tutta la questione cinese in genere.

S.A. Attolico ritiene impossibile allo stato attuale delle cose che il Giappone ceda e ammetta quella specie di internazionalizzazione della Manciuria che consiglia il rapporto della Commissione.

Secondo S.E. Majoni invece il Giappone sarebbe ben contento di cedere a quanto il rapporto propone. Quello che infatti rappresenta già per il Giappone un notevole vantaggio è di occupare in sostanza la Manciuria. Il Comm. Vitetti riterrebbe opportuno ritornare alla discussione di quello che secondo lui è lo scopo della riunione: a Ginevra converrà prendere posizione per la Cina o per il Giappone?

Il Ministro Buti per ritornare al tema della discussione fa rilevare come sinora l’Italia ed anche il membro italiano nella Commissione abbiano mantenuto un atteggiamento di equilibrio e di attesa senza mai sbilanciarsi né in un senso né nell’altro. Si tratta di vedere se sia il caso di continuare in tale linea di condotta e di studiare se un’eventuale presa di posizione in un senso o nell’altro abbia possibilità di avere un’influenza determinante tale da permetterci di negoziare il nostro atteggiamento.

Il Comm. Vitetti fa rilevare come a Ginevra non vi sia stato tra le Grandi Potenze diversificazioni di atteggiamento verso i due contendenti. Ma che la diversificazione si è solo manifestata tra le Grandi Potenze da una parte e le Piccole Potenze, ostili al Giappone per principio e per la sua stessa qualità di Grande Potenza, dall’altra.

Il Conte Aldrovandi ritorna al Rapporto. Il rapporto è, secondo il Conte Aldrovandi, antigiapponese. La forza è però dalla parte del Giappone. O noi desideriamo contribuire al disfacimento della Cina e allora in tal caso dovremmo sostenere a Ginevra il Giappone, o noi non vogliamo il disfacimento completo della Cina e allora ci conviene appoggiare la tesi antigiapponese del Rapporto, magari pattuendo con la Cina questo nostro atteggiamento.

O pure, pur non considerando in linea di massima il disfacimento della Cina, possiamo essere indotti ad appoggiare il Giappone da eventuali vantaggi che potremmo ottenere per questo nostro appoggio. Per quanto riguarda la Lega delle Nazioni solo una linea transnazionale può salvarne la “faccia”. Forse una Conferenza internazionale tra Cina e Giappone direttamente, sotto gli auspici della Lega delle Nazioni potrebbe salvare la “faccia” delle due Nazioni contendenti e mantenere il prestigio delle Società delle Nazioni.

In seguito ad alcune osservazioni del Ministro Buti e del Comm. Vitetti sull’efficacia dell’intervento della Società delle Nazioni, (secondo il Ministro Buti l’azione moderatrice delle Grandi Potenze si sarebbe svolta ugualmente anche senza esistenza di Ginevra), e sull’eventuale possibilità per l’Italia di trovare un vantaggio appoggiando il Giappone, come tendenzialmente proporrebbe il Comm. Vitetti, il Conte Aldrovandi si domanda come ciò possa avvenire se non andando contro alla conclusioni del Rapporto Lytton che com’è sopra detto sono sostanzialmente antigiapponesi. Né, continua il Conte Aldrovandi, è da dimenticare che i nostri interessi in Cina sono abbastanza notevoli come basterebbe a provarlo il successo della linea celere recentemente istituita tra l’Italia e Shanghai e le cifre stesse della nostra esportazione per la Cina.

E’ qui il caso di ripetere, aggiunge il Conte Aldrovandi, come “porta aperta” significhi per i giapponesi, come è stato detto argutamente dai cinesi “porta aperta” perché gli altri possano uscire.

Il membro italiano ha tenuto nella Commissione Lytton un atteggiamento che apparisse sempre favorevole alla Cina entro un limite tale che non potesse mai farlo apparire agli occhi giapponesi come sfavorevole al Giappone. Esistono interessi che ci consiglino di andare contro le conclusioni del Rapporto compromettendo l’atteggiamento sinora assunto da noi e dal membro italiano?

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S.E. Attolico fa rilevare come non si possa essere tutti d’accordo che il Rapporto Lytton debba essere da noi appoggiato ma che sia opportuno considerare la possibilità di essere per l’una o per l’altra parte in caso dovessero presentarsi delle deviazioni dalle conclusioni di esso.

Il Ministro Buti ritiene che non vi siano possibilità probabili di deviazione o di colpi di scena che vengano a modificare la situazione.

Il Barone Aloisi ricapitolando quanto è emerso dalla precedente discussione ritiene si possa concludere che l’Italia deve appoggiare a Ginevra il rapporto della Commissione.

S. E. Attolico si pone a questo punto il quesito se l’Italia possa prendere occasione della situazione attuale per chiedere di essere inclusa nel Trattato a Quattro per le isole e i domini insulari del Pacifico dal quale fu esclusa a Washington nel 1921.

Il Ministro Buti ricapitola la storia del trattato a Nove e del Trattato a Quattro .

Dopo brevissima discussione viene senz’altro esclusa tale possibilità almeno per ora. Dopo un’altra breve discussione (è intervenuto alla riunione anche S.E. Suvich), il Barone Aloisi ricapitola quello che potrebbe essere il nostro particolare interesse sempre dopo la decisione di massima già presa di appoggiare il Rapporto Lytton.

Il rinviare il tutto ad una Conferenza della Cina e del Giappone o ad una Conferenza internazionale o ad una nuova Commissione della Società delle Nazioni, o il rendere permanente per uno studio di tutta la questione l’attuale Commissione Lytton o qualunque altra soluzione che prolunghi il conflitto, evitando ogni aggravarsi della situazione militare ed evitando ogni complicazione internazionale, giova all’Italia che non ha alcun interesse a vedere una netta prevalenza che rafforzi la già forte situazione del Giappone come Grande Potenza nel mondo od un successo della Cina tale che rinfocoli il suo nazionalismo e la sua xenofobia.

Senza tener conto che l’incapacità della Società delle Nazioni a portare il conflitto ad una pronta e definitiva soluzione ne risulta una volta di più confermata.”90

La diplomazia italiana dunque era ben consapevole come l’obiettivo reale dell’azione giapponese in

Cina fosse di tipo chiaramente egemonico, in contrasto con gli interessi economici italiani. Tuttavia,

l’Italia non aveva alcuna convenienza ad esporsi contro il Giappone quando la sensazione generale

era che le altre potenze – al di là degli scrupoli di coscienza di Lytton – fossero orientate su di una

linea compromissoria. Inoltre, fra i diplomatici italiani trovava credito l’opinione – destinata a

rivelarsi illusoria – che i giapponesi fossero in fondo disponibili ad un “internazionalizzazione” della

questione mancese che non compromettesse i vantaggi economici già acquisiti.

Di lì a pochi giorni, ebbe luogo a Roma un colloquio tra Fulvio Suvich, nuovo Sottosegretario agli