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risultati. Continuare su questa strada, valorizzando le risorse

e le competenze della città, è un

impegno che il Piano Strategico

assume come prioritario facendo

dell’internazionalizzazione una

delle principali leve di sviluppo

per il futuro.

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Strategie da costruire

Torino è sempre stata una città internazionale. Capitale dei

Du-chi di Savoia, del Regno di Savoia, infine Capitale d’Italia, per 400 anni Torino è stata un importante centro politico, culturale e del commercio internazionale che ha lasciato in eredità un ricchissimo patrimonio storico-culturale alla città contempo-ranea. Per citare un esempio su tutti, il Theatrum Sabaudiae è stata la più innovativa operazione di marketing internazionale concepita da una città europea in epoca barocca.

L’internazionalità di Torino si è poi consolidata ed estesa, nel ‘900, diventando uno dei motori dell’industrializzazione e mo-dernizzazione dell’Italia. Grazie a FIAT e a tutto il settore auto-motive, nel dopoguerra la città ha vissuto una nuova apertura internazionale. L’Esposizione Internazionale del Lavoro del 1961 ha lasciato la sua impronta sulla città moderna. Chiusa l’Esposi-zione, nell’ambito del comitato promotore si decise di attrarre e insediare stabilmente funzioni internazionali sul territorio, scelta che portò alla creazione, nel 1963, della prima Scuola Internazio-nale di Torino e l’anno successivo all’insediamento del Centro In-ternazionale di Formazione dell’Organizzazione InIn-ternazionale del Lavoro (OIL) quindi, nel 1968, dell’Istituto Interregionale di Ricerca delle Nazioni Unite sul Crimine e la Giustizia (UNICRI). Il ‘Polo Onu’ di Torino si è arricchito nel 2002 dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite (UNSSC). Negli anni ’90 si è in-sediata a Torino anche la sede della European Training Foundation. Sul finire del secolo, la crisi del modello di sviluppo del dopo-guerra e la ricerca di nuove strategie per il futuro hanno ribadi-to l’importanza dell’apertura della Città e il primo Piano Strate-gico del 2000 fu denominato, appunto, Torino Internazionale.

Oggi Torino è sempre più città internazionale, per l’elevata

presenza di cittadini stranieri che qui hanno scelto di risiedere e lavorare (15,4% della popolazione, Comune di Torino, 2014; 9,2% delle aziende a titolarità straniera, Osservatorio Interistitu-zionale sugli stranieri in Provincia di Torino, 2013); per il denso scambio con l’estero, che fa di Torino la seconda area italiana per livello di export; per il forte ruolo giocato dell’export legato al comparto auto e per la notevole crescita recente di alcuni nuovi settori come l’export alimentare; per la significativa crescita del turismo, anche se soprattutto nazionale; per l’intensa attività di formazione e ricerca di livello e con forti scambi a scala interna-zionale, che si basa su due principali Università, molti centri di studio e ricerca pubblici e privati; per la significativa e costante

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crescita del numero degli studenti universitari stranieri, prove-nienti soprattutto dai paesi emergenti (15% del totale); per la fitta rete di progetti istituzionali europei e internazionali; per la caratura internazionale del suo sistema culturale e museale.

Torino ha però bisogno di essere ancora e sempre più inter-nazionale, per affrontare la crisi economica degli ultimi anni,

per il progressivo spostamento del baricentro della crescita economica globale sempre più verso l’Oriente e i paesi emer-genti, per posizionarsi in un contesto di forte competizione tra le città metropolitane. Le realtà della nuova competizione globale ci spinge a consolidare nuovi mercati per i prodotti, i servizi di livello e le competenze che qui si sono formate; ad attrarre finanziamenti, beni e capitale umano; a diversificare le nostre competenze e valorizzare i rapporti con i territori da cui provengono i nostri concittadini internazionali.

La volontà d’internazionalizzazione è dimostrata dal fatto che tutti i principali attori del territorio, siano essi autorità locali o funzionali, promotori d’interessi specifici o generali, hanno una propria policy d’internazionalizzazione, spesso intensi pro-grammi d’attività e alcune scelte esplicite di collaborazione sta-bile su questo fronte.

Bisogna tuttavia passare da una pluralità di politiche che aspi-rano a promuovere l’internazionalizzazione del proprio ente o della propria comunità di riferimento, a una strategia di siste-ma che concordi su alcuni pilastri essenziali. La collaborazione per l’internazionalizzazione, per essere efficace, deve fare un salto in avanti ed essere più integrata, focalizzata e strategica, in modo da cogliere le opportunità offerte da alcune politiche, risorse del territorio e relazioni consolidate, e farvi leva per promuovere l’internazionalizzazione dell’intero sistema. La nuova strategia d’internazionalizzazione, che si concre-tizzerà con Destinazione Torino, progetto pilota condiviso con il Governo nazionale, dovrà affrontare tre nodi principali: il nodo di Torino verso l’estero, il nodo dell’attrazione, il nodo dell’accoglienza.

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Il nodo di Torino verso l’estero riguarda i prodotti, i servizi

e le competenze da esportare creando nuovo valore aggiunto e intessendo legami più forti tra la città e l’estero. È probabi-le che in futuro il baricentro delprobabi-le collaborazioni finalizzate all’export dovrà spostarsi ancora più massicciamente dall’Eu-ropa ai Paesi emergenti che nei prossimi decenni dovrebbero mostrare le maggiori opportunità di acquisto di beni e servizi da parte delle classi medie in questi paesi. Da questo punto di vista, sono evidenti

alcune opportunità: • le potenzialità di collegamento che il sistema

produttivo piemontese potrebbe ottenere valorizzando i processi di internazionalizzazione del mondo

dell’università, della ricerca e della cultura e viceversa;

• il rafforzamento del ruolo delle grandi imprese torinesi

come apripista e ambasciatori del territorio torinese;

• l’incremento del livello di internazionalità dei manager

locali;

• la valorizzazione delle opportunità e risorse

dell’imprenditoria straniera attiva a Torino per aumentare i legami con i paesi di origine.

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Strategie da costruire

Il nodo dell’attrazione si riferisce alle popolazioni, alle risorse

e ai capitali che potrebbero trovare a Torino e nella sua area metropolitana validi motivi di contatto, insediamento e colla-borazione. Le

questio-ni fondamentali da

af-frontare sono: • la riattivazione della capacità d’attrazione d’investimenti e insediamento di attività economiche, attraverso l’Agenzia proposta dal Piano, in stretta connessione con il mondo delle imprese locali e della R&D;

• la creazione di un ecosistema d’innovazione,

soprattutto nei settori emergenti più dinamici, per favorire la nascita, la crescita e l’insediamento di nuove start-up e piccole imprese;

• l’attrazione di turisti, visitatori, talenti e studenti

internazionali attraverso una complessiva politica di marketing dell’area che consenta di cogliere opportunità oggi poco valorizzate;

• la conoscenza diffusa delle lingue, soprattutto

dell’inglese per favorire un’accoglienza di qualità;

• la valorizzazione dei legami di imprenditori e studenti

stranieri con i paesi di origine attraverso progetti specifici finalizzati.

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Il nodo dell’accoglienza si riferisce alla qualità e

all’inter-nazionalità del sistema locale, che dovrà corrispondere alle aspettative e agli standard di una comunità aperta e mul-ticulturale. Le opportunità sul fronte dell’internazionalità locale possono essere

dunque le seguenti:

Tutti i nodi necessitano di affrontare il nodo della connettività aerea, oggi non all’altezza delle necessità e ambizioni del ter-ritorio, che può passare da un potenziamento dello scalo tori-nese o da un più esplicito collegamento con l’hub di Malpensa.

• continuare a favorire l’integrazione e l’inclusione sociale

degli individui e delle comunità straniere, fondamentali risorse per una società locale dinamica e diversa;

• rafforzare decisamente la conoscenza dell’inglese a

partire dalla scuola, all’interno di tutte le strutture d’accoglienza;

• compiere una decisa semplificazione amministrativa

per le imprese, anche attraverso l’ICT e le smart

technologies, per rendere il territorio torinese più

competitivo;

• favorire l’attrazione e la permanenza di manager e

talenti attraverso servizi dedicati alle esigenze di individui qualificati e loro famiglie;

• favorire il salto di scala delle imprese degli stranieri

residenti sul territorio e approfondire le opportunità di interscambio con i Paesi di provenienza.

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Strategie da costruire

8.3 - STRATEGIA 5. TORINO SOCIALE

Il Piano Strategico concentra l’attenzione sul rilancio dello svi-luppo economico locale, partendo dalla centralità delle imprese e di altri attori strategici quali le Università, le organizzazioni della società civile e più in generale i cittadini. Il Piano sostiene l’inno-vazione complessiva del sistema del welfare metropolitano per dare vita a modelli pubblici di welfare più efficaci ed efficienti, al passo con i tempi e promuove un maggior coinvolgimento del mondo privato e del terzo settore per favorire l’inclusione sociale.

Il Piano parte dall’assunto che il primo fattore d’inclusione sociale sia il lavoro, quindi il rilancio dell’economia locale;

ciò è maggiormente rilevante in una fase di crisi, che riduce le opportunità di occupazione. Questo approccio comporta l’assunzione di questioni di matrice strutturale e di evidente

L’ attrattività di Torino dipende

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