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2.1 – Generalità sulla reazione di glicosidazione.

Negli ultimi anni, le reazioni di glicosilazione hanno acquisito un enorme sviluppo e un posto di rilievo nella chimica dei carboidrati.34 Tali reazioni permettono infatti l’introduzione di diverse funzionalità quali alcoli, ammine, tioli e tioeteri sulla posizione anomerica (C-1) del saccaride.

L’approccio sintetico a strutture saccaridiche complesse presenta degli stadi critici che sono rappresentati dalle reazioni di glicosidazione che avvengono secondo un meccanismo di attacco nucleofilo da parte di un alcool (comunemente definito glicosil accettore) sul carbonio anomerico di un saccaride (comunemente definito glicosil donatore) avente in posizione anomerica un gruppo uscente le cui caratteristiche elettrofile sono esaltate con l’uso di un adeguato promotore (Schema 4).

Schema 4 O X PO O O OP O PO O OP O H PO PO + Promotore

Glicosil donatore Glicosil accettore

In base all’orientazione spaziale del sostituente anomerico, il nuovo legame glicosidico

può essere sia ɑ che β (Figura 17) ma, spesso, è classificato anche come 1,2-cis o 1,2-trans, una terminologia che sottolinea la relazione fra il sostituente in posizione anomerica ed il gruppo presente sul C-2.

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In base al tipo di gruppo uscente esistono numerosi metodi di glicosidazione,34 che

sono scelti a seconda della strategia adottata per ottenere il target oligosaccaridico desiderato ma ad oggi, non esiste una metodica di glicosidazione universalmente applicabile, in quanto numerosi sono i fattori che regolano questo tipo di reazioni: stabilità chimica, reattività e compatibilità del sistema di attivazione con i gruppi protettivi presenti sulla coppia accettore-donatore e la tipologia del gruppo uscente.

Una reazione di glicosidazione chimica ideale dovrebbe avere le stesse caratteristiche di una glicosidazione enzimatica, ovvero essere quantitativa, veloce, sperimentalmente facile e soprattutto regio- e stereoselettiva. La stereoselettività è sicuramente uno dei limiti delle reazioni di glicosidazione, in quanto è quasi impossibile eseguire reazioni pulite di tipo SN2 sul carbonio anomerico. Ciò è attribuibile all’assistenza vicinale dell’ossigeno

endociclico che stabilizza il carbocatione derivante dalla perdita del gruppo uscente sulla posizione anomerica, conferendo a tali reazioni un considerevole carattere SN1.

La stereoselettività di una reazione di glicosidazione è fortemente dipendente, oltre dalla nucleofilia del glicosil accettore, dal solvente e dal promotore acido utilizzato, dal tipo di sostituente presente sulla posizione 2 del glicosil donatore. Nel caso in cui al C-2 vi è la presenza di un gruppo partecipante (estere, ammide, carbonato, etc..) (Schema 5), il promotore agendo sul glicosil donatore 18 favorisce l’uscita del gruppo attivante e genera lo ione acilossonio 18a, stabilizzato per risonanza, che facilmente forma lo ione 1,2- acilossonio ciclico termodinamicamente più stabile 18b avente la faccia α fortemente ingombrata stericamente.

Lo spostamento dell’equilibrio è fortemente dipendente dalla nucleofilicità del carbonile: il nucleofilo ROH potrebbe seguire due vie differenti e attaccare lo ione ossonio sia sulla faccia  (strada a) dando l’1,2-cis-glicoside 18c, che sulla faccia (strada b) per dare l’1,2-trans-glicoside 18d.35 Dunque dal momento che la faccia è ingombrata stericamente, il nucleofilo attacca preferenzialmente la faccia β con formazione dell’1,2- trans β-O-glicoside 19d (strada c).D’altra parte il nucleofilo ROH può attaccare anche il carbonio elettrofilo dello ione acilossonio ciclico 18b (strada d) con formazione dell’ortoestere 18e, il quale non costituisce un problema quando si usano come promotori acidi di Lewis forti che rendono tale reazione totalmente reversibile.

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Schema 5

Se invece sul carbonio C-2 del glicosil donatore è presente un gruppo non partecipante, come ad esempio quello etereo (metilico o benzilico), l’azione del promotore acido sul substrato 19 porta alla formazione dello ione ossonio 19a (Schema 6). Il successivo l’attacco del nucleofilo (ROH) avviene preferenzialmente sulla faccia α (percorso a) con formazione dell’1,2-cis α-O-glicoside 19b mentre risulta meno favorita la formazione dell’1,2-trans β-O-glicoside 19c (strada b).34,36

Schema 6

La strada a risulta essere quelle preferita in quanto il prodotto 1,2-cis risulta essere stabilizzato per effetto anomerico che descrive la tendenza di un eteroatomo esociclico a

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preferire la posizione assiale rispetto all’equatoriale in quanto i due dipoli adiacenti (Figura 18),36 sono orientati in direzione opposta.

Figura 18

Pertanto la presenza di gruppi protettori elettron-attrattori (acili) destabilizzano, per effetto induttivo, l’intermedio 20a (Figura 19) e il glicosil donatore (disarmato) dal quale deriva risulta meno reattivo rispetto a quello portante gruppi elettron-donatori (eteri) che, non influenzando in maniera significativa lo ione ossonio 21a, rendono il glicosil donatore (armato) molto più reattivo.

Quando i glicosil accettori risultano essere poco reattivi, per ottenere in modo selettivo il prodotto 1,2-trans si fa riferimento all’uso di donatori armati per i quali la stereoselettività della glicosidazione dipende essenzialmente dal solvente utilizzato (effetto solvente). In particolare se siamo in presenza di solventi non coordinanti (come toluene e CH2Cl2) o CH3CN le glicosidazioni procedono con una coppia ionica stretta, attraverso un

meccanismo di tipo SN2 con inversione di configurazione e formazione prevalente del

desiderato -glicoside.

Il decorso stereochimico di una reazione di glicosidazione dipende oltre che dalle caratteristiche del glicosil donatore, anche da quelle del glicosil accettore. Tra queste caratteristiche si includono la reattività dei gruppi ossidrilici che fungono da nucleofili (gli

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equatoriali sono generalmente più reattivi di quelli assiali) e i fattori sterici (blocco della conformazione dell’accettore) che influenzando la formazione della coppia donatore- accettore, producono un effetto stereo selettivo nei confronti di un anomero piuttosto che di un altro.

I glicosil donatori possono essere classificati sulla base del gruppo attivante presente sulla posizione anomerica (Figura 20) e ciò determina l’uso di differenti promotor acidi.34 Più precisamente i glicosil donatori si suddividono fondamentalmente in tre categorie:

 alo-derivati (bromuri, ioduri, cloruri e fluoruri);  tio-derivati (tioglicosidi, solfossidi e solfoni);  O-derivati (immidati, epossidi, fosfati e fosfiti).

I glicosil alogenuri (o alo-derivati) rappresentano i primi glicosil donatori impiegati nelle reazioni di glicosilazione. Il metodo di Koenigs-Knorr, risalente al 1901, prevede

infatti l’utilizzo di un alogenuro anomerico (cloruro o bromuro) in presenza di sali di metalli pesanti [come AgOTf, Ag2O, Ag2CO3] come promotori e di uno scavenger in

grado di prevenire la formazione di acido alogenidrico. Oltre ai sali dei metalli pesanti, sono stati introdotti altri attivatori come acidi di Lewis [come SnCl4, BF3·Et2O, Sn(OTf)2]

oppure sali di ammonio (Bu4NBr o Et4NBr). Attualmente questi glicosil donatori sono

meno utilizzati a causa della loro instabilità, dell’elevata sensibilità all’umidità e spesso della considerevole tossicità, nonché costo, dei sistemi di attivazione. Ad oggi i metodi di glicosilazione più comuni si basano sull’impiego di tioglicosidi e tricloroacetimmidati.

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I tioglicosidi37 rappresentano i glicosil donatori più versatili perché, essendo

chimicamente stabili, possono essere conservati per lungo tempo e tollerano svariate manipolazioni chimiche senza che venga modificato il sostituente anomerico. Inoltre sono precursori di altri glicosil donatori (alogenuri, tricloroacetimmidati ecc.) e sono attivabili, sia utilizzando sali di metalli [HgSO4, Hg(OAc)2, Pd(ClO4), PhSeOTf] e sia attivanti non

metallici come MeOTf, NBS (N-bromosuccinimmide) e IDCP (iodonio dicollidina perclorato). Per aumentare l’efficienza dell’attivazione spesso viene usato il sistema composto da NIS (N-iodosuccinimmide) stechiometrico e quantità catalitiche di TfOH, TMSOTf, AgOTf o BF3·Et2O.34

Per quanto riguarda gli O-derivati, i glicosil donatori più utilizzati sono i tricloroacetimmidati che sono relativamente stabili in condizioni basiche o neutre, ma reagiscono velocemente in condizioni acide e possono essere attivati con acidi di Lewis quali BF3·Et2O, trimetilsililtriflati (TMSOTf) o acido triflico (TfOH) in quantità

catalitiche.34 Nonostante che i tricloroacetimmidati siano sistemi sensibili all’umidità essi risultano i sistemi maggiormente reattivi e questo giustifica il loro ampio utilizzo nelle reazioni di glicosilazione.

In tutti i casi l’efficienza delle reazioni di glicosidazioni è strettamente correlata alla combinazione tra glicosil donatore/promotore acido e ciò permette di definire che per ottenere una efficiente sintesi oligosaccaridica si devono sfruttare le proprietà dei gruppi protettori che devono essere compatibili con il sistema di attivazione nelle diverse reazioni di glicosidazione. Come si è visto, la scelta del glicosil donatore è dipendente dalla sua reattività e dalla stabilità chimica e, nel nostro caso, sono stati scelti i tricloroacetimmidati visto che sono facilmente sintetizzabili e attivabili da quantità catalitiche di promotore, al contrario di quanto accade nella maggior parte degli altri donatori dove l’uso di quantità almeno stechiometriche produce vari svantaggi legati soprattutto alla stabilità dei gruppi protettori presenti.

In generale le reazioni di glicosidazione che implicano l’uso dei tricloroacetimmidati in presenza di BF3·Et2O, TMSOTf o TfOH procedono con buone rese e a basse

temperature, anche se questi reagenti sono altamente igroscopici e molto sensibili all’umidità; questo, insieme al forte carattere acido, indicano una certa cautela sia nel loro utilizzo che nell’introduzione di gruppi protettori acido labili nelle strutture dei glicosil accettori e donatori.

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2.2 - Preparazione del glicosil donatore azidico 15

L’introduzione di un centro cationico in posizione 6‴ dell’unità galattopiranosidica costituente la struttura del tetrasaccaride 13 (Schema 2, capitolo 1) rende necessaria la preparazione del glicosil donatore 15 (Schema 3)38 contenente sulla posizione primaria un gruppo azidico, precursore dello ione ammonio per semplice riduzione in ambiente acido.

Il primo obiettivo del mio lavoro di Tesi ha previsto, quindi, la sintesi del glicosil donatore azidico 15 che verrà, in ricerche successive, impiegato nelle successive reazioni di β-glicosidazione necessarie per la sintesi del target tetrasaccaridico 13 (Schema 2, Capitolo1). Come in precedenza discusso la formazione del legame glicosidico richiede l’attivazione della posizione anomerica di un glicosil donatore e a tal scopo abbiamo deciso di seguire un metodo, ampiamente utilizzato nel laboratorio, che usa i tricloroacetimmidati aventi ottime proprietà glicosilanti in presenza di quantità catalitiche di promotore.

La preparazione dei tricloroacetimmidati (Schema 7) prevede una reazione reversibile basata sull’addizione dell’ossidrile anomerico al tricloroacetonitrile (CCl3CN).

L’attacco stereoselettivo al carbonio anomerico è controllabile attraverso l’uso di basi aventi differenti pKb. In generale la presenza di una base debole (ad esempio K2CO3)

favorisce la formazione del prodotto cinetico di reazione (β-piranoside), mentre utilizzando una base forte (NaH e DBU)34 si indirizza la reazione verso il prodotto termodinamico che corrisponde al più stabile α-anomero.

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La possibilità di ottenere puro ciascuno dei due anomeri consente, nella successiva reazione di glicosidazione con i glicosil accettori, di formare stereoselettivamente il legame glicosidico quando la reazione di glicosilazione segue un meccanismo di tipo SN2, come

nel nostro caso.

Il gruppo tricloroacetimmidato, essendo molto labile, non permette alcuna manipolazione dei gruppi protettori presenti sulle altre funzionalità ossidriliche e deve essere introdotto come gruppo uscente nell’ultimo stadio della sintesi dei glicosil donatori di questo tipo.

L’1,2:3,4-di-O-isopropilidene-α-D-galattopiranosio commerciale (14) rappresenta un ottimo prodotto di partenza per realizzare l’azidazione nella posizione primaria libera al C- 6 attraverso la più classica trasformazione di una funzione alcolica in azide mediante reazioni SN2 con un nucleofilo azotato su un solfonato come il p-toluensolfonato (Schema

8).

La preparazione del 6-O-tosilderivato 22, è stata effettuata in maniera analoga a quanto riportato in letteratura attraverso una reazione di solfonilazione dell’alcol 14 con un eccesso di cloruro di tosile (TsCl) in soluzione diclorometanica e in presenza di una base come la piridina. Dopo 4 ore a temperatura ambiente l’analisi TLC evidenzia la scomparsa del prodotto di partenza e la formazione di un unico prodotto a Rf maggiore. Il trattamento

della reazione e la successiva purificazione cromatografica del grezzo permettono di ottenere 22 puro (resa 95%) che presenta dati analitici e spettroscopici in accordo con quelli riportati in letteratura.39 In particolare la presenza del gruppo tosilico è confermata nello spettro protonico da un sistema AAꞌXXꞌ a  7.80 e 7.28 attribuibile ai 4 protoni aromatici e da un singoletto a  2.40, integrante per tre protoni, attribuibile al metile legato all’anello aromatico. Lo spettro 13C, anch’esso concorde con la struttura, presenta, oltre a

tutti i segnali della molecola, 4 segnali tra  129.5 e 128.2 attribuibili ai 4 CH aromatici e tre segnali a  144.5, 132.8 e 21.3 attribuibili rispettivamente ai due carboni quaternari aromatici e al metile del gruppo tosilico.

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Schema 8

Il 6-O-tosil derivato 22 è facilmente trasformato nella corrispondente azide 23 (Schema 8) per trattamento in DMF anidra con sodio azide in presenza di TBAI alla temperatura di 120°C. Dopo 20 ore l’analisi TLC evidenzia la scomparsa del prodotto di partenza e la formazione di un unico prodotto a Rf maggiore. Il trattamento della reazione

seguito da purificazione flash cromatografica permette di isolare 23 chimicamente puro (resa 91%), che presenta dati analitici e spettroscopici in accordo con quelli riportati in letteratura.38,39 L’avvenuta azidazione è confermata nello spettro 13C da un segnale a δ

50.4, schermato di circa 18 ppm rispetto allo stesso segnale di 22 ( 68.3), attribuito al metilene legato al gruppo azidico.

Una volta preparato il derivato azidico 23, la sua trasformazione nel glicosil donatore

15 (Schema 8) è stata realizzata applicando la sequenza sintetica: idrolisi acida delle

funzioni isopropilideniche, peracetilazione convenzionale seguita da desacetilazione selettiva in posizione anomerica e trattamento con CCl3CN in presenza di DBU.

La rimozione dei gruppi O-isopropilidenici nei carboidrati è generalmente effettuata per idrolisi in ambiente acido reso tale da una vasta gamma di reagenti acidi sia protici che di Lewis. Uno dei sistemi più utilizzati è senza dubbio quello che prevede il trattamento

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con soluzioni acquose di acido acetico a varia concentrazione e differente temperatura, un metodo che permette l’isolamento del prodotto per semplice coevaporazione del reagente e dei solventi con toluene.

Il derivato azidico 23 (Schema 8) è stato, quindi, posto nelle condizioni di idrolisi in AcOH acquoso al 60%, alla temperatura di 80 °C per 22 ore e, dopo coevaporazione del reagente con toluene, è stato ottenuto un grezzo di consistenza sciropposa costituito dal saccaride riducente 24 che è stato utilizzato, senza ulteriori purificazioni, nella successiva reazione di acetilazione convenzionale con Ac2O in piridina. Dopo trattamento della

reazione e purificazione flash cromatografica del grezzo di reazione si isola il derivato peracetilato 25 (resa 96%) che all’analisi NMR (1H e 13C) si presenta come una miscela di anomeri  e  in rapporto circa 1:1 calcolato sulla base delle altezze relative dei segnali dei carboni anomerici.

La successiva deprotezione selettiva in posizione anomerica utilizzando idrazina acetato (NH2NH2·AcOH) in DMF alla temperatura di 60°C permette la formazione del

derivato emiacetalico 26 che viene isolato (resa 63%), dopo purificazione flash cromatografica su gel silice, come una miscela di anomeri α e β in rapporto 4:1 (NMR) calcolato sulla base delle altezze relative ai segnali C-1 a  90.2 e 95.4 rispettivamente.

Il trattamento della miscela di anomeri 26 con CCl3CN in presenza di DBU, seguita

da purificazione flash cromatografica del grezzo di reazione, fornisce il desiderato glicosil donatore 15 (resa 83%), chimicamente puro all’analisi NMR (1H e 13C), che presenta dati analitici e spettroscopici in accordo con quelli riportati in letteratura.38 In particolare la presenza del gruppo tricloroacetimmidico in posizione anomerica è confermata, negli spettri 13C, dalla presenza di due segnali a  160.7 e 91.3 attribuibili rispettivamente al C=N e al carbonio quaternario triclorurato (CCl3). Particolarmente indicativa, ai fini della

determinazione della configurazione anomerica al C-1, è il basso valore della costante di accoppiamento J1,2 (3.5 Hz), che indica un assetto equatoriale-assiale dei protoni H-1 e H-

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2.3 - Preparazione del glicosil accettore 17

Il secondo obiettivo del mio lavoro di tesi ha previsto la preparazione del glicosil accettore 3,4-OH--D-glucosamminico 17 (Schema 9) ortogonalmente protetto al C-6 e

portante in posizione anomerica un braccio 6-esilbromuro, precursore della funzionalità tioestera e conseguentemente di quella tiolica.

Schema 9

Il glicosil accettore 17 rappresenta un ottimo precursore per verificare, in ricerche successive, se è possibile effettuare β-glicosidazioni selettive sulla posizione 3 utilizzando il tricloroacetoimmidato azidico 15. È noto, infatti, che nel caso dei derivati - glucopiranosidici l’ossidrile equatoriale sul C-3 risulta più reattivo di quello presente sulla posizione 4, anch’essa equatoriale. La presenza del gruppo 6-O-t-butildifenilsililico in posizione 6 dell’unità N-acetil-glucosamminica di 17 permetterà l’ottenimento del disaccaride C (Schema 2, Capitolo 1), avente un gruppo ortogonale al C-6, che dopo rimozione selettiva fornirà l’accettore 6OH--D-lattosamminico da utilizzare nella preparazione del desiderato tetrasaccaride (Schema 2, Capitolo 1,m) mediante reazione di -glicosidazione con il donatore disaccaridico D.

La sintesi del derivato 2-acetammido-2-desossi-β-D-glucopiranosidico 17 (Schema

9) ha previsto l’uso, come precursore, della nota α-ossazolidina 28,40 efficacemente preparata (resa 96%) a partire dalla nota α-peracetil-D-glucosammina 2741 (Schema 10), ottenibile per acetilazione convenzionale (Ac2O-Py) del cloridrato della D-glucosammina

commerciale (16), attraverso un metodo40,42 basato sull’uso di trimetilsililtriflato (TMSOTf) come promotore acido e conducendo la reazione in soluzione dicloroetanica anidra a 50°C. La preparazione dell’α-ossazolidina 28 è riproducibile in scala di

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multigrammi ed il composto è stabile se conservato a bassa temperatura ed in presenza di piccole quantità di Et3N.

Schema 10

Il gruppo acetammidico in posizione 2 di 27 è un ottimo gruppo partecipante e, la perdita dell’acetato in posizione anomerica promossa da TMSOTf è assistita anchimericamente dalla funzione ammidica in 2 con formazione del carbocatione ciclico

27a che, a differenza dello ione 1,2-acilossonio, elimina un protone e si trasforma nella

stabile α-ossazolidina 28 (Schema 10).

I dati analitici e spettroscopici di 28 sono in accordo con quanto riportato in letteratura.40 La formazione del ciclo α-ossazolidinico è evidenziata, nello spettro

protonico, dalla presenza di un singoletto a δ 1.89 (3H) attribuibile al metile ossazolidinico e, nello spettro 13C NMR, da un segnale a δ 165.8, diagnostico per un doppio legame C=N, e dal segnale a δ 14.1, relativo al carbonio metilico.

I derivati α-ossazolidinici sono ampiamente utilizzati nella chimica dei carboidrati, poiché l’apertura regioselettiva al C-1 ad opera di numerosi nucleofili, condotta a temperature elevate (40-80°C) in solventi clorurati (CH2Cl2 o DCE) anidri ed in presenza

di catalizzatori acidi quali TsOH, CSA e BF3·Et2O,43 fornisce derivati glicosidici 1,2-trans

in maniera completamente stereoselettiva.

L’apertura nucleofila dell’α-ossazolidina 28 (Schema 11) ad opera del 6-bromo-1- esanolo (29a) è stata condotta in 1,2 dicloroetano anidro (DCE), alla temperatura di 80°C, in presenza di acido canfosulfonico (CSA) come promotore acido e setacci molecolari 4Å attivati che garantiscono l’anidricità dell’ambiente di reazione. Dopo 6 ore la reazione

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risulta terminata (TLC) e la purificazione flash cromatografica del grezzo, ottenuto dopo trattamento della miscela di reazione, permette di isolare il β-glicoside 30 (resa 38%) chimicamente puro all’analisi NMR.

Nella speranza di aumentare le rese in 30, l’apertura nucleofila dell’α-ossazolidina 28 (Schema 11) con il 6-bromo-1-esanolo (29a) è stata ripetuta utilizzando TMSOTf (0.5 eq) come promotore acido e conducendo la reazione in 1,2-dicloroetano anidro e in presenza di setacci molecolari 4Å attivati che garantiscono l’anidricità dell’ambiente di reazione. Dopo 24 ore a temperatura ambiente la reazione risulta terminata (TLC) e la purificazione flash cromatografica del grezzo, ottenuto dopo trattamento della miscela di reazione, permette di isolare il β-glicoside 30 (resa 45%) chimicamente puro all’analisi NMR.

Schema 11

Il derivato 30, non riportato in letteratura, è stato completamente caratterizzato dal punto di vista chimico-fisico e i dati NMR, ricavati utilizzando tecniche monodimensionali (1H e 13C) e bidimensionali (DEPT-135, COSY, HETCOR), sono in accordo con la struttura proposta (vedi parte sperimentale). In particolare, nello spettro protonico, oltre alla presenza dei segnali caratteristici del sostituente anomerico, un doppietto a δ 6.52 (1H,

J2,NH 8.3 Hz, NH) confermano la funzione acetammidica in posizione 2. Particolarmente indicativo, ai fini della determinazione della configurazione del legame glicosidico, è l’alto valore della costante di accoppiamento J1,2 (8.5 Hz), che indica un assetto assiale-assiale

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carboni piranosici, sono presenti i segnali caratteristici del sostituente anomerico alchilico a δ 70.7 (CH2O), 35.2 (CH2Br), 33.4 (CH2CH2Br), 29.8 (CH2CH2O), 28.4, 25.7 (CH2).

In questo contesto è stata verificata anche la possibilità di preparare il -glicoside 31 (Schema 11), che differisce da 30 dalla natura del linker, facilmente trasformabile in un tiosetere per semplice idrolisi acida blanda del gruppo acetalico presente sull’aglicone, solfonazione del gruppo alcolico seguita da una classica reazione tipo SN2 con tioacetato di

potassio. L’apertura nucleofila dell’α-ossazolidina 28 (Schema 11) è stata condotta ad opera dell’alcol 29b in 1,2 dicloroetano anidro (DCE), a temperatura ambiente, in presenza di TMSOTf (0.5 equiv) come promotore acido e setacci molecolari 4Å attivati che garantiscono l’anidricità dell’ambiente di reazione. Dopo 48 ore la reazione risulta terminata (TLC) e la purificazione flash cromatografica del grezzo, ottenuto dopo trattamento della miscela di reazione, è stato isolato l’emiacetale 32 puro (Figura 21) in resa dell’80%. Il derivato 32 caratteristiche chimico-fisiche in accordo con quanto riportato in letteratura.41,44

Figura 21

La formazione del derivato 32, può essere spiegata ammettendo sia una minore reattività dell’accettore 29b rispetto all’alogenuro 29a e sia alla presenza di acqua nell’ambiente di reazione che favorirebbe l’idrolisi dell’-ossazolidina 28.

Il proseguo della sintesi ha previsto la rimozione delle funzioni estere presenti in 30 (Schema 12) che, secondo dati di letteratura, è solitamente realizzata mediante trattamento basico con quantità catalitiche di MeONa in soluzione metanolica. Tuttavia queste condizioni non sono applicabili al glicoside 30 che, avendo un buon gruppo uscente sull’aglicone, può subire anche una reazione tipo SN2 ad opera del forte anione metossilato.

La desacetilazione del derivato 30 è stata condotta seguendo una metodica ampiamente utilizzata nel laboratorio dove è stato svolto il presente lavoro di tesi che prevede l’impiego di NH3 in MeOH.28b Generalmente queste condizioni permettono di

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ottenere l’alcol in ottime rese, anche in presenza di funzionalità acetammidiche e alogenuri, accompagnato solo da prodotti volatili e quindi facilmente allontanabili per semplice evaporazione a pressione ridotta.

Il composto 30 è stato dunque trattato con una soluzione di NH3-MeOH (7N)-MeOH

1:1 operando a temperatura ambiente per evitare sia l’idrolisi del gruppo acetammidico e sia l’eventuale reazione dell’alogenuro presente sul braccio spaziatore. Dopo 7 ore l’analisi TLC evidenzia la scomparsa del prodotto di partenza e la formazione di un unico prodotto meno mobile su silice. Dopo eliminazione dei reagenti per coevaporazione con toluene a pressione ridotta si ottiene un residuo che viene purificato attraverso triturazione con Et2O

anidro. Si isola il triolo 33 (resa 97%) come solido bianco, chimicamente puro all’analisi

1H e 13C NMR.

Schema 12

Il triolo 33, non riportato in letteratura, è stato completamente caratterizzato dal

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