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I RISULTATI RAGGIUNTI A LIVELLO EUROPEO

3. LA RISPOSTA DELL’UNIONE EUROPEA

3.5 I RISULTATI RAGGIUNTI A LIVELLO EUROPEO

L’UE, nel suo insieme, è sulla giusta traiettoria per il pieno conseguimento de- gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti stabiliti dal Protocollo di Kyoto e dal Pacchetto Clima-Energia per il 2020.

Nell’ambito degli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto28, l’UE dovrebbe

avere superato il suo obiettivo di 3,2 Gt di CO2eq, senza tener conto dei pozzi

di assorbimento derivanti dall’uso del suolo, dal cambiamento dell’uso del suolo e dalla silvicoltura (LULUCF) e i crediti internazionali dei meccanismi di Kyoto. Se si tiene conto di questi elementi di flessibilità, l’UE dovrebbe, com- plessivamente, superare i suoi obiettivi di un totale di 4,2 Gt di CO2eq.

27 Decisione (UE) 2015/1814 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 6 ottobre 2015 relativa all'i- stituzione e al funzionamento di una riserva stabilizzatrice del mercato nel sistema dell'Unione per lo scambio di quote di emissione dei gas a effetto serra e recante modifica della direttiva 2003/87/CE. 28 Per il primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, l’UE-15 e altri undici Stati membri hanno un obiettivo individuale.

Con riferimento al secondo periodo di impegno (2013-2020), le proiezioni più recenti degli Stati membri mostrano che l’UE è sulla buona strada per conse- guire il suo obiettivo di Kyoto di una riduzione del 20% in media nel periodo 2013-2020 rispetto all’anno di riferimento.

Nel 2013, le emissioni totali dell’Unione Europea sono risultate del 19,8% in- feriori al 1990 e, nel 201429, si stima siano state del 23% inferiori rispetto ai

livelli del 1990 (includendo le emissioni dell’aviazione, compresi i voli inter- nazionali, rientranti nel target UE).

Secondo le proiezioni trasmesse nel 2015 dagli Stati membri, nel 2020 le emissioni, sulla base delle misure esistenti, saranno inferiori del 24% rispetto a quelle del 1990 (Figura 27).

Nel complesso, l’Unione Europea è riuscita a ridurre le emissioni pur espan- dendo la sua economia. Il PIL europeo è cresciuto del 46% tra il 1990 e il 2014, mentre l’intensità delle emissioni (la quantità di emissione necessaria per produrre un euro di valore economico) si è ridotta di quasi la metà (Figura 28), un disaccoppiamento tra crescita economica ed emissioni che si è verifi- cato in tutti i Paesi dell’UE.

Figura 27 – Progresso dell’UE verso gli obiettivi europei ed internazionali di riduzione di emissioni di gas serra

Fonte: EU Climate Progress Report 2015: COM(2015) 576 final

29 Le stime relative al 2014 risentono dell’eccezionale caldo registrato in tutta l’Europa, con conse- guente riduzione della domanda energetica per riscaldamento rispetto al 2013.

Figura 28 – Evoluzione del PIL (reale), delle emissioni di gas serra e dell’intensità delle emissioni

Fonte: EU Climate Progress Report 2015: COM(2015) 576 final

Nonostante la crisi economica e finanziaria abbia facilitato il calo delle emis- sioni, le politiche dell’UE in materia di energia e clima hanno contribuito signi- ficativamente alle riduzioni ottenute.

I principali fattori alla base della riduzione delle emissioni climalteranti sono stati i progressi compiuti sul fronte delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’innovazione. Lo sforzo di riduzione richiesto per ottemperare all’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra posto dal Pacchetto Cli- ma-Energia riguarda due ambiti: i settori coperti dal sistema UE di scambio delle emissioni (ETS) e i settori esclusi da tale sistema, ai sensi dall’Effort Sha- ring Directive (o Decisione sulla Condivisione degli Sforzi - DCS). Mentre il si- stema ETS UE prevede un tetto a livello di UE, la decisione sulla condivisione degli sforzi stabilisce per ciascuno Stato membro quote di emissioni annuali nei settori esclusi dall’ETS. Secondo le proiezioni degli Stati membri in base alle misure esistenti, l’UE dovrebbe raggiungere l’obiettivo che si è data per il 2020, in quanto il totale delle emissioni (ETS e non ETS) dovrebbe essere infe- riori del 24% rispetto ai livelli del 1990.

24 Stati membri dovrebbero raggiungere i loro obiettivi per il 2020 nei settori esclusi dal sistema ETS in base alle politiche e alle misure vigenti. Quattro Stati membri – Lussemburgo, Irlanda, Belgio e Austria – dovranno, invece, predi- sporre misure supplementari per raggiungere i loro obiettivi per il 2020 nei settori esclusi dal sistema ETS o avvalersi dei meccanismi di flessibilità previ- sti dall’Effort Sharing Directive.

Tra questi meccanismi si annoverano i trasferimenti di quote di emissione inutilizzati da un anno all’altro, l’uso di crediti internazionali di progetto o il trasferimento di quote di emissione non utilizzate tra Stati membri. Per tutti gli Stati membri, le emissioni del 2013 e le stime per il 2014 dovrebbero esse- re al di sotto dei loro obiettivi nazionali previsti nell’Effort Sharing Directive per il 2013 e il 2014.

Un’attenta analisi dei fattori che hanno influenzato la riduzione delle emissioni da combustione di fonti fossili (80% delle emissioni totali) mostra come l’evoluzione tecnologica ha avuto un effetto positivo sulle emissioni portando a una loro diminuzione del 18,5%. La crescita delle attività economiche (PIL) ha causato un aumento del 6,8% delle emissioni mentre i cambiamenti strut- turali nell’economia hanno causato un piccolo aumento delle emissioni (+1,7%). Questi effetti possono essere spiegati da due fattori: in primo luogo, nonostante l’aumento della quota di servizi in alcuni Stati membri (come la Francia e il Regno Unito), in altri Stati membri (ad esempio la Germania), il settore manifatturiero si è rafforzato; in secondo luogo, è in aumento il peso nell’economia dell’UE degli Stati membri dell’Europa orientale relativamente più industrializzati. I risultati mostrano, quindi, come i cambiamenti tecnolo- gici hanno più che compensato il cambiamento tra settori economici permet- tendo di affermare che le politiche attuate nel campo del clima e dell’energia hanno significativamente contribuito alla diffusione di quelle più pulite.

Figura 29 – Analisi dei contributi alla riduzione delle emissioni di CO2 da combustione di

combustibili fossili nella UE per il 2005-2012

Queste analisi non includono le emissioni da uso del suolo, escluse dall’obiettivo per il 2020. È tuttavia in definizione la modalità per includere le emissioni da agricoltura, foreste e cambio di uso del suolo nelle future politi- che europee.

Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), il consumo energe- tico finale lordo è stato coperto per una quota del 15% da fonti rinnovabili nel 2013 e le stime preliminari per il 2014 mostrano un valore per le rinnovabili pari al 16%, confermando la buona traiettoria. Nell’ambito delle fonti rinno- vabili, il progresso per il sotto obiettivo, pari al 10% di rinnovabili nel traspor- to, è invece più lento: nel 2013 le rinnovabili erano pari a 5,4% del consumo energetico del settore, salito solo a 5,6% nel 2014. Tra il 2005 e il 2013, la quota di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale lordo è aumentata in media dello 0,8% annuo; se tale trend continuerà fino al 2020, l’obiettivo sarà raggiunto.

Tuttavia, questo potrebbe risultare un’ipotesi fortemente sfidante a causa dei recenti cambiamenti delle politiche nazionali di supporto alle fonti rinnovabili e alla persistenza di barriere di mercato per nuovi progetti.

Sul fronte dell’efficienza energetica, il consumo energetico primario è stato pari a 1567 Mtep nel 2013, di circa 8,3% inferiore al valore del 2005 e corri- spondente ad un decremento medio annuo dell’1%, tra il 2005 ed il 2013, un decremento più elevato rispetto alla riduzione media dei consumi di energia primaria registrata tra il 2005 e il 2020 necessario per raggiungere l’obiettivo del 2020 (-0,9% all’anno). Le stime preliminari per il 2014, confermano la con- trazione dei consumi energetici finali, scesi a 1515 Mtep, rimanendo al di sotto della traiettoria di riduzione lineare tra il 2005 e il 2020.

L’Unione Europea ha, quindi, lavorato attivamente per conseguire i propri obiettivi e assumere il ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, ponendosi obiettivi spesso più elevati di quanto previsto nelle negoziazioni internazionali.

Tuttavia, va sottolineato come l’UE oggi conti per il 10% delle emissioni globa- li, con un contributo alle emissioni destinato a diminuire nel prossimo decen- nio. L’assunzione degli impegni 2030 richiederà un aumento delle riduzioni delle emissioni per raggiungere l’obiettivo di una decarbonizzazione di lungo termine (-80% al 2050 rispetto ai livelli del 1990).

Figura 30 – Progressi dell’UE in vista degli obiettivi al 2020 del Pacchetto Clima-Energia

Nota: l’obiettivo dell’efficienza energetica per il 2020 è definito come obiettivo assoluto, fissato nel 20% al di sotto del livello proiettato per il consumo energetico primario al 2020 in base allo Scenario Energy Baseline del 2007 della Commissione Europea. Nella figura, questo target è espresso come cambio relativo rispetto ai livelli del 2005 dei consumi energetici primari, per mostrare la riduzione richiesta in consumo energetico primario per tutto il periodo. L’anno 2005 è stato scelto perché utiliz- zato come base-year per le emissioni (nel sistema EU ETS e nell’ESD) e per il target delle rinnovabili. Inoltre, corrisponde all’anno di picco nei consumi energetici in Europa.

Fonte: EEA (2015), Trends and projections in Europe 2015 — Tracking progress towards Europe’s cli- mate and energy targets

4. L’ITALIA E GLI OBIETTIVI AL 2020

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