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I L RITUALE DI PURIFICAZIONE KB O XVII

Un pensiero che associa fenomeni atmosferici violenti come il tuono e il fulmine all’ira del dio della Tempesta, carica comprensibilmente di un forte significato religioso l’eventualità che una persona venga direttamente colpita da un fulmine e muoia. La morte, evento traumatico per se, assume in questo caso un carattere di particolare gravità e viene percepita come una circostanza potenzialmente pericolosa per l’intera comunità, in quanto diretta conseguenza dell’ira divina. Nella stessa ottica già osservata a proposito del rituale contro l’afasia di Muršili II, il ristabilimento dell’equilibrio può essere ottenuto soltanto tramite la celebrazione di un apposito rituale, che assume i connotati di un vero e proprio rito di purificazione.

La Sammeltafel KBo XVII 78 (CTH 652)74 contiene, alle righe Ro I 1 - Ro II 4, la descrizione del rituale che il sacerdote LÚ DU, “uomo del dio della Tempesta” deve effettuare nel caso in cui qualcuno venga colpito da un fulmine.

Trascrizione KBo XVII 78 Ro I

73 Su cui si veda P. Dardano, 2006, pp. 104ss, 116, 259.

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1 [ma-a-a]n DU-aš ḫa-tu-ga te-et-ḫa-a-i nu an-⌈tu⌉-uḫ-ša-an

2 [na-aš-š]u a-aš-ki an-da na-aš-ma dam-me-li pé-di na-aš-ma-kán É-ri 3 [an-d]a GUL-aḫ-zi na-aš a-ki nu-uš-ši-iš-ša-an ku-it NÍ.TE-ši

4 [an-d]a ú-e-mi-iz-zi na-at šu-up-pí-ia-aḫ-ta-ri-pát 5 [ar-ḫ]a-ši-kán Ú-UL ku-iš-ki ku-it-ki da-a-i

_____________________________________________________________ 6 [nu LÚ] ⌈D⌉U ki-iš-ša-an i-ia-zi ma-a-an dam-mi-li pé-di

7 [a-pu]-u-un an-tu-uḫ-ša-an LÚ DU ša-ra-a da-a-i na-an a-ra-aḫ-za 8 [pé]-⌈e⌉-da-i na-an pa-iz-zi ḫa-ri-ia-zi EGIR-an-ma-aš-ši MÁŠ.GAL 9 [ak-k]án-ti-it an-ni-iš-ki-iz-zi Ú-NU-TEMEŠ-ia-aš-ši ku-e kat-ta-an

10 [ḫa-a]n-da-*at-ta-ri na-at-za LÚ DU-pát* da-a-i ma-a-an-ši an-tu-uḫ-ša- aš-ša

11 [ku-i]-e-eš kat-ta-an ḫa-an-da-a-an-ta-ri nu a-pu-u-uš-ša 12 [a-r]a-aḫ-za pé-e-ḫu-te-ez-zi na-aš LÚ D[U a]-ni-ia-zi

13 [x x] x-ši-it ma-aḫ-ḫa-an nam-ma-za wa-ar-[ap-zi na-aš a]r-ḫa

14 [ÉḪI].⌈A⌉-ŠU-NU pa-iz-zi SISKUR-ma EGIR-az k[i-iš-ša-an i-ia-z]i

_____________________________________________________________ 15 [ma-a-a]n É-ri-ma an-⌈da⌉-an wa-al-[aḫ-zi

16 [x x x (x)]-an LÚ DU QA-TAM-MA-pát ⌈i⌉-[ia-zi 17 [x x x x x]-e-zi a-pé-e-da-n[i pé-di (?)

18 [x x x x x (x)]-e-zi nam-ma-at x[ 19 [x x x x x ma-aḫ-ḫ]a-an-ma-kán LÚ [DU 20 [x x x x x x x x na]m-ma-aš a-ra-[aḫ-za _____________________________________________________________ 21 [x x x x x x x x É?]-ri an-da-[an 22 [x x x x x x x x] x [ Ro II 1 nu LÚ DU a-da-an-na ú-⌈e⌉-[ek-zi

2 NINDA.KU7 NINDA.GÚG ku-e pár-ši-ia-an-[da-aš

3 pé-ra-an ar-ḫa te-pu da-[a-i

4 EGIR-pa A-NA GIŠBANŠUR D[

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5 1 IM.GÍD.DA ŠUM-MI LÚ NU.G[ÁL ma-a-an DU]

6 te-et-ḫa-i nu UN-an na-[aš-šu a-aš-ki an-da wa-la-aḫ-zi]

7 na-aš a-ki na-aš-šu-kán a-[pé-e-da-ni?

8 pé-di na-aš-ma-kán É-ri an-[da LÚ DU SÍSKUR (?)]

9 i-ia-zi _____________________________________________________________ (…) Traduzione Ro I §1 (1-5)

[Se] il dio della tempesta tuona in modo terribile e colpisce un uomo, dentro una porta o all’esterno o [den]tro casa, e quello muore, allora egli (i.e. l’uomo del dio della tempesta) tutto ciò che trova sul corpo lo purifica, e nessuno porta via niente.

§2 (6-14)

[E l’uomo] del dio della tempesta agisce nel modo seguente: se (è avvenuto) all’esterno, l’uomo del dio della tempesta solleva [qu]ell’uomo e lo porta via. Va a seppellirlo. Poi per lui opera (magicamente) con un caprone [uc]ciso. Gli utensili che erano deposti con lui, il dio della tempesta li prende per sé, e se [alcu]ni uomini erano deposti con lui, li porta fuori. E l’uomo del dio [della tempesta] li manipola magicamente con […]. Quando si la[va e] si reca alla loro [casa], [effettua] poi un rituale magico[…].

§3 (15-20)

Se (il dio della Tempesta) [col]pisce dentro la casa […] l’uomo del dio della Tempesta agisce allo stesso modo […], in quel [luogo?] egli […] e poi lo […]. [Quan]do l’uomo del [dio della Tempesta…], egli […] fuo[ri …].

§4 (21-22)

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Ro II §5 (1-4)

E l’uomo del dio della Tempesta doman[da] da mangiare […]. Il pane dolce e il pane GÚG che (sono stati) spez[zati…] pren[de] via da davanti […] e di nuovo sul tavolo del dio […].

§6 (5-9)

Prima tavola lunga. Il nome dell’uomo n[on c’è…Quando il dio della Tempesta tuona] e [colpisce] un uomo dentro alla porta e quello muore, o in [quel] luogo oppure den[tro] la casa [l’uomo del dio della Tempesta] effettua [un rituale (?)].

(…)

Commento Ro I

2. L’espressione dammeli pedi indica letteralmente il “luogo inabitato”, “incoltivato”, non toccato dall’uomo, i.e., in senso traslato, lo “spazio esterno”, l’ “aperto”75. Secondo H. A. Hoffner Jr.76, il quale esclude, contra HW, p. 207, una possibile derivazione da damai-, dammel(i)- costituirebbe un prestito da un aggettivo luvio con un nom./acc. sg. neutro dammel.

8. Sull’uso del verbo ḫariya-, “seppellire” in contesto rituale si vedano le osservazioni di H. Otten, 1955, p. 127.

14. Accolgo l’integrazione di A. Ünal77. La lettura KI per il segno visibile subito prima della lacuna mi sembra plausibile in considerazione della presenza di una testa di cuneo sopra il cuneo orizzontale superiore, visibile sulla fotografia e non riportata in autografia.

75 Cf. HEG, T, D/1, pp. 76-77.

76 H. A. Hoffner Jr., 1997, pp. 172-173. Cf. anche ibidem, n. 18, 77 A. Ünal, 1998, p. 73.

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Ro II

5-9. Le righe contengono, separato dal resto del documento da una doppia linea di paragrafo, il colofone del primo rituale descritto nella Sammeltafel78.

Dalla riga 10’ il testo contiene l’elenco della materia magica necessaria per l’esecuzione del rituale.

L’incipit del testo, mān DIM ḫatuga tetḫai, ricalca la formula incipitaria dei componimenti del tuono raccolti in CTH 631. Rispetto a questi, che presentano le caratteristiche delle descrizioni ittite di festa, KBo XVII 78 si configura però chiaramente come un rituale magico, come espressamente indicato dal termine SÍSKUR a Ro I 14. Lo scopo del rituale sembra essere quello di eliminare l’impurità associata alla morte violenta di un uomo colpito da un fulmine. Il recto della tavola specifica che le operazioni dell’uomo del dio della tempesta dovranno essere effettuate nel caso in cui il fulmine abbia colpito la persona sulla porta, in casa o all’esterno. Una parte importante del rito, come già osservato a proposito del rituale contro l’afasia di Muršili II, è rappresentata dall’eliminazione degli abiti e degli oggetti indossati dall’uomo nel momento in cui il fulmine lo ha colpito. Nessuno, se non il sacerdote officiante, è autorizzato a toccare o portare via gli oggetti del defunto, evidentemente sentiti come contaminati. È interessante notare come il corpo della persona colpita dal fulmine non venga bruciato, come ci si attenderebbe in un rituale di purificazione, ma seppellito (cf. Ro I 8: n=an paizzi ḫariyazi-).

Il sacerdote “uomo del dio della tempesta” 79 è spesso responsabile dei rituali destinati a pacificare il dio della tempesta o a scongiurare gli effetti negativi che la cultura ittita attribuisce al tuono. Un testo estremamente frammentario, KUB XII 49, 1ss., 12ss. (CTH 470), sembra presentare infatti una situazione analoga a KBo XVII 78. L’uomo del dio della tempesta effettua delle operazioni rituali su di un uomo affetto da un male la cui indicazione è però persa in lacuna. La menzione del dio della tempesta nel colofone del testo lascia supporre che si tratti di una conseguenza dell’ira del dio della tempesta, forse proprio dell’effetto di un tuono o di un fulmine.

78 Cf. anche S. Görke, 2007, p. 206, n. 15.

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Nel mito della scomparsa di Telipinu (CTH 324), in KUB XVII 10, IV 4-5, l’uomo del dio della tempesta è espressamente indicato come colui che deve placare il dio allorché questi è arrabbiato: (4)DIM-aš le-e-la-ni-ia-an-za ú-iz-zi na-an LÚ DIM /

(5)a-ra-a-iz-zi (…), “(quando) il dio della tempesta viene infuriato, l’uomo del dio della

tempesta lo ferma (…)”. Nel rituale di Zuwi CTH 412, il rito per un uomo impaurito dal dio della tempesta, viene eseguito dalla maga “alla maniera dell’uomo del dio della tempesta”:

KBo XII 106 + KBo XIII 146 Ro I

1 UM-MA MUNUSzu-ú-i MUNUS URUdur-mi-i[t-ta ma-a-a]n ⌈an-tu-u[ḫ-š]a-an

2 DU-aš ú-e-ri-da-nu-zi nu <LÚ>80DU-ni-li ki-i[š-š]a-an i-ia-mi

(1-2) “Così (parla) Zuwi, la donna di Durmit[ta: «quan]do il dio della tempesta riempie di paura un uomo, allora, alla maniera dell’uomo del dio della tempesta, opero nel modo seguente (…)»”.

Non casualmente, in considerazione di quanto osservato finora, è la presenza dell’uomo del dio della tempesta a determinare o meno la celebrazione congiunta della festa della luna e del tuono CTH 630, effettuata quando lo scoppio di uno o più tuoni interrompe l’esecuzione della festa della luna81. Lo stesso sacerdote, infine, è responsabile del rito per placare il dio della tempesta al cui interno è inserita la narrazione del mito ḫattico della Luna che cade dal cielo (CTH 727).

Il sacerdote “uomo del dio della tempesta” sembra essere anche responsabile della purificazione di un edificio nel caso in cui questa venga in qualche maniera contaminato da un tuono o da un fulmine. Particolarmente interessante, da questo punto di vista, è

80 Emendazione suggerita dal colofone KUB VII 57 + KUB XXXV 148 (CTH 412): ma-a-an LÚ-an LÚ DU-ni-li a-ni-ia-mi, “quando tratto (ritualmente) un uomo alla maniera dell’uomo del dio della tempesta”. 81 Si veda l’edizione del testo alle pp. 329-367.

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quanto emerge dal frammento Bo 630 (= KUB VII 13)82, inserito tra i frammenti di rituali di purificazione in CTH 45683:

Ro

16 (…) tar-ni-eš-ki-iz-zi x[

17 ke-e-da-aš-wa-kán par-na-aš ku-it ŠA DU kar-pi-iš [

18 ú-e-ri-te-ma-aš te-et-ḫi-ma-aš wa-an-te-im-ma-aš EGIR-an-[ma-wa-

ra-an]

19 ḫu-im-ma-aš tar-na-a-ú kat-ta-an-ma-wa-ra-an ta-ga-an-[zi-pa-aš

20 GIŠx tar-na-a-ú GUNNI-aš-wa-ra-an wa-ar-du-li-iš-[ša?

21 tar-na-a-ú GIŠa-ra-ša-aš-wa-ra-an GIŠkat-ta-lu-uz-<zi>-ia [tar-na-a-ú]

____________________________________________________________

(16-19) “ (…) egli (i.e. l’uomo del dio della tempesta) recita: « ciò che in questa casa (lett. “queste case”) è del dio della tempesta: ira, […] paura, tuono e fulmine, il

ḫuimpa-84 lo lasci andare sopra, e il pavimen[to…], il […] lo lascino andare sotto,

il focolare e il warduli- lo lascino andare, l’araša- e la soglia lo lascino andare”85. La partecipazione attiva al rituale da parte dell’uomo del dio della tempesta e la menzione del tetḫima- e del wantema- tra gli elementi di contaminazione, fanno pensare che l’edificio in questione sia stato colpito da un fulmine86. Il testo, fortemente lacunoso, mostra forti analogie con il più noto rituale di purificazione CTH 44687. Anche lì l’officiante richiede alle diverse parti della casa, contaminata dal sangue, di lasciar andare l’impurità. Difficile dire se anche nel testo in analisi, come in CTH 446, si tenti di costringere le divinità dell’Oltretomba a liberare l’edificio dalle impurità portandole con loro nel regno sotterraneo.

Mi sembra che dai testi sin qui analizzati emerga chiaramente il significato attribuito dalla religione ittita al tuono come espressione dell’ira del dio della tempesta.

82 Pubblicato da N. Boysan-Dietrich, 1987, pp. 122-125.

83 Del testo è conservata anche una seconda redazione, rappresentata da KUB XLVI 56, su cui si veda H. Otten, 1976, p. 301.

84 Sul significato del termine ḫuimpa-/ḫuimma- si veda HED 3, pp. 359-360.

85 Si vedano le considerazioni relative alla sintassi di questo periodo di N. Boysan-Dietrich, 1987, p. 124. 86 Così anche A. Ünal, 1998, p. 76.

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La violenta manifestazione atmosferica del dio, come ogni fenomeno che in qualche maniera esula dalla normalità, è sentita come portatrice di impurità e instaura una situazione di emergenza per il singolo o per l’intera comunità. Da qui la necessità di ripristinare l’equilibrio tra la sfera umana e la sfera divina attraverso la pratica di appositi rituali di purificazione rivolti verso la persona o la cosa sentita come contaminata. Il benessere del re, in particolare, deve essere tutelato all’impurità causata dall’ira divina in quanto da esso dipende il benessere dell’intero Paese. È in questo contesto che vanno comprese le cerimonie raccolte in CTH 630 e 631, le quali sembrano costituire, come vedremo, l’ampliamento di tali riti di purificazione nella forma di celebrazioni festive eseguite a cadenze regolari. Riti e feste legate al tuono esorcizzano il timore religioso suscitato dal fenomeno, garantendo il perpetuarsi della condizione di armonia tra il dio della tempesta e il suo rappresentante sulla terra.

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CAPITOLO II

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