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Safety, ovvero la sicurezza fisica di persone e cose

CAPITOLO 4 LA DOMOTICA: UN INCENTIVO AL COMFORT E UNA SOLUZIONE AL PROBLEMA DEL

4.3 L E APPLICAZIONI IN AMBITO NON ENERGETICO

4.3.2 Safety, ovvero la sicurezza fisica di persone e cose

I sistemi safety, a differenza di quelli per la security, hanno lo scopo di garantire l’incolumità fisica delle persone e dei beni materiali nei confronti di eventi pericolosi accidentali come una fuga di gas, l’allagamento causato da perdite dell’impianto idrico, un incendio, ecc.

In genere, i pericoli più comuni per un ambiente domestico sono connessi al contatto di parti dell’impianto elettrico in tensione (ma questo si risolve già con le protezioni tradizionali), oppure allo scatenamento di incendi, o ancora a fuoriuscite di acqua o gas dalle rispettive tubazioni, (con effetti diretti come un’intossicazione, o indiretti come lo sviluppo di scintille in interazione col circuito elettrico). Non sempre però le cause sono da attribuirsi a guasti dell’impianto, infatti non sono pochi i casi di dimenticanze accidentali, magari il gas lasciato aperto in cucina, che hanno causato danni anche molto gravi sia agli stabili sia agli inquilini. Le principali aree di applicazione di un impianto safety diventano dunque la protezione antincendio, la protezione da gas nocivi e la protezione dagli allagamenti.

La strumentazione messa in opera consiste in una serie di rilevatori di vario tipo e relativi ai fenomeni principali caratterizzanti ogni situazione di pericolo (fumo, calore, presenza di acqua, ecc.), nei dispositivi di segnalazione locale o remota (allarmi acustici, allarmi ottici o combinatori telefonici) e negli attuatori impostati per eliminare in breve tempo la causa dell’allarme e/o il pericolo stesso (estintori, elettrovalvole).

Protezione antincendio

Uno dei primi sistemi di protezione da questo tipo di pericolo che ci viene in mente è sicuramente l’impianto di estinzione a sprinkler, ma ci rendiamo conto che una soluzione simile, nonostante espleti appieno la funzione di estinzione dell’incendio, non va bene in ogni ambiente; ad esempio non può assolutamente essere scelta per un’abitazione, dove l’entrata in funzione degli erogatori andrebbe sicuramente a danneggiare i beni (come soprammobili, tappezzeria o parquet) che invece si intende salvaguardare; d’altro canto rimane la più indicata ad esempio all’interno di depositi di sostanze pericolose, nelle autorimesse e in tutti quei luoghi dove la salvaguardia dei beni contenuti sia secondaria rispetto ad aspetti più importanti (ad esempio il pericolo di esplosioni o contaminazioni). Per questo motivo, quando si parla di protezione dagli incendi in ambito domestico si intende principalmente la funzione di rilevazione e segnalazione nei tempi più brevi possibili, per consentire laddove possibile di mettere al sicuro le persone e gli oggetti più cari e nel frattempo avvertire le squadre di pronto intervento. In aggiunta a questo, la domotica consente di ottenere gradi di sicurezza ancora maggiori grazie alla possibilità di intervenire congiuntamente sulle alimentazioni di gas e corrente elettrica interrompendone il flusso, riducendo così il pericolo di ulteriori focolai o addirittura di esplosioni.

Poiché durante un incendio coesistono un insieme di diversi eventi, è solo operando un controllo incrociato su più parametri che diventa possibile segnalare il pericolo tempestivamente e con una minore probabilità di falsi allarmi (se ad esempio in un determinato moneto rilevo del fumo in eccesso ma i sensori di calore di quella zona non riscontrano anomalie, la segnalazione non avvertirà di un incendio ma provvederà all’allarme opportuno). Sulla base di ciò, i sensori di rilevazione sono impostati per essere sensibili alla presenza di particelle sospese (fumi), di gas nocivi (prodotti della combustione) alle variazioni di temperatura ambiente e alla presenza di fiamme (rilevazione delle radiazioni nello spettro del visibile).

Per il momento quelli più impiegati in ambito domestico sono i primi. I sensori di calore agiscono invece nel campo termico e possono generare segnali di allarme o in caso del

raggiungimento di una temperatura impostata (rilevatori termostatici) oppure nel momento in cui la temperatura subisse variazioni consistenti e rapide (rilevatori termovelocimetrici). Questi sensori, a causa della scarsa sensibilità nel periodo transitorio del fenomeno, mettono in allerta solo quando l’incendio è già divampato, e quindi non sono idonei ad individuare il pericolo nelle primissime fasi. Tuttavia sono molto impiegati laddove vi sia la presenza di fonti di disturbo per i rilevatori di fumo, ovvero cucine, locali termici o locali molto polverosi.

L’ultima tipologia consente invece di vedere le fiamme, percependone le radiazioni emesse nello spettro del visibile (per questo motivo bisogna fare attenzione a situazioni come la luce solare o artificiale diretta che potrebbero creare falsi allarmi). Un controllo di questo tipo trova applicazione in quelle situazioni passibili di esplosioni o comunque di sviluppi molto rapidi di incendio, per le quali il rischio di creare danni ingenti sia elevato.

Tutte queste funzionalità, però, potrebbero essere significativamente ridotte da un posizionamento errato dei sensori di rilevazione. Prima di collocare i componenti casualmente o semplicemente basandosi su fattori estetici bisogna fare attenzione alla dinamica degli eventi da segnalare. Come abbiamo già detto, ogni sensore fa riferimento a un determinato parametro, quindi saranno diverse le precauzioni da mettere in atto. Il fumo, ad esempio, tende ad andare verso l’alto spinto dall’aria calda, quindi il relativo sensore va messo sul soffitto (o poco più in basso, sulla parete, in caso di soffitti alti), mentre per non incappare in falsi allarmi bisogna evitare di sistemarlo vicino alle fonti dirette come i fornelli della cucina o la caldaia; lo stesso discorso vale per i rilevatori di calore.

Protezione dalle fughe di gas

Per quanto concerne la presenza di gas in ambienti domestici o di ufficio vanno innanzitutto identificati quelli potenzialmente pericolosi: si può avere infatti un eccesso di CO (monossido di carbonio) in seguito a combustioni imperfette per carenza di ossigeno, una presenza anomala di CH4, (gas metano) dovuta a perdite dell’impianto di adduzione, a terminali mal

funzionanti (cucine o caldaie) oppure a rubinetti di erogazione lasciati inavvertitamente aperti; in aggiunta a questi, che sono i più comuni, si può trovare anche del GPL nel momento in cui vi siano caldaie a gas liquido oppure in prossimità di parcheggi abilitati ad ospitare automobili alimentate con questo carburante.

La sicurezza a tal scopo è garantita da questi sistemi in quanto:

 rilevano la presenza dei gas in quantità irregolari;

 allertano l’utente o gli organi di intervento;

 chiudono l’erogazione del gas a monte dell’impianto.

Lo scopo principale, quindi, è quello di segnalare in tempo situazioni che potrebbero diventare pericolose per la salute delle persone, evitando quindi intossicazioni o anche lo scoppio di incendi. La messa in atto della protezione avviene sostanzialmente come negli altri sistemi, ovvero dei sensori inviano dei messaggi alla centralina, che in caso ricevesse indicazioni di pericolo provvederebbe ad attivare segnalatori e attuatori opportuni. I segnalatori ottici/acustici, più essenziali, emettono avvisi percepibili solo in presenza di qualcuno all’interno dell’ambiente da proteggere, e quindi sono vani se i locali sono disabitati; i rivelatori, invece, sono capaci anche di intervenire direttamente sulle elettrovalvole e bloccare il flusso di gas in qualsiasi momento. Le elettrovalvole sono poi dei dispositivi particolari che possono chiudersi sotto il comando di un impulso elettrico ma sono riarmabili esclusivamente a mano, al fine di evitare accidentali e pericolose riprese dell’erogazione.

Tuttavia, non è solo bloccando i gas all’origine che si può risolvere il problema. Se infatti l’ambiente è dotato di un impianto di ventilazione forzata, la domotica consente di integrare

questo apparato in modo da attivare una circolazione dell’aria e diluire così le particelle nocive, oppure, in assenza di uno specifico impianto, si può impostare un intervento più semplice agendo sull’apertura automatica dei serramenti. Un’altra funzione che si può impostare è quella di sezionare l’impianto elettrico per evitare l’insorgere di esplosioni. Le combinazioni poi possono crescere ancora se si aggiungono ulteriori contributi, in ogni caso questa è una dimostrazione di come un sistema domotico possa, tramite la coordinazione del “sistema edificio” nella sua complessità, non solo aumentare il livello generale di comfort ma anche dare una forte spinta in termini di sicurezza.

Anche in questo caso la posizione dei dispositivi è fondamentale, quindi in base al tipo di gas è necessario prevedere alcune disposizioni dei sensori: quelli di metano e monossido, essendo questi gas più leggeri dell’aria, vanno messi nella parte alta dei locali, mentre quelli sensibili al GPL vanno messi vicino al pavimento, poiché il gas liquido in atmosfera tende a depositarsi.

Protezione dalle fuoriuscite di acqua

I problemi che possono generarsi da un malfunzionamento o da un uso scorretto della rete idrica interna sono spesso sottovalutati, soprattutto nelle abitazioni dove tutto sommato se ne fa un uso abbastanza frequente. Se, infatti, la prima cosa che ci viene in mente è evitare gli sprechi inutili di acqua, è anche vero che la presenza della stessa in alcune situazioni (all’interno di circuiti elettrici) può essere più che una seccatura economica e trasformarsi in un vero e proprio pericolo per l’incolumità delle persone. Va precisato che la probabilità di eventi gravosi è sicuramente inferiore agli altri casi, in quanto un impianto elettrico realizzato a regola d’arte deve essere già di per sé adeguatamente isolato e dotato degli opportuni interruttori di sicurezza; però, se per esempio vi fosse un’infiltrazione in zone occupate da parti in tensione normalmente inaccessibili ci sarebbe comunque il rischio di provocare folgorazioni agli inquilini (qualora fosse la loro presenza a chiudere il circuito) o magari anche solo dei cortocircuiti dannosi per l’impianto elettrico. Per questo motivo, nelle zone sensibili come il bagno, la cucina o i locali ai piani interrati sarebbe opportuno utilizzare un sistema di rivelazione che intervenga chiudendo l’acqua in caso di anomalie.

Il principio sul quale si basa la rilevazione dell’acqua è sostanzialmente quello per cui essa ha un’elevata conducibilità elettrica; i sensori di questo tipo di sistema sono infatti dotati di due elettrodi, rivolti verso il basso, e sensibili alla variazione di corrente circolante tra di essi: nella situazione di quiete rappresentano un circuito aperto, mentre nel momento in cui vengono entrambi a contatto con l’acqua il circuito si chiude, si attiva l’interruzione dell’erogazione e scatta l’allarme allo stesso modo degli impianti già visti. Per avere la massima efficienza, anche in questo caso bisogna fare attenzione alla collocazione dei dispositivi di rilevazione: gli elettrodi, infatti, devono essere messi sulla parete vicino ai terminali di fuoriuscita e a una quota massima dal pavimento di qualche millimetro; questo serve sia ad individuare in breve tempo il guasto sia ad evitare che l’allagamento si propaghi agli ambienti vicini.

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