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2. L A FINANZA PUBBLICA

2.1 Analisi del consuntivo e delle previsioni a legislazione

2.1.1 I saldi della P.A

La Nota di aggiornamento presenta una revisione del quadro di finanza pubblica incorporando, per l’esercizio 2018, l’aggiornamento delle stime di

consuntivo diffuso dall’Istat con il Comunicato10 del 23 settembre scorso.

Il Comunicato di settembre tiene conto della revisione generale dei conti economici nazionali, concordata in sede europea ed effettuata, come previsto, a cinque anni dal passaggio al SEC 2010, introducendo innovazioni e miglioramenti di metodi e di fonti.

Rispetto alle previsioni del DEF 2019, la stima del deficit 2018 viene rivista al 2,2 per cento del PIL, rispetto al 2,1 già indicato nel DEF.

Il dato del 2018, comunque, permane tuttora in miglioramento rispetto al saldo registrato per il 2017 (2,4 per cento), a sua volta invariato, in termini percentuali, rispetto alla precedente stima di consuntivo.

Sono quindi presentate le previsioni aggiornate per il periodo

2019-2022, basate sulla legislazione vigente, che indicano, per tutti gli esercizi

considerati, una riduzione dell’indebitamento netto rispetto alle previsioni del DEF 2019.

In particolare, in rapporto al PIL, la stima del deficit 2019 si attesta al 2,2 per cento del PIL, rispetto al 2,4 già indicato nel DEF 2019, per l’effetto congiunto del miglioramento dell’avanzo primario (dall’1,2 per cento all’1,3 per cento) e della riduzione della spesa per interessi (dal 3,6 al 3,4 per cento).

Quanto agli esercizi successivi, le stime relative al saldo passano: per il 2020, dal 2,0 all’1,4 per cento; per il 2021, dall’1,8 all’1,1 per cento; relativamente al 2022, dall’1,9 allo 0,9 per cento.

Rispetto alle previsioni contenute nel precedente Documento, i dati riflettono la revisione del quadro macroeconomico (scontando, in particolare, il rallentamento delle prospettive di crescita nel breve periodo), i risultati del monitoraggio sulla finanza pubblica e gli effetti dei principali

provvedimenti adottati dopo il DEF 2019 (aprile) e non considerati da tale documento.

La Nota menziona, in particolare, l’assestamento di bilancio e il DL n. 61/2019, recante misure urgenti in materia di miglioramento dei saldi di finanza pubblica. In base al documento i due provvedimenti “hanno evidenziato un miglioramento del deficit nominale di circa 0,4 punti percentuali di PIL”11.

Si ricorda in proposito che:

 secondo quanto affermato dalla relazione tecnica riferita al disegno di legge di assestamento 2019, le variazioni proposte con il medesimo provvedimento determinano una riduzione dell’indebitamento netto 2019 per 6,1 miliardi (approssimativamente 0,3 per cento del PIL);

 il DL n. 61/2019 ha disposto che i risparmi riscontrabili in sede di attuazione del DL 4/2019 (reddito di cittadinanza e quota 100) debbano costituire economie di bilancio12 al fine del miglioramento dei saldi. Per garantire tale miglioramento nella misura di almeno 1,5 miliardi (quasi 0,1 per cento del PIL) nel 2019, talune dotazioni del bilancio dello Stato sono state corrispondentemente accantonate e rese indisponibili. Il provvedimento rimetteva ad una delibera del Consiglio dei ministri la decisione definitiva in ordine alla conferma o meno di tale indisponibilità sulla base dei risultati della rendicontazione, da comunicare entro il 15 settembre 2019, degli oneri derivanti dall’applicazione delle misure dello stesso DL 4/2019 nonché della valutazione di quelli da sostenere entro la fine del medesimo anno. La NADEF informa quindi che (par. III.1), sulla base del predetto monitoraggio, nell’aggiornamento del quadro tendenziale viene scontato il minor utilizzo, per circa 1,5 miliardi, delle risorse previste per reddito di cittadinanza e quota 100, rispetto a quanto previsto nel DEF di aprile. Conseguentemente, le dotazioni di bilancio, già accantonate per effetto del D.L. 61/2019, sono state rese nuovamente disponibili13 (in proposito si rinvia al successivo capitolo riferito alle spese della p.a.).

Inoltre, la Nota riporta gli effetti di due provvedimenti adottati dopo il DEF:

 il decreto-legge n. 32 del 2019, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici;

11 Inoltre, la NADEF informa che La stima dell’indebitamento netto per il 2019, in linea con

quant ipotizzato nel DEF di aprile, include i tagli di spesa per 2 miliardi (circa 0,1 punti percentuali di PIL, disposti con il disegno di legge di assestamento) previsti dalla Legge di Bilancio 2019, che aveva accantonato una dotazione di bilancio di importo corrispondente a garanzia del raggiungimento dell’obiettivo di deficit per l’anno in corso.

12 Oppure sarebbero stati versati all’entrata del bilancio dello Stato.

13 Cfr. il comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 3 ottobre 2019, nel quale si dà conto

 il decreto-legge n. 34 del 2019, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi.

Come si evince dalla successiva tabella, i predetti decreti non determinano effetti netti apprezzabili sul saldo di indebitamento (essendo di modesta entità in valore assoluto e, per lo più, limitati agli esercizi 2019 e 2020) mentre comportano una ricomposizione fra entrate e spese.

Tabella 10 - Effetti cumulati netti sull’indebitamento netto degli ultimi provvedimenti approvati nel 2019

(segno “-” = effetti negativi per la finanza pubblica).

(milioni di euro)

2019 2020 2021 2022

DL 32/2019

Variazione netta entrate 1 3 5 0

Variazione netta spese 1 2 -5 0

Effetto sull'indebitamento netto 3 5 0 0

DL 34/2019

Variazione netta entrate -97 -76

-221

-205

Variazione netta spese 10

0 78

22 3

20 6

Effetto sull'indebitamento netto 3 2 1 1

EFFETTO SULL'INDEBITAMENTO NETTO 6 7 1 1

Variazione netta entrate -96 -73 -216 -205

Variazione netta spese 101 80 218 206

Fonte. Elaborazione su dati tavole III.9, III.12 e III.13 della NADEF 2019.

I valori sono al lordo degli oneri riflessi. Eventuali imprecisioni derivano da arrotondamenti.

La revisione delle stime per gli esercizi 2019-2022 risulta quindi essenzialmente riconducibile all’aggiornamento del quadro macroeconomico rispetto al Documento di aprile nonché ai risultati dell’attività di monitoraggio della finanza pubblica.

Si evidenzia, in ogni caso, che lo scenario tendenziale (oggetto del presente paragrafo) si basa sulla legislazione vigente e, in particolare, tiene conto degli effetti sul quadro di finanza pubblica degli aumenti di imposte

indirette (“clausole di salvaguardia”) decorrenti dal 2020 e con ulteriore

incremento dal 2021. In proposito, con particolare riguardo all’entità di tali effetti, si rinvia al successivo paragrafo riferito agli andamenti delle entrate della p.a.

Rispetto al quadro previsionale tendenziale del DEF 2019, alla riduzione del saldo di indebitamento netto contribuiscono sia l’andamento dell’avanzo primario (le cui stime sono riviste in aumento per tutti gli esercizi del quadriennio considerato) sia l’andamento della spesa per

interessi (in merito al quale si rinvia all’apposito paragrafo) le cui stime sono, viceversa, riviste al ribasso per il medesimo periodo.

In termini più analitici, secondo la NADEF (par. III.1), concorrono a tale revisione una crescita più sostenuta delle entrate fiscali, una dinamica più contenuta della spesa primaria ed una riduzione dell’incidenza della spesa per interessi passivi sul PIL. Quest’ultima è prevista scendere dal 3,2 per cento del 2020 al 3,1 per cento del 2021, per attestarsi al 2,9 per cento nel 2022: i conti pubblici continueranno a beneficiare, secondo la Nota, di significativi risparmi di spesa per interessi, a fronte del trend in riduzione dei rendimenti.

Nel nuovo quadro delineato a legislazione vigente, si conferma un

andamento complessivo di miglioramento del saldo di indebitamento netto, che passa dal 2,2 per cento del PIL nel 2019 all’1,4 per cento nel

2020 e all’1,1 per cento nel 2021, per attestarsi al termine del periodo di previsione (2022) sullo 0,9 per cento.

L’indebitamento netto strutturale (calcolato al netto delle misure una

tantum e depurato della componente ciclica del saldo), che risulta pari a

circa l’1,5 per cento in rapporto al PIL nei dati riferiti al 2018, assume nel periodo previsionale considerato i seguenti valori stimati: 1,2 per cento nel 2019; 0,5 per cento nel 2020 e, infine, 0,4 per cento sia nel 2021 sia nel 2022. Rispetto alle stime del DEF di aprile, la revisione indica, a legislazione vigente e tenendo conto quindi degli incrementi di gettito derivanti dalle clausole di salvaguardia, una riduzione del deficit strutturale per ciascuno degli esercizi considerati.

Per quanto concerne il saldo strutturale si rinvia comunque ai successivi capitoli.