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La scelta dei settori chimico e farmaceutico come ulteriori termini di comparazione

I SETTORI A CONFRONTO

3.2 La scelta dei settori chimico e farmaceutico come ulteriori termini di comparazione

Il settore chimico è stato prescelto in quanto nell‟anno 2000 il numero totale di imprese chimiche italiane superava quello delle imprese francesi, tedesche ed inglesi nel medesimo comparto (tab. 1), nonostante studi101 sull‟evoluzione del settore e delle sue imprese confermassero il perdurare di un declino divenuto ormai inarrestabile.

Addetti Germania Francia Italia UK Eu 15

10-19 422 351 833 428 3211 20-99 689 727 906 639 4666 100-249 289 257 219 232 1466 Fino a 250 1400 1335 1958 1299 9343 250-499 132 127 67 124 697 500 e più 164 126 69 102 621 Totale 1969 1588 2094 1525 10661

D‟altra parte, la consapevolezza dell‟importanza di queste imprese permette di comprendere il ruolo della chimica nel contesto dell‟industria italiana, dove emerge chiaramente il forte legame tra la chimica delle PMI, i settori industriali del made in Italy e i distretti industriali102. Se per le sue caratteristiche la chimica non ha forme organizzative tipiche dei distretti industriali, certi comparti sembrano riprodurre alcune delle peculiarità dei distretti in quanto si sviluppa nella “vicinanza” la capacità di contribuire alla specializzazione, innovatività e capacità di adattamento alle esigenze del cliente tipiche dei distretti industriali.

Questo compito è svolto in gran parte dalle PMI chimiche proprio perché condividono la stessa cultura delle imprese clienti.

La parte più rilevante della produzione chimica italiana è concentrata nelle regioni del Nord, con la Lombardia che rappresenta la prima regione europea per numero di imprese chimiche e la seconda per numero di occupati. Ma vi è anche un‟altra parte non meno significativa e importante dislocata in maniera più diffusa nel resto del Paese.

101 V. Zamagni, The rise and fall of the Italian chemical Industry, atti del convegno „‟L‟industria chimica globale

dalla rivoluzione petrolchimica‟‟, Milano, Assi, ottobre 2000.

102

CNEL, Osservazioni e proposte: Il settore chimico in Italia, in Assemblea 24 giugno 2004.

Tab. 1 – Numero totale imprese chimiche in Europa, anno 2000.

72 Si tratta della produzione che si realizza nei “poli chimici” che ospitano imprese di media e grande dimensione e, dall‟altro, di una presenza diffusa su determinati territori di imprese di piccola e media dimensione che presidiano segmenti produttivi particolarmente significativi. Molto spesso questi insediamenti produttivi, ancorché importanti per le produzioni chimiche italiane rappresentano ancor più un riferimento importante per il sistema industriale e per l‟economia di quelle aree.

Evidenziando l‟ottica dimensionale, ancora a metà degli anni '80 nella classifica delle principali imprese chimiche mondiali un‟impresa italiana deteneva la decima posizione e la stessa – cioè Montedison – era il terzo gruppo industriale italiano. Le più recenti classifiche non vedono più imprese italiane tra le prime trenta. La principale impresa chimica italiana – EniChem – con un fatturato di circa 12.000 miliardi di lire nel 2000 è oltre il decimo posto in una classifica italiana non certo costituita da giganti a livello mondiale e la stessa Montedison con le ultime dismissioni non ha più alcuna attività nella chimica.

In verità le imprese chimiche italiane hanno continuato ad essere pesantemente influenzate dalle condizioni operative determinate dal sistema-paese nel quale si trovano. L‟industria chimica per le sue caratteristiche è forse quella in cui la competitività di un‟impresa (e ora sempre più di una localizzazione industriale da parte di un operatore estero) è più determinata da fattori esterni sui quali l‟impresa può solamente proporsi come interlocutore, ma non può influenzare le decisioni (sistema normativo, dotazione di infrastrutture, costo dell‟energia, sistema formativo e universitario)103.

Per un‟analisi più approfondita delle vicissitudini e dei problemi del settore chimico in Italia si rimanda ad altre fonti più specifiche104, in quanto per il nostro studio è sufficiente l‟indicazione del motivo per cui il settore chimico sia stato scelto per una comparazione diretta con i settori meccanico, tessile, energetico e con la media generale dell‟industria.

Stesso discorso vale per il settore farmaceutico, per il quale si indicherà il solo motivo della scelta. L‟avvento degli anni „90 coincise con il sopraggiungere di una recessione economica mondiale che ridusse le risorse finanziarie destinate alla sanità nei Paesi basati su sistemi di tassazione (Canada, Italia, Spagna e Regno Unito), in quelli supportati da social security (Francia, Germania e Giappone) e nei Paesi fondati su sistemi privati di provvidenza sociale

103 Federchimica, Venticinque anni di industria italiana, XXV Convegno Nazionale di Economia e Politica

Industriale, Bologna, 28 settembre 2001.

104 Ministero delle attività produttive, Ricognizione dei problemi dell’industria chimica in Italia, Roma, 2002; E.

Bartoloni, G. Perani, Ricerca e innovazione tecnologica nelle imprese chimiche italiane, progetto di analisi promosso congiuntamente da Federchimica ed Istat, Milano, 2000; Federchimica, Indagine conoscitiva sull’industria chimica in Italia, Commissione Attività Produttive, Camera dei Deputati, febbraio 2002.

73 (Stati Uniti). Inoltre, nel 1995 fu introdotto il prodotto "generico" (introdotto dall'art. 130, comma 3 della L. 28.12.1995, n. 549). L‟introduzione dei generici se da un lato rappresentò un beneficio per la società, dall‟altro comportò per le case farmaceutiche un calo significativo delle vendite allo scadere della copertura brevettuale ed una drastica riduzione dei tempi di recupero dei costi di R&D, incrementando la pressione sui prezzi, la spinta all‟innovazione e la competizione.

Il crescente sviluppo e la concorrenza dei farmaci generici rallentarono la dinamica dei ricavi e dei margini delle imprese farmaceutiche. Per fronteggiare questo pericolo le aziende dovevano disporre di un portafoglio prodotti ben equilibrato in grado di fronteggiare con nuovi

farmaci di successo la scadenza brevettuale105.

Negli anni ‟90 le aziende farmaceutiche devono essere inquadrate in un contesto generale in cui la situazione economica da stabile inizia a diventare instabile, i margini di guadagno iniziano a ridursi rispetto al passato, le Autorità sanitarie diventano più attente ai costi e più esigenti per cui servono qualità e innovazione per ottenere la registrazione dei farmaci e la loro immissione in commercio a prezzi remunerativi per le Aziende stesse106.

Avendo contestualizzato la situazione dei settori chimico e farmaceutico, si può cominciare ad esporre l‟analisi dei vari settori a confronto.

105

C. Jommi, M. Otto, P. Armeni and C. de Luca, Market access management by pharmaceutical companies in a complex environment: the Italian case study. J. Med. Mark, 2012.

106

A. Cerutti, R. Faillace, L. Pessina, Le figure professionali emergenti. Il mondo farmaceutico che cambia, Fondazione Istud, Project Work „‟ Scienziati in azienda, XIII edizione.

74