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Schema impiantistico per sistemi ad evapotraspirazione totale

2. CARATTERISTICHE DEGLI IMPIANTI AD EVAPOTRASPIRAZIONE

2.2 Schema impiantistico per sistemi ad evapotraspirazione totale

I vassoi assorbenti sono un metodo di smaltimento del liquame in cui il refluo deve essere imbibito dal terreno e realizzabile per utenze di qualche decina di abitanti equivalenti e quindi, in base ai criteri di scelta del Paragrafo 2.1.4, si consiglia l’uso delle fosse settiche tricamerali (Paragrafo 2.3) senza nessun trattamento preliminare a monte e si sconsiglia l’uso delle fosse Imhoff e delle fosse settiche di tipo Imhoff (Figura 2.5).

Figura 2.5 Schemi dell’impianto ad evapotraspirazione totale; per acque nere si intende solo quelle che derivano dalla toilette (intesa come solo vaso) e per acque grigie tutte le altre; al degrassatore non affluiscono le acque nere perchè la sedimentazione dei solidi

ET degrassatore (disoleatura) acque grigie griglia grossolana o fine acque nere trattamenti preliminari trattamento primario: fossa Imhoff eventuale dosaggio intermittente trattamento secondario: vassoi assorbenti

Schema A: trattamento primario con fossa Imhoff (MOLTO SCONSIGLIATO)

Schema C: trattamento primario con fossa settica tricamerale (CONSIGLIATO)

ET acque nere e grigie

trattamento primario: fossa settica tricamerale, meglio se con filtro finale di sicurezza trattamento secondario: vassoi assorbenti ET acque nere e grigie

trattamento primario: fossa settica di tipo Imhoff

trattamento secondario: vassoi assorbenti

Schema B: trattamento primario con fossa settica di tipo Imhoff (NON CONSIGLIATO)

eventuale dosaggio intermittente eventuale dosaggio intermittente

I vassoi assorbenti sono particolarmente sensibili all’accumulo dei solidi sospesi, specialmente se non biodegradabili, perchè tutto il liquame è mantenuto all’interno del sistema fino alla completa evapotraspirazione (le piante a dimora sui vassoi assorbono, essenzialmente, solo parte dei solidi disciolti).

Quindi aumenta la vita utile dei vassoi assorbenti se, alla fine della fossa settica o in un pozzetto successivo, s’inserisce un filtro di sicurezza (Paragrafo 2.3) che rende più affidabile ed efficace la rimozione dei solidi sospesi secondo Masotti e Verlicchi, 2005. Secondo altri autori (USEPA, 2002) l’efficacia del filtro di sicurezza non è dimostrata.

Un eventuale accessorio, da inserire prima dei vassoi assorbenti, è un dispositivo per il dosaggio intermittente del liquame (Paragrafo 2.3) che consente:

• di inviare una quantità stabilita di liquido nella condotta con un impulso iniziale in grado di mantenere pulita la condotta disperdente dei vassoi assorbenti (Paragrafo 2.5) da detriti e depositi vari (Barrella e Grillo, 2006);

• di distribuire uniformemente il liquame sull’intera superficie dei letti assorbenti (Barrella e Grillo, 2006);

• di aumentare la capacità di assorbimento del terreno di riempimento dei vassoi perchè, nei periodi di assenza di carico idraulico, è favorita l’ossigenazione dell’ambiente e quindi la degradazione delle sostanze organiche applicate (i processi di depurazione aerobici sono più veloci di quelli anaerobici) che tendono a intasare il letto (Masotti e Verlicchi, 2005).

Si osserva, comunque, che tale dispositivo non è sempre essenziale poiché:

• i trattamenti a monte dei vassoi assorbenti sono tali da ridurre al minimo i detriti e i depositi vari nella condotta disperdente dei letti;

• se la condotta di distribuzione del liquame nei letti assorbenti è praticamente sempre sommersa (caso di alcuni tipi di letti assorbenti impermeabilizzati, Paragrafo 2.5), l’impulso di portata del dosaggio intermittente è in buona parte attenuato dall’inerzia del liquame già

presente nella condotta di distribuzione e dalle perdite di carico nel riempimento dei vassoi per l’innalzamento del livello di falda;

• se la condotta di distribuzione è emersa e i vassoi assorbenti sono impermeabilizzati (Paragrafo 2.5), la distribuzione del liquame sull’intera superficie dei letti è garantita da opportuni strati di materiale ad alta permeabilità (Paragrafo 2.5); nel caso di riduzione della permeabilità delle zone iniziali, maggiormente caricate dai liquami, allora spontaneamente il liquame tende a percorrere un tratto di tubazione disperdente più lungo prima di entrare nel riempimento;

• l’abbassamento di livello nei vassoi in un periodo che intercorre tra due ondate successive è molto piccolo (si consideri che, anche con una sola ondata al giorno, l’abbassamento di falda coincide con l’evapotraspirazione media giornaliera di circa 12.4 mm/d, Perrone 2007, dato misurato a Pisa nel periodo estivo per la Phragmites Australis in condizione sature), quindi l’ossigenazione può interessare solo uno strato di minimo spessore e quindi la capacità di assorbimento aumenta in modo trascurabile.

Alcune pubblicazioni (tra le quali USEPA, 2000a e Pipeline, 2000) consigliano come trattamento primario o le usuali fosse settiche o un’unita aerobica3 (Figura 2.6). L’unità aerobica gode del vantaggio di aiutare a mantenere i letti in condizioni più aerobiche o comunque meno anaerobiche e ciò giova sia alle piante (che preferiscono condizioni aerobiche intorno alle radici, Allegato 2) che alle cinetiche di rimozione delle sostanze biodegradabili (quindi il letto tende a rimanere più pulito e tendono a diminuire fenomeni di esalazioni di odori molesti).

L’unità aerobica comporta anche svantaggi tra i quali i più rilevanti sono:

• l’utilizzo di una quantità di energia elettrica per insufflare aria;

• la rimozione dei solidi sospesi non è molto affidabile perchè è sensibile alle punte di carico idraulico e organico e alla scarsa manutenzione (USEPA, 2002).

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Per questo ultimo svantaggio è opportuno dotare l’unità aerobica, nel caso di utilizzo come trattamento primario a servizio dei vassoi assorbenti, di un filtro finale di sicurezza (Figura 2.7) o di una piccola fossa settica successiva (per evitare fughe di fango attivo nell’effluente) (Masotti e Verlicchi, 2005).

Figura 2.6 Componenti di una tipica unità aerobica (USEPA, 2002), per “sludge” si intende il fango sedimentato

Figura 2.7 Impianto ad aerazione prolungata di tipo compatto, adatto anche per unità monofamiliari, con fossa settica preliminare e filtro finale di sicurezza (doc. Norweco;

adattato da Masotti e Verlicchi, 2005)

Per questi svantaggi si ritiene che l’uso di una fossa settica tricamerale con filtro finale di sicurezza sia più appropriato dell’uso dell’unità aerobica.