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3.4 LE SUPERFICI RIFLETTENTI NE “EL CUARTO DE ATRÁS”

3.4.3 Lo schermo televisivo

El cuarto de atrás non è, come già detto, un libro di memorie né un’autobiografia nel

senso tradizionale del genere; ciononostante quest’opera dipinge gli aspetti salienti della vita dell’autrice e della generazione del dopoguerra cui la Gaite appartiene.

Joan Lipman Brown76 sottolinea che il Cuarto è un’opera complementare a Entre

visillos; sia l’opera del ’57, seppur scritta in terza persona e classificata come romanzo

collettivo che questa del ’78 sono autobiografie77 e ritraggono lo stesso periodo storico;

per la Brown Entre visillos descrive l’ambiente sociale provinciale del dopoguerra (la vita nella Salamanca del dopoguerra) mentre il Cuarto avrebbe un taglio più politico (in virtù dell’avvenuta caduta del regime) ma, al tempo stesso anche più intimo e personale.

Il messaggio implicito del Cuarto è che ciò che l’autrice è divenuta è il frutto dell’oppressione e dell’educazione ricevuta sotto la dittatura; la Gaite solleva il velo della censura e del silenzio che avevano condizionato la forma più impersonale del romanzo del ’57, concedendosi di rivelare gli aspetti taciuti su quel periodo buio: l’oppressione della donna, l’educazione e i precetti della Sección Femenina, il silenzio e l’obbedienza alle convenzioni sociali...

La biografia di Carmen non è, dunque, solo la sua, appartiene anche alla sua generazione perché l’annuncio della morte di Francisco Franco è un’epifania collettiva.

[…] tenía nueve años cuando empecé a verlo [Franco] impreso en los periódicos y por las paredes, sonriendo con aquel gorrito de militar de borla, y luego en las aulas del Instituto y en el NO-DO y en los sellos; y fueron pasando lo años y siempre su efigie y sólo su efigie […], si estaba enfermo nadie lo sabía, parecía que la enfermedad y la muerte jamás pudieran alcanzarlo. Así que cuando murió, me pasó lo que a mucha gente, que no me lo creía. Hubo quien hizo muchas alharcas y celebraciones, también habría quien llorase […], yo simplemente me quedé de piedra, se me vinieron encima los años de su reinado, los sentí

como un bloque homogéneo, como una cordillera marrón […], sólo podía darme cuenta de eso que le he dicho antes, de que no soy capaz de discernir el paso del tiempo a lo largo de todo ese período, ni diferenciar la guerra de la postguerra, pensé que Franco había paralizado el tiempo, y precisamente el día que iban a enterrarlo me desperté pensando eso con una particular intensidad […] (p.132-33).

Per contro, alla morte del dittatore: “Se acabó, nunca más, el tiempo se desbloqueaba, había desaparecido el encargado de atarlo y presidirlo […]”78. La scomparsa di Franco

restituisce a Carmen e a tutti gli spagnoli il libero fluire del tempo, mentre, per tutta la vita, la protagonista aveva avuto l’impressione che il passare del tempo e i mutamenti la cogliessero alla sprovvista e alle spalle, come nel gioco d’infanzia.

Vediamo la struttura cronologica del romanzo così come la riassume Dunia Gras79; le

sequenze di ricordi di Carmen sono orientati in una duplice direttrice: 1) all’indietro: il recupero del passato; la letteratura è intesa come recupero e riscatto dei ricordi; 2)in avanti: la letteratura intesa come atto creativo che parte dagli eventi passati e dai ricordi. La fuga di Carmen ha una dimensione spaziale e una temporale; i luoghi (le case dove Carmen o la madre hanno vissuto) sono ben definiti perché individuano un contesto storico e politico preciso.

78Ibidem, p. 137

79 DUNIA GRAS, "El cuarto de atrás": intertextualidad, juego y tiempo in Espéculo-Número especial sobre

Carmen Martín Gaite, Universidad de Barcelona, 2001. L’8 dicembre 1925 è la data della morte di Maura e

della nascita di Gaite; il 23 novembre, quando mancano quindici giorni alla data del compleanno di Carmen, quest’ultima vede i funerali di Franco in televisione e si rende conto di avere la stessa età della figlia del

SALAMANCA: MADRID passato remoto passato recente nascita di Carmen (1925) ri-nascita (1975) Morte di Maura Morte di Franco 8 dicembre 23 novembre

Gras osserva che il ponte di unione tra le due epoche attorno cui ruota l’intero romanzo (1925 e 1975) è la storia e le vite parallele di Carmen e dell’altra, la “piccola Carmen” (Carmencita nel testo), la figlia di Francisco Franco.

Il punto d’intersezione tra i due lassi di tempo rievocati è l’identificazione tra l’io della protagonista e quello di Carmencita Franco: Carmen si rende conto che sono vite parallele e che un ciclo si è concluso il giorno dei funerali del dittatore.

Carmencita Franco è una sorta di doppio dell’io della protagonista che costella le analessi riferite alla dimensione dell’infanzia, come se fisicamente la piccola Martín Gaite avesse nella figlia del dittatore una sua proiezione storica, a livello della vita pubblica, una proiezione al tempo stesso rovesciata ma con dei punti di contatto: la coincidenza anagrafica tra l’età delle due bimbe crea un “effetto - specchio” tra vita pubblica e vicenda privata.

Il giorno dei funerali di Franco, Carmen ha una sorta di epifania vedendo il suo doppio ripreso dalla televisione: è come trovarsi di fronte ad uno specchio non solo “fisico” (per la coetaneità e per l’omonimia) ma anche generazionale.

C si rende conto che anche Carmencita Franco è una donna sua coetanea con una dimensione pubblica ed una privata: la figlia del Generalísimo è una delle vittime del sistema con cui per un breve attimo, sul piano emotivo, Carmen crede di identificarsi. Così, tutto il pathos che l’episodio dei funerali di Franco visti da Carmen in televisione suscitano, è preparato a più riprese e anticipato da reminiscenze e considerazioni che, come cerchi concentrici, si avvicinano sempre più al cuore dell’evento.

La riflessione sul tempo percepito da Carmen bambina è oggetto di una mise en abyme quando la narratrice riprende il racconto dell’episodio dei funerali: ciò che l’io di oggi realizza di fronte a quella sorta di doppio di sé che la figlia di Franco rappresenta è già contenuto in nuce nelle rievocazioni apparentemente casuali relative al modo in cui Carmen adolescente percepiva il passare del tempo.

Anziché raccontare queste tre sequenze in ordine logico, la Gaite ne fa l’oggetto di un’intuizione, di un’epifania, tecnica narrativa, questa, volutamente non lineare, come se l’io protagonista avesse pudore di confessare queste sensazioni persino a sé stessa. La frase “[…] el tiempo se desbloqueaba, había desaparecido el encargado de atarlo y presidirlo […]”(p. 137), costituisce la climax verso cui le reminescenze evocate tendono.

Ecco la circolarità della scrittura femminile: l’epifania che fa pulsare il cuore del testo è la scoperta -solo apparentemente casuale- del disegno nascosto sotto la trama del reale. Ciò che accade non è lineare ma sinuoso come le spirali del sogno e la letteratura è insieme racconto che intreccia i fili temporali (retahílas) e strumento di autoconoscenza.

La storia degli eventi interiori di un soggetto è simile a una serie di cerchi concentrici che “racchiudono” un’intuizione sul proprio destino. Non solo il momento culminante del romanzo sembra esser quest’epifania sul doppio ma quest’epifania coincide con il momento in cui Carmen si trova di fronte a una superficie riflettente:

Me di cuenta de que faltaban exactamente quince días para mi cincuenta cumpleaños […] me acordé de que las muertes de Antonio Maura y de Pablo Iglesias habían coincidido con mi nacimiento y caí en la cuenta de que estaba a punto de cerrarse un ciclo de cincuenta años; de que, entre aquellos entierros […] y éste, se había desarrollado mi vida entera, la sentí enmarcada por ese círculo que giraba en torno mío […]. Y cuando estaba pensando esto y mirando ya el televisor de otra manera, como si fuera una bola de cristal de donde pueden surgir agüeros y signos imprevistos, vi que [...] aparecía en la pantalla Carmencita Franco. Esa imagen significó el aglutinante fundamental […] «No se la reconoce-pensé,-pero es aquella niña […] hemos crecido y vivido los mismos años, […] hemos sido víctimas de las mismas modas y costumbres, hemos leído las mismas revistas y visto el mismo cine […]»” (136).

Il cristallo del televisore è uno specchio magico, una sfera di cristallo che contiene auspici sul destino di Carmen.

La morte del dittatore restituisce agli spagnoli la parola e con questa, la dignità di ogni opinione, mette fine all’angoscia e lascia finalmente spazio, in Carmen, alla sensazione di un ritrovato fluire della vita:

“Se acabó, nunca más, el tiempo se desbloqueaba, había desaparecido el encargado de atarlo y presidirlo […]” (p. 137).

L’epifania della protagonista sull’istante di tempo che racchiude tutta una vita, la sensazione del cerchio che si chiude, l’intersezione tra la traiettoria storico-sociale e l’identità dell’intera Spagna e il vissuto individuale di Carmen fanno de El cuarto de

atrás un esempio illuminante della concezione circolare del tempo che la Ciplijauskaité