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VITA, CONDOTTA E PROVA DEL SANTO E GLORIOSO MARTIRE ANASTASIO, MARTIRIZZATO IN PERSIA, COMPOSTA DAL PISIDA

3.3 Scomparsa del culto

Le tracce del culto di SantʼAnastasio, ormai "coupé de ses racines", si possono infatti rintracciare, nellʼVIII secolo d.C., soltanto nel manoscritto letto nel corso del II 329 ἓʼΝὀὁὈὁΝἶʼἳlὈὄὁὀἶἷΝἵhἷΝὉὀἳΝἶἷllἷΝἸὁὀὈiΝpὄiὀἵipἳliΝἶiΝἠiἵἷἸὁὄὁΝἑἳllisto Xanthopulos fu proprio Evagrio, vd. PEETERS 1944, pp.102-103.

330 Vd. AV.CAMERON 1988, p.243.

331 Vd. PEETERS 1944, p.124. 332

Sulla restaurazione della Santa Croce come emblema della cristianizzazione della Persia vd. BEROLLI 2013a, p.154, n.9.

125 Concilio Ecumenico di Nicea del 787 d.C.: come ha dimostrato Bernard Flusin, esso doveva provenire dalla biblioteca del patriarcato ecumenico o da qualche santuario costantinopolitano, ed essere dunque utilizzato nella liturgia della Grande Chiesa334.

Lo pseudo-Codino ci informa che lʼimperatrice Irene e suo figlio Costantino VI, ancora alla fine dellʼVIII secolo d.C., costruirono una chiesa a Costantinopoli in onore del santo, che dovrebbe in realtà potersi identificare col martyrium di SantʼAnastasio, una cappella di poca importanza situata entro i confini della chiesa di San Filemone, nei pressi dello Strategion335.

Bisogna quindi arrivare al 1200, quando il pellegrino russo Antonio di Novgorod ci segnala la presenza, nella chiesa di S. Luca ad ovest della città, del corpo privo di testa di un SantʼAnastasio. Le reliquie di questo corpo furono in seguito traslate a Venezia allʼepoca della conquista del 1204, e depositate nella cappella della Santa Trinità.336

334 Vd. FLUSIN 1992, II, pp.390-391.

335 Vd. JANIN 1953-1969, pp.30-31; FLUSIN 1992, II, pp.391-392. 336

Vd. JANIN 1953-1969, p.31; FLUSIN 1992, II, p.392; VIRCILLO FRANKLIN 2004, p.6, n.17, 9, n.26. Possediamo in merito il prezioso documento veneziano, citato qui per esteso, che costituisce di fatto lʼὉlὈimἳΝ ὈἷὅὈimὁὀiἳὀὐἳΝ ὅὉΝ ἥἳὀὈʼχὀἳὅὈἳὅiὁΝ pὄimἳΝ ἵhἷΝ lʼἷἶiἸiἵiὁΝ ἵhἷΝ ὀἷΝ ἳἵἵὁἹliἷvἳΝ lἷΝ ὅpὁἹliἷΝ mὁὄὈἳli,Ν ἵὁὅὈὄὉiὈὁΝὀἷlΝἵὁὄὅὁΝἶἷllʼ↓ἙΝὅἷἵὁlὁΝἶέἑέ,ΝvἷὀiὅὅἷΝἶἷmὁliὈὁΝὀἷlΝ1κἁἀμ

"CHIESA DELLA SS. TRINITA', DETTA SANTA TERNITA, PRETI.

χὅἵὄivὁὀὁΝὉὀiἸὁὄmiΝiΝἨἷὀἷὈiΝἑὄὁὀὁlὁἹiΝἳΝmἷὄiὈὁΝἶἷllἷΝἠὁἴiliΝἔἳmiἹliἷΝἥἳἹὄἷἶὁ,ΝἷΝἑἷlὅiΝlʼἷὄἷὐiὁὀἷΝἶἷllἳΝ Parrocchial Chiesa dedicata alla Augustissima Triade, e chiamata volgarmente Santa Ternita, della di cui consegrazione celebrasi la memoria al giorno 24. di Giugno. Si conserva in essa una Spina tratta dalla ἵὁὄὁὀἳΝἶἷlΝἤἷἶἷὀὈὁὄἷ,ΝἷἶΝὉὀἳΝἝἳὀὁΝἶἷlΝἸἳmὁὅὁΝἥἳὀΝἝἷὀὀἳΝὅὁliὈἳὄiὁ,ΝἷΝpὁiΝἝἳὄὈiὄἷΝὀἷllʼἓἹiὈὈὁ,ΝἷΝlʼὁὅὅὁΝ pὉὄΝἶʼὉὀἳΝἵὁὅἵiἳΝἶἷlΝἨἷὅἵὁvὁΝἝἳὄὈiὄἷΝἥἳὀΝἕἷὄἳὄἶὁΝἥἳἹὄἷἶὁ,Νἶa Antonio Grimani Vescovo di Torcello ἶὁὀἳὈὁΝ ἳΝ ὃὉἷὅὈἳΝ ἑhiἷὅἳ,Ν ὀἷʼΝ ἶiΝ ἵὉiΝ ἢἳὄὄὁἵἵhiἳliΝ ἵὁὀἸiὀiΝ ilΝ ἹlὁὄiὁὅὁΝ ἥἳὀὈὁΝ ἷἴἴἷΝ iΝ ὅὉὁiΝ ὀἳὈἳliέΝ ἙὀΝ ὉὀἳΝ mἳἹὀiἸiἵἳΝ ἑἳppἷllἳΝ ὅiΝ vἷὀἷὄἳΝ pὉὄἷΝ ilΝ ἵὁὄpὁΝ ἶiΝ ἥἳὀὈʼχὀἳὅὈἳὅiὁΝ ἢἷὄὅiἳὀὁ,Ν ἝὁὀἳἵὁΝ ἷΝ ἝἳὄὈiὄἷ,Ν lἳΝ ἶiΝ ἵὉiΝ memoria è solenne sì tra Greci, che tra Latini, nel giorno 22. di Gennaro. Questo venerabile corpo fu trasportato prima da Cesarea di Palestina, ove soffrì il Martirio, al Monastero di Gerusalemme: in cui pὄὁἸἷὅὅἳὈἳΝviὈἳΝὄἷliἹiὁὅἳ,ΝἷΝἶʼiὀἶiΝὈὄἳὈὈὁΝἶἳΝἓὄἳἵliὁΝἙmpἷὄἳὈὁὄἷ,Νἶὁpo la celebre battaglia, in cui sconfisse ἑὁὅὄὁἷΝἤἷΝἶἷʼΝἢἷὄὅiἳὀi,ΝἸὉΝἵὁὀἶὁὈὈὁΝἳΝἑὁὅὈἳὀὈiὀὁpὁliέΝϊἳΝὃὉἷὅὈἳΝἙmpἷὄiἳlΝ ἑiὈὈὡΝlὁΝὈὄἳὅὅἷΝpὁiΝἨἳlἳὄἷὅὅὁΝ ἶἷllἳΝ ὀὁἴilΝ ἸἳmiἹliἳΝ ἶἷʼΝ Ἠἳlἳὄἷὅὅi,Ν ἳlΝ ὈἷmpὁΝ ἶʼἓὀὄiἵὁΝ ϊἳὀἶὁlὁΝ ϊὁἹἷ,Ν ἵiὁèΝ iὀΝ ὃὉἷlΝ ὈἷmpὁΝ ἳppὉὀὈὁ,Ν ὀἷlΝ ὃὉἳlἷΝ lʼἳὄmi viὈὈὁὄiὁὅἷΝ ἶἷʼΝ ἨἷὀἷὐiἳὀiΝ ἷΝ ἔὄἳὀἵἷὅiΝ ἑὁllἷἹἳὈiΝ ὅiΝ ὄἷὅἷὄὁΝ ἶἷΝ lʼἡὄiἷὀὈἳlΝ ἙmpἷὄὁΝ pἳἶὄὁὀἷέΝ ἠἷΝ ὅὈἳἴiliὅἵὁὀὁΝ ἳΝ ὈἳlΝ ὈἷmpὁΝ lἳΝ ὈὄἳὀὅlἳὐiὁὀἷΝ χὀἶὄἷἳΝ ϊἳὀἶὁlὁΝ ϊὁἹἷ,Ν ἷΝ ἢiἷὈὄὁΝ ἑἳllὁὈiὁΝ ϊὁmἷὀiἵἳὀὁ,ΝἵhἷΝ ὀἷʼΝ pὄiὀἵipjΝ ἶἷlΝ ὅἷἵὁlὁΝ ↓ἙἨέΝ ὅἵὄiὅὅἷΝ lἷΝ viὈἷΝ ἶἷʼΝ ἥἳὀὈiμΝἷΝ ἵiΝἳὅὅiἵὉὄἳ, che dalla tomba, ove giaceva il Sagro Corpo nella Chiesa della SS. Trinità, uscir sentivasi soavissimo odore di mirabil fragranza. Gloriasi lʼἳlmἳΝἑiὈὈὡΝἶiΝἤὁmἳΝἶiΝpὁὅὅἷἶἷὄΝlἷΝὅἳἹὄἷΝἤἷliὃὉiἷΝἶiΝὃὉἷὅὈὁΝἥἳὀὈὁΝἝἳὄὈiὄἷ,ΝἷΝὀἷΝὄἷἹiὅὈὄάΝilΝpὄἷὈἷὅὁΝὅὉὁΝ possesso così nel Martirologio, che nel Breviario Romano: ma non può però dimostrarci documento ἳlἵὉὀὁ,Ν ἵhἷΝ ὀἷΝ ἵὁὀὈἷὅὈiΝ lʼἳἵὃὉiὅὈὁνΝ ἶὁvἷΝ lἳΝ ὈὄἳὅlἳὐiὁὀἷΝ ἶἷʼΝ ἨἷὀἷὈiΝ viἷὀΝ ὄἷἹiὅὈὄἳὈἳΝ ἶἳiΝ ὅὁpὄἳἵἵiὈἳὈiΝ ragguardevoli e antichi scrittori, alla cui autorità sottoscrissero PiἷὈὄὁΝ ἶἷʼΝ ἠἳὈἳliΝ ἨἷὅἵὁvὁΝ ἶiΝ Jἷὅὁlὁ,Ν ilΝ Maurolico nel suo Martirologio Romano, il Martirologio Germanico, e Resendio in una sua lettera scritta a Kebedio.

ἔὉὄὁὀὁΝiὀΝὃὉἷὅὈἳΝἢἳὄὄὁἵἵhiἳΝiὅὈiὈὉiὈiΝἶὉἷΝἡὅpἷἶἳli,ΝἵhἷΝἶἳllἷΝἸἳmiἹliἷΝἶἷʼΝὅὉὁiΝἔὁὀἶἳὈὁὄiΝpὄἷὅἷὄὁΝilΝὀome, ἵhiἳmἳὈὁΝlʼὉὀὁμΝLo Spedal delle Boccole,ΝἷΝlʼἳlὈὄὁμΝLo Spedal di Ser Natichier da Cha Christian."

126 Perdute quindi per sempre le reliquie del corpo che avevano viaggiato attraverso lʼOriente, quello che rimane di SantʼAnastasio è soltanto la testa che fu traslata nel monastero delle Aquae Silviae a Roma, oggi chiesa abbaziale trappista dei Santi Anastasio e Vincenzo, da dove scomparve verso la fine del XIV secolo d.C., salvo poi essere rinvenuta a Santa Maria in Trastevere337.

Ma questa reliquia, come abbiamo visto, aveva seguito unʼaltra via, quella occidentale appunto, senza mai passare per Costantinopoli.

Di un culto di SantʼAnastasio nella capitale dʼOriente sembra essere svanita ogni traccia: una conferma ulteriore del carattere estemporaneo del progetto ideologico imperiale cui fu chiamato ad adeguarsi, nel 631 d.C., Giorgio di Pisidia.

(Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane, e

torcelliane illustrate da Flaminio Corner senator veneziano. In Padova MDCCLVIII. Nella Stamperia del

ἥἷmiὀἳὄiὁέΝχppὄἷὅὅὁΝἕiὁvἳὀὀiΝἝἳὀἸὄèέΝἑὁὀΝliἵἷὀὐἳΝἶἷʼΝὅὉpἷὄiὁὄi,Νppέἁἂ-35)

337 Alla chiesa trappista èΝ lἷἹἳὈἳΝ lʼὉlὈimἳΝ ἵὉὄiὁὅἳΝ ὈἷὅὈimὁὀiἳὀὐἳΝ ὅὉΝ ἥἳὀὈʼχὀἳὅὈἳὅiὁμΝ la bolla Abbatia Sanctorum Vincentii et Anastasii di papa Giovanni Paolo II, del 25 marzo 1981, con la ὃὉἳlἷΝ lἳΝ ὄἷὅiἶὉἳΝ ἹiὉὄiὅἶiὐiὁὀἷΝ ὅpiὄiὈὉἳlἷΝ ἶἷllʼἳἴἴἳὐiἳΝ ὅὉiΝ ὈἷὄὄiὈὁὄiΝ ὈὁὅἵἳὀiΝ ἶi Orbetello, Monte Argentario, Isola del Giglio e Capalbio, conservatasi fino ad allora, venne trasferita alla nuova diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, ὅὉἸἸὄἳἹἳὀἷἳΝἶἷllʼἳὄἵiἶiὁἵἷὅiΝἶiΝἥiἷὀἳέ

127 Capitolo 4

Per unʼanalisi letteraria e della tecnica metafrastica

Questa immagine verbale non trasmette e non ispira nessuna diretta impressione riferibile ad un oggetto, ma, come un gesto cerimoniale o un'insegna, rende l'«onore» dovuto e fa il «cenno» richiesto. La parola è la realizzazione dell'«onore»; è questa una delle concezioni fondamentali della poetica medioevale.

128

4.1 δʼautorἷ

Lʼopera in prosa intitolata Encomio di S. Anastasio ci è conservata da quattro manoscritti, recensiti e classificati per ultimo da Bernard Flusin338, come segue:

L = Cod. Med. Laur. gr. IX 14, membranaceo, secolo X-XI, ff. 260-283v:

ί κμ εα πκζδ αΝ εα γζβ δμ κῥ ΰ κυΝ εα θ ικυΝ δκη λ υλκμ Ἀθα α κυΝ κῥΝηαλ υλ́ αθ κμ θΝΠ λ δ,Ν υΰΰλαφ ῖ αΝπαλ κῥ Πδ κυ.

ἜʼἷlὁἹiὁΝèΝἳἹἹiὉὀὈὁΝad un frammento di menologio comprendente i santi dal 18 al 31 maggio (nonostante la festa di S. Anastasio cada il 22 gennaio). Descrizione del manoscritto e bibliografia aggiornata in DŽἧἤἡἨχ 2011, p.181.

E = Cod. Escur. gr. X. III. 14, membranaceo, secolo XII, ff. 164-183: ί κμ εα πκζδ αΝ εα γζβ δμ κῥ ΰ κυΝ Ἀθα α κυΝ κῥΝ ηαλ υλ́ αθ κμ θΝ Π λ δ,Ν υΰΰλαφ ῖ αΝ παλ Πδ κυμ (sic). Lʼencomio è preceduto dalla Storia Ecclesiastica di Teodoreto e seguito dallʼinizio dellʼOmelia per S.

Teodoro di S. Gregorio Nisseno.

Descrizione del manoscritto e bibliografia aggiornata in LUCÀ 2007.

N = "Cod. Vat. Ottobon. gr. 91 (olim Altaempsianus), cartaceo, secolo

XVI-XVII, ff. 68-82v: ί κμ εα πκζδ αΝ εα γζβ δμ κῥ ΰ κυΝ Ἀθα α κυΝ κῥΝ ηαλ υλ́ αθ κμ θΝ Π λ δ,Ν υΰΰλαφ ῖ αΝ παλ Πδ κυμ. Anche in questo

caso lʼencomio è incluso in un frammento di menologio. Precedono la Vita

di S. Giovanni lʼElemosiniere di Leonzio di Neapoli, la Vita di Paolo di Tebe, lʼEncomio di S. Gregorio Taumaturgo di Gregorio di Nissa; seguono altri encomi del Nisseno per S. Efrem, S. Teodoro, ed i SS. Quaranta Martiri.

Descrizione del manoscritto e bibliografia aggiornata in MARTÍNEZ

MANZANO 2012.

A = Cod. Berol. Philipp. gr. 1458 (olim Claromontanus), secolo IX-X

secondo Usener (secolo XI-XII secondo Studemund-Cohn), membranaceo, ff. 19-24v: ΢πφλκθ κυΝ πα λδ λξκυΝ λκ κζ ηπθΝ ΰεε ηδκθ (sic) μ θΝ δκη λ υλαΝἈθα δκθ.. Il manoscritto è per metà mutilo e termina al f.

24v con le parole: γαυηαα η θκθΝΰ λΝκ θΝα ξηαζ κυ (PG. 92, c. 1008

B). Precedono nel codice gli Atti del martirio dei SS. Eustrazio, Aussenzio, Eugenio, etc., e soprattutto gli Atti del martirio, la Translatio ed il Miracolo

romano di S. Anastasio (BHG. 84, 88, 89).

Descrizione del manoscritto e bibliografia aggiornata in FLUSIN 1992, I, p.18.

338 FLUSIN 1992, I, pp.197-200. Allʼedizione critica di Bernard Flusin (pur "largement tributaire du travail de Pertusi", secondo le considerazioni dellʼautore: vd. FLUSIN 1992, I, p.199) si farà sempre riferimento nel corso del presente lavoro. Per la descrizione dei testimoni, si rimanda invece alle meno succinte annotazioni di PERTUSI 1958, pp.5-7 (vd. ancora FLUSIN 1992, I, p.199: "Nous considérons comme acquis le classement des manuscrits opérés par cet auteur"), che però esclude N dalla critica del testo, "perché copia diretta o indiretta di E" (PERTUSI 1958, p.30).

129 Lʼetà venerabile del codice berlinese, unita alla voce autorevole di Hermann Usener, che per primo pubblicò gli Atti in greco del martirio339, hanno fatto per lungo tempo propendere gli studiosi per la paternità sofroniana dello scritto340.

Ad oggi, tuttavia, sono la notizia di Suid. ΰ 170 Adler:

Γ λΰδκμ,Ν δ εκθκμ μ η ΰ ζβμ εεζβ αμ εα ξαλ κφ ζαι,Ν π εζβθΝ Πδ βμ. ια η λκθΝ δʼ ηίπθΝ μ πβΝ λδ ξ ζδα,Ν μ λ εζ δκθΝ θΝ ία δζ αΝ εα μ θΝ εα Π λ θΝ π ζ ηκθ,Ν δΝ Ν Ἀίαλδε εα

εα αζκΰ βθΝ ΰε ηδκθΝ μ θΝη λ υλαΝἈθα δκθ341,

e inoltre la dicendi festivitas atque ... verborum concinnitas rilevate da Giuseppe Maria Querci342 tanto nel testo prosastico quanto nei Giambi di Giorgio di Pisidia, e soprattutto le convincenti motivazioni storiche e filologiche addotte da Agostino Pertusi343, a non lasciar più dubbi sul fatto che lʼauὈὁὄἷΝἶἷllʼEncomio sia proprio il poeta di corte di Eraclio.