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Lo Scooter Sharing

Nel documento La Sharing Mobility (pagine 30-33)

3. ANALISI DEI MODELLI DI BUSINESS DELLA SHARING MOBILITY

3.2. Lo Scooter Sharing

Lo Scooter Sharing è un altro sistema innovativo di mobilità che si è diffuso negli USA e in Europa, e che utilizza come veicolo condiviso gli scooter, che sono dei mezzi molto versatili e adatti alle grandi città in cui il traffico su quattro ruote è sempre più congestionato. Anche per questo modello sono presenti come nel Car Sharing la possibilità di far viaggi One-Way o Roadtrip, con le compagnie che mettono a disposizione oltre alle piattaforme digitali e i mezzi, anche i caschi e le assicurazioni. Questo sistema può contemplare mezzi a benzina o elettrici, con il pieno in entrambi i casi incluso nel prezzo del noleggio del veicolo. I prezzi si basano quasi sempre su una prima iscrizione che richiede un versamento annuale o mensile, e da una tariffazione oraria.

Questa piattaforma si è sviluppata molto in Europa, dove gli spostamenti in scooter sono molto diffusi, basti pensare a grandi città come Barcellona o Roma, che sono delle metropoli in cui si muovono quotidianamente centinaia di migliaia di persone. A Milano nel 2015 il noto servizio di Car Sharing italiano Enjoy ha espanso il proprio business anche agli scooter acquistando una flotta di 50 scooter a tre ruote Piaggio Mp3. Dopo un periodo di prova di due anni con oltre 250 mila noleggi e mezzo milione di km percorsi, Enjoy ha deciso di dismettere la sezione scooter a favore di un potenziamento del proprio parco

auto Car Sharing16. I motivi di tale scelta probabilmente vanno imputati ad un errore

strategico di mercato, in cui sono stati acquistati degli scooter sì molto sicuri rispetto alla media, poiché provvisti di tre ruote, impianto frenante ABS, telecamera e scatola nera, ma difficili da utilizzare per chi non è abituato a maneggiare scooter di una certa importanza in termini di dimensioni. Dati della compagnia Enjoy, di proprietà di ENI, dimostrano che mediamente gli scooter della flotta venivano noleggiati solo una volta al giorno, a differenze delle auto che vengono noleggiate mediamente dieci volte al giorno. Inoltre va considerato che gli scooter offrono al massimo due posti, è ciò è un limite molto importante alla possibilità di condividere un passaggio e le spese con altri utenti, rispetto ad una macchina che di norma può portare dai quattro ai cinque passeggeri, guidatore incluso. Inoltre bisogna considerare che lo scooter non è un mezzo adatto per fare lunghi spostamenti, e risente del fattore meteo, in quanto non è comodo in caso di pioggia o neve.

16 Vincenzo Borgomeo, “Addio scooter sharing, Enjoy manda in pensione il servizio”,

29 Questo esempio ci aiuta a capire come la SM sia una scienza ancora non matura, e che vi è bisogno di saper approcciarsi al mercato effettuando delle attente analisi sui bisogni e necessità dei potenziali utilizzatori. Ciò non toglie che lo Scooter Sharing, assieme al Car Sharing, siano dei buoni metodi e opzioni alternative per il trasporto di persone.

In USA e più nello specifico a San Francisco, è nata una start up di Scooter Sharing One Trip, la Scoot Networks, che basa la propria flotta di veicoli su scooter elettrici. Questo servizio fa affidamento su una piattaforma digitale che permette all’utilizzatore di prenotare e conoscere la disponibilità e il livello di carburante degli scooter a lui vicini. Una volta individuato lo scooter lo si può prenotare e successivamente sbloccare comodamente una volta arrivati nei pressi del veicolo, attraverso un sistema informatico. Scoot mette a disposizione per ogni proprio mezzo due caschi omologati, e ogni veicolo è coperto da una polizza assicurativa per proteggere il cliente. Inoltre per coloro che non hanno mai utilizzato uno Scooter, Scoot mette a disposizione mediante la propria App dei video tutorial esplicativi su come utilizzare i propri mezzi. L’utente per terminare il proprio servizio, dovrà selezionare un’area di sosta autorizzata ed infine bloccare il proprio mezzo. Il servizio non richiede il pagamento di nessuna sottoscrizione annuale o

mensile, ma una contribuzione di 3 dollari per ogni mezz’ora di utilizzo17. Questo servizio

si è sviluppato a San Francisco, in cui il livello dei servizi pubblici non è idoneo a soddisfare la collettività, in questo contesto quindi, la SM ha molto spazio per potersi esprimere. Lo Scooter Sharing può essere una valida alternativa alla mobilità tradizionale ed agire in combinazione con altri servizi di SM.

30 Figura n. 6: Business Model Canvas dello Scooter Sharing

Fonte: elaborazione propria

Il Business Model dello Scooter Sharing è molto simile a quello del Car Sharing, infatti anche qui siamo in presenza di una piattaforma digitale in grado di comunicare con la domanda e con l’offerta, e allo stesso tempo svolgere le funzioni informatiche per il funzionamento del sistema stesso. Le relazioni con i clienti, i partner, i canali, e le variabili chiave fanno leva su fattori analoghi rispetto al Business Model precedente. La principale differenza di tale modello è da ricercarsi sull’utilizzo dei mezzi condivisi. Infatti lo Scooter Sharing si rivolge ad un segmento differente rispetto al Car Sharing, ovvero una forma di mobilità condivisa che punta sulla flessibilità, ovvero su degli Scooter, che sono mezzi che godono di una versatilità unica in un ambito urbano caratterizzato da congestioni del traffico. Anche qui i principali costi sono da imputarsi allo sviluppo e mantenimento della piattaforma digitale, alla sottoscrizione di assicurazioni, e dall’acquisto e mantenimento della flotta condivisa. Qualora la piattaforma di riferimento dovesse utilizzare il modello Roundtrip, sarà necessario sostenere dei costi per l’implementazione di aree di sosta sul suolo urbano, per permettere il parcheggio dei veicoli. I flussi di cassa invece sono assoggettati agli abbonamenti e alla tariffazione al minuto.

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