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C HIRURGIA BARIATRICA

3.1 Scopo della tes

Lo scopo del presente lavoro di tesi è stato quello di indagare circa le abitudini alimentari dei singoli individui risultati affetti da steatosi epatica non alcolica, diagnosticata tramite ecografia epatica, sottoponendoli ad un questionario alimentare, detto FFQ (food frequency questionnaire), in modo da valutare la differenza tra un tipo di alimentazione basata prevalentemente su grassi e proteine di origine animale e, una basata invece, su grassi e proteine di origine vegetale.

3.2 Materiali e Metodi

Nel periodo tra Settembre 2018 e Febbraio 2018, un gruppo di pazienti afferenti all’ambulatorio di ecografia addominale dell’Università di Pisa, sono stati arruolati per la valutazione delle loro abitudini alimentari in relazione alla malattia epatica conosciuta come NAFLD (steatosi epatica non alcolica). I criteri di inclusione, in base ai quali sono stati selezionati i pazienti erano: pazienti affetti da steatosi epatica (NAFLD) e pazienti non affetti da steatosi epatica. La maggioranza dei pazienti arruolati, presentavo di base, una condizione di obesità o sovrappeso, valutata tramite alcuni parametri come l’indice di massa corporeo (BMI); sono stati esclusi i pazienti con epatite. Lo studio è stato condotto mediante l’utilizzo di un FFQ (food frequency questionnaire) nel quale erano contenute domande circa l’alimentazione dei soggetti e sull’impatto di questa sulla salute dei singoli e dunque sul possibile sviluppo della steatosi, ma soprattutto domande sulla frequenza di consumo dei vari alimenti, in particolari quelli ad alto contenuto di proteine animali e vegetali. Nel questionario oltre alla parte dedicata all’alimentazione, era presente anche una parte dedicata alla raccolta di dati anagrafici, clinici e anamnestici: età, sesso, peso corporeo, altezza, circonferenza vita/fianchi e BMI.

39 3.3 Risultati

Al termine della raccolta dati, sono stati valutati per lo studio circa 40 pazienti (Tabella 6), 20 affetti da steatosi epatica non alcolica e 20 non affetti da questa patologia.

Tabella 6: raccolta di dati ottenuti tramite la somministrazione del questionario (FFQ).

I risultati ottenuti sono molto chiari e mostrano come le scelte alimentari siano importanti e facciano la differenza proprio nello sviluppo della malattia. Il rapporto fra maschi e femmine, per quanto riguarda la prevalenza della malattia è di 1:1 e i soggetti affetti da NAFLD mostrano in generale un BMI maggiore, quindi hanno più peso corporeo a parità di altezza; precisamente i soggetti presentanti la steatosi, risultano avere un BMI medio di 31.2±6.1, mentre in soggetti in assenza di steatosi il valore di BMI medio è di 24.9±1.8, con una significatività statistica pari a 0.0001 (p<0.05). Per quanto riguarda il grado di steatosi, circa 13 pazienti sui 20 presentanti

Steatosi si Steatosi no P Totale 20 20 N/A Maschi/Femmine 10/10 (1) 6/14 (0.43) 0.332 Peso medio (kg) 91.7±18.1 68.4±7.7 0.0001 Altezza media (m) 1.7±0.9 1.7±0.9 1 BMI 31.2±6.1 24.9±1.8 0.0001 Steatosi moderata severa 13 (65%) 7 (35%) 0 N/A Proteine animali (5/w) 18 (90%) 7 (35%) 0.001 Grassi animali (1/die) 19 (95%) 10 (50%) 0.003 Proteine vegetali (3/w) 5 (25%) 15 (75%) 0.003 Grassi vegetali (1/die) 11 (55%) 20 (100%) 0.001

Fruttosio 19 (95%) 7 (35%) 0.001 Confort food Dolce Salato No 12 4 3 3 4 13 0.001

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la steatosi, ovvero una percentuale pari al 65%, presenta una steatosi moderata, mentre circa 7, il 35% dei soggetti, presenta un grado di steatosi severo. Tornando al punto chiave dello studio e dunque a quello che con esso abbiamo valutato, cioè l’alimentazione, il risultato emerso conferma che coloro i quali hanno un maggior consumo di proteine e grassi animali e minore di vegetali, tendono con più facilità a sviluppare la NAFLD (figura 7); più nel dettaglio:

-pazienti con steatosi epatica (18/20), fanno un consumo di proteine animali circa 5/W (5 volte a settimana), quindi in percentuale siamo intorno al 90% del totale, 0.001 (p<0.05); mentre per quanto riguarda i grassi, la frequenza è quella di 1 volta al giorno e la percentuale è del 95% (19/20), 0.003 (p<0.05).

-pazienti in assenza di steatosi epatica, fanno un consumo di proteine animali in percentuale minore rispetto a chi è affetto dalla patologia: 35% (7/20), 0.003 (p<0.05); stessa cosa se valutiamo il consumo dei grassi animali pari al 50%, (10/20), 0.001 (p<0.05).

Interessante notare come si riscontri anche una differenza tra chi consuma proteine e grassi provenienti da fonti vegetali più volte a settimana ed almeno una volta al giorno: infatti, questi soggetti, è emerso abbiano un rischio di sviluppare la steatosi epatica nettamente inferiori rispetto a chi consuma abitualmente prodotti a base di carne (figura 8):

-consumo di proteine di origine vegetale (3/w), percentuale di sviluppo della steatosi 25%, ovvero circa 5 persone su 20 analizzate; il 75% invece, 15/20, non presentano invece, la steatosi, p 0.003 (p<0.05).

-consumo di grassi di origine vegetale (1/die), percentuale di sviluppo della steatosi 55%, ovvero circa 11 persone su 20 analizzate; il 100%, 20/20, non presentano invece, la steatosi, 0.001 (p<0.05).

41 Figura 7: casi di steatosi epatica (NAFLD)

Figura 8: controlli: pazienti non affetti da steatosi epatica (NAFLD)

90% 95% 25% 55% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

proteine animali grassi animali proteine vegetali grassi vegetali

Steatosi SI

Steatosi SI 35% 50% 75% 100% 0% 20% 40% 60% 80% 100% 120%

proteine animali grassi animali proteine vegetali grassi vegetali

Steatosi NO

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Altro dato che abbiamo voluto valutare e dal quale sono emersi risultati importanti, riguarda il consumo di fruttosio. Sembrerebbe infatti che, coloro i quali hanno un maggior consumo di fruttosio nella propria dieta quotidiana, sviluppino maggiormente la steatosi. I dati ci indicano, infatti che, soggetti con steatosi epatica, tendono a consumare prodotti contenente fruttosio con una percentuale pari al 95%, ovvero 19/20; al contrario nei pazienti “controllo”, non presentanti la steatosi, la percentuale relativa al consumo di fruttosio, è pari al 35%, quindi circa 7/20, p 0.001 (p<0.05). Questo è importante in quanto le nostre cellule non utilizzano il fruttosio per la produzione di energia, di conseguenza il 100% del fruttosio che assumiamo tramite gli alimenti, viene metabolizzato a livello del fegato che lo trasforma poi in acidi grassi, LDL, colesterolo e trigliceridi, che vengono immagazzinati sotto forma di grasso corporeo. Ecco perché l’eccesso di fruttosio, entrando nel fegato porta alla formazione della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) [236,237]. Inoltre, i pazienti affetti da steatosi epatica, sembrerebbero avere una maggiore frequenza del consumo del “comfort food”, con particolare preferenza per gli alimenti dolci. Il comfort food rappresenta sostanzialmente quel determinato alimento, dolce o salato, che decidiamo di consumare in un momento psicologico particolare, legato a stati di stress, felicità, tristezza e così via.

Discussione

Questo lavoro di tesi e quindi lo scopo dello studio, ha avuto come obiettivo quello di confrontare sostanzialmente la differenza tra soggetti che conducono uno stile di vita, in particolare parliamo di stile di vita alimentare, concentrato maggiormente sul consumo di proteine e grassi di origine animali, e soggetti che invece, nella loro alimentazione quotidiana scelgono per lo più il consumo di proteine e grassi di origine vegetale. I risultati emersi sono chiari nel dimostrare come ci sia una probabilità maggiore di sviluppare steatosi (NAFLD) se la dieta quotidiana si basa prevalentemente sul consumo di prodotti di origine animale e soprattutto come ad influenzare direttamente lo sviluppo di questa patologia epatica, sia il corretto corporeo e dunque il valore di BMI. Notiamo, infatti, come maggiormente siano i soggetti con sovrappeso o obesità, quelli che mostrano all’esame ecografico l’accumulo del grasso a livello epatico, visibile grazie al fatto che la ghiandola epatica appare scintillante, la famosa brillantezza del fegato. La cosa più interessante che abbiamo potuto valutare soprattutto tramite la somministrazione del FFQ e quindi tramite il colloquio diretto con i pazienti, è che la maggior parte di questi, non possiede una corretta percezione di ciò che mangia e soprattutto

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non mostra attenzione quotidianamente nei confronti delle proprie scelte alimentari. E’ importante ricordare proprio a tal proposito che la steatosi epatica non alcolica è una condizione patologica reversibile e pertanto è possibile intervenire su di essa per contribuire alla sua scomparsa, tramite una alimentazione corretta ed equilibrata. Altrettanto importante è ricordare che, se il soggetto con steatosi segue un’alimentazione poco equilibrata e con predominanza di alimenti di origine animale, inducendo così un accumulo di grasso e soprattutto arrivando ad aumentare il proprio peso corporeo, non parleremo più solo di steatosi ma di un processo che porterà ad un danno irreversibile a livello del fegato. Proprio per questo di fondamentale importanza è la figura professionale di un esperto, come il nutrizionista, che possa affiancare il paziente e possa aiutarlo con la stesura di un piano alimentare che possa guidarlo verso scelte sane e giuste, così da ottenere un impatto positivo sulla salute e sul benessere individuale.

Conclusioni

In conclusione, con questo lavoro di tesi, abbiamo voluto dimostrare come una dieta variegata quindi non escludente gli alimenti contenenti proteine e grassi animali, ma basata maggiormente sulla scelta di prodotti di origine vegetale, rispetto a quelli di origine animale, riduca notevolmente il rischio di sviluppare patologie a carico della ghiandola epatica, quali appunto la NAFLD. Inoltre è importante tenere in considerazione il fatto che quando parliamo di steatosi epatica, parliamo di una patologia di tipo reversibile, dunque tramite una sana alimentazione ed un corretto stile di vita, può essere ripristinata la giusta regolarità della ghiandola epatica.

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