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Lo scoppio della crisi

3.1 LA BOLLA DEL MERCATO IMMOBILIARE

3.1.3 Lo scoppio della crisi

Fino a che il prezzo delle case, trascinate dalla bolla speculativa, continuava ad aumentare tutto il marchingegno creato riusciva a funzionare apparentemente senza alcun intoppo ma nel momento in cui, come descritto precedentemente, il prezzo degli immobili subì un arresto, iniziarono a materializzarsi spettri che in principio non erano neanche immaginati. Fu la scossa che provocò una reazione a catena di ingenti proporzioni e che ha portato alla crisi che tuttora stiamo vivendo, contagiando ogni settore del mondo finanziario, bancario e reale. Nel momento in cui il prezzo degli immobili non riusciva più a salire terminò immediatamente il ricorso al rifinanziamento dei debiti in quanto mancavano le condizioni base per effettuarlo; in questo modo l’importante forza che sosteneva i consumi americani subì un drastico arresto. Quando poi il valore delle case iniziò la ripida discesa verso quote ricordate solo nel primo anno del nuovo millennio, coloro che avevano acceso un mutuo non erano più in grado di dare una garanzia alle banche e il contemporaneo innalzamento dei tassi di interesse peggiorò ulteriormente la situazione provocando il rialzo delle rate da pagare. Fu così che sempre più famiglie si trovarono ad essere

55 insolventi nei confronti degli istituti di credito, i quali per riuscire a recuperare almeno una parte del valore del mutuo erogato iniziarono a pignorare le abitazioni come da contratto. Si presentarono così diversi problemi: il valore delle case continuava a diminuire e quindi le banche si ritrovarono con enormi perdite ed inoltre riscontrarono un’enorme difficoltà a rivendere le case al mercato in quanto il consumo e la ricchezza americana subirono una grossa battuta d’arresto.

Ma non finisce qui, a causa dell’enorme utilizzo della cartolarizzazione dei mutui, la crisi si è trasferita sia a tutte le agenzie finanziarie che acquistavano i crediti concessi dalle banche per poi rivenderli nel mercato come titoli, sia a tutti gli investitori finali e i fondi di investimento che avevano comprato queste obbligazioni che erano composte al loro interno da diversi pacchetti non trasparenti di mutui subprime o comunque molto rischiosi. In questo modo la scia distruttiva creata dalla crisi è riuscita attraverso la cartolarizzazione dei mutui a divenire di carattere internazionale; molte banche e società finanziarie a causa della paralizzazione dei mercati del credito si erano trovate ad avere forti perdite e minusvalenze nei bilanci, sempre più persone si trovavano senza un tetto e senza lavoro e i consumi si erano fermati.

Lo stato americano si trovò davanti ad una situazione disastrosa, gran parte delle banche di investimento e delle società finanziarie erano in una condizione allarmante ed era necessario una grande immissione di moneta per riuscire a risanarne i bilanci; così vennero nazionalizzate Fannie Mae e Freddie Mac, i due giganti semipubblici che dovevano salvare il mercato dei mutui, e che invece hanno avuto bisogno di essere salvati dai contribuenti, venne salvata AIG insieme ad altre banche. Il premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz ha

56 pronosticato nell’estate del 2008 che per riuscire a salvare il sistema bancario saranno necessari circa 1500 miliardi di dollari. Si scatenò così una grandissima crisi di fiducia nel settore interbancario; dato che non era possibile distinguere con chiarezza quali banche avessero nel loro portafoglio titoli legati ai mutui subprime, e che quindi in breve tempo si sarebbero trasformati in spazzatura aumentando vertiginosamente le passività delle stesse, le banche non si fidavano più a prestare fondi ad altre banche. Il mercato interbancario è di fondamentale importanza per aiutare le banche con piccoli problemi di liquidità a sopperire giornalmente alle proprie esigenze attingendo dalle casse di altre banche che si trovano in surplus o richiedendo liquidi dalle banche centrali. È un meccanismo che solitamente avviene ogni giorno e permetta la solidità, la trasparenza e il corretto funzionamento di tutto il sistema bancario. Si è arrivati a situazione estreme in cui nel corso di un’intera giornata non si è assistito a nessuna transazione nel mercato interbancario. La banca centrale assicura sempre una certa quantità di fondi, ma questi hanno un limite oltre il quale deve necessariamente intervenire lo scambio di liquidità diretto tra le banche. Un problema derivante da questa crisi di fiducia è che nel caso in cui una banca si trovi ad avere bisogno imminente di liquidità per il breve periodo non riuscendo a trovarlo nel mercato interbancario possa peggiorare enormemente la propria situazione rischiando addirittura il fallimento, se il buco iniziale riguardava lo 0,5 % a causa della crisi di fiducia si poteva trasformare in un 100% portando a rovinose conseguenze. Un chiaro esempio di quanto appena detto può essere riconosciuto nel caso della Lehman Brothers. La banca si trovava, infatti, in una situazione difficile e a causa della crisi di fiducia le altre banche non erano disposta a prestare i fondi. Questo ha inevitabilmente portato al fallimento

57 della Lehman. Le autorità avrebbero potuto intervenire aiutando la banca ma hanno preferito stare a guardare, giustificando la scelta affermando che far fallire una banca che non aveva sportelli non avrebbe causato grossi rischi per il sistema bancario. Ma la banca pur non avendo sportelli aveva nel suo patrimonio molte obbligazioni sparse nel mercato oltre che una gran quantità di crediti non monetari come garanzie fornite nei confronti di terzi debitori.

Il fallimento ha quindi pregiudicato non solo la Lehman ma anche una grande quantità di altre banche e di investitori che erano in qualche modo legati al destino della stessa.

In quei casi sarebbe quindi stato necessario un intervento da parte dello stato che per non rischiare di creare una pericolosissima crisi di tutto il settore bancario avrebbe dovuto nazionalizzare o comunque dare i fondi necessari al salvataggio.

La crisi delle banche ha causato risvolti molto pesanti per tutta l’economia mondiale, la crisi di fiducia del sistema interbancario ha provocato il rialzo dei tassi di interesse utilizzati tra le banche; un ulteriore problema è che questo tasso, l’Euribor, è lo stesso al quale sono indicizzati i mutui accesi dai clienti che sono ricorsi al mercato del credito scegliendo di ripagare le rate con tassi variabili. L’aumento di questo tasso ha quindi causato l’aumento delle rate da ripagare e di conseguenza ha peggiorato ulteriormente la situazione patrimoniale di moltissime famiglie che spesso si sono trovate illiquide se non insolventi nei confronti delle banche. Questo circolo vizioso apparentemente senza fine ha continuato a creare vittime fino a che le banche centrali hanno cercato di porvi rimedio abbassando il tasso di sconto. L’interevento però non ha risolto il problema perché il timore riguardante la fiducia delle banche continuava a persistere, e il mercato del credito non riusciva

58 comunque a riprendere la giusta spinta per ripartire.

La crisi è stata “risolta” grazie agli stati sovrani che hanno rilevato le banche cercando di ripagare i debiti che pesavano su tutto il mercato; in questo modo la situazione è migliorata, il tasso Euribor si è abbassato ed è tornato vicino al tasso di sconto controllato dalle banche centrali e la crisi di fiducia sembra essere diminuita.