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3. Siracusa, polis megiste

3.7. Scultura femminile in marmo

Importantissimo esemplare proveniente dall’area siracusana è certamente questo torso di figura femminile panneggiata. Databile agli inizi del V secolo a.C., la scultura è costituita da marmo insulare e possiede un’altezza massima di 76 cm. Venne trovata il 29 dicembre del 1912 nell’area di Via Minerva, parallela all’Athenaion di Ortigia, reimpiegata sul muro di una casetta bizantina. Purtroppo si conserva soltanto il torso acefalo e la parte superiore delle gambe (fig. 43). Se- condo la maggior parte della critica il pezzo sembra appartenere alla ti- pologia acroteriale, ipotesi verosi- mile se si guarda al cattivo stato di conservazione dovuto all’esposi- zione all’area aperta. La scultura marmorea fu pubblicata per la prima volta da Orsi, che nel 1915 ne compì una breve descrizione, con- siderandola una Nike per «degli attacchi delle ali ancora superstiti sul dorso (foro per perno metallico)».295 L’archeologo confronta la scultura con la statua deliaca di Mik-

kiades ed Arkermos (fig. 44) della scuola di Chio. 296

295 ORSI 1915, p. 181.

296 ORSI 1918, col. 569, tav. 15.

Fig. 43. Torso femminile da Siracusa. Siracusa, Museo

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Si tratta di una figura che segue ancora i canoni arcaici: il torace è visto di prospetto, mentre le gambe sono rese di profilo. La mano sinistra doveva essere puntata sul fianco, mentre il braccio destro proteso. Il vestiario è inoltre arcaico: un chitone io- nico a fitte pieghe avvolge la figura lasciando esposto il seno destro. Sei lunghe e sottili trecce cadono lungo il petto, quasi mosse dal vento. La figura è dinamica, in torsione. Il dorso è estremamente danneggiato, e mostra la chioma elaborata, a piani ondulati. Sul retro è possibile notare quelli che dovevano essere gli attacchi delle ali che ne hanno permesso l’identificazione come Nike.

Secondo Ernesto De Miro essa esplica «il processo di reazione della conce- zione attica al tramonto delle influenze ioniche, ormai dentro i primi decenni del V secolo a.C.»297 La funzione acroteriale viene proposta da R. Ross Holloway nel 1975: egli la considera decorazione del tempio di Atena, e quindi realizzata in occasione della vittoria di Himera del 480 a.C.298 Non è certo che si tratti di una figura acrote- riale: sebbene il retro non sia ben rifinito, la statua è troppo mutila per permetterne

la giusta interpretazione; potrebbe trattarsi di un singolo donario realizzato per celebrare la vitto- ria di Himera, magari collocato in un thesauròs. Il confronto con la Nike di Archermos proposto da Paolo Orsi potrebbe essere interessante per quanto riguarda l’acconciatura, tuttavia la resa del panneggio è completamente diversa, meno arcaizzante, ed entrambi i seni sono coperti da questo lungo chitone che lascia invece scoperte parte delle gambe. Un panneggio che non trova molti confronti in realtà: nel torso siracusano il chitone è talmente stretto e scollato da lasciare il seno scoperto. Questo tipo di rappresentazione è consueta per esempio nell’iconografia classica, dove l’Amazzone è spesso rappresentata in movi- mento e con uno dei seni scoperti, ma non se ne 297 DE MIRO 1996, p. 413. Vd anche I Greci in Occidente, p. 698, n. 154.

298 HOLLOWAY 1975, p. 35, fig. 223.

Fig. 44. Nike di Archermos. Atene,

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hanno riscontri in età tardo arcaica. Per il contesto in cui è stata rinvenuta, e per le presunte attaccature delle ali di cui rimarrebbe ancora traccia nel dorso, la scultura è da interpretare come una Nike o come Atena stessa.

L’alta qualità di questa scultura non ci stupisce: ci troviamo nel periodo delle grandi commissioni artistiche dei Dinomenidi, post battaglia di Himera. L’Athenaion doveva essere maestoso: ricordiamo le parole dello storico e teologo Tommaso Fazello299, che sulla base di fonti antiche ha ricostruito una fantastica descrizione del tempio dedicato alla dea.300 L'autore si basa su un passo di Ateneo di Naukratis301, uno scrittore greco antico, che raccontava l'elemento dello scudo dorato del frontone del tempio visibile dal mare, allontanandosi da Siracusa. La sua attribuzione alla di- vinità ateniese si deve a Cicerone, che nelle Verrine302 parla a lungo dell'Athenaion di Siracusa, poiché esso fu infatti saccheggiato da Verre di tutte le decorazioni in avorio

299 Frate domenicano vissuto nella metà del ’500. Tra le altre cose, identificò il sito di Himera

nel XVI secolo.

300 FAZELLO 1558, vol.1 vd. pp. 228-229. Primo libro stampato sulla Storia della Sicilia, sud-

diviso in due decadi, la prima di carattere geografico e la seconda di carattere storico. Furono tradotti dal latino in lingua toscana da Remigio Fiorentino.

«Eravi ancora (in quella parte dell'isola, che oggi si chiama Risalibra) un altro Tempio con- secrato a Minerva, ed ornatissimo e bellissimo, in cima del quale era posto lo scudo di Mi- nerva gettato di rame, e tutto indorato, il quale era tanto grande, ch'egli era veduto da navi- ganti, ch'erano in alto mare. Coloro, che partivano dal porto di Siracusa, come gli erano tanto discosto, che non potevano veder più quello scudo, essi pigliavano un bicchiere, o una tazza di terra, la quale toglievano a posta dall'altare degli Dei, ch'era fuor delle mura, presso al tempio d'Olimpio, ed empiendola di mele, d'incenso, e d'altre spezierie, e di fiori, la getta- vano in mare in onor di Nettuno,e di Minerva. Ed avendo fatto questo sacrificio, secondo la loro superstizione, se n'andavano allegri a lor viaggio. In questo Tempio eran nel muro di dentro appiccate certe tavole, dove era dipinta da buon maestro la battaglia fatta a cavallo da Agatocle, come narra Cicerone. Erani ancora ventisette tavole, dove eran ritratti dal na- turale tutti i Tiranni di Sicilia, con bellissima varietà e vaghezza di colori, le quali immagini, sì per la fresca memoria, e per la conosciuta sembianza, dilettavano grandemente gli uomini. Le porte del Tempio erano adorne di borchie d'oro, e commesse d'avorio, e Ciceron dice, che non si videro mai, nè le più belle, nè le più magnifiche in tempo alcuno. In queste si vedeva scolpita la faccia d'una Gorgone, e la testa di Medusa cò capelli di serpenti con ma- raviglioso artificio, e fatte con grandissima spesa [...] I Siracusani dicono, che questo Tempio era quello, ch'oggi è il maggiore, o il Duomo di Siracusa. Egli è da ogni parte sostentato da tredici colonne scanalate, con bellissime basi, e maravigliosissimi capitelli, della qual sorte ne furon fatte da Greci molte in Agrigento, in Selinunte, ed in Segesta».

301 Deipn., XI 462. 302 Cic. Verr. II, 4.

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e le borchie d'oro che ornavano i battenti della porta, comprese le tavole dipinte raf- figuranti il combattimento di Agatocle (forse contro i Cartaginesi), tiranno di Sicilia nel 319/318 a.C., e i ritratti di tutti gli altri tiranni sicelioti. Cicerone ricorda che la maestosità del tempio era tale che lo stesso Marco Claudio Marcello, militare ro- mano della Seconda Guerra Punica e conquistatore di Siracusa, si era inchinato da- vanti al tempio.

Tornando alle parole di Fazello, la sua descrizione riporta un antico rito le- gato proprio al santuario di Atena in Ortigia: alcuni marinai, molto devoti al dio del mare Nettuno e alla dea Atena, al fine di ottenerne la protezione durante la naviga- zione, prima di partire al largo compravano vasi di creta (venduti in un'ara vicino al tempio di Giove) e li riempivano di miele, incenso, spezie e fiori. Portavano poi i vasi con sé sulle imbarcazioni, e quando all'orizzonte non riuscivano più a vedere il grande simulacro aureo della dea visibile da ogni parte del mare, lanciavano nell'ac- qua i vasi invocando la benevolenza di Nettuno e Minerva.303 Quello che si dice fu l'Athenaion di Siracusa divenne nel VII secolo d.C. una cattedrale cristiana dedicata alla Vergine Maria e consacrata dall'allora vescovo Zosimo. Venne sistemato così come è oggi, eccetto la facciata ricostruita nel XVIII secolo d.C. Nell'anno 1542 un terremoto fece crollare il campanile della chiesa, probabilmente l'antica torre dove una volta era appeso lo scudo di Minerva.

Il tempio è contenuto nelle strutture della chiesa, e la trasformazione dell'edi- ficio è così avvenuta: gli intercolumni del peristilio delle fiancate nord e sud furono racchiusi da una cinta muraria di un 1 m di spessore, nei muri della cella si tagliarono otto archi per ciascun lato e la cella stessa fu elevata per permettere l'illuminazione dall'alto; il sekòs venne trasformato in navata centrale e coperto con un soffitto in le- gno, le navate laterali invece risultarono dal riempimento dell'intercolumnio: qui il soffitto invece è stato realizzato in muratura. Per unificare lo spazio interno si dovet- tero demolire i tramezzi tra la cella, il pronao e l'opistodomo. L'orientamento fu ro- vesciato per rivolgere ad est il coro della chiesa, che occupa il posto della facciata del

303 Molti studiosi sono restii ad attribuire tale rito alla dea della Sapienza: forse più attendibile

sarebbe il riferimento al culto dionisiaco che presentava anche certi aspetti legati al mare, soprattutto a Siracusa. Per approfondimenti che non tratteremo in questa sede vd. CARUSO 2012.

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tempio. Sul lato opposto all'entrata, all'estremità di ciascuna navata, si costruirono delle absidi a forma semicircolare.

Secondo la maggior parte delle interpretazioni304, un tempio di grande qualità e con un così alto scopo potrebbe essere stato decorato da questa scultura femminile, che esprime a pieno il periodo del 480 a.C., ancora tardo arcaico per la Sicilia, ma già proiettato verso le grandi sperimentazioni dell’età classica. Tuttavia le dimensioni della statua non sembrano sostenere questa ipotesi. Recenti analisi del marmo di cui è costituita questa Nike inoltre ci dicono di più sulla provenienza del marmo utiliz- zato: è quello di Lakkoi, dall’isola di Paros.305

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