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La Scuola poetica di Fergana nacque ufficialmente nel 1991, anno in cui nella rivista ―Звезда Востока‖ fu pubblicata una breve antologia di scritti di Š. Abdullaev, Ch. Zakirov e D. Kislov. Fu proprio attorno a questa rivista, della quale S. Madaliev fu caporedattore all‘inizio degli anni Novanta, che si raggruppò la scuola, che nelle sue pagine trovava non solo spazio per le proprie liriche e i propri scritti in prosa, ma un‘ampia panoramica di letteratura straniera, e proprio a causa della predilezione per la lirica e la cultura anglosassone e mediterranea la redazione della rivista subì in seguito un rimpasto che escluse dalla direzione ogni esponente della scuola. L‘impatto della lirica straniera tuttavia fu determinante per questa scuola, i cui membri si ispirano all‘opera di T. S. Eliot, W. Whitman, E. Pound, ma anche G. Leopardi, S. Quasimodo, R. M. Rilke e la lirica giapponese di Matsuo Basho. La tradizione russa è oscurata da questo panorama vasto e variegato di ispirazioni e stili diversi, mentre emerge in alcuni di loro l‘interesse per le forme della lirica uzbeka classica. Il loro verso è asciutto e solitamente breve, fatto di immagini statiche, quasi fotogrammi della realtà che circonda il poeta187, realtà che tuttavia è evocata tramite dettagli

186 Va tenuto conto del fatto che mentre il fondatore, Abdullaev, risiede ancora in Uzbekistan, buona parte dei poeti che

compongono questa corrente è emigrata all‘estero; ma mentre i taškol‘niki in questa loro diaspora spesso prediligono la Russia europea, si pensi a Janyšev e Muratchanov, i fergancy per lo più abbandonano il suolo russo.

187 Il verso libero è la forma nella quale con maggiore naturalezza si esprime questa tendenza all‘immobilità delle

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minimali, che non danno mai il senso di una creazione scenografica il cui scopo sia quello di ricreare il paesaggio orientale come uno scenario, ma lo presentano come una parte integrante della мировоззрение del poeta. La lirica dei membri di tale scuola, pur nella varietà che la presenza di individualità poetiche di spicco garantisce, è caratterizzata da un‘evidente tendenza a rifiutare la narratività: il poeta accenna, lascia emergere nel verso il proprio stato d‘animo, ma quasi mai racconta, piuttosto allude semplicemente (è opportuno ricordare che, nonostante la produzione in prosa della scuola sia notevole, si tratta per lo più di saggistica e quasi mai di narrativa). Ecco come Il‘ja Kukulin descrive questo gruppo:

Пик общероссийского влияния «ферганской школы» - именно начало 90-х; […] Тексты «ферганской школы» написаны только на русском языке. Взаимодействия с современной узбекской литературы почти не было, за исключением единственного автора – живущего в Лондоне Хамида Исмайлова. […] Но с самого начала «ферганская школа» отсылала к разного рода межкультурным взаимодействиям…188

L‘autore sottolinea anche un altro importante elemento: la ―multi-etnicità‖, che si traduce in multiculturalità, che caratterizza la valle di Fergana, alla quale i poeti di questo gruppo sono legati:

Источников этой межкультурности два. Первый – это мультиэтничность собственно Ферганы и Ферганской Долины, […]. Второй – это идея, существовавщая в кругу ферганских художников, но вновь открытая Абдуллаевым: идея синтеза европейских культур и специфической оптики, совмещающей способы восприятия, развитые в европейском авторском кино

si lega alla brevita delle forme poetiche predilette dai fergancy per creare questo effetto, e crea nel lettore l‘impressione, a volte, di trovarsi di fronte alla descrizione di uno scatto fotografico. Afferma Janyšev:

―Верлибр — один из главных формальных признаков ―Ферганской школы‖, как пишет ее представитель Хамдам Закиров, был выбран ―ферганцами‖ из-за того, что он лучше любой другой формы отвечал ―требованиям внутреннего отстранения, имперсональности текста‖. То есть ориентация на западную традицию для них выражается в отстраненно-холодном типе поэтического высказывания.‖ (С. Янышев, Малый шелковый путь русской поэзии, «Арион», №2, 2005, p. 30.) 188 И. Кукулин, Фотография внутренностей кофейной чашки, «Новое Литературное Обозрение», № 54, 2002, p. 273.

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60-х – 70-х и восприятие действительности в восточных медитативных практиках.189

Questa influenza duplice, questa fusione tra l‘Oriente e l‘Occidente secondo Dmitrij Kuz‘min ha come elemento fondamentale il bagaglio linguistico di riferimento, ovvero il russo. Afferma il critico:

[…] русский язык используется ее представителями – среди которых ведущую роль играют этнические узбеки – как язык межкультурного взаимодействия, terra nullius, на которой разворачивается диалог восточного менталитета и западной просодии.190

L'importanza del russo per questi poeti, sia in quanto loro lingua madre, sia per il ruolo di lingua franca che essa ha svolto per più di un secolo in queste terre, è indubbia. E tuttavia alcuni critici mettono in luce l‘assenza di vitalità della lingua usata dai fergancy, che risulta meno briosa e vagamente scolastica se posta a confronto con quella dei membri della Taškola; ecco l‘opinione di A. Pravikov: Упомянув Фергану, спешу оговориться, что ничего пренебрежительного в виду не имел. Просто, на мой сторонний взгляд, то, что делают лучшие из «ферганцев», имеет к русской поэзии отношение косвенное. Язык, на котором они волею судеб фиксируют свое творчество, является своего рода носителем, неким кодом, нейтральным по отношению к содержанию. Иначе говоря, язык используют, как бы не плывут в языковой стихии, а переправляются через нее, не входя во взаимодействие.191

Questa tesi di Pravikov è apertamente contestata da Urickij, il quale mette in dubbio l‘idea che Pravikov sembra sostenere, che sia possibile per un poeta scrivere in una lingua senza subirne l‘influsso, senza assimilarla ad un livello profondo; Urickij afferma inoltre che la lingua russa immaginata da Pravikov come espressione propria dei fergancy, pare una lingua fissata ed immobile, immutabile nel tempo, e afferma:

189 Ivi, pp.273-274.

190 Д. Кузьмин, На сквозняке многочисленных языков, «Новое Литературное Обозрение», № 65, 2004, p. 317. 191 А. Правиков, Восток ли – Восток, или Рассуждение о стихах, хороших и разных, «Знамя», №10, 2002, p. 237.

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Отечественная словесность при встрече с иной культурной традицией может лишь обогатиться новыми звучаниями, новыми смыслями, новыми чувствами.192

Tale affermazione, a mio avviso, è convincente sia in relazione alla Scuola di Taškent, sia alla Scuola di Fergana, sebbene l‘uso della lingua fatto dalle due correnti sia differente, come vedremo in seguito. Ma Urickij nel suo testo, che è per l‘appunto una recensione al III volume di MŠP, ha il pregio di capire il legame che unisce le due scuole, e che ha portato i membri della generazione più giovane ad offrire ospitalità alla Scuola di Fergana, oramai condannata a vivere nella diaspora, ―заодно и cняв само противопоставление Ташкент – Фергана‖193. Questa stessa opposizione tra i due luoghi pare essere artificiosa: più che opposizione potremmo parlare di interazione dialogica, fondata sulla natura del luogo nel quale il poeta si è formato e che si è fissato nella sua mente. Urickij sottolinea inoltre che sempre più elementi della Scuola di Fergana penetrano nella produzione della Scuola di Taškent, affermazione con la quale personalmente non concordo, in quanto ritengo che anche in questo volume, nel quale l‘omaggio ai predecessori e (almeno in parte) ispiratori della Taškola avrebbe potuto indurre i suoi membri ad avvicinarsi allo stile dei fergancy, i ―tre solisti‖ che compongono il nucleo della Scuola di Taškent abbiano mantenuto la propria originalità. Sono perciò ancor più in disaccordo con Kuz‘min quando, in una nota al testo già citato, afferma che: Младшие соперники Абдуллаева, упорно называющие себя «ташкентской школы» [...] пытаются разливать эту массу в тетрапаковские параллелепипеды околокушнеровской силлаботоники. Выходит нечто водянистое и безвкусное, как порошковое молоко.194

Tale affermazione mi sembra non comprendere a pieno la poetica della Taškola, per quanto concerne lo stile, le tematiche, e, infine, i referenti culturali; essa, come vedremo in questa trattazione, condivide alcuni aspetti dell‘ispirazione della Suola di Fergana, ma se ne distacca in modo evidente,

192 А. Урицкий, Где все-таки сошлись Запад и Восток, op. cit., p.305. 193 Ivi, p. 306.

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dimostrando non solo di possedere una propria ispirazione individuale, ma anche di non aver mai tentato imitazioni di sorta.

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