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III – La selezione degli uomini e l’arruolamento

IV- Le Scuole di polizia e l’addestramento

Come abbiamo avuto modo di spiegare parlando dei provvedimenti di riforma voluti da Vicari, il settore delle scuole, dopo la costituzione della Divisione scuole di polizia (poi divenuta Servizio arruolamento e Scuole di Polizia), aveva subito un notevole salto di qualità nel corso di tutti gli anni Sessanta. Questi provvedimenti

212 Prospetto sulle ammissioni nell’Accademia di PS (3 giugno 1976). AF, FSF, sez. II, serie 3, b. 49, fasc. 39.

213 Un panorama abbastanza esauriente sulla storia e sull’organizzazione delle scuole di polizia all’inizio degli anni Settanta viene offerto dalla già citata pubblicazione sulle scuole di polizia: Direzione Generale di P.S., Le scuole di polizia in Italia cit., passim.

condussero ad un’organizzazione sistematica di tutto il comparto delle scuole (che numericamente passarono da 9 a 20)214.

A partire dall’anno 1975, l’attività svolta dalle scuole di polizia fu comunicata (in breve) da una relazione informativa presentata alla Camera dal Ministro dell’Interno (una rara e preziosa eccezione rispetto alla consueta scarsa informazione che caratterizzava l’attività delle forze di polizia)215. Grazie a questi materiali è stato possibile ricostruire un elenco di tutti i principali luoghi di formazione della Pubblica sicurezza nel periodo compreso tra il 1975 ed il 1980 (vedi tabella 13).

Alessandria Scuola Allievi Guardie di PS

Abbasanta CAIP – Centro addestramento e istruzione professionale (antisabotaggio, antiterrorismo)

Bologna Centro Addestramento Polizia Ferroviaria Bolzano Scuola Allievi Guardie di PS

Brescia Scuola POLGAI – Polizia Giudiziaria Amministrativa Investigativa Caserta Scuola Allievi Guardie di PS

Scuola POLGAI – Polizia Giudiziaria Amministrativa Investigativa Cesena CAPS – Centro Addestramento Polizia Stradale

Foggia Scuola allievi guardie di PS

Genova Centro di Studio per l'Istruzione media presso il IV Reparto Mobile La Spezia Centro addestramento nautico e sommozzatori

Moena Centro addestramento alpino (Scuola alpina guardie di PS) Nettuno Scuola Sottufficiali di PS

Peschiera XV Reparto Mobile, corsi propedeutici polizia giudiziaria Piacenza Scuola Allievi Guardie

Reggio Emilia Compagnia distaccata del XX reparto mobile: corsi polizia ferroviaria e frontiera. Roma Scuola Tecnica di Polizia (motorizzazione e telecomunicazioni e altre specializzazioni)

Scuola Polizia Giudiziaria, Amministrativa e Investigativa, specializzazioni Accademia del Corpo delle Guardie di PS

Scuola Superiore di Polizia

Scuola Tecnica Cati (programmatori elettronici) Società IBM (operatori sistemi elettronici)

CRIMINALPOL – EUR (trattamento automatico delle informazioni di polizia criminale)

Ospedale Militare di Roma (personale medico) Scuola Interpreti

Centro Nazionale CRIMINALPOL Centro Elettronico

Scuola POLGAI – Polizia Giudiziaria Amministrativa Investigativa

214 Della Porta – Reiter, Polizia e protesta cit., pp. 190-192.

215 Come abbiamo già ricordato la legge 11 giugno 1974 n. 253 prevedeva «una relazione annuale del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta nelle Scuole di polizia». Atti Parlamentari, Camera dei deputati, Legislatura VI, Disegni di legge e relazioni, Documenti, Relazione sull’attività svolta e sui risultati

conseguiti presso le scuole di polizia, presentata dal Ministro dell’Interno Gui (4 febbraio 1976). Grazie a questi

materiali siamo a conoscenza della globalità dei corsi attivati e delle dimensioni dell’apparato formativo della Pubblica Sicurezza.

La Maddalena Scuola Capi Equipaggi Marittimi Senigallia Stabilimenti della PS

Taranto Scuola Capi Equipaggi Marittimi Trieste Scuola Allievi Guardie di PS

Scuola Interpreti

Ventimiglia Centro Addestramento Polizia di Frontiera Vicenza Scuola Allievi Guardie di PS

Tabella 13: Scuole e centri di addestramento della Pubblica Sicurezza (1975-1980)216.

La formazione dei funzionari, della polizia femminile e degli ufficiali era di discreta qualità: sia la Scuola Superiore di Polizia (con i suoi corsi semestrali tenuti da docenti universitari) che l’Accademia di Pubblica Sicurezza (con un programma di formazione quadriennale che includeva molti esami universitari) avevano programmi e mezzi che rispondevano pienamente al delicato compito di formare il personale direttivo della PS217.

Più complesso era lo stato della formazione riservata alle guardie di PS e non a caso, la gran parte delle relazioni ministeriali (Gui 1976, Cossiga 1977-1978 e Rognoni 1980218) citate si concentrava sull’addestramento della massa del Corpo e sulle problematiche connesse.

Appena arruolate, le nuove reclute erano distribuite nelle diverse scuole per allievi guardie per un primo addestramento di base di durata semestrale. Malgrado la legge (11 giugno 1974, n. 253) imponesse a tutti i nuovi arruolati del Corpo di possedere la licenza media inferiore, nel 1975, sfruttando un’eccezione della stessa norma219,

216 Abbiamo escluso (in quanto non si trattava di scuole) dalla tabella tutti quei corsi propedeutici organizzati occasionalmente presso i reparti o i gruppi, per lo stesso motivo abbiamo escluso i corsi CRACIS (per il conseguimento della licenza media) tenuti presso alcuni reparti. Abbiamo incluso invece gli autocentri perché vi si svolgevano appositi corsi di formazione per meccanici. L’elenco della tabella è stato estrapolato dai prospetti informativi contenuti nelle seguenti relazioni tutte titolate Relazione

sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia e contenute in Atti Parlamentari, Camera dei

deputati: Relazione Gui 4 febbraio 1976 (VI legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti); Relazione Cossiga 12 dicembre 1977 (VII legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti); Relazione Cossiga 9 marzo 1978 (VII legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti); Relazione Rognoni 11 febbraio 1981. Cfr. anche con Direzione Generale di P.S., Le scuole di polizia in Italia cit., p. 71.

217 Anche una rivista tendenzialmente critica nei confronti dell’istituzione come «Ordine Pubblico» aveva posto l’accento sulla buona formazione impartita ai funzionari di PS (Giuseppe M. Natali, La sciarpa

stracciata, in «Ordine Pubblico» a. XXIII (1974), n. 4, pp. 6-7); lo stesso poteva dirsi per i ben quattro anni

di formazione dell’Accademia di PS. Si veda a proposito Annibale Paloscia, I segreti del Viminale, Roma, Newton Compton, 1994, pp. 195-196.

218 Le quattro relazioni citate si somigliano molto tra loro e spesso riportano blocchi di testo ripresi interamente dalla relazione precedente.

219 L’inizio dell’art. 4 della legge 11 giugno 1974, n. 253 recitava: «Gli aspiranti allievi guardie di pubblica sicurezza devono essere in possesso della licenza di scuola media dell'obbligo. Fino al 31 dicembre 1978 i candidati muniti di diploma di licenza elementare, che all'atto dell'entrata in vigore della legge 31 dicembre 1962, n. 1859, abbiano compiuto l'undicesimo anno di età, possono essere arruolati». Cfr. Gazzetta Ufficiale, n. 177 (8 luglio 1974).

furono immessi in ruolo più di ottocento uomini provvisti della sola licenza elementare. Per questo personale il corso base era posticipato e furono istituiti appositi corsi propedeutici di cultura generale finalizzati alla concessione della licenza media (in soli sei mesi!) dopo un esame predisposto appositamente dai locali provveditorati e autorizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione220.

Eccezion fatta per gli allievi di questi corsi propedeutici (che sarebbero rimasti complessivamente 12 mesi nelle scuole) la gran parte del personale era addestrata con un corso base di sei mesi più un corso specialistico trimestrale. I successivi corsi di specializzazione professionale (polizia stradale o ferroviaria per fare un esempio) avevano invece una durata variabile e vi si accedeva dopo aver completato i nove mesi previsti dalla formazione di base221.

L’ingresso degli allievi nella scuola veniva solitamente salutato con una comunicazione dell’ufficiale comandante, verbale o scritta. Vale la pena citare a proposito le prime righe di una lettera con cui il Colonnello comandante della Scuola Allievi Guardie di Trieste dava il benvenuto ad uno dei suoi allievi: «Allievo, le porgo il benvenuto in questa caserma in cui dovrà trascorrere un periodo molto importante della vita; questa sarà la sua casa e la sua Scuola, qui avrà modo di mostrare quanto vale e che uomo è»222.

Seguivano, allegate alla lettera, due pagine con le regole di contegno da osservare all’interno della scuola. La disciplina militare veniva ovviamente prima di tutto: «Le personalità e le idee degli allievi verranno tenute nella massima considerazione […] ma tutti dovranno sempre ricordare che in un organismo militare è assolutamente obbligatorio ubbidire in modo pronto, rispettoso, leale ad ogni superiore di qualsiasi grado. Chi dovesse dimenticarlo si espone a conseguenze che possono essere gravissime». Seguivano istruzioni minuziose sul contegno da tenere: «chi è disciplinato ed ossequioso senza convinzione, esclusivamente per timore di punizioni o per

220 Dopo l’autorizzazione del Ministero della Pubblica Istruzione, un’apposita commissione d’esame fu istituita per la concessione della licenza media a tutti coloro che avevano seguito i corsi propedeutici. Su questo si veda la Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia fatta da Gui 4 febbraio 1976 (Atti parlamentari, Camera dei deputati, VI legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti).

221 Ibidem.

222 Lettera di benvenuto del colonnello comandante della Scuola allievi guardie di P.S. di Trieste ad un allievo (1968). Materiale acquisito nel corso dell’intervista ad Orlando Botti, ex sottufficiale di PS e appartenente al movimento per la smilitarizzazione (Imperia, 4 aprile 2014).

ingraziarsi i superiori, non ha dignità di uomo libero ma animo servile». Seguivano istruzioni sull’igiene personale e sulle regole basilari da tenere all’interno della caserma223.

Il programma dei corsi era articolato in quattro settori principali: cultura generale, istruzione professionale, addestramento militare, educazione fisica e sport224.

Tra le nozioni di cultura generale vi erano italiano, storia, geografia e, molta attenzione era riservata all’educazione civica: «Nel campo della cultura generale una speciale cura viene dedicata all’insegnamento dell’educazione civica […] ove trovano collocazione […] i dettati della Costituzione italiana, con particolare riferimento ai diritti e ai doveri del cittadino ed alle funzioni istituzionali demandate alle forze di polizia nello Stato democratico»225.

Tuttavia, dato il basso livello culturale degli allievi, le nozioni impartite si limitavano spesso allo stretto indispensabile226. I corsi di cultura generale e di formazione professionale, dal canto loro, rasentavano spesso il puro nozionismo ed erano stati criticati dagli stessi funzionari del Servizio arruolamento e scuole:

Attualmente le varie scuole sono organizzate in modo da accogliere i candidati fino a capienza logistica, qualunque essi siano e culturalmente e evoluzionisticamente, […] addottrinandoli indiscriminatamente con un bagaglio nozionistico e pratico non sempre coerente ed assimilabile alla struttura degli allievi, così eterogeneamente composta. Ai livelli culturali superiori non vi è una effettiva adeguata preparazione ed evoluzione a causa del trito scarso nozionismo; ai livelli culturali inferiori non v’è l’auspicata evoluzione a causa della non adeguata cura portata allo sviluppo della informe materia prima227.

Critiche simili potevano rivolgersi anche alla qualità dei manuali d’istruzione forniti all’interno delle scuole di polizia: veri e propri elenchi di nozioni male assortite tra loro. Questi testi mostravano, oltre ad una notevole carenza della parte relativa alla

223 Ibidem.

224 Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia presentata dal ministro Gui 4 febbraio 1976 (Atti parlamentari, Camera dei deputati, VI legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti). Bisogna sottolineare che la dicitura “addestramento militare” scomparve a partire dalla relazione fatta da Cossiga nel 1977 e fu sostituita dalla dicitura “addestramento professionale” Tuttavia l’addestramento impartito era identico a quello militare. Cfr. Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti

presso le Scuole di Polizia presentata dal ministro Cossiga il 12 dicembre 1977 (Atti parlamentari, Camera dei

deputati, VII legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti). 225 Ibidem.

226 Il livello di scolarizzazione delle reclute era molto basso e spesso alla licenza elementare o media (faticosamente ottenuta dai più) non corrispondeva una reale conoscenza della lingua italiana e di altre nozioni di base. Uno dei problemi principali durante i corsi di addestramento, secondo Angelo D'Orsi, era far sì che, entro la fine dell'addestramento, la maggior parte degli uomini parlasse almeno la stessa lingua. Cfr. D’Orsi, Il potere repressivo cit., pp. 252-253.

227 Ministero dell’Interno, Servizio Arruolamento e Scuole di Polizia, Divisione Arruolamento – Centro Psicotecnico, Proposte e critiche sull’arruolamento e sul centro psicotecnico, 16 ottobre 1972. AF, FSF, sez. II, serie 3, b. 49, fasc. 39.

cultura generale, anche una netta preponderanza di nozioni connesse all’addestramento fisico e militare: erano insomma più manuali per la truppa che testi di formazione per futuri poliziotti228.

Tornando ai corsi di formazione, il secondo settore, quello relativo al “sapere di polizia”, comprendeva «tutte le materie destinate alla formazione professionale di base delle guardie»: diritto, procedura penale, leggi di pubblica sicurezza e (poche) nozioni pratiche229. In una polizia dove molte tecniche e conoscenze scaturivano da prassi perfezionate negli anni, appariva quantomeno ridotto lo spazio dedicato a questi argomenti all’interno dei manuali230.

In ultimo (ma di fondamentale importanza per il tempo dedicato nei corsi) vi erano l’addestramento militare e la pratica sportiva. Nel computo globale della formazione, queste due materie occupavano insieme quasi metà del programma base delle scuole231. Anche all’interno dei manuali, le istruzioni militari riempivano metà delle pagine232.

Al termine di questa prima sessione semestrale, una seconda fase di addestramento trimestrale era prevista dopo il giuramento (con cui lo status degli allievi mutava da quello di “allievo guardia” in quello di “guardia allievo”) ed era dedicata ad un approfondimento «sotto un profilo più spiccatamente pratico» della preparazione ricevuta in precedenza233.

Tuttavia, come avremo modo di leggere anche in seguito, questa ulteriore fase di formazione non veniva svolta. Vi era infatti la consuetudine di utilizzare i reparti degli allievi delle scuole nei servizi di ordine pubblico sottraendoli alle aule, talvolta per

228 Si veda Dir. Gen. P.S., Manuale di istruzione militare e professionale cit., e cfr. Id, Manuale di istruzione militare (1971) cit. e anche Id, Manuale di istruzione militare e professionale per allievi guardie di P.S., Cesena, Centro addestramento polizia stradale – Centro Stampa, 1978. Un’analisi parziale dei manuali riservati alle guardie ed ai sottufficiali di PS è stata fatta in: Della Porta – Reiter, Polizia e protesta cit., passim.

229 Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia fatta dal Ministro Gui il 4 febbraio 1976 (Atti parlamentari, Camera dei deputati, VI legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti). 230 Abbiamo preso come esempio i due manuali del 1966 e del 1978 già citati in precedenza che dedicavano meno di venti pagine alla «tecnica dei servizi di polizia». Dir. Gen. P.S., Manuale di istruzione

militare e professionale cit. e cfr. Id, Manuale di istruzione militare e professionale per allievi guardie di P.S., Cesena,

Centro addestramento polizia stradale – Centro Stampa, 1978.

231 Abbiamo tenuto presente un prospetto con le percentuali del tempo di lezione dedicato a ciascuna materia di formazione trovato in AF, FSF, sez. II, serie 3, b. 49, fasc. 39.

232 Dir. Gen. P.S., Manuale di istruzione militare e professionale cit., pp. 17-313.

233 Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia fatta da Cossiga 12 dicembre 1977 (VII legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti).

l’intera durata del corso. Questa pratica era diffusa anche nei corsi di formazione più importanti come quelli delle specialità o quelli per sottufficiali234.

L’insieme delle prassi e delle lacune organizzative descritte assicuravano un livello di addestramento mediocre che fu criticato da più parti (anche se le scuole di polizia erano strutturalmente e tecnicamente adeguate per formare il personale).

Le scuole tendevano «a formare dei soldati più che dei poliziotti», affermò un sindacalista nel corso di una giornata di studio sulla riforma della polizia tenutasi a Torino, nel 1978. Approssimazione, scarsa organizzazione e militarismo costituivano un serio limite alla preparazione degli allievi:

Il basso livello culturale degli arruolati, la brevità dei corsi, la superficialità dell’insegnamento, la mancanza di una preparazione tecnico-professionale adeguata, il frequente impiego degli allievi in compiti di ordine pubblico non consentono, in particolare agli agenti di P.S., di acquisire una professionalità adatta ai compiti loro affidati. La preponderanza dell’educazione militare costituisce un pesante condizionamento nella formazione mentale, impedendo l’approfondimento delle tecniche di polizia, lo sviluppo delle capacità individuali e la migliore conoscenza dei problemi reali della società civile. […] L’isolamento in cui è tenuto il poliziotto ed il mancato collegamento con le strutture scolastiche pubbliche e le realtà culturali della società esterna, favoriscono l’insorgere di un complesso di diffidenza se non di inferiorità verso i cittadini che si traduce, talora in atteggiamenti vessatori235.

Riguardo al personale delle scuole, c’erano stati ripetuti tentativi da parte dell’Amministrazione di far entrare nelle scuole di polizia personale docente civile proveniente dalle scuole pubbliche e dalle università ma tutti i tentativi si erano risolti in un nulla di fatto per la sostanziale assenza di candidati. Nella relazione sulle scuole di polizia del 9 marzo 1978, il ministro Cossiga parlò del problema (che si ripresentava immutato dal 1975) sottolineando come, «di quei pochi docenti risultati utilmente collocati in graduatoria ai fini del conferimento dell’incarico d’insegnamento, soltanto uno insegna[va …] presso un istituto di istruzione della pubblica sicurezza»236.

Il problema era stato in parte risolto ricorrendo a maestri elementari fuori ruolo e, per le materie tecniche, all’insegnamento da parte di funzionari ed ufficiali di PS in pensione. Questi provvedimenti tampone ovviamente eliminavano gran parte dei

234 Si vedano ad esempio alcuni articoli di «Ordine Pubblico» sulle scuole di polizia: Ma è vera scuola?, in «Ordine Pubblico» a. XXIII (1974), n. 4, pp. 8-9; Giuseppe M. Natali, Le troppo opinabili scuole di polizia, in «Ordine Pubblico», a. XXIV (1975), n. 11, p. 16-17. La consuetudine di utilizzare i reparti allievi delle scuole di polizia per lunghi servizi di ordine pubblico viene documentata anche da Isman, I forzati

dell’ordine cit., p. 91.

235 La ristrutturazione della Pubblica Sicurezza e le linee della Riforma. Giornata di Studio su “Ordine Pubblico e Riforma della Polizia” Torino 15-17 aprile 1978. ACS, MI GAB 1976-1980, b. 145, fasc. 11070/140/1, sott. 3.

236 Relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti presso le Scuole di Polizia fatta da Cossiga 9 marzo 1978 (VII legislatura, Disegni di Legge e Relazioni, Documenti).

benefici che sarebbero potuti scaturire da scuole di polizia più “aperte” e dotate di personale civile proveniente dalla scuola pubblica e dall’università. In questo senso la

separatezza esistente tra poliziotti e società tendeva a nascere sin dal periodo di

formazione.

Per quanto riguarda la massa del personale di PS dunque, la formazione non poteva dirsi affatto adeguata alle esigenze e alle problematiche di una società democratica. Come scrisse Alberto Bernardi alla fine degli anni Settanta, «la preoccupazione fondamentale di chi ha guidato l’impostazione delle scuole di polizia e dei corsi di istruzione è consistita nel garantire la formazione di una massa compatta di uomini, militarmente organizzati, che pensassero il meno possibile, quindi più agevolmente strumentalizzabili»237.

Anche se le scuole di polizia degli anni Settanta, grazie soprattutto alle migliorie promosse da Vicari nel decennio precedente, risultavano abbastanza adeguate al compito che avrebbero dovuto svolgere, la poca selezione del personale e la formazione piuttosto superficiale impartita nelle scuole non garantivano in alcuno modo l’ingresso nell’Istituzione di personale con una preparazione adeguata.