Nel XVII secolo, la Transilvania continuava ad essere un Principato autonomo che pagava tributo al Sultano, guidata da un Principe calvinista magiaro e da un’élite politica formata dalle “tre Nazioni e quattro religioni” receptae. Col processo di ammodernamento, la Dieta ha adottato una serie di leggi con valore costituzionale, che sono rimaste tra i documenti di riferimento per secoli, anche dopo l’occupazione della
21 Ioan-A. Pop, Naţiunea română medievală..., p. 30.
22 Idem, Il patriarca Kiril Lukaris sull’unità etno-confessionale dei
Romeni, in Etnia e confessione in Transilvania (secoli XVI-XX), cura e
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Transilvania da parte degli Austriaci (1688). Si tratta delle
Approbatae Constitutiones (1653) e Compilatae Constitutiones (1669). In esse si riprendono le antiche regole
con cui il Paese era condotto esclusivamente dai privilegiati, e cioè dalle Nazioni e dalle confessioni accettate. Gravi restrizioni sono applicate agli iobagiones (i servi della gleba) ed ai preti ortodossi, cioè ai Romeni, anche se non sono nominati sempre con il loro attributo etnico. Nel primo articolo, parte I, titolo VIII, come anche in altre parti delle
Approbatae è iscritta testualmente l’esclusione dei romeni
quale blocco etnico e confessionale, ad un tempo dalla vita politica e dalla cittadinanza del paese: Anche se la nazione romena non è stata accettata in patria quale stato, e la sua confessione non si ritrova fra le religioni accettate23, propter
bonum publicum, i Romeni possono abitare in patria, con le
relative restrizioni. In diverse parti di tali leggi è sottolineato come i Romeni, utili per il bene pubblico, ma esclusi dalla cittadinanza e dall’esercizio del potere, possano essere “tollerati” nel Paese usque ad beneplacitum Principum et
Regnicolarum. C’è qui un fine gioco tra l’esclusione ufficiale
e l’accettazione de facto, tra l’esclusione dai benefici del potere politico e dai diritti di cittadinanza e la “tolleranza” in patria, per la coltivazione delle terre, l’allevamento del bestiame, la produzione di quanto necessario, il pagamento dei dazi, gli obblighi militari etc. In altre parole, i Romeni erano esclusi, quale gruppo etnico e confessionale distinto, per legge dai diritti civili e politici, ma era accettata la loro esistenza in “patria” fino a quando la permetteva la magnanimità dei privilegiati, perchè utili al “bene comune”. Nel caso dei Cattolici, dopo essere state ufficializzate le confessioni protestanti, dopo la prevalenza del principato calvinista, la situazione è stata quasi inversa, con le relative differenze: questi, i cattolici, continuavano ad essere dichiarati
23 “Noha az Oláh Natio az hazában sem a' Statusok közzé nem
számláltatott, sem Vallások nem a' recepta religiok közzül valo, mindazáltal propter regni emolumentum, miglen patiáltatnak, az Oláh Egyházi rendek ehhez tartsák magokat”. Vedi Corpus Juris
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ufficialmente riconosciuti / accettati, ma, ad eccezione di alcuni leaders, avevano perduto quasi tutte le libertà e privilegi antichi. Di fatto, in pratica, in certi periodi dei secoli XVI-XVII, gli Ortodossi (Romeni) ed i Cattolici (di lingua magiara) hanno sofferto allo stesso modo in seguito alla discriminazione, con restrizioni gravi relative alla manifestazione del culto, gerarchia, proprietà della Chiesa, accesso alle città etc. La principale differenza era che i Cattolici erano esclusi dal potere parzialmente e solo de facto, essendo legalmente “recepti”, cioè accettati. Tale fatto ha avuto una grande importanza, perché con l’arrivo della dominazione austriaca (1688-1699), i Cattolici sono stati risistemati anche de facto nel ruolo privilegiato di cui godevano de iure, mentre i Romeni sono rimasti nella stessa situazione di sottomessi, da tutti i punti di vista. Una prova della loro accettazione tra i gruppi ufficialmente riconosciuti è stata fatta, sempre grazie agli Asburgo e contro la volontà degli Stati, nel 1697-1701, con l’unione della Chiesa romena con la Chiesa di Roma, ma senza risultati notevoli.
I secoli XVIII e XIX, decisivi per l’affermazione delle nazioni moderne nell’Europa Centro-Orientale sono stati testimoni all’aumento delle discriminazioni, parallelamente all’accentuazione della lotta per l’emancipazione nazionale. Al posto degli Imperi multinazionali si sono imposti i cosiddetti Stati nazionali, incapaci di risolvere completamente i gravi problemi delle minoranze, dei gruppi etno-linguistici e religiosi minoritari. Le esclusioni, le discriminazioni le omogeneizzazioni forzate hanno continuato e si sono anche accentate, tanto negli Stati federali, quanto in quelli unitari, ad Ovest, ma specialmente in Oriente, aldilà della Cortina di Ferro, sotto la copertura dell’ideologia comunista livellatrice, proletcultista, internazionalista o nazionalista. Oggi, dopo la caduta delle dittature comuniste in gran parte del mondo, esiste un numero di strumenti giuridici più che nei secoli precedenti per diminuire i processi di discriminazione e per imporre l’accettazione, la convivenza la tolleranza. Pertanto l’utilizzo efficiente di tali opportunità dipende solamente da noi.
14 Conclusioni
La Transilvania è stata nei secoli XVI-XVII un esempio di Stato europeo, nella zona d’interferenza tra le civiltà latina e bizantina, occidentale e orientale, in cui sono coesistite etnie, confessioni, culture, modelli di civiltà diversi. È il periodo in cui le Nazioni politiche (gli Stati) si trasformano gradualmente in Nazioni moderne, etniche e in cui la presenza biconfessionale (ortodossa e cattolica), diventa pluriconfessionale (ortodossa, cattolica, luterana, calvinista, unitariana, greco-cattolica etc.).Tali trasformazioni sono state tanto pacifiche quanto violente, calme ed agitate, rinnovatrici e retrograde, aperte alle minoranze, ma conservando pure anche immobilismi medioevali. Tre nazioni politiche (la nobiltà ungherese, i Sassoni e i Siculi) sono diventate in epoca moderna due gruppi nazionali distinti, e cioè gli Ungheresi (tra i quali sono stati inclusi anche i Siculi) ed i Tedeschi. I Romeni – senza aver costituito una nazione medioevale riconosciuta ed affermata – si sono trasformati in una Nazione moderna, cosciente del proprio ruolo, anche se discriminata. Una confessione accettata – quella romano-cattolica – si frantuma nelle quattro religioni legalmente accettate – romano-cattolica, luterana, calvinista, unitariana. La confessione dei Romeni – Ortodossi – persiste anche se non riconosciuta ufficialmente, tanto prima quanto dopo la Riforma protestante. Una prova di riconoscimento – in gran parte fallita – si farà più tardi, con l’unione alla Chiesa romana e la creazione della Chiesa greco-cattolica (circa nel 1700). In tale paesaggio, tanto diverso, si è oscillato sempre tra accettazione ed esclusione, tra integrazione pacifica e (re)azione / rivolta etnica e confessionale, tra il privilegio e la sua mancanza, tra tolleranza ed intolleranza. Menzioniamo che per interi secoli è stato normale e morale essere così, nel senso che un regno “cattolico ed apostolico” (com’era l’Ungheria) aveva la missione / l’obbligo di difendere e privilegiare i Cattolici e di discriminare gli altri. In questo
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modo, è stata creata una situazione favorevole per gli accettati ed una situazione precaria per i respinti, situazioni che gradualmente, ma specialmente in epoca moderna, hanno generato tue tipi di mentalità: una d’orgoglio, di sicurezza, di dominazione e di padronanza, ed un’altra di umiltà, precarietà, sottomissione e di servilismo. Con la graduale formazione delle Nazioni moderne, tali mentalità hanno provocato atteggiamenti ed azioni di conseguenza, ma con spettacolari inversioni, interferenze e combinazioni. I privilegiati hanno iniziato a lottare per mantenere i privilegi, ed i tollerati per arrivare ad una piena libertà, i dominatori per continuare la dominazione, i sottomessi per uguaglianza e democrazia. Non di rado, il sentimento di superiorità di alcuni si è trasformato in paura e insicurezza, e la sottomissione di altri in orgoglio e violenza. Così, nel XX secolo, dopo la Prima guerra mondiale, gli antichi sottomessi diventati padroni hanno avuto qualche volta la tendenza di vendicarsi di secoli di discriminazione, usando in senso inverso le armi della stessa discriminazione. È importantissimo che l’eredità di segregazione ed esclusione del passato abbia un seguito anche oggi, che non siano considerati responsabili i contemporanei per i fatti dei loro predecessori, che si eviti la vendetta per le sofferenze delle generazioni passate. Esistono molte premesse perché tale desiderio si realizzi, almeno nell’area della civiltà europea.
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