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Segue Analogie e differenze tra il contratto cloud e l’outsourcing riguardo al trattamento dei dati personal

Capitolo II Caratteristiche essenziali e tentativi di qualificazione del contratto cloud

2.5 Segue Analogie e differenze tra il contratto cloud e l’outsourcing riguardo al trattamento dei dati personal

L’utente, imprenditore o professionista che sia, adotta soluzioni cloud per soddisfare un’esigenza di esternalizzazione di parte o della totalità dei propri processi informatici; in quest’ottica spesso il trattamento dei dati personali è considerato come un “effetto collaterale” dell’acquisto di servizi informatici da fornitori terzi, esterni all’azienda stessa.

L’utente non consumatore che decidesse di usufruire di un servizio

cloud dovrebbe essere consapevole, per esempio, dei potenziali rischi

che possono derivare da accessi non autorizzati ai propri dati, elaborati all’interno del servizio cloud, in grado di determinare un’esposizione rischiosa sia per i dati intesi come beni aziendali, che potrebbero essere coperti da segreto aziendale, sia dei dati personali, che lo esporrebbero a una serie di rischi e responsabilità ulteriori nei confronti dei soggetti a cui quegli stessi dati si riferiscono.

Una delle maggiori preoccupazioni legate ai dati personali, oltre ai problemi dovuti a malfunzionamenti, cioè alla difficoltà o all'impossibilità di accedervi nel momento in cui sono richiesti, che può integrare gli estremi di un danno, patrimoniale e non, per gli utenti, o almeno per alcune categorie di essi, è quella della sicurezza, della perdita e della parziale compromissione degli stessi.62

Non avendo più a disposizione i propri dati perché affidati ad una struttura esterna, non più elaborata nel computer di casa o dell'azienda, è basilare per l'utente, che non ha più il controllo, sia delle infrastrutture sia dei dati, affidarsi ad un servizio che garantisca la disponibilità degli stessi quando ne avrà bisogno; questa garanzia è affidata ad un rapporto contrattuale che dovrebbe affrontare in maniera

62

G. Rizzo, La responsabilità contrattuale nella gestione dei dati nel cloud

46 dettagliata ogni aspetto del servizio, compreso quello relativo alla sicurezza dei dati.63

Interessante è quindi analizzare in che misura il cloud si possa considerare un’evoluzione del fenomeno di outsourcing dei processi informatici, avendo cura di evidenziare le differenze che emergono dal confronto tra i due contratti e le conseguenti ricadute sulla disciplina applicabile.

Possiamo affermare che i contratti in questione sono accomunati dall’esigenza di esternalizzare alcune delle attività, solitamente svolte all’interno dell’azienda, che non possono dirsi “principali”, non facenti parte del c.d. core business dell’azienda, con lo scopo di ridurne i costi correlati, con un ritorno di professionalità e garanzia, offerti dall’impresa outsourcee o dal cloud provider, in alcuni casi molto vantaggioso.

Questo sistema ben si può apprezzare per i processi informatici che consistono per lo più “in attività ripetitive ed a basso valore aggiunto” che non vengono più compiute all’interno, bensì ritornano nell’impresa come risultati sotto forma di servizio gestito e reso dall’esterno.

La possibilità di raggiungere economie di scala non risulterebbe altrettanto agevole, dato che una gestione efficiente e sicura dei processi avrebbe dei costi molto elevati se fosse affidata alla gestione c.d. in house, per esempio al proprio reparto IT.

Oltre alla vantaggiosità economica, attraverso l’outsourcing si realizza una differente gestione del rischio connaturato all’utilizzo di sistemi informatici; il rischio di un rallentamento o di un’interruzione nelle funzionalità quotidiane del sistema informatico si traduce in oneri aggiuntivi, cioè nell’adozione di misure di prevenzione adeguate e nel loro costante monitoraggio.

63

Cfr. A. Mantelero, “Processi di Outsourcing informatico e cloud computing: la

47 L’appena citata situazione può essere rischiosa dal punto di vista della continuità nell’esercizio dell’attività d’impresa che da alcuni decenni dipende in larga parte, per il suo buon funzionamento, da attività informatiche, e dall’altro rappresenta un costante rischio, poco prevedibile in termini di costi, dal punto di vista dell’attuazione delle misure di sicurezza, del mantenimento del personale dedicato e del calcolo di eventuali danni.

Non si tratterà più solamente della resa di un servizio da parte dell’impresa outsourcee nei confronti della committente, si tratterà invece, in un’ottica più ampia, di una rimodulazione del rischio che deriva dall’utilizzo nelle nuove tecnologie che “implica anche un’esternalizzazione delle relative attività di prevenzione, business

continuity e disaster recovery, consentendo in tal modo di conseguire

altresì una maggior certezza dei costi associati, in parte traslati sull’outsourcee (manutenzione ecc. ), in parte ad esso attribuibili in via contrattuale, in quanto riconducibili a forme di inadempimento (ad esempio attraverso quantificazione preventiva con clausola penale del danno stimato in caso di interruzione temporanea del servizio), potendo eventualmente ricorrere al sistema assicurativo in via integrativa.”64

Questa prospettiva, comprensiva della gestione del rischio, va a giustificare le lunghe e complesse trattative che precedono la formazione del contratto di outsourcing.

Le finalità perseguite dalle imprese, nell’affidarsi a servizi di cloud

computing, sono sovrapponibili a quelle dell’outsourcing, dovendo

però fin da subito ricordare che i servizi alla base del cloud sono solo in parte sovrapponibili.

La potenzialità della comunicazione che si realizza attraverso le reti telematiche e la concentrazione in grandi data center delle risorse

hardware e software, crea un sistema per cui le imprese si affidano,

64 Cfr. A. Mantelero, “Processi di Outsourcing informatico e cloud computing: la

48 per la gestione delle risorse informatiche, a provider che non forniscono solamente servizi di storage dei dati, ma permettono, in aggiunta, la fruizione di applicativi software a cui si può accedere direttamente online, o la configurazione di ambienti di sviluppo e programmazione.65

Se dallo studio della prassi emerge come le imprese di grandi dimensioni preferiscono ancora o una gestione in house dei sistemi informatici o optano per cloud di tipo privato66, le soluzioni cloud rappresentano una risorsa sfruttabile soprattutto per le piccole e medie imprese.

Queste si affidano ad un servizio che presenta standard elevati in termini di efficienza e sicurezza che permettono, grazie ai costi ridotti e alle caratteristiche di scalabilità dello stesso, un vantaggio competitivo.

Le caratteristiche per cui il contratto di cloud differisce dall’outsourcing si possono agilmente cogliere nei seguenti punti chiave67:

a) Elaborazione “passiva” dei dati.

Nel cloud di tipo pubblico non si instaura un rapporto, come nell’outsourcing tradizionale, per cui l’impresa-utente conferisce i dati al cloud provider di modo che quest’ultimo li elabori attivamente e in prima persona per conto del cliente; il cloud provider si limita, nella maggioranza dei casi, a predisporre e mantenere funzionanti le infrastrutture e l’ambiente all’interno del quale è l’utente stesso che, accedendo al servizio, elabora, senza l’ausilio di un operatore, i dati da lui scelti.

b) Standardizzazione dei servizi e dei contratti.

La contrattazione cloud è standardizzata, come lo sono i servizi offerti, che potrebbero ben basarsi su servizi gestiti da sub-provider, tenendo

65 Vedi cap. I sulle differenze fra i servizi SaaS, PaaS e IaaS. 66 Vedi cap. I sui vari modelli di cloud esistenti.

49 conto dei relativi sub-contratti68. La scelta dell’utente investe il servizio cloud che più risponde alle proprie esigenze, senza la possibilità di cambiare nessun aspetto del servizio, né durante gli stadi iniziali, né durante l’esecuzione del contratto, anche per l’appena citata situazione per cui spesso, all’erogazione di un servizio cloud, corrisponde una catena di subprovider di cui l’utente ignora completamente l’esistenza.

c) Ambiente standardizzato e condiviso.

Gli ambienti cloud non sono predisposti, come nell’outsourcing, su misura per ciascun utente, ma sono caratterizzate da ambienti e infrastrutture standardizzate e condivise. Il modello cloud che presenta più punti in comune con l’outsourcing è il c.d. Private cloud, rendendo possibile una personalizzazione del servizio e la possibilità di un’effettiva discussione delle clausole del contratto. Se, fra i servizi

cloud, quello denominato IaaS è in assoluto quello che permette una

maggiore possibilità di configurazione, si tratta pur sempre, per l’utente, di costruire il proprio ambiente virtuale con gli strumenti messi a disposizione da parte del cloud provider, anch’essi standardizzati.

d) Conoscenza e controllo sui dati.

Se nell’outsourcing l’impresa che gestisce il servizio è portata necessariamente a conoscenza della natura dei dati dell’utente affinché vengano elaborati, nell’ambiente cloud i provider operano per la maggior parte dei casi come meri host provider, affittano cioè risorse informatiche, senza avere la possibilità di accedere e controllare i dati degli utenti; da qui la necessità di distinguere questi ultimi dai cloud

provider che hanno accesso e utilizzano i dati personali degli utenti ai

propri fini.

68

Per un approfondimento del fenomeno, molto comune nel cloud, denominato sub-

processing cfr. G. Malgieri, I soggetti coinvolti nel trattamento dei dati personali nel cloud computing: la rottura del dualismo responsabile-incaricato, Op. J. Vol. I, n.

50 Queste brevi annotazioni intendono denunciare come la consapevolezza, da parte dell’interprete, delle differenze che intercorrono tra l’outsourcing “classico” e il cloud computing possano incidere sulla corretta comprensione del fenomeno cloud e degli strumenti più adatti a regolarlo, anche nella imminente prospettiva della riforma di data protection e della rimodulazione delle responsabilità delle figure quali il controller e il processor.

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