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Segue: L’esecuzione delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia negl

9. L’adattamento dell’ordinamento italiano ai trattati internazionali

8.2. Segue: L’esecuzione delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia negl

Stati Uniti, della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari nei casi Breard, LaGrand ed Avena al cospetto della Corte Internazionale di Giustizia.

A partire dal 1998, gli Stati Uniti sono stati citati in giudizio dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia nell’ambito di tre separate controversie concernenti le presunte violazioni alla Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari da loro poste in essere. Si tratta precisamente delle vicende giudiziarie relative ai casi Breard, LaGrand e Avena. Tali vicende possono, a ragione, essere definite leading cases, poiché delineano il percorso graduale intrapreso dalla Corte Suprema degli Stati Uniti verso una seria considerazione della questione cruciale della

63 Per queste considerazioni, vedi, ancora, J. KU, International delegations and the New World Court Order, in

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esecuzione giuridica interna delle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. La decisione resa dalla Corte nel caso Avena rappresenta, in particolare, un vero e proprio spartiacque per l’evoluzione della prassi giudiziaria dell’ordinamento statunitense.

Avvertiamo, preliminarmente, che il caso Avena verrà trattato approfonditamente nella parte finale del presente capitolo, quando prenderemo in esame alcune recenti vicende giudiziarie oggetto di pronunciamento da parte della Corte Internazionale di Giustizia e che saranno proposte come modello per illustrare le modalità attraverso le quali alcuni ordinamenti giuridici statali, segnatamente quello italiano e quello statunitense, procedono normalmente all’adattamento alle sentenze emanate dalla medesima Corte relativamente a controversie nelle quali essi siano parte.

Cercando, per il momento, di compiere una sintesi delle suddette vicende, è importante innanzitutto sottolineare che gli Stati Uniti hanno ratificato la Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari nel 1969. L’art. 36 della Convenzione disciplina, in particolare, il regime dei rapporti tra i funzionari diplomatici ed i loro connazionali residenti in paesi stranieri. Il paragrafo 1 del predetto articolo stabilisce che i funzionari diplomatici debbono essere debitamente informati quando un loro connazionale è stato posto in stato di arresto nello Stato estero nel quale dimora. Sorge, dunque, a carico dello Stato ospitante l’obbligo di notificare al cittadino straniero , rectius di renderlo edotto, del suo diritto all’assistenza consolare. Il paragrafo 2 dello stesso art. 36 impone agli Stati l’obbligo di adattare i propri ordinamenti giuridici in conformità alle previsioni contenute nello stesso articolo.

Ebbene, la presunta violazione dell’art. 36 della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari ha rappresentato il motivo centrale della citazione in giudizio degli Stati Uniti dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia.

Mentre sotto la vigenza della normativa internazionale consuetudinaria precedente l’adozione della Convenzione di Vienna, le controversie che sorgevano in ordine alle relazioni consolari venivano risolte per via diplomatica, attualmente il Protocollo Opzionale alla Convenzione mette a disposizione degli Stati aderenti alla Convenzione un meccanismo di risoluzione delle controversie internazionali consistente nella sottoposizione delle controversie riguardanti l’interpretazione o l’applicazione della Convenzione alla giurisdizione obbligatoria della Corte Internazionale di Giustizia. Gli Stati Uniti, che hanno ratificato il Protocollo Opzionale contestualmente alla Convenzione, dovranno dunque sottostare alle decisioni rese dalla Corte Internazionale di Giustizia sulle controversie suddette.

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La vicenda Breard trae origine dal ricorso presentato dal Paraguay alle corti statunitensi sulla presunta violazione dell’art. 36 della CVRC64 da parte degli

Stati Uniti, i quali avevano omesso di notificare al consolato paraguayano l’informativa riguardante l’arresto, la dichiarazione di colpevolezza e la condanna alla pena di morte di un cittadino paraguayano, Angel Breard.

Poiché le corti statunitensi rigettarono il ricorso, il Paraguay invocò il Protocollo Opzionale e si appellò alla Corte Internazionale di Giustizia nella speranza di ottenere una sentenza di condanna degli Stati Uniti per violazione della Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari. Il Paraguay, nel caso di specie, cercò, in primo luogo, di ottenere un provvedimento sospensivo dell’esecuzione alla pena capitale di Angel Breard. La Corte Internazionale di Giustizia non si pronunciò sulla questione relativa alla previsione, da parte delle CVRC, della possibilità di sospendere l’esecuzione ma si limitò ad emettere un ordine di misure provvisorie che di fatto consentiva la moratoria dell’esecuzione, in modo da poter esaminare la vicenda nel merito. Il Paraguay e Breard si rivolsero, pertanto, alla Corte Suprema degli Stati Uniti chiedendole di intimare alle corti federali di rispettare l’ordine di sospensione dell’esecuzione emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia.

La Corte Suprema, peraltro, si rifiutò di sospendere l’esecuzione sul rilievo che: • in primo luogo, l’ordine di misure provvisorie non costituiva un obbligo

vincolante ai sensi del diritto internazionale;

• in secondo luogo, uno statuto federale del 1996 limita la giurisdizione delle corti federali non consentendo loro di adottare, nell’ambito dei procedimenti di habeas65, il rimedio contro le violazioni delle previsioni di notifica

contemplato dalla Convenzione di Vienna;

Nel caso di specie, la Corte Suprema stabilì che lo statuto federale precludeva alle corti federali di esercitare la loro giurisdizione sui ricorsi dei quali era stato previamente accertato un difetto procedurale ai sensi della legge statale, posto che gli imputati avevano omesso di presentare il loro ricorso nel procedimento di primo grado ed in appello.

Al rifiuto di accordare la sospensione dell’esecuzione opposto dalla Corte Suprema, fece seguito una lettera spedita dal Segretario di Stato al Governatore della Virginia esortandolo a prendere in considerazione l’ordine emesso dalla

64 Con questo acronimo verrà indicata, d’ora in avanti, la Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari.

65 Nel sistema giudiziario anglosassone di common law, viene designato con la locuzione latina «habeas corpus»

(letteralmente, «che l’accusa abbia sostanza», cioè risulti giustificata) l’ordine emesso da una corte federale di portare un prigioniero al proprio cospetto, per accertarne le condizioni personali ed evitare una detenzione la cui ratio non possa rinvenirsi in concreti elementi di accusa.

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Corte Internazionale di Giustizia, al fine di valutare se procedere o meno alla esecuzione capitale di Breard. Il Governatore replicò che avrebbe tenuto nella debita considerazione l’ordine ma che tuttavia non l’avrebbe percepito come vincolante. Angel Breard venne successivamente giustiziato. In seguito, il Paraguay e gli Stati Uniti pervennero ad una soluzione diplomatica della controversia che pose fine al caso prima che la Corte Internazionale di Giustizia si pronunciasse, in via definitiva, sulla questione. La Corte Internazionale di Giustizia non ha avuto l’opportunità di giudicare nel merito i ricorsi presentati da cittadini stranieri per violazioni alla CVRC sino a quasi due anni dopo, quando la Germania ha adito la Corte Internazionale di Giustizia presentando un ricorso molto simile a quello del Paraguay66.

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