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Segue: Ricostruzione sommaria dei casi LaGrand ed Avena

9. L’adattamento dell’ordinamento italiano ai trattati internazionali

8.3. Segue: Ricostruzione sommaria dei casi LaGrand ed Avena

La vicenda LaGrand presenta molte analogie con il caso Breard. Tale vicenda prende le mosse dalla richiesta di sospensione della condanna a morte di Walter LaGrand, un cittadino tedesco condannato alla pena capitale dallo Stato dell’Arizona, presentata dalla Germania dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia. Similmente al Paraguay, la Germania riuscì ad ottenere dalla Corte un ordine di misure provvisorie, che disponeva la sospensione dell’esecuzione in attesa che la medesima Corte potesse pronunciarsi sul merito. Tuttavia né lo Stato dell’Arizona né la Corte Suprema degli Stati Uniti considerarono questo ordine come vincolante. LaGrand venne poi giustiziato ma, a differenza del Paraguay, la Germania proseguì la controversia dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia e, dopo un anno, riuscì a citare in giudizio gli Stati Uniti perché si svolgesse un’udienza sul merito. Nel caso LaGrand, la Corte Internazionale di Giustizia stabilì che il diritto di notifica garantito dalla CVRC richiede che lo Stato ospitante proceda alla revisione ed al riesame («review and reconsideration») delle sentenze di condanna che hanno comportato una detenzione prolungata o una pena severa in conseguenza della violazione degli obblighi contemplati dal trattato. Gli Stati Uniti ritennero che avrebbero dovuto soltanto presentare formali scuse per aver trasgredito agli obblighi previsti dalla CVRC mentre, per converso, non ritennero di dover adottare alcun rimedio giuridico per riparare alle violazioni commesse. La Corte Internazionale di Giustizia, dal canto suo, rigettò queste argomentazioni. Tuttavia concesse piena discrezionalità allo Stato

66 Per una ricostruzione dettagliata della vicenda Breard e per una sommaria analisi delle disposizioni contenute nella

Convenzione di Vienna sulle Relazioni Consolari e riguardanti la materia dei rapporti fra funzionari diplomatici e concittadini residenti in Stati esteri, vedi, in particolare, J. KU, International Delegations and the New World Court

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ospitante sulla scelta dei mezzi con i quali provvedere alla revisione ed al riesame delle sentenze di condanna.

Dalla vicenda LaGrand scaturì un sostanziale disaccordo tra Stati Uniti e Corte Internazionale di Giustizia. In particolare, ci si è domandati se gli obblighi a carico degli Stati Uniti derivanti dalla CVRR, possano sostituirsi alle sanzioni penali ed alle condanne previste dal diritto processuale penale statunitense. In ogni caso, sia prima che dopo il caso LaGrand, le corti federali statunitensi hanno coerentemente rifiutato di accordare un rimedio giuridico per riparare alle violazioni della CVRC. Esse, più precisamente, hanno ritenuto che la CVRC non fa sorgere diritti giudizialmente applicabili e che, inoltre, i ricorsi avverso le violazioni al trattato, se presentati nei procedimenti di habeas, sarebbero stati invalidati dalla dottrina sul vizio procedurale. Le corti hanno poi concluso affermando che anche nell’ipotesi in cui la CVRC avesse fatto sorgere i suddetti diritti, la violazione di questi diritti non avrebbe ostacolato la sottoposizione degli imputati al processo e la loro condanna. Queste decisioni ricalcavano gli orientamenti assunti dal governo statunitense riguardo alla propria interpretazione della CVRC. Il governo degli Stati Uniti sostenne, inoltre, che la necessità di procedere alla revisione e al riesame invocato dalla decisione LaGrand avrebbe potuto essere soddisfatta implementando procedimenti di clemenza esecutivi, il che equivaleva ad affermare che nessuna particolare azione giudiziaria avrebbe dovuta essere adottata dagli Stati Uniti al fine di uniformarsi agli obblighi derivanti dal trattato così come interpretati dalla Corte Internazionale di Giustizia67.

Il punto di partenza della vicenda Avena è il ricorso presentato dal Messico dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia per invocare un rimedio giudiziario a favore degli imputati messicani accusati e condannati per violazione degli obblighi discendenti dalla CVRC. L’oggetto della istanza promossa dal Messico era dunque quello di procedere ad una revisione della decisione resa dalla Corte Internazionale di Giustizia nella vicenda LaGrand. La Corte si pronunciò in favore del Messico stabilendo che la CVRC prescrive allo Stato ospitante di consentire alle corti federali statunitensi la revisione ed il riesame dei casi dei cittadini messicani condannati alla pena capitale, al fine di determinare se la violazione degli obblighi contemplati dalla CVRC abbia cagionato loro un reale pregiudizio. Si trattava di una decisione significativa, che richiedeva qualcosa di più che il mero ricorso a procedimenti di clemenza esecutivi per procedere alla revisione ed al riesame e che, inoltre, stabiliva che le norme sul vizio procedurale non avrebbero potuto precludere quella revisione.

Se nella vicenda LaGrand, la Corte Internazionale di Giustizia ha demandato la scelta dei mezzi con i quali procedere alla revisione ed al riesame prescritti dalla CVVR alla discrezionalità degli Stati Uniti, per converso, nella vicenda Avena la

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medesima Corte esortò gli Stati Uniti ad indirizzare la scelta verso un rimedio giudiziario. Essa inoltre approdò alla conclusione che l’applicazione della dottrina sul vizio procedurale, invocata dalla Corte Suprema per impedire la revisione dei processi da parte delle corti federali, costituiva una manifesta violazione degli obblighi gravanti sugli Stati Uniti a norma della CVRC. La Corte Internazionale di Giustizia estese l’applicazione di questa decisione a tutti i ricorsi presentati da qualsiasi cittadino straniero per violazioni alla CVRC dinanzi alle corti federali statunitensi, finanche quei ricorsi promossi da cittadini di Paesi che non hanno controversie in corso dinanzi alla Corte medesima.

A differenza delle decisioni rese dalla Corte Internazionale di Giustizia nei casi Breard a LaGrand, alle quali le corti federali non diedero diretta applicazione lasciando così la questione nodale dello status giuridico interno delle sentenze della Corte sostanzialmente indeterminata, per converso, la decisione relativa al caso Avena rappresentò la prima opportunità per le corti statunitensi di prendere in seria considerazione l’esecuzione interna di un ordine della Corte, la cui efficacia vincolante a norma del diritto internazionale appariva insindacabile. La decisione resa nel caso Avena venne applicata a tutti i cittadini messicani che si apprestavano ad affrontare un’esecuzione sommaria negli Stati Uniti (a cominciare casi emblematici relativi a Osbaldo Torres e Josè Medellin, come vedremo nel prosieguo trattando diffusamente, e più specificamente, dell’esecuzione della sentenza Avena nell’ordinamento degli Stati Uniti)68.

9. La nascita del c.d. “new world court order” e la prospettiva attuale

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