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Capitolo 5: «L’obbedienza non è più una virtù» di Milani come risposta alla «banalità del male»

5.1. Il servo di Byron

5.1.1. Introduzione generale

Il servo di Byron di Franco Buffoni, pubblicato dall’editore Fazi, Roma 2012, a differenza delle altre opere in prosa dello stesso autore, non tratta il tema della giustizia sociale, ma tratta l’omosessualità come oggetto occulto e perseguitato nella storia. In Gran Bretagna si è realizzato «un momento di intersezione tra diversi modi di scrittura, ovvero un ‘periodo romantico’ in cui temi e stili nuovi […] si intrecciano in una convivenza vivace e feconda con gli elementi ancora vitali della letteratura e delle arti del passato»286. Byron «agita l’immaginario del poeta Buffoni già dalla sua terza raccolta, agita le sue preziosissime traduzioni (Manfred e Poeti romantici inglesi) e l’altrettanto eccellente lavoro saggistico

286 CRISAFULLI –SAGLIA 2009, p. 182.

122 (Perché era nato Lord. Studi sul romanticismo inglese)»287. Il servo di Byron, a differenza del romanzo Zamel, che è «una finzione sul potere di uccidere delle parole»288, tratta il « potere di distruggere attraverso il silenzio, ovvero sulla violenza – letterale e figurate – con cui si è accaniti contro il “crimine senza nome”»289: l’omosessualità. Buffoni spiega a Francesco Gnerre che «attraverso la vita di Byron ha cercato di fotografare anche la società inglese della prima metà dell’Ottocento e la forma narrativa gli è parsa più efficace di un’opera saggistica»290.

5.1.2. La trama

Il romanzo, «insieme agile e denso»291, «sovrabbondante di dettagli minuziosi»292, racconta la storia di Lord George Gordon Byron attraverso lo sguardo del suo «servo amante- badante»293 Fletcher, che lo ha servito dall’età di sedici anni fino alla morte. Il servo infatti vuole rivelarci «un segreto troppo a lungo taciuto, l’omosessualità di Byron – circostanze che le biografie hanno cominciato a nominare soltanto nella seconda metà degli anni cinquanta del Novecento»294. Il romanzo ha forti elementi biografici dato che racconta molte vicende accadute a Byron. Nella trama Fletcher si rivela innamorato del suo padrone e spera che «se avesse continuato a comportarsi bene – cioè come voleva lui, – Byron non lo avrebbe mai perduto: sarebbe stato suo per sempre» [SB 14]. Fletcher narra diverse esperienze erotiche con il padrone:

Non lo avevo sentito entrare nello studio ed ero in ginocchio sulla scrivania, intento a spolverare i libri sullo scaffale. Mi costrinse a rimanere in quella posizione e mentre leggeva, sempre tenendomi fermo in quel modo, mi prese con forza. Non con violenza. Con forza. Dovevo sempre essere pronto per fare l’amore, soprattutto al mattino [SB 37].

La prima parte del libro rivela il contesto storico inglese in cui ha vissuto Byron. Fletcher afferma:

Negli ultimi anni del Settecento, in Scozia, quando io e il mio padrone eravamo ragazzini, la punizione in vigore per i sodomiti colti in flagrante era ancora il rogo all’alba, come il Levitico prescrive. Le varianti erano l’annegamento, l’essere murati vivi, l’essere smembrati. Tuttavia, da qualche decennio ormai, si preferiva ricorrere alla più pratica impiccagione preceduta da gogna, come imponeva, e tuttora impone, la legge inglese [SB 10].

287 LEONARDI, 2012, p. 1. 288 BROGI 2012, p. 1. 289 ibid. 290 GNERRE 2012, p. 42. 291 PINZUTI 2012, p. 1. 292 DE FAZI 2012, p. 13. 293 FUSINI 2012. 294 BROGI 2012, p. 1.

123 Al tempo di Byron il numero di sodomiti arriva «al massimo storico» [SB 12].

In un capitolo dedicato interamente a Jeremy Bentham, Fletcher spiega che il filosofo voleva l’alleggerimento della pena contro gli omosessuali e ne scriveva dal 1774 al 1824 [cfr. SB 40]. Pure Michael Angel Taylor si unisce a Bentham che presenta una proposta alla Camera dei comuni per abolire la gogna, ma la sua richiesta viene respinta [cfr. SB 43].

Fletcher racconta le diverse relazioni omosessuali del padrone. Menziona il biondo corista John Edleston a cui dedica un intero capitolo, e spiega che i ragazzi più attraenti, fra cui lo stesso Edleston, a Cambridge venivano ribattezzati con «soprannomi femminili» [SB 15]. Fletcher spiega che Byron incontrò Edleston nell’ottobre del 1805 e rimasero insieme fino all’aprile del 1807. Fletcher era follemente innamorato di Edleston e «morì invocando Edleston» [SB 15]. Fletcher li paragona ai personaggi di Eurialo e Niso nell’Eneide. Edleston fu immortalato da Byron tramite «una delle più belle sequenze elegiache del romanticismo inglese, To Thyrza» [SB 17]. Per Fletcher, Edleston era « l’unico essere umano che Byron abbia amato davvero e totalmente295» [SB 50]. Col tempo Byron capì che il rischio di sodomia era troppo pericoloso per lui e allora decise di fuggire il più lontano possibile dall’Inghilterra e di intraprendere il grand Tour.

Come prima destinazione, Byron e Fletcher visitano la Valletta, a Malta, e poi raggiungono la corte di Alì Pascia, uno «spietato guerriero e un accorto stratega» [SB 29] in Albania. Lord Byron «cominciò a essere sfacciatamente corteggiato dal sovrano» [SB 30] e i due finirono a letto insieme. Oltre a Alì Pascia, Byron conobbe anche il figlio, Velì Pascia, e mentre lo raggiungeva a Larissa Byron scrisse Maid of Athens, ‘la fanciulla di Atene’, dove raccontò le tante esperienze maschili nella corte [cfr. SB 31]. Dopo questa esperienza i due protagonisti visitarono Costantinopoli, dove però Byron e il servo si fecero «troppo notare» [SB 35].

Significativo è l’incontro di Byron con Lady Caroline Lamb al ritorno in Inghilterra. Alla donna innamoratissima di lui Byron confidò le sue relazioni omofile, senza accosentire al suo amore. Lady Caroline pemetrò in casa sua, e scrisse su una copia del suo Vathek: «Remember me!». Era, in sostanza, la minaccia di rilevare la sua omesessualità. Augusta, sua cugina, lo convinse che la migliore cosa per non destare sospetto riguardo alla sua omosessualità era di sposarsi al più presto e gli suggerì Anna Isabella Milbake: i due si fidanzarono nel settembre del 1814, si sposarono nel 1815 e la moglie restò subito incinta. Nel

124 frattempo Lord Byron proseguiva il suo matrimonio «sotto l’ombra fosca dei tradimenti incestuosi con Augusta» [SB 64]. La relazione andò di male in peggio e allora «il 15 gennaio Annabella fece chiamare la sua carrozza, prese la bambina di cinque settimane e rientrò nella casa paterna, accusando pubblicamente Byron di ogni nefandezza» [SB 69]. A questo punto vale la pena sottolineare che quello che scrive Buffoni su come si svolse la storia fra Byron e la moglie è una invenzione. Infatti il critico Paul Douglass nota che è

davvero triste che non abbiamo il racconto che Byron aveva scritto del suo matrimonio, il quale era preservato in un diario speciale che aveva affidato ad un suo amico, Thomas Moore. John Cam Hobhouse, insieme a Moore, l’editore John Murray, e altri, bruciarono il manoscritto in un atto infame di lealtà pochi giorni dopo aver ricevuto la notizia della morte di Byron nel maggio del 1824296.

A Firenze e a Milano, Byron conobbe Stendhal e Foscolo, ma Byron non si sentì a suo agio e allora si diresse verso Venezia, dove le leggi contro la sodomia erano molto permissive [cfr. SB 85]. In questo periodo Byron scrive molto: a Ferrara compone The Lament of Tasso, il Prometheus e le Stanzas to Augusta. Augusta infatti era «l’unica donna che continuava ad amare il padrone, e che il padrone continuava ad amare a sua volta» [SB 87]. È proprio la sua relazione incestuosa con Augusta che lo ispirò a scrivere il Manfred; non è da mervigliarsi quindi che il critico Paul Douglass affermi che Byron «rese impossibile discutere la sua opera separatamente dalla sua vita »297. Inoltre, anche se l’incesto per sé è oggi, ed era considerato immorale anche ai tempi di Byron, bisogna tenere in mente che «gli eroi di Byron incoraggiavano i lettori a ritenere la letteratura non il mezzo per insegnare il comportamento onesto ma uno per sfuggire ad esso »298.

A Roma Byron scrisse le sue Memorie che però distrugge «per “preservare” il buon nome» [SB 95]. Fletcher qui afferma:

non so quando, ma sono convinto che verrà un giorno in cui a Piccadilly, sotto casa nostra – la casa che noi fummo costretti ad abbandonare in fretta e furia come ladri -, due ragazzi potranno camminare tenendosi per mano e baciandosi davanti a tutti, semplicemente perché si amano [SB 95].

296 D

OUGLASS 2004, p. 13. - «it is therefore especially sad that we do not have Byron’s own account of his marriage, contained in a special journal which he had entrusted to his friend, Thomas Moore, John Cam Hobhouse, along with Moore, the publisher John Murray, and others, burned the manuscript in an infamous act of loyalty, just days after receiving news of Byron’s death in May 1824».

297 ivi, p. 7. - «made it impossible to discuss his work apart from his life» 298 E

LFENBEIN 2004, p. 62. - «Byron’s heroes encouraged readers to think of literature not as a site for teaching proprer behaviour but as a refuge from it».

125 Fletcher poi spiega che è per tale motivo, e cioè per denunciare le ingiustizie nei confronti degli omosessuali, che decide di scrivere le sue memorie. Fletcher racconta che in Italia Byron «assorbì anche lo spirito dei poeti italiani e comprò le edizioni di Boiardo, Casti, Pulci e Ariosto» [cfr. SB 97]. Da Roma andarono a Ravenna dove Byron scrisse Stanza to the Po e The Prophecy of Dante e dopo Ravenna i due viaggiatori giunsero a Pisa dove Byron scrisse il canto del Don Juan, quello del The irish Avatar e Stanzas Written to the Road Between Florence and Pisa. Dopo Pisa andarono a Genova e lavorarono intensamente «alla nuova tragedia, il Werner» [SB 112] e «compose il poema satirico The Age of Bronze e il racconto in versi The island» [SB 114].

Infine Fletcher spiega che Byron sentì dei forti dolori al petto. Aveva subito un attacco di «polmonite e di febbre reumatica o malarica» [SB 125] che lo portò alla morte. Ci spiega che «morì nella notte tra il 18 e il 19 aprile [1824] mentre albeggiava» [SB 127].

Secondo Fletcher, che evidentemente è un alter ego di Buffoni, l’omosessualità di Byron fu nascosta principalmente dall’esecutore testamentario dello stesso Lord Byron, John Cam Hobhouse, che distrusse tutti quanti i suoi diari «dapprima quelli relativi agli anni universitari – che erano i più ricchi di dettagli reali delle sue naturali pulsioni erotiche – quindi quelli veneziani» [SB 21]. «Lo doveva fare assolutamente», spiega Fletcher, «perché i rischi – anche per i “complici” e i semplici simpatizzanti del crimine “senza nome” – erano la gogna e la prigione» [SB 21]. Secondo Fletcher, in realtà Hobhouse distrusse le carte perché «avesse in mente se stesso, esclusivamente se stesso e la sua personale “reputazione”» [SB 129]: non voleva che il suo nome fosse in alcun modo associato all’idea dell’ omosessualità.

L’idea di Buffoni rimane qui quella di rileggere «le rappresentazioni gay del passato come luoghi performativi, attraverso i quali e nei quali vengono inventati nuovi significati per “produrre, contrastare e destabilizzare le identità narrative storicamente contingenti”»299. Buffoni spiega: «Sì, Byron ha avuto amori femminili […] ha contrattato anche un improbabile matrimonio durato solo pochi mesi, ma i suoi interessi reali, i suoi innamoramenti più coinvolgenti sono stati tutti maschili»300. Buffoni cerca di spiegare tutta la complessità della vita di Byron con riferimento alla sua vita di omosessuale, proprio come fanno alcuni suoi biografi, fra cui Fiona MacCarthy. Comunque alcuni critici, fra cui Paul Douglass, affermano che spiegare le complessità della sua vita tramite la sua omosessualità è «una semplificazione

299 L

EONARDI 2012, p. 2.

300 G

126 eccessiva di un mistero che probabilmente non si risolverà mai completamente»301. Andrew Elfenbein, segue la stessa teoria di Douglass e sostiene che «mentre è vero che Byron aveva relazioni sessuali con maschi e femmine, provare a includerlo in categorie come "omosessuale", "eterosessuale" o "bisessuale" sarebbe un esercizio piuttosto maldestro»302.

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