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Le prose di Franco Buffoni: sessualita', giustizia sociale e pedagogia

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Academic year: 2021

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Università di Pisa

Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica

Laurea magistrale in italianistica

Le prose di Franco Buffoni: sessualità, giustizia sociale e

pedagogia

Candidato:

Relatore:

Manwel Ellul

Chiar.mo Prof. Raffaele Donnrumma

Co-relatore:

Chiar.mo Prof. Alberto Casadei

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Indice

A. Introduzione ... 7

B. Capitolo 1. «L’obbedienza non è più una virtù»: Una lettura di Franco Buffoni attraverso la pedagogia critica. ... 10

1.1. Introduzione ... 10

1.2. Le diverse teorie sulla giustizia sociale. ... 16

1.3. John Dewey come precursore della pedagogia critica ... 18

1.4. Una lettura di Freire in relazione con le persone LGBTIQ. ... 19

1.5. Una sintesi della pedagogia critica e la sua applicazione alle persone LGBTIQ mediante il World Pride dell’anno 2000 in Italia ... 20

1.6. La pedagogia critica di don Lorenzo Milani e la sua relazione alle persone LGBTIQ... 24

1.7. Franco Buffoni, l’omosessualità e la giustizia sociale ... 28

1.8. Leggere Franco Buffoni nella prospettiva della pedagogia critica ... 31

Capitolo 2. Dialogare per la laicità. Letteratura, pedagogia e giustizia sociale in Più luce, padre ... 34

2.1. Elementi generali dell’opera ... 34

2.2. La struttura ... 36

2.3. Il padre ... 37

2.4. I temi della giusitizia sociale in Più luce, padre ... 40

2.4.1. L’obbedienza ... 40

2.4.2. L’obbedienza non è più una virtù ... 41

2.4.3. Il rifiuto dell’antropocentrismo ... 41

2.4.4. Religione, Cattolicesimo e Dio nella prospettiva di Buffoni ... 42

2.4.4. L’illuminismo, lo stato etico e quello di diritto ... 46

2.5. Per Leopardi, contro Dante ... 49

2.6. Una lettura di Più luce, padre sulla base della pedagogia critica ... 52

2.7. Conclusione... 57

Capitolo 3: «Voglio sedurre e scopare quelli nel Maghreb». Sessualità, giustizia sociale e pedagogia in Zamel di Franco Buffoni. ... 59

3.1. Elementi generali ... 59

3.2. Zamel: la trama ... 60

3.3. Autori omosessuali menzionati nelle opere di Buffoni ... 64

3.4. I temi di giustizia sociale in Zamel ... 66

3.4.1. L’omosessualità come intesa da Buffoni in Zamel ... 67

3.4.2. Conoscere la storia dei diritti delle persone LGBTIQ per creare giustizia sociale ... 69

3.4.3. Comunità gay unite ... 73

3.4.4. Giustizia sociale e l’uso della lingua ... 73

(4)

4

3.4.6. L’identità di genere ... 75

3.4.7. Discriminazione legale e sociale per le persone LGBTIQ. ... 77

3.5. Una lettura di Zamel attraverso la pedagogia critica ... 78

3.5.1. Comunicazione ... 78

3.5.2. Contestazione ... 79

3.5.3. La prassi... 80

3.6. Mario Mieli e la sua influenza su Buffoni ... 83

3.7. Conclusione... 85

Capitolo 4. Un laibeto «gay piccante» come risposta alle ingiustizie. ... 87

4.1. Le caratteristiche ... 87

4.2. Il titolo del libro ... 89

4.3. Il contenuto: la concezione della giustizia sociale dell’autore ... 92

4.3.1. I temi di giustizia sociali già trattati ... 92

4.3.2. I nuovi temi della giustizia sociale ... 97

4.4. Un’interpretazione di Laico alfabeto attraverso la pedagogia critica ... 115

4.4.1. «Comunicazione» ... 116

4.4.2. La «contestazione» e la «prassi» ... 117

4.5. Conclusione... 120

Capitolo 5: «L’obbedienza non è più una virtù» di Milani come risposta alla «banalità del male» di Arendt. Letteratura, giustizia sociale e pedagogia nel Servo di Byron, nella Casa di via Palestro e nel Racconto dello sguardo acceso. ... 121

5.1. Il servo di Byron ... 121

5.1.1. Introduzione generale ... 121

5.1.2. La trama ... 122

5.2. La casa di via Palestro ... 126

5.2.1. Elementi generali del libro e contenuto ... 126

5.2.2. Temi della giustizia sociale ... 128

5.3. Il racconto dello sguardo acceso ... 135

5.3.1. Le caratteristiche del libro e il contenuto ... 135

5.4. Elementi della giustizia sociale nel Racconto dello sguardo acceso ... 137

5.5. La dimensione pedagogica dei tre libri ... 139

C. Conclusioni ... 143

1. Qualche osservazione su Come un polittico che si apre. ... 143

1.1. I contenuti principali del libro ... 143

1.2. Buffoni e Mieli ... 144

2. Elementi chiave emersi dalle opere di Buffoni in rapporto alla giustizia sociale ... 145

D. Bibliografia ... 148

(5)

5 2. Altri testi: ... 148 3. Saggi su rivista ... 154 4. Dizionari ... 158 5. Sitografia... 158 E. Ringraziamenti ... 162

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6

Abstract

Questa tesi di laurea magistrale presenta uno studio dettagliato sul tema delle

sessualità, particolarmente quella omosessuale, come presentata nelle opere in

prosa di Franco Buffoni. Lo studio è svolto dal punto di vista della pedagogia

critica. Dopo uno studio dettagliato sulle origini e su cos'è la pedagogia critica,

l'autore comincia ad analazzare in modo dettagliato i libri in prosa di Buffoni,

principalmente Piu' luce, padre, Zamel, Laico alfabeto in salsa gay piccante, Il

servo di Byron, La casa di via Palestro, Il racconto dello sguardo acceso, e nella

conclusione, tratta anche Come un polittico che si apre. La tesi esplora il modo

in cui le idee di Franco Buffoni possono essere attuate nelle scuole e nota anche

in modo dettagliato le influenze di Mario Mieli, Don Lorenzo Milani e Hannah

Arendt su questo autore e poeta contemporaneo. La tesi analizza anche come le

manifestazioni dei gay pride possano essere percepite come un esempio di

quell'etica di sovversione teorizzata da John Portelli e C. P. Konecny, due

esponenti principali della pedagogia critica.

The research work disclosed in this publication is partially funded by the Endeavour Scholarship Scheme (Malta). Scholarships are part-financed by the European Union - European Social Fund (ESF) - Operational Programme II – Cohesion Policy 2014-2020 “Investing in human capital to create more opportunities and promote the well-being of society”.

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7

A. Introduzione

La mia intenzione per la ricerca di tesi, quando ho deciso di proseguire i miei studi magistrali, era quella di fare uno studio sulla letteratura cavalleresca nella mia terra di origine, Malta. Per diversi motivi che a questo punto sarebbe inutile elencare, ho cambiato direzione e ho deciso di trattare il tema della giustizia sociale. Questa decisione mi ha spinto a pensare su quale tipo di giustizia sociale mi sarei potuto concentrare. Tenendo conto della situazione dei diritti civili a Malta, ma anche di quella dell’Italia, ho deciso di fare uno studio sulle sessualità e sui diritti della minoranza omosessuale dal punto di vista letterario e pedagogico. È importante sottolineare che «sin dalla loro nascita negli anni ’70, gli studi LGBTIQ hanno avuto lo scopo di contrastare le specifiche forme di discriminazione cui erano (e sono) sottoposti gli omosessuali, ponendo al centro dell’attenzione la costruzione storica e sociale delle categorie della sessualità e delle identità sessuali»1. Quindi gli studi LGBTIQ erano pienamente coinvolti in questo progetto di lavoro.

Fino al 2012 a Malta, per motivi puramente religiosi, non era neanche consentito il divorzio, e non erano minimamente salvaguardati i diritti delle minoranze sessuali. Nel 2013 però viene eletto un nuovo governo e la situazione cambia completamente: in particolare si promulgano leggi che consentono alle persone omosessuali i sposarsi e anche di adottare figli. Malgrado l’acquisizione dei diritti civili, la società deve ancora adattarsi a questa nuova realtà dei matrimoni e delle adozioni gay. Soprattutto dal punto di vista prettamente educativo, c’è ancora molto da fare.

Anche in Italia resta molto da fare e va sottolineato che la legislazione italiana è più restrittiva di quella maltese. Nel libro di Lorenzo Bernini, intitolato Le teorie queer: un’introduzione2, l’autore tratta il tema dei diritti della realtà LGBTIQ in Italia e afferma che anche

se è vero che in Italia stanno emergendo nuove reti e iniziative queer, la diffusione di movimenti tradizionalisti, il peso politico della Chiesa cattolica e delle crociate “anti-gender”, nonché l’atavica inerzia e indifferenza della politica italiana su questi temi [pongono l’Italia] come fanalino di coda rispetto agli altri Paesi occidentali nell’avanzamento dei diritti delle minoranze sessuali3. 1 B INI 2003, p. 1. 2 B ERNINI 2017. 3 I ACOVONE 2017, p. 352.

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8 Dal punto di vista accademico poi in Italia, ma oserei dire anche a Malta, gli studi e l’approccio queer restano «periferie sociali, concettuali e narrative»4; in ambito letterario e pedagogico, «l’omosessualità si propone come una categoria calda», assumendo «consapevolmente nel proprio statuto una valenza politica e culturale immediata»5.

Nel contesto di questa realtà maltese e italiana, come autore, seguendo i consigli del prof. Raffaele Donnarumma e del prof. Alberto Casadei, ho deciso di studiare il saggista, narratore e poeta Franco Buffoni, che da molti anni scrive opere letterarie anche con l’obiettivo di emancipare i diritti delle persone LGBTIQ in Italia. La mia intenzione è quella di analizzare gli scritti in prosa di questo autore dal punto di vista critico-letterario e poi di fare un’analisi delle sue idee di giustizia sociale relative alla pedagogia critica, filone di studi che non vuole soltanto «capire la situazione e i fenomeni, ma vuole cambiarli»6.

Date queste premesse, nel primo capitolo della tesi intendo fare un’analisi dettagliata delle diverse teorie queer e teorie della giustizia sociale, ma poi ho deciso, in accordo con il prof. Alessandro Grilli, di concentrarmi principalmente sulla pedagogia critica per applicare i suoi princìpi alla realtà LGBTIQ.

Dopo aver fornito una breve biografia della vita e delle opere poetiche di Franco Buffoni, nel secondo capitolo intendo analizzare il suo primo libro in prosa, Più luce, padre: dialogo su Dio, la Guerra e l’omosessualità. Cercherò di spiegare come sia nato il libro, il significato del titolo, che valore abbia l’immagine che si trova sulla copertina del volume, ma soprattutto delineerò la complessa relazione che Buffoni aveva con il proprio padre. Seguendo la mia linea interpretativa, approfondirò i due aspetti che a me interessano di più: 1) le idee di giustizia sociale presenti in Più luce, padre; 2) la loro funzione in chiave pedagogica.

Nel terzo capitolo intendo analizzare il romanzo Zamel. Innanzitutto dovrò spiegare come sia nato il libro, il significato del titolo e l’interesse che Buffoni nutre per il Maghreb. Dopo aver delineato dettagliatamente la trama del libro, ho intenzione di parlare dei grandi letterati che Buffoni considera omosessuali. Nella parte successiva esaminerò gli elementi di giustizia sociale presenti in Zamel e proporrò di nuovo una loro lettura nell’ottica della pedagogia critica. Nella parte finale del capitolo cercherò di esporre i punti salienti della teoria del noto attivista e precursore degli studi di genere in Italia Mario Mieli (1952-1983), dato che ha influenzato sensibilmente le idee Franco Buffoni, anche in virtù della loro amicizia.

4 A

BBATECOLA –CORTÉS -STAGI, 2012, p. IV.

5 B

ELLASSAI –MALATESTA -MASCOLINITÀ 2000, p. VII.

6 S

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9 Nel quarto capitolo intendo analizzare le caratteristiche del libro Laico alfabeto in salsa gay piccante. L’ordine del creato e le creature disordinate. Discuterò il significato del titolo del libro e analizzerò il contenuto, dividendo questa sezione in due parti e ponendo in rilievo soprattutto le novità relative al tema della giustizia sociale.

Nel quinto capitolo analizzerò il breve romanzo Il servo di Byron incentrato sulla realtà omosessuale nella cultura inglese dell’Ottocento. Poi mi concentrerò sul tema della giustizia sociale nel romanzo La casa di via Palestro e nel Racconto dello sguardo acceso. Dato che Buffoni nella Casa di via Palestro impiega ampiamente il concetto della «banalità del male» di Arendt, spiegherò nel dettaglio la storia del funzionario nazista Adolf Eichmann che è cruciale per capire questo concetto della filosofa tedesca. Nella parte finale del capitolo, intendo mostrare come dal punto di vista pedagogico, per Buffoni, lo slogan «l’obbedienza non è più una virtù» di don Lorenzo Milani può essere impiegato pedagogicamente per offrire una risposta alla «banalità del male» così come è stata individuate da Hannah Arendt.

Nella parte conclusiva della tesi esporrò in modo sintetico i temi presenti in Come un polittico che si apre, e poi cercherò di sintetizzare quali siano gli elementi più importanti emersi dalle opere di Buffoni in rapporto alla pedagogia e alla giustizia sociale.

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10

B. Capitolo 1. «L’obbedienza non è più una virtù»: Una lettura di Franco

Buffoni attraverso la pedagogia critica.

Disobbedire è giusto, è importante, ogni volta che la giusitiza e l‘umanità vengono calpestate. (Giovanni Dall’Orto)7

La società si definisce attraverso ciò che esclude. (Franco Buffoni) 8

…le leggi raziali mi avevano ridotto, a vivere in un mio mondo scarsamente reale, popolato da civili fantasmi cartesiani, da sincere amicizie maschili e da amicizie femminili esangui. Coltivavo un moderato e astratto senso di ribellione. (Primo Levi)9

1.1. Introduzione

Uno dei film più belli che abbia mai visto sul tema della giustizia sociale e dell’omosessualità s’intitola Prayers for Bobby. Adattato dal romanzo biografico di Leroy Aarons, Prayers for Bobby: A Mother’s Coming to terms with the Suicide of Her Gay Son,10

questa opera cinematografica di successo narra la vera storia di Bobby Griffith, un ragazzo ventenne che si suicida il 27 agosto del 1983, buttandosi giù da un viadotto autostradale, perché la società di cui faceva parte, l’ambiente religioso che frequentava e la sua famiglia non accettavano il suo orientamento omosessuale. La madre, infatti, appena viene a sapere che il figlio è omosessuale, inveisce minacciosa contro di lui: «Gli omosessuali sono condannati a marcire per l’eternità nell’inferno» (“Homosexuals are doomed to spend eternity in hell.”) 11 La storia tratta della sofferenza che Bobby deve subire, specialmente quella procurata dalla madre a cui, paradossalmente, è estremamente affezionato, ma la donna , essendo troppo rigida nell’osservanza religiosa nonché succube dei pettegolezzi della gente, lo ripudia, arrivando al punto di dichiarargli esplicitamente: «Non accetterò mai un figlio omosessuale»12. Alla morte del figlio suicida, però, all’atteggiamento drastico della madre subentra un periodo di ravvedimento; comincia un viaggio di scoperta della realtà omosessuale frequentando un

7 T

AYLOR, 1998, pp. 9-10.

8 B

UFFONI 2013. [consultato il 24 febbraio 2018].

9 L EVI 1958, p. 11. 10C OLLINS 1996. 11 https://www.youtube.com/watch?v=8SW0W7L4vRc [Clip: 0.00-0.29] 12 https://www.youtube.com/watch?v=sSee8On2lEQ [clip: 0.50-0.51]

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11 gruppo di genitori di figli omosessuali che la rende conscia che non c’è nulla da vergognarsi e da curare nell’essere omosessuali e che Dio ci ama come siamo. Di conseguenza, diventa una grande sostenitrice dei diritti degli omosessuali. molto emblematico è un discorso qui citato che indirizza ad una congregazione: un discorso che denuncia con forza i pregiudizi contro gli omosessuali, arico di pathos che rimane impresso nella mente:

When he told me he was homosexual my world fell apart. I did everything I could to cure him of his sickness. Eight months ago my son jumped off a bridge and killed himself. I deeply regret my lack of knowledge about gay and lesbian people. I see that everything I was taught and told was bigotry and de-humanizing slander. If I had investigated beyond what I was told, if I had just listened to my son when he poured his heart out to me I would not be standing here today with you filled with regret. I believe that God was pleased with Bobby's kind and loving spirit. In God's eyes kindness and love are what it's all about. I didn't know that each time I echoed eternal damnation for gay people, each time I referred to Bobbyas sick and perverted and a danger to our children, his self-esteem and sense of worth were being destroyed. And finally his spirit broke beyond repair.

Quando mi ha detto che era omosessuale, il mondo mi è crollato addosso. Ho fatto tutto quello che potevo per curarlo dalla sua malattia. Otto mesi fa mio figlio si è suicidato gettandosi da un ponte. Davvero mi rammarico della mia mancanza di conoscenza del mondo gay e lesbico. Noto che tutto quello che mi era stato impartito su questo tema era frutto di intolleranza e denigrazione disumana. Se avessi analizzato quello che mi avevano insegnato e detto, se solo avessi ascoltato mio figlio quando s’era aperto con me, non sarei qui oggi ad aprire il mio cuore, pieno di rimpianti. Sono più che certa che a Dio piaceva il cuore buono e amorevole di Bobby. Per Dio contano solo la bontà e l’amore. Non mi rendevo conto che ogni volta che condannavo spietatamente gli omosessuali, ogni volta che mi riferivo a Bobby come a un malato e perverso, nonché ad un pericolo per gli altri ragazzi, distruggevo la sua autostima e il suo essere più intimo. E alla fine il suo spirito non resse più, irrimediabilmente. (traduzione mia)

It was not God's will that Bobby climbed over the side of a freeway overpass and jumped directly into the path of an eighteen-wheel truck which killed him instantly. Bobby's death was the direct result of his parent's ignorance and fear of the word gay. He wanted to be a writer. His hopes and dreams should not have been taken from him but they were. There are children, like Bobby, sitting in your congregations. Unknown to you they will be listening as you echo "amen" and that will soon silence their prayers. Their prayers to God for understanding and acceptance and for your love but your hatred and fear and ignorance of the word gay, will silence those prayers. So, before you echo "amen" in your home and place of worship. Think. Think and remember a child is listening.13

Non era volontà di Dio che Bobby salisse sopra un lato di un cavalcavia di una superstrada e si gettasse direttamente sulla corsia dove passava un camion a diciotto ruote, che lo ha ucciso sul colpo. La morte di Bobby era il risultato diretto dell’ignoranza dei genitori e della loro omofobia. Bobby desiderava diventare uno scrittore. Le sue speranze e i suoi sogni non dovevano essergli sottratti, però gli sono stati sottratti. Ci sono bambini seduti nella vostra congregazione. A vostra insaputa, alle mie parole vi sentiranno dire Amen, e quello farà tacere le loro preghiere: preghiere perché Dio li capisca e li accetti e perché voi li amiate.

13 https://www.youtube.com/watch?v=8SW0W7L4vRc [clip: 0.23 – 2.57]; Cfr. A

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12 Ma queste saranno ridotte al silenzio dal vostro odio e ignoranza del mondo gay. Riflettete e tenete presente che un bambino sta ascoltando. (Traduzione mia)

Ci sono parecchie lezioni che possiamo trarre da questo discorso della madre, ma la cosa che personalmente mi colpisce di più è quanto il pregiudizio e l’ignoranza ci portino a fare cose inumane. Sicuramente infatti non esiste una cosa più penosa che vedere una madre e un figlio mettersi l’una contro l’altro per via di qualche preconcetto: la percezione che l’omossessualità del figlio sia un problema, addirittura un peccato che merita la dannazione eterna.

La percezione negativa della madre di Bobby nei confronti degli omosessuali esiste da sempre perché le società hanno sempre visto questo atto come trasgressivo da condannare in modo inequivocabile. Le relazioni omosessuali, infatti «si possono riscontrare nel bacino mediterraneo molto presto, perfino nelle civiltà del bronzo della Creta minoica nel tardo secondo millennio a.C.»14. Nella Volontà di sapere: Storia della sessualità15

, che «segna l’introduzione nel campo della storiografia e più ampiamente del sapere, del sesso e della sessualità come oggetti di studio legittimi»16. Michel Foucault, che «sets forth a provocative theoretical and historical perspective which has implications for all sexolgy»17 divide la storia dell’omosessualità in tre fasi. Abbiamo innanzitutto la fase antecedente al 1869, quando l’omosessualità era considerata «sodomia». Con questo termine s’intendeva che avere rapporti sessuali con una persona dello stesso sesso non era un orientamento in sé ma un vizio, un impulso trasgressivo. Si credeva anche che l’uomo avesse avuto sempre la capacità di rispondere «al fascino erotico sia di donne di bell’aspetto che di maschi di bell’aspetto.»18 Inoltre prima del 1869 l’omosessualità non si percepiva come una relazione di vero amore come è vista oggi, ma era soltanto un vizio che ruotava intorno alla penetrazione.19 Un episodio nel XXVesimo canto dell’Orlando furioso – il racconto di Bradamante e Fiordispina - rende palese quanto l’amore omosessuale fosse visto come qualcosa che si concentrava principalmente sulla penetrazione: si tratta dell’innamoramento di Fiordispina per la guerriera Bradamante scambiata da Fiordispina per un uomo. Bradamante chiarisce immediatamente a Fiordispina di essere donna per cui Bradamante l’attrae: «per questo non le par men bello il viso,/ men bel lo sguardo e men belli i costumi;» [OF 25 33. 1-2] e allora si riempie di tristezza

14 cfr. KOEHLY 1986 pp. 99-110 e KOEHLY 1997, pp. 7-13. 15 FOUCAULT 1985. 16 P REARO 2012, p. 98. 17 P OLLIS 1987, p. 405 18 ivi, p. 98. 19 DOVER, p. 62

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13 e afferma che «solo il mio desiderio è senza fine!» [OF 25 34. 1], cioè solo il suo desiderio non può essere realizzato perché lei non potrà mai farsi penetrare da Bradamante. A questo punto vale la pena sottolineare che gli aggettivi «bello,» «bel» e «belli» accennano alla possibilità da parte di Fiordispina di nutrire desideri omosessuali (basati anche su uno scambio di persona) per Bradamante»20. Per Ariosto la relazione fra le due on può funzionare perché non ci può essere penetrazione; la cosa sarebbe stata diversa fra due maschi che si possono penetrare.

Per il lettore moderno, queste letture potrebbero apparire di natura omoerotica; invece si devono considerare testi che mostrano amicizia. Aristotele nell’Etica Nicomachea 1239b2e 1238b27 sottolinea che la vera amicizia può succedere soltanto quando «fra gli amici s’instaura un rapporto reciproco basato sull’uguaglianza » e quando «c’è il contraccambio reciproco dell’amore per l’amore in sé». Un esempio di questo tipo di letteratura sarebbe la storia biblica di Davide e Gionata; questi fa di tutto per proteggere quegli dall’odio di Saul che vuole eliminare il giovane eroe perché ha paura che gli rubi il trono. Questo senso di protezione potrebbe sembrare a noi moderno amore omosessuale,21 tanto che in un libro di Harding, intitolato The love of David and Jonathan: Ideology, Text, Reception, si legge che per esempio l’Oxford Hellenism ha intravisto la relazione fra Gionata e Davide come un esempio di «desiderio erotico omosessuale, alla pari di quello che si riscontra nella letteratura classica.»22 Ma la verità è che in questa storia regna l’idea dell’uguaglianza di sentimento, di identità, di rango e di status, e questo succede perché Gionata e Davide avevano in mente l’idea di amicizia che non è basata su chi penetra e chi viene penetrato, cioè chi è forte e chi non lo è, ma sull’idea dell’amicizia che si costruisce sull’uguaglianza.23 David e Gionata sono uguali e la loro amicizia è esempio di puro amore.

La seconda fase a cui Foucault fa accenno nella storia dell’omosessualità sarebbe proprio quella che comincia nel 1869, quando questo orientamento sessuale non viene più percepito come un vizio, un impulso, ma come orientamento sessuale che però va curato [cfr. ZA 133-134]. Foucaultscrive:

Come definita dai codici antichi civili e canonici, la sodomia era una categoria che rientrava sotto gli atti proibiti… L’ omosessuale ottocentesco divenne un personaggio con un passato, con una storia e un’infanzia, un carattere, una forma di vita… L’omosessualità apparve come una forma di sessualità che veniva trasposta da una pratica di sodomia ad una sorta di 20 D ECOSTE 2004, pp. 56-57. 21 M ORGENSTERN 1959, p. 322. 23 H ALPERIN 2000, p. 101.

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14 un’androginia interiore, un ermafroditismo dell’anima. Il sodomita era ritenuto un’aberrazione temnporanea: oggigiorno l’omosessuale è una specie24.

Quando la sodomia diventa omosessualità, comincia ad essere vista come un problema psichiatrico; molti omosessuali vengono sottoposti a cure disumane che lasciavano su di loro effetti devastanti. Questi regimi vedevano l’omosessualità come qualcosa che erodeva l’onore, la moralità e la mascolinità dello stato. Durante la seconda guerra mondiale, in Germania, sulla base del paragrafo 175 del codice penale, il nazismo fece arrestare e deportare nei campi di concentramento circa trentamila omosessuali. In Italia fu all’inizio deciso di confinare i gay, in quanto nemici della razza, ma poi, tre anni dopo il 1936, fu deciso che perseguitare un gruppo sociale in quanto gruppo richiedeva che lo si riconoscesse come tale. Di conseguenza, l’omosessualità fu depenalizzata non per indulgenza ma per la semplice ragione che gli italiani si reputavano troppo virili per essere omosessuali: «L'omosessualità è un tipico vizio da inglesi e da tedeschi», era stato ripetuto, e ora proprio il fascismo avrebbe dovuto confessare l'inconfessabile, e cioè che l'omosessualità esisteva perfino in Italia?

Non stupisca insomma che le leggi razziali italiane non abbiano portato con sé nessuna legge antiomosessuale[…]. Il fascismo operò questa scelta perché sapeva che in Italia esisteva già un'altra agenzia di potere a cui poteva essere affidato il controllo e la repressione dell'omosessualità: la Chiesa cattolica. Il controllo occhiuto del parroco, del commissario di polizia, dei parenti e dei vicini risultava più efficace e meno costoso.25

Molto interessante sarebbe la lettera che Sigmund Freud scrive nel 1935 come risposta a una madre che era preoccupata del proprio figlio che mostrava un orientamento omosessuale:

L'omosessualità non è di certo un vantaggio, ma non c'è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante, non può essere classificata come una malattia, riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale. Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni sono stati omosessuali, molti dei quali sono stati grandi uomini.26

24 F

OUCAULT 1980, p. 159. Traduzione mia di: «As defined by the ancient civil or canonical codes, sodomy was a category of forbidden acts….. The nineteenth-century homosexual became a personage with a past, a case history and a childhood, a character, a form of life…. Homosexuality appeared as one of the forms of sexuality when it was transposed from the practise of sodomy onto a kind of interior androgyny, a hermaphroditism of the soul. The sodomite was a temporary aberration; the homosexual is now a species».

25 DALL'ORTO 2003, p. 49.

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15 Oggi, comunque, si riconosce che l’omosessualità non è né un vizio, né una preferenza, né una malattia psichiatrica. Nel 1973 comincia infatti la terza fase della storia dell’omosessualità; essa viene infatti cancellata dall’American Psychiatric Association come malattia psichiatrica [ZA 149] e comincia a essere ritenuta un orientamento normale; 38 anni dopo si conferma quello che aveva detto Freud a questa madre preoccupata. Comunque, anche se l’omosessualità è considerata un orientamento naturale e normale, esiste ancora oggi molta intolleranza nei confronti degli omosessuali e questa insofferenza crea ingiustizia. L’omosessualità non è mai stata accettata come pratica e non è accettata ancora oggi da molte persone e da molti stati. Infatti anche se oggigiorno esistono parecchi studi che mostrano che la terapia riparatrice non è efficace ma anzi pericolosa e «esperti in questo campo si pronunciano contro tutti i tentativi di cambiare l’identità o l’orientamento sessuale»27, ci sono ancora diversi Stati dove la terapia riparativa rimane legale.

L’Italia secondo l’ILGA-Europe occupa il trentunesimo posto per i diritti degli omosessuali: nonostante l’introduzione di recente della legge che permette le unioni civili, il discorso queer in Italia risente di una «continua invisibilità»28, e come rileva Cirus Rinaldi, «gli studi […] sulle sessualità incontrano nel contesto accademico italiano difficoltà ad affermarsi per ragioni relative alla specificità dell’oggetto di studio, […], nonché ad un più generale ostracizzante clima politico e culturale.»29 Anche nell’ambito della letteratura, negli studi LGBTIQ in Italia sembra che esista un vuoto, tanto che Tommaso Giartosio rileva che «gli studi sulla letteratura gay mostrano, in Italia, un ritardo»30, mentre Eleonora Pinzuti sottolinea che «allo stato attuale, per quel che riguarda l’Italianistica, mancano commenti, applicazioni, letture che, utilizzando il queer, arricchiscano la deriva della ricezione e puntualizzino i commenti a piè di pagina, spesso travisati o silenziati nelle loro implicazioni sessuali»31.

Nonostante gli ostacoli di natura sociale, politica, e culturale, recentemente in alcuni sono stati registrati dei progressi notevoli. Per esempio Malta, che è il mio Paese natale, è classificata dall’ILGA-Europe al primo posto per i diritti delle persone LGBTIQ.32 Questo non significa che Per le persone LGBTIQ. Infatti recentemente il Ministro dei diritti civili a Malta ha ribadito che c’è ancora molto da fare a riguardo dei diritti di questo gruppo, particolarmente 27 F RITZ, p. 8 28 P USTIANAZ 2010, P.270. 29 R INALDI 2012, p. 709. 30G IARTOSIO 2004, p. 111. 31 P USTIANAZ 2010, p. 271.

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16 nel campo educativo, ed ha varato un documento intitolato LGBTIQ Equality Strategy and Action Plan 2018-2022 proprio per eliminare i pregiudizi, puntando adesso anche sull’istruzione.

La tematica dell’omosessualità mi ha interessato a tal punto da decidere di studiarla nelle varie sfaccettature, specie dal punto di vista della giustizia sociale e della pedagogia, come riflessa nelle opere di prosa di Franco Buffoni che ha usato la letteratura per favorire la giustizia sociale nei confronti degli omosessuali in Italia e nel mondo. Il mio obiettivo è quindi di fare uno studio critico-letterario e pedagogico sulle opere di Buffoni che trattano il tema della giustizia sociale nei confronti delle persone LGBTIQ. La mia intenzione non è solo quella di esporre gli argomenti relativi alla giustizia sociale per le persone LGBTIQ che Buffoni promuove nelle sue opere in prosa, ma anche di valutare gli argomenti di Buffoni alla luce della pedagogia critica. .

1.2. Le diverse teorie sulla giustizia sociale.

Definire la giustizia sociale non è un’impresa da prendere leggermente. Brennan e Naido sottolineano che il termine giustizia sociale non ha un significato vero e proprio,33 mentre McArthur rileva che la giustizia sociale «è un concetto cattivo che dobbiamo comprendere in un modo rigorosamente ingarbugliato.»34 Le teorie della giustizia sociale nascono con le opere di Fanon, Black skin, White masks35 e Les damnés de la terre,36il libro di Freire, Pedagogy of the Oppressed,37il libro di Memmi, The colonizer and the colonized,38 l’opera di Iris Marion Young, Justice and the Politics of difference39 e il libro di John Rawls A Theory of Justice.40 Paulo Freire, che è considerato il più influente fra i teorici della giustizia sociale, brevemente rileva che se le persone avessero una mente più critica, allora avrebbero più capacità di fare scelte giuste e ci sarebbe più possibilità di eliminare i sistemi di oppressione che caratterizzano le nostre società.41 Tra le teorie più conosciute della giustizia sociale, ci sono e

33 N

AIDOO 2008 p. 287.

34 Per il saggio di M

CARTHUR userò la sigla MA, p. 1 [accessato online il 24 febbraio 2018]

35 F ANON 2008. 36 idem 2002. 37 F REIRE 2000. 38 M EMMI 2003. 39 Y OUNG 1990. 40 R AWLS 1999. 41 L

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17 procedural/contractarion theories che hanno un approccio liberale, gli outcome-based approaches che hanno un approccio social democratico e che si imperniano sull’idea dell’everybody needs for everybody abilities, e la pedagogia critica, che invece ha un approccio più radicale. John Rawls è uno degli esponenti principali dei procedural/contractarian approaches. Egli fonda la sua teoria sull’idea che gli esseri umani sono liberi, uguali e indipendenti e sottolinea che le differenze fra gli individui, «specie il perseguimento dei loro interessi diversi, viene a trovarsi in un rapporto di reciprocità» [MA 2]; inoltre, per Rawls gli interessi di una persona sola non devono dominare gli interessi degli altri. Un esponente principale dei procedural/contractarian approaches è Amartya Sen che scrive anche sulla giustizia sociale relativa all’identità di genere. Sen basa la sua teoria sul concetto che «la giustizia non può non essere sensibile alla vita che la gente al presente vive» [MA];per lui la giustizia quindi implica che le realtà degli individui, come per esempio il bisogno di poter costruire una relazione con una persona dello stesso sesso, non deve essere in nessun modo ignorata. Sen sa che eliminare ogni forma di ingiustizia è completamente impossibile e allora si basa sulla premessa che bisogna creare meno ingiustizie. Sen mette in rilievo che molte delle ingiustizie nel mondo esistono per via dell’illusione che, per quel che riguarda la sessualità, esista solo l’orientamento eterosessuale, o perché si pensa che le persone non abbiano il diritto di scegliere la loro identità sessuale. Per San, dire che tutti debbano essere messi in una sola categoria è completamente sbagliato [MA]. In questa tesi io non ho intenzione di analizzare i procedural/ contractarian theories e gli outcome-based approaches, ma la mia intenzione è quella di analizzare la pedagogia critica e anche di interpretare le opere di Buffoni in prospettiva di questa scuola di pensiero educativo. A questo punto vorrei rilevare che anche se la mia tesi tratta il tema della giustizia sociale nei confronti delle persone LGBTIQ nella prospettiva della pedagogia critica, dalla mia ricerca non risulta in nessun modo che esistano critici di questa scuola di pensiero che parlino direttamente ed esclusivamente di sessualità e dei diritti della minoranza LGBTIQ. La mia intenzione sarebbe quindi di applicare la pedagogia critica, che è una delle teorie più importati nell’ambito della giustizia sociale, ai diritti delle persone LGBTIQ. In particolare, studierò le opere letterarie di Franco Buffoni con la speranza che questo sia un contributo originale nell’ambito dei gay and lesbian studies, della pedagogia e della critica letteraria. Inizierò perciò spiegando cos’è la pedagogia critica, e prima ancora spiegando le idee di John Dewey, che è considerato «il più grande pedagogista del Novecento»42 ed un precursore della pedagogia critica.

42 C

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1.3. John Dewey come precursore della pedagogia critica

John Dewey, che come ho detto è considerato il pedagogista più autorevole del Novecento [PN 51], è una figura di grande interesse. Ai fini della mia tesi ritengo comunque di dover sottolineare principalmente tre aspetti che hanno poi influenzato tutta la pedagogia critica. Prima di tutto per Dewey è molto importante mettere insieme la dimensione teorica della pedagogia con quella pratica. La seconda idea di Dewey che vorrei sottolineare è che la pedagogia non deve filosfeggiare ma deve consultare la psicologia e la sociologia, perché queste due scienze ci danno un’immagine chiara delle realtà in cui viviamo. Un ultimo elemento che ritengo di dover sottolineare è che, secondo il pedagogista, l’educazione deve assumere un ruolo importante nel campo sociale e politico [PN 54];43 deve «promuovere una capacità di partecipare da protagonisti alla vita sociale da parte degli individui e di inserirsi in essa con una mentalità capace di dialogare con gli altri e di colaborare a fini comuni liberamenti scelti» [SP 2009]. Fra la dimensione politica e sociale e quella dell’istruzione esiste infatti «vicinanza, doppio legame, sinergia, ma c’è anche tensione, opposizione, relazione dialettica» [PN 63]

Molte delle idee di Dewey vengono ispirate dalla pedagogia critica, particolarmente l’idea che la pedagogia non può essere in nessun modo separatata dalla vita sociale. Per la pedagogia critica infatti è molto importante capire le realtà della società, particolarmente le ingiusitizie costruite, e poi saper rispondere in modo concreto e attivo ad esse. Come ho già affermato, in sé la pedagogia critica e i suoi teorici non si soffermanosui problemi e i diritti delle persone LGBTIQ. Tuttavia io ritengo che le loro teorie possano essere applicate ai diritti delle persone LGBTIQ, e quindi nella parte successive, intendo estrapolare gli elementi più salienti della pedagogia critica menzionando anche alcuni dei nomi più importanti e poi adattare la teoria ai diritti delle persone LGBTIQ.

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1.4. Una lettura di Freire in relazione con le persone LGBTIQ.

La pedagogia critica, il cui primo esponente sarebbe Paolo Freire [FS 56],44 si costruisce sull’idea della descolarizzazione, cioè l’idea che la società deve «sottrarre l’apprendimento e la formazione delle giovani generazioni all’ideologia del potere» [SP 360] Nella pedagoggia degli oppressi Freire si pone dalla parte dei poveri, degli ultimi fra gli ultimi e sottolinea l’importanza della scuola: essa dovrebbe rendere gli individui consapevoli affinché abbiano la capacità di prendere la parola e partecipare nella vita civile. Questa teoria quindi si costruisce sull’esperienza delle persone che soffrono e cerca di rispondere in modo costruttivo ai loro bisogni.45 Per la pedagogia critica è importante comprendere quale sia il ruolo delle istituzioni nel creare e propagare disuguaglianze e sofferenze economiche, sociali e politiche create principalmente dal razzismo, dal sessismo e dal classismo46. Come ho già spiegato, Freire non crea direttamente teorie della giustizia sociale relative alle persone LGBTIQ; è comunque mia intenzione applicare qui la sua teoria per queste persone. Se le ideologie del poterepolitico o religioso sono contro i diritti della minoranza LGBTIQ, allora bisgona descolarizzare la società, bisogna evitare che l’apprendimento e il potere rimangano nelle mani di persone o istituzioni che opprimano le persone LGBTIQ: le persone LGBTIQ, coscienti della loro oppressione, devono prendere la parola e partecipare alla vita civile, sottolineando la necessità che i loro diritti come essere umani vengano riconosciuti e rispettati. Per molti anni Malta aveva una fortissimavena cattolica, tanto che per esempio solo nel 2012 è stata introdotta la legge del divorzio. Le persone che in un modo o nell’altro non aderivano alla morale cattolica venivano in un certo senso emarginate. Per quel che riguarda i diritti della minoranza omosessuale, nel 2001 alcuni maltesi hanno preso coscienza della loro situazione e hanno formato il Malta Gayright Movement, che ha combattuto molto per sottrarre l’apprendimento e le formazione della società all’ideologia del potere della Chiesa Cattolica e dei due partiti principali. Come dice Friere, le persone LGBTIQ hanno cominciato a intervenire in a discussioni alla radio e alla televisione, e a partecipare alla vita civile, propugnando le loro idee e sfidando le ideologie del potere. Oggi Malta, come ho già spiegato, secondo l’ILGA-Europe ranking, che è il sito ufficiale dell’unione europea che promuove i diritti delle persone LGBTIQ, si classifica al primo posto per i diritti delle persone LGBTIQ.47

44 Per il saggio di Fida S

ANJAKDAR et al, utilizzerò la sigla FS.

45 Ali-Khan – Siry 2012, p. 496. 46 M

THETHWA-SOMMERS 2014, p. 10.

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20 La filosofia della pedagogia critica è «un approccio radicale all’educazione il quale cerca di trasformare strutture oppressive presenti nella società mediante l’attivismo nell’insegnamento»48. In altre parole, si tratta di un concetto della pedagogia mirato a controbattere l’egemonia di potere, fonte di ingiustizie, con strutture che mettano in atto una maggiore giustizia sociale: strutture come la comunicazione, la critica e la prassi. Illustrando un esempio dal contesto italiano. Questo è proprio quello che cercherò di fare in questa parte della mia tesi, facendo riferimento al World Pride di Roma nel 2000 di cui parla tanto l’autore Franco Buffoni le idee del quale intendo analizzare in questa tesi, partendo dalla contro-egemonia.

1.5. Una sintesi della pedagogia critica e la sua applicazione alle persone

LGBTIQ mediante il World Pride dell’anno 2000 in Italia

Etimologicamente l’aggettivo «egemone», proviene «dal latino tardo hegemon, dal greco hegemón (= capo), dal verbo hegéomai (= io guido)»49. Antonio Gramsci dà a questo concetto un preciso significato storico-politico. Con egemonia infatti intende «una configurazione della struttura della società mantenuta dal potere dominante e, grazie a questa egemonia, la classe dominante stabilisce i suoi ideali e formula i suoi valori affinché alla fine vengano considerati come naturali e istintivi»50. Gramsci con egemonia intende una dinamica di potere che riguarda ideali che vengono introiettati dalle classi inferiori a vantaggio delle classi superiori. Un esempio di un’egemonia di potere che cerca di farci credere che le relazioni e il sesso fra omosessuali siano immorali e sbagliate, e che solo gli eterosessuali hanno il diritto di sposarsi e di adottare bambini, sarebbe la Chiesa Cattolica. el 2000 ci fu in Italia il World Pride di Roma a cui Buffoni fa riferimento nelle sue opere fra cui Più luce, padre e Zamel. Questo evento fu annunciato quattro anni prima, ma la manifestazione rischiava di non svolgersi per la concomitanza con il Giubileo dell’anno 2000 della Chiesa Cattolica. Il Presidente del Consiglio dell’epoca, Giuliano Amato, intervenendo sul tema nel corso di una seduta della Camera dei Deputati disse che «purtroppo c’è la Costituzione che impone vincoli 48 S ANJAKDAR ET AL., p. 26. 49 M ELDI 2004, p. 341. 50 B

ORG CASTILLO 2015, p. 27 – Traduzione mia di: configurations of power-establishment and the upholding of dominant structures within society. Throughout the process of hegemony, the ruling category establishes its ideals and formulates its values and morality to eventually portray them as ‘natural’ or ‘instinctive’.

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21 e costituisce diritti a tutte le minoranze, anche quella omosessuale»51. La Chiesa Cattolica, mediante il suo esponente il cardinale Camillo Ruini, non trova per niente soddisfacente questa precisazione, e sul Corriere della Sera del 27 giugno 2000 Ruini vieni citato dicendo che «la nostra richiesta continua ad essere che questa manifestazione non si faccia. Se non sarà accolta saremo dispiaciuti e adombrati». Questo è un esempio tipico di come quello che Freire chiama «un’ideologia di potere» che cerca di controllare tutto attraverso un processo di egemonia, facendoci credere che le proprie idee siano naturali.

Con «counter-hegemony» nella pedagogia critica s’intende andare contro gli ideali, i valori e la morale che un «power establishment» spaccia per naturali e giuste e questo, secondo la pedagogia critica, può succedere prima di tutto tramite la comunicazione.

Esponenti della pedagogia critica, fra cui F. Sanjakdar, Luoisa Ellen e altri, quando parlano di comunicazione rilevano l’importanza che tutti quelli che vogliono in qualche modo istruire devono creare spazi di comunicazione dove gli studenti sono liberi di porre domande senza inibizioni ed ottenere risposte esaurienti sulle questioni che li turbano.52 Per la pedagogia critica, è importante che i temi di giustizia sociale vengano comunicati, discussi a fondo, ed è vitale collegare il sapere e ciò che si vuole insegnare con le storie, i valori e le realtà di quelli che ascoltano.53 Esponenti della pedagogia critica, fra cui R. N. Bellah e Carolyn M. Shieds, sottolineano l’importanza di creare comunità di memoria in cui si può comunicare, si possono raccontare storie di altri individui, «non semplicemente come fatti e date, ma come storie di sofferenza e di perdite […] Queste storie aiuterebbero gli studenti e la società ad ascoltare ed ad accettarsi uno con gli altri»54. «Non solo in termini di fatti e date, ma in termini di storie di dolore, perdite e celebrazione. Queste storie aiuterebbero gli student e la società di ascoltarsi e accettarsi a vicenda». Questa nozione di comunicazione della pedagogia critica può essere applicata anche alla sessualità e per affermare i diritti delle persone LGBTIQ. Gli studenti a scuola devono avere l’ambiente giusto per poter chiedere tutto quello che vogliono senza nessuna paura. Questo dev’essere applicato anche a nozioni relative alla sessualità che è un tema molto importante per i bambini dato che la sessualità è parte integrante della loro vita. Gli studenti non devono avere nessuna paura di parlare delle loro impulsioni sessuali. Agli studenti, ma anche alla società in generale, è molto importante raccontare storie di sofferenza di persone LGBTIQ e anche descrivere la realtà di famiglie diverse. Un esempio di comunicazione

51 Camera dei Deputati, resoconto stenografico, 24 maggio 2000. 52 S ANJAKDAR ET AL.2015, p. 58. 53 G IROUX 2009, p. 249. 54 S HIELDS 2000, p. 284.

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22 relativo al World Pride del 2000 può essere il momento in cui Franco Grillini, che in quell’epoca era Presidente dell’Arcigay, raccontava la storia della sofferenza degli omosessuali:

Ebrei e omosessuali sono stati per secoli accomunati da una persecuzione altrettanto sanguinosa, da parte della Chiesa di Roma finché questa ne ha avuto il potere, poi da parte di ogni potere illiberale e autoritario, e da parte del regime nazista che tentò anche per gli omosessuali la strada dello sterminio nei lager. Ma ciò non è bastato né a spingere quella Chiesa a chiedere anche il loro perdono (al contrario, si rifiuta esplicitamente di farlo, e chiede anzi il perpetuarsi delle discriminazioni), né la cultura e la politica democratiche italiane a considerare la discriminazione nei confronti degli omosessuali altrettanto odiosa di quella verso neri o ebrei.55

Questi tipi di comunicazione, queste esperienze di persone che soffrono, sono riuscite ad accattivare la simpatia dell’opinione pubblica, hanno portato a un altro punto importante della pedagogia critica come parte del «counter-hegemony», e cioè la «critica» di quelli che sono a favore dei diritti degli omosessauli e dei gay pride. La critica in realtà è il cuore e l’anima di questa scuola di pensiero e consiste nel saper non solo analizzare i concetti «ma anche concepire cose oltre la realtà presente». [FS 61] Per Freire, quelli che hanno la capacità di criticare sono creatori «della parola e del mondo». [FS 61]. La critica deve portare al cambiamento delle strutture del potere e delle autorità [FS 61], Ma, affinché questro succeda, come rileva Hooks, «l’individuo deve diventare conscio ed accettare di essere il prodotto di una società razzista, sessista ed elitista, la quale può produrre crimini esecrabili e adottare politiche che attingano a forme desuete e nuove di totalitarismo; l’individuo, però, ha la capacità di adoperarsi perché la società diventi più equa per tutti».56 È importante che le persone LGBTIQ condannino senza riserve la mancanza di giustizia sociale presente nella società. Tornerà loro di vantaggio aver la capacità di criticare apertamente questioni che li riguardano da vicino e che li fanno soffrire. In molti Paesi dove i diritti delle persone LGBTIQ sono stati riconosciuti, l’ottenimento dei diritti è avvenuto per via delle lotte portate avanti a volte con grossi sacrifici personali da parte della stessa comunità omosessuale nonché di altri simpatizzanti della loro causa. Questi passaggi fanno pensare a una costruzione per pure aggiunte, poco rigorosa alla storia del World Pride di Roma, si è schierato per esempio dalla loro parte e ha criticato le autorità Amos Luzzato, che all’epoca era presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, e che ha affermato:

A una frazione minoritaria del paese che è da sempre oggetto di discriminazione a cui oggi si contesterebbe il diritto di organizzare, come qualsiasi altro gruppo, una propria manifestazione nei tempi e nei luoghi prescelti, nel rispetto della Costituzione e delle

55 GRILLINI 2000 56 H

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23 leggi dello stato. Preoccupati dale implicazionni di tali atteggiamenti esprimiamo la nostra comprensione e solidarietà per questo gruppo umano […] Nei campi di sterminio, noi con il triangolo giallo, loro con il triangolo rosa, hanno sofferto insieme a noi e con noi quell’indicibile orrore. Sottolineiano come il rispetto delle minoranze sia sempre stato e sia oggi più che mai un segnale e una misura dello stato di salute e della democrazia di una società civile.57

La parte più importante della pedagogia critica, la «prassi», è anch’essa parte integrante del «counter-hegemony» e quindi fa parte del processo che combatte l’egemonia. Con il termine prassi Friere intende la possibilità di agire in modo concreto in attività gay, come la partecipazione in sfilate di gay pride o in dibattiti televisivi dove si rivendicano tali diritti, senza paura di subire ritorsioni. La prassi consiste: 1. nell’analisi delle teorie (theory) sulla questione, in questo caso sulle questioni gender; 2. nel riflettere (reflection) su quello che sta succedendo e su come si possa risolvere il problema e, infine, 3. in azioni (action) concrete per portare al cambiamento sociale. Per Freire, la pratica è «sia riflessione che azione, sia interpretazione che trasformazione». [FS 66]. Ritornando agli esempi del World Pride di Rome nel 2000, la prassi sarebbe il corteo che passa l’8 luglio 2000 per le vie di Roma e che divenne, ancora oggi a distanza di 18 anni, il Pride più partecipato che si sia mai svolto in Italia. Come rileva Natalia Aspesi, «la folla era […] immensa, e l’aria era quella di una grande festa di fratellanza, di un oceanico e colorato gioco di solidarietà, di un gigantesco raduno familiare»58. Il movimento gay pride sarebbe un esempio lampante di quello che John Portelli e Koneeny nella pedagogia critica chiamano l’etica di sovversione quando rilevano che il termine «sovversione (una parola che etimologicamente deriva da due parole latine sub (sotto) e vertere (girare), significa cambiare dal profondo, girare o instradare dalla radice, e non implica necessariamente un atto negativo, aggressivo o vendicativo.»59 I pride, ma anche i movimenti LGBTIQ che sono gli organizzatori dei pride, in Italia e nel mondo hanno l’intenzione di cambiare una società sessuofobica, fondata sul dominio del maschio, sul familismo e sulla morale cattolica, ma cercano di farlo attraverso questa etica di suvversione, perché cercano di portare il cambiamento adoperando un pensiero e un metodo non violento. Ad esempio a Padavo nel 2002, alla vigilia del Pride, gli organizzatori si trovarono su una specie di Tenaglia: da un lato l’organizzazione di estrema destra «Forza Nuova,» annunciava una contromanifestazione; dall’altro i disobbedienti del nord est, che volevano impedire quel

57 “Il Tirreno”, 1 giugno 2000. 58 A

SPESI 2000, [visitato il 25 ottobre 2010]

59 P

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24 corteo. Gli esponenti del Pride, tramite una lettera aperta di Giovanni Dall’Orot, si liberarono da quella morsa affrmando che:

«Ogni tentativo di arruolarci nella logica maschilista della violenza è sempre fallita. La violenza è l’arma dei nostri avversari [..] Noi siamo l’alternattiva a questo modo di essere e di pensare. Noi siamo l’altro mondo che è possibile. Un altro mondo in cui non sarà più la violenza a dettare legge, ma la nonviolenza, la ragione e le ragioni degli esseri umani.»60

1.6. La pedagogia critica di don Lorenzo Milani e la sua relazione alle

persone LGBTIQ

Il pensiero «critico, e critico radicale, a cui la stessa pedagogia critica» si ispira, si è radicata anche in Italia, dove troviamo diversi suoi teorici [PN 11]. Fra questi possiamo menzionare Ada Gobetti, Antonio Gramsci, Aldo Capitini, Maria Montessori, Danilo Dolci e il gruppo Diotima a Firenze. Comunque, senza dubbio, uno dei teorici più importanti di questa scuola di pensiero in Italia è don Lorenzo Milani. Mi soffermerò in questa tesi solo su di lui anche perché Franco Buffoni si ispira a lui, particolarmente al suo concetto che l’obbedienza non è una virtù. In questa parte darò un quadro generale delle idee principali di don Lorenzo Milani. Come gli altri teorici della pedagogia critica, Milani non parla di sessualità e di diritti di persone LGBTIQ.

La vita di don Lorenzo Milani (1923-1967) si costruisce interamente sull’idea che l’obbedienza non è una virtù. Va sottolineato subito che questo principio coniato da Milani è applicabile soltanto all’ordine politico e alle relazioni umane e non alle regole impartite dalle autorità ecclesiastiche. Anche se Milani ha avuto diversi conflitti con le autorità gerarchiche della Chiesa, a comunque sempre obbedito ed è stato sempre un prete modello. Come auspicava la madre: «La Chiesa lo ha fatto tanto soffrire ma gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo di mio figlio»61. Inoltre, come rileva lo stesso Papa Francesco quando visita la sua tomba il 20 giugno del 2017 a Barbiana, in Milani: «tutto nasce dal suo essere prete. Ma, a sua volta, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda: la sua fede»62.

Milani era di Firenze e proveniva da una famiglia dell’alta borghesia: aveva due delle 15 macchine che circolavano a Firenze in quel periodo. I suoi genitori, che erano ebrei atei,

60 D

ALL'ORTO, 2002 [visitato il 25 ottobre 2018].

61 Papa Francesco, 2017 [visitato il 30 aprile 2019] 62 idem

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25 erano persone di vasta cultura: il padre era ordinario all’Università degli Studi di Firenze e la madre aveva studiato con James Joyce a Trieste. Milani si converte al cattolicesimo, prende i sacramenti ed entra nel seminario di Cestello l’8 novembre del ’43. «Della sua formazione teologica avverte i limiti. “Mancava il senso della ricerca, del dialogo”»63. Dal momento esatto in cui Milani entra il seminario, «sarà allo stesso tempo obbediente e ribelle a una Chiesa nella quale si sentirà inserito (sarà sempre “fanatico dell’osservanza della regola”), ma alla quale non rinuncerà mai di far sentire il suo “spirito libero”»64 . Quando prese l’ordinazione sacerdotale, fu mandato alla chiesa di San Donato di Calenzano dove per la prima volta nella sua vita venne in contatto con le sofferenze dei contadini. Nota che alla gente del paese mancava l’istruzione e allora decide di aprire una scuola serale per adulti e giovani. In questo periodo c’era grande tensione in Italia fra la Chiesa e i suoi alleati (il partito della DC) e i partiti socialista e comunista. La Chiesa chiedeva a chi aderiva al socialismo o al comunismo di rinunciare al partito per la fede cattolica. A questo punto Milani decide di fare una cosa estremamente radicale: toglie i crocefissi dalla sua scuola, non per dispetto alle autorità religiose, ma per mettere in chiaro che l’educazione esisteva principalmente solo per il bene degli studenti e che questo bene era offerto a tutti. Neanche il catechismo era obbligatorio. Erano obbligatorie soltanto le lezioni di teatro e anche quelli del dibattito sociale. Questo approccio pedagogico lo mise in difficoltà con i suoi superiori che, per punirlo, lo inviano a Barbiana. All’inizio andò su tutte le furie, ma poi accettò la decisione dei suoi superiori considerandola volontà di Dio. Bisogna comunque tenere in mente che l’assenza di simboli religiosi è un segno di laicità dello Stato: non c’è bisogno di Don Milani per togliere la croce. Barbiana era un luogo disabitato dove la gente era timida e senza istruzione. Nel 1958, Milani scrive le sue Esperienze pastorali il cui «tema di fondo è il difficile mestiere del prete; in particolare il testo è incentrato sulla proposta di una nuova pastorale utile a ricostruire un rapporto con la classe operaia, con i poveri»65. Il libro esce con l’imprimatur ma il 15 dicembre 1958, Giovanni XXIII fa ritirare libro non perché andasse contro la dottrina, «ma perché è giudicato “inopportuno”»66. Milani appartenenva alla Chiesa di Papa Pio XII. «Ad essa aderisce per poi metterla in discussione, rimanendo sempre fermo nella scelta di identificarsi come prete cattolico»67. Come scrive lui stesso: «l’unica cosa decente che ci resta da fare: […] sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira in basso. Rinfacciargli ogni giorno la sua vuotezza, 63 N ESTI 2006, p. 79 64 ivi, p. 78. 65 ivi, p. 81. 66 ibid. 67 ivi, p. 97.

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26 la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza. Star sui coglioni a tutti come sono stati i profeti innanzi e dopo Cristo»68. Anche se Milani vuole intenzionalmente «star sui coglioni» anche dei suoi superiori, resta però fedele alla Chiesa, e nonostante le tensioni, non ci sono «mai fratture, abbandoni»69. A Barbiana, poi, don Lorenzo Milani apre una scuola e sviluppa una pedagogia radicale, tipica della pedagogia critica. All’ingresso della scuola, scritto su un cartello, don Milani conia il motto “I care” «letteralmente “Io mi prendo cura” (in dichiarata contrapposizione al “Me ne frego” fascista)»70. Questo motto «riassumenva le finalità educative di una scuola orientate alla presa di coscienza civile e sociale»71. Ai bambini di questa scuola oltre a imparare a leggere e scrivere, la matematica e le scienze, veniva insegnato anche a pensare in modo critico. Nella scuola di Barbiana il Vangelo non si leggeva in modo dogmatico; ai bambini era consentito di esprimere le loro idee senza timore. Poi leggevano e analizzavano i giornali, e storie come di Gandhi. Molti di questi ragazzi col tempo si sarebbero impegnati nei sindacati, nei partiti politici e nel campo dell’istruzione. Otto studenti della scuola di Barbiana72 scrissero la famosissima Lettera a un professoressa,73

dove c’è un’aspra critica verso l’idea che i ragazzi che provenivano da ceti sociali bassi, per via del sistema degli esami in cui venivano bocciati, fossero costretti ad andare a lavorare come contadini o nelle fabbriche. Nella lettera, viene sottolineata l’importanza che «bisogna dar vita a una scuola diversa, comunitaria….». La scuola tradizionale dev’ essere «rovesciata dalla nuova scuola emancipatrice e che si colloca dalla parte degli ultimi» [PN 87]. L’idea di Milani di una scuola comunitaria che dibatte e discute, che analizza giornali, storie di letteratura e biografie, come ho già spiegato, è molto importante. C. M. Shields e E. J. Mohan rilevano che «insegnare agli studenti a porre domande su altre prospettive e a chiedere, riflettere, criticare e sfidare, è un modo per migliorare la comprensione di un contesto. Questo aprirà l’ambiente della scuola e lo aiuterà ad includere esperienze di studenti fuori dalla norma…»74 È importante che a scuola gli studenti ascoltino e analizzino le esperienze e le realtà degli studenti LGBTIQ, perché ascoltare queste storie aiuterà gli studenti a capire e a comprendere di più le sofferenze delle persone LGBTIQ e questo porterà a una maggiore giustizia sociale. Leggere e ascoltare le

68 ibid. 69 Papa Francesco, 2017. 70 N ESTI 2006, p. 78. 71 ivi, p. 81. 72 G

RECH AND MAYO 2014, p. 44.

73 ivi, pp. 34-35. 74 S

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27 sofferenze delle persone LGBTIQ, in un ambiente in un certo senso laico (Milani toglie le croci), aiuterà molto le persone LGBTIQ ad accettarsi e ad essere accettate.

Per la Chiesa Cattolica, l’obbedienza è una delle virtù più importanti e ammirevoli; lo era ai tempi di Milani e lo è ancora oggi. Il Catechesmo della Chiesa Cattolica (1994) al paragrafo 615 recita che:

Con la sua obbedienza fino alla morte, Gesù ha compiuto la sostituzione del Servo sofferente che offre se stesso in espiazione, mentre porta il peccato di molti, e li giustifica addossandosi la loro iniquità.Gesù ha riparato per i nostri errori e dato soddisfazione al Padre per i nostri peccati.

Dato che noi siamo chiamati ad imitare Cristo, questo implica che dobbiamo essere obbedienti come lui fino alla fine. L’obbedienza, secondo il Catechesmo, paragrafo 915, è anche uno dei consigli evangelici che sono «proposti ad ogni discepolo di Cristo». Il fascismo ha fatto l’obbedienza uno dei suoi slogan per controllare il popolo, e l’idea dell’obbedienza continua a dominare la cultura italiana anche dopo la seconda guerra mondiale.75È interessante notare che san Paolo, nella seconda lettera ai Tessalonicesi, afferma che «quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo» (II Tess 1,7), e cioè quando Gesù verrà negli ultimi tempi con la sua gloria per giudicare i vivi e i morti, punirà soltanto quelli che «non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al Vangelo del Signore nostro Gesù» (II Tess 1,8) e non quelli che disobbediscono alle autorità politiche.76 A Barbiana, ispirato proprio dalla vita di Cristo e dal Vangelo in generale, Milani cerca di insegnare proprio l’idea che qualche volta si deve saper contestare le decisioni delle autorità politiche. Gli studenti di Barbiana allora scrivono una lettera intitolata Risposta ai cappellani militari, nella quale sottolineano quanto sia importante seguire la propria coscienza. Nella Risposta ai cappellani militari s’afferma che l’obbedienza non rimane una virtù in due casi: «1) quando si deve difendere la verità del Vangelo, malgrado le ripercussioni; questo può portare alla morte, proprio come è successo ai santi. 2) quando si cade vittima di istanze di nazionalismo e sciovinism77. Molti studenti della scuola di Barbiana, dopo aver letto i giornali, se non erano d’accordo su qualche punto, scrivevano al direttore del giornale. Molte volte le autorità politiche primulgano delle leggi che sono discriminatorie nei confronti delle persone LGBTIQ. Applicando la teoria di Milani che non vuole cambiare le realtà politiche ingiuste, bisogna tenere presente che le persone LGBTIQ hanno il dovere di

75 G

RECH eMAYO 2014, pp. 41.

76 Per una spiegazione più ampia, leggere ivi, pp. 41-42. 77 ibid.

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sostenere che dove sono discriminate, l’obbedienza non è una virtù, che loro hanno il diritto di non essere discriminate e hanno il dovere di esprimere il loro amore verso chi vogliono. La concezione di giusitizia sociale di Buffon si inquadra infatti in quest’ottica, nel senso che a Buffoni non interessa cambiare nulla della realtà della Chiesa, in quanto ateo e completamente indifferente ad essa, ma vuole che le persone LGBTIQ non siano discriminate in nessun modo dallo stato. Per Milani, se la coscienza delle persone LGBTIQ e dei loro sostenitori afferma che le leggi civili sono ingiuste, allora le persone LGBTIQ e le persone che li sostengono hanno il diritto a un’obiezione di coscienza «i cristiani sono chiamati a dare testimonianza mediante la loro inosservanza»78.

1.7. Franco Buffoni, l’omosessualità e la giustizia sociale

Dopo aver presentato le idee di Dewey e di Freire, e applicato le loro teorie per le persone LGBTIQ, adesso esaminerò i temi legati alla giusitizia sociale nelle opere in prosa di Franco Buffoni. Il poeta di Gallarate è infatti uno degli autori contemporanei italiani più noti, conosciuto principalmente per la sua opera letteraria e per la sua attenzione ai diritti delle persone LGBTIQ79. Franco Buffoni nasce nella città di Gallarate, in Lombardia. La sua formazione accademica e letteraria si svolge non solo in Italia, dove consegue una laurea alla Bocconi, ma fa anche studi post-doc in Scozia, in Francia, in Inghilterra e in Germania. Si specializza in modo particolare nelle letterature francese e inglese. Si potrebbe dire che Buffoni sia stato molto fortunato ad aver ricevuto un’educazione europea, anche perché, come scrive lui stesso, «a quell’epoca non era una cosa molto comune.»80 Rispetto ad autori come Magrelli e De Angelis, l’esordio poetico di Buffoni è stato abbastanza tardivo: «per tutti gli anni settanta, ho pubblicato solo saggistica per l’università, tenendo i versi nel cassetto.»81 Da bambino Buffoni, aveva forti contrasti con il padre, come emerge anche da Più luce, padre; il padre seguiva le regole per filo e per segno e aderiva alla filosofia di Papa Pacelli: «rigidità fisica […], omosessualità repressa. Forte senso della gerarchia. Preferenze raziali.»82 Buffoni avvertiva che il padre e la società gli imponevano «segretezza, vergogna, menzogna,

78 ibid. 79 G

NERRE 2012, p. 42.

80 P

ETROSINO [consultato il 24 febbraio 2018].

81 ibid. [consultato il 24 febbraio 2018]. 82 B

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