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Analisi empirica 3.1 Introduzione

Grafico 3.3 I settori di appartenenza.

Grafico 3.3 – I settori di appartenenza.

174 Per ragioni di spazio, si sono utilizzate le sigle dei Paesi. Viene di seguito fornita una legenda: IT = Italia,

67 3.3 - Finalità dell’indagine

3.3.1 - Premessa

L’indagine empirica oggetto del presente capitolo, si propone di analizzare le prassi contabili adottate dalle diverse aziende, residenti in Paesi differenti, nella redazione del bilancio consolidato.

L’obiettivo proposto consiste nel verificare se si può realmente parlare di omogeneità contabile (altresì chiamata “armonizzazione contabile”) e, in caso negativo, ricercare i fattori che hanno ostacolato, e che ostacola tuttora, tale processo.

In tal senso, Ball (2006) ritiene fondamentale (nonostante le complessità) cercare di raggiungere tale armonizzazione in quanto, con la globalizzazione è aumentata l’integrazione dei mercati su scala globale; di conseguenza la convergenza contabile (c.d. “convergence in accounting standards”) implicherebbe una sostanziale diminuzione dei costi di comunicazione e di transazione175.

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Segnatamente, si andranno a valutare due principi contabili internazionali introdotti nel capitolo precedente176, lo IAS 1 (“presentation of financial statements”) e lo

IAS 7 (“statement of cash flows”), i quali, negli anni, sono stati sottoposti ad un procedimento di revisione e modifica (in particolar modo lo IAS 1).

Alla luce di quanto sopra, si analizza brevemente l’evoluzione dei predetti principi contabili.

3.3.2 - Evoluzione dello IAS 1

Nel precedente capitolo si è analizzato l’attuale assetto normativo dello IAS 1, in tema di presentazione di bilancio. Tuttavia, negli anni, il predetto principio contabile è stato oggetto di numerose modifiche.

La prima versione dello IAS 1 è entrata in vigore ufficialmente nel 1975, ed era rubricato come “disclosure of accounting policies”; essa è avvenuta a seguito dell’Exposure Draft E1 di Marzo 1974.

Successivamente, tale formulazione dello IAS 1, è stata sostituita con la versione emanata dallo IASC (“International Accounting Standards Committee”) nel 1997 (“presentation of financial statements”), la quale andava a sostituire, oltre al sopracitato principio, anche lo IAS 5 rubricato “information to be disclosed in financial statements” (entrato in vigore nel 1977) e lo IAS 13 “presentation of current assets and current liabilities” (approvato nel 1979)177.

Il suo contenuto è rimasto sostanzialmente immutato sino al 2003, successivamente, nel 2007, lo IASB revisionò ulteriormente lo IAS 1, con il Regolamento (CE) n. 1274/2008. Una modifica di particolare rilevanza178, consiste nell’introduzione,

dal 1° Gennaio 2009, del prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo. Infatti, fino ad allora, le componenti qui incluse erano inserite nel prospetto dei movimenti del patrimonio netto. Alla luce di questa modifica, l’attuale IAS 1 permette a colui che redige il bilancio di poter scegliere tra un prospetto (one statement approach) o due prospetti (two statement approach) di conto economico179.

176 Ci si riferisce al secondo capitolo e, in particolare, allo IAS 1 (“presentation of financial statements”)

oggetto del paragrafo 2.3.2, e dello IAS 7 (“statement of cash flows”) trattato nel paragrafo 2.3.3.

177 Tratto dal sito dello IASB: http://eifrs.ifrs.org/eifrs/bnstandards/en/IAS1.pdf.

178 A titolo esemplificativo, si fa riferimento al cambiamento nella denominazione di alcuni prospetti. Tra

essi si ritrova lo stato patrimoniale, ora chiamato prospetto della situazione patrimoniale – finanziaria.

179 Sul punto anche AGOSTINI M., MARCON C., SANTESSO E., La presentazione del bilancio: analisi e

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La predetta revisione rappresenta il primo passo di una convergenza tra lo IASB ed il FASB (“Financial Accounting Standards Board”)180, verso un processo più ampio,

cioè quello di armonizzazione contabile181.

Il prospetto delle altre componenti di conto economico complessivo, viene ulteriormente modificato nel 2011, migliorandone la presentazione delle voci di cui è composto.

Negli anni successivi si sono succedute ulteriori modifiche allo IAS 1, con un impatto meno rilevante, fino ad arrivare all’attuale principio contabile, il quale è il fulcro anche di un altro progetto che lo IASB sta seguendo, invero il “primary financial statements”. Tale progetto ha come obiettivo ultimo quello di ridefinire lo IAS 1 e lo IAS 7, tuttavia di esso se ne parlerà diffusamente nel capitolo seguente.

3.3.3 - Evoluzione dello IAS 7

Il rendiconto finanziario, oggetto dello IAS 7, è stato approvato per la prima volta nel 1977 successivamente revisionato nel 1992 dallo IASC.

Negli anni, il contenuto è rimasto sostanzialmente inalterato, si è limitata a variare la denominazione del prospetto, sino ad arrivare a “statement of cash flows”.

Ulteriore modifica intervenuta negli anni è quella avvenuta nel 2016, a seguito dell’Exposure Draft di Dicembre 2014, la quale ha avuto l’obiettivo di migliorare la disclosure sulle passività derivanti dalle attività di finanziamento. Nello specifico, si è previsto un prospetto di riconciliazione, nel rendiconto finanziario, tra il loro saldo iniziale e finale182.

Anche in questo caso, la finalità principale era l’aumento della disclosure che aveva a riguardo:

• le attività di finanziamento di una azienda; e • la liquidità che essa possiede e genera.

Negli anni successivi, gli interventi allo IAS 7 sono stati limitati e di una portata ridotta.

180 Si tratta dell’organismo americano di contabilità.

181 http://www.fondazioneoic.eu/wp-

content/uploads/downloads/2010/12/Comunicato_stampa_IAS1.pdf.

182 BALLARIN F., Modifiche allo IAS 7: il debt entra nel rendiconto finanziario, in Amministrazione & Finanza,

70 3.3.4 - Considerazioni conclusive

Nei precedenti paragrafi si sono andate ad illustrare le principali modifiche che, negli anni, si sono succedute, fino ad arrivare agli attuali IAS 1, in tema di presentazione degli schemi di bilancio, e all’attuale IAS 7, in tema di rendiconto finanziario.

In linea teorica, tali revisioni sono state apportate dall’organismo di contabilità per migliorare la capacità dell’azienda di comunicare i propri dati all’esterno e, di conseguenza, di agevolare il terzo ad assumere le proprie decisioni economiche.

Tuttavia, dal punto di vista pratico, sussistono ancora dei dubbi circa l’effettiva efficacia informativa degli schemi di bilancio e, l’analisi empirica oggetto del seguente paragrafo, ha l’obiettivo di andare a verificare se le informazioni che gli schemi di bilancio trasmettono sono utili per gli stakeholder.

3.4 - Elementi oggetto di indagine 3.4.1 - Premessa

Al fine di agevolare la lettura dei paragrafi successivi, si illustra un elenco riepilogativo di tutte le fattispecie che verranno analizzate:

1. denominazione degli schemi di bilancio; 2. struttura e contenuto degli schemi di bilancio:

a. conto economico:

i. numero di prospetti di conto economico; ii. la classificazione dei costi;

iii. la presenza delle componenti straordinarie; iv. equity-accounted profits.

b. stato patrimoniale:

i. l’ordine dell’esposizione delle voci; ii. il livello minimo di voci.

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c. rendiconto finanziario:

i. il metodo di redazione del prospetto; ii. le opzioni di classificazione;

iii. lo starting point per il metodo indiretto; iv. presenza del cash flow caratteristico. 3. documenti informativi a corredo del bilancio;

i. relazione della gestione; ii. prospetti aggiuntivi. 4. denominazione dei risultati economici; 5. margini intermedi tra ricavi e net income; 6. società di revisione contabile.

3.4.2 - Denominazione degli schemi di bilancio

Il primo aspetto oggetto di analisi si concentra sulle variazioni che intercorrono nelle denominazioni dei prospetti di bilancio di diverse società.

Specificamente, vengono considerati i seguenti schemi di bilancio:

• l’utile (perdita) d’esercizio e delle altre componenti di conto economico complessivo;

• situazione patrimoniale - finanziaria; • variazioni di patrimonio netto; • rendiconto finanziario;

• note;

• relazione sulla gestione.

I suddetti documenti vengono ricompresi in un unico prospetto finale, il quale si pone l’obiettivo di fornire informazioni adeguate a soggetti terzi, al fine di consentire di assumere decisioni di carattere economico.

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Sul punto, lo IAS 1, non ne fornisce una struttura rigida e immutabile, bensì disciplina le voci minime che, alcuni degli schemi di bilancio obbligatori183 devono

possedere e rimanda direttamente al redattore del documento la facoltà di scegliere, e rappresentare, tutte le ulteriori poste che egli ritiene più significative e che rispecchino maggiormente la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della sua azienda.

Alla luce delle precedenti considerazioni, ci si interroga se questa flexibility, che i principi contabili internazionali concedono ai redattori dei bilanci, permetta allo stesso di aumentarne la qualità e la comparability184, ovvero ne funga da ostacolo.

In tal senso, Carmona S. e Trombetta M. (2008)185 ritengono che sia proprio la

flessibilità degli IAS/IFRS che permette la loro applicazione in Paesi diversi con caratteristiche sociali, culturali, storiche e politiche differenti.

Tornando all’analisi empirica di interesse, uno degli elementi con una maggiore variabilità, in tema di principi contabili internazionali, concerne proprio la denominazione degli schemi di bilancio. Lo IAS 1 permette al redattore di variarne proprio la terminologia, a condizione che il significato sia comprensibile e chiaro.

Conclusivamente, il primo obiettivo che si propone la presente analisi è quello di analizzare le differenze che intercorrono nella denominazione di ciascun schema di bilancio, con un conseguente raffronto con la letteratura.

Denominazione dei prospetti dell’utile (perdita) d’esercizio e delle altre componenti di conto economico complessivo

Per quanto concerne il conto economico, si rimanda ai prossimi paragrafi l’analisi circa le voci minime e la struttura che esso possiede (“one statement approach” vs “two statement approach”).

In merito alla sua denominazione, lo IAS 1 prevede una duplice possibilità, a seconda che si scelga il “one statement approach” o il “two statement approach”. Nel caso in cui l’azienda adotti un unico schema di conto economico, la denominazione usata dal principio contabile è quella di “statement of profit or loss and other comprehensive

183 A titolo esemplificativo, fornisce delle voci minime per lo stato patrimoniale e per il conto economico. 184 La comparabilità rappresenta anche la finalità del bilancio stesso (sul punto si rimanda al par. 2.3.2).

185 CARMONA S., TROMBETTA M., On the global acceptance of IAS/IFRS accounting standards: the logic and

implications of the principles-based system, in Journal of Accounting and Public Policy, volume 27, 2008,

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income” mentre, nel caso in cui scelga di utilizzare due prospetti è necessario adoperare un distinguo:

• primo prospetto: “separate statement of profit or loss”; • secondo prospetto: “statement of comprehensive income”.

Resta fermo il fatto che in merito, lo IAS 1 non definisce una sola ed unica denominazione, bensì ritiene che “an entity may use titles for the statements other than those used in this Standard”186.

Nel caso in esame solo due aziende su un campione di 41 (4,88 %) hanno scelto di adottare l’one statement approach ed entrambe hanno utilizzato, come denominazione, “consolidated statement of comprehensive income”. Il risultato è stato riassunto nel seguente grafico.