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LE SFIDE DEI MERCATI TRANSIZIONALI DEL LAVORO

LA IV RIVOLUZIONE INDUSTRIALE OLTRE LA DIMENSIONE TECNOLOGICA

LE SFIDE DEI MERCATI TRANSIZIONALI DEL LAVORO

Analisi

Le tendenze riscontrate nel corso della ricerca fanno emergere la centralità di una nuova visione del lavoro e dei mercati del lavoro, che inevitabilmente impatta sulla regolazione della tutela della sa-lute e sicurezza sul lavoro, non più limitato al perimetro del lavoro produttivo. La IV Rivoluzione Industriale porta a completamento la frantumazione dei mercati interni del lavoro (in passato ade-guati ai cambiamenti tecnologici mediante le forme di lavoro fles-sibile) prospettando continue transizioni occupazionali e profes-sionali che non possono non incidere sul sistema prevenzionistico e sulle stesse tutele assicurative.

Nella prospettiva dei mercati transizionali il tema della sicurezza e ancor di più quello della salute si spostano inevitabilmente dalla organizzazione alla persona, dalla impresa agli specifici mercati transizionali configurabili intorno ad ogni transizione critica come del resto segnalato da esperienze maturate in altri contesti nazio-nali (il riferimento è soprattutto al modello francese).

Si è già richiamata la necessità di tenere in considerazione le mol-teplici configurazioni che possono assumere i percorsi di carriera e dunque di una organizzazione del sistema di prevenzione e pro-tezione che sia idonea a leggere le sempre più frequenti transizioni occupazionali dentro e fuori dai confini di una singola organizza-zione, tra diversi status occupazionali e contrattuali. Accanto all’emergere di rischi connessi alla diffusione di carriere esterne orizzontali, d’altra parte, si registra una sempre maggiore differen-ziazione dei rischi connessi al lavoro anche in assenza di mobilità esterne, se si considerano gli intrecci tra transizioni occupazionali interne alla stessa organizzazione o condizione professionale e

transizioni biografiche. Una risposta a tale esigenza è stata indivi-duata in letteratura nella integrazione tra percorsi formativi speci-fici in materia di salute e sicurezza, percorsi di valorizzazione della professionalità dei lavoratori, welfare, in una ottica di formazione della persona sistemica in cui la formazione su salute e sicurezza diventa parte integrante della professionalità e in tale ottica vanno integrati e coordinati i relativi dispositivi per la individuazione e lo sviluppo delle competenze. Il confronto con esperti della ma-teria ha fatto, d’altra parte, emergere i rischi di una confusione di diversi piani e aree di intervento cui corrispondono diverse obbli-gazioni del datore di lavoro e la necessità di tenere distinto il mo-mento organizzativo da quello della individuazione degli obblighi e dei relativi mezzi per adempiervi. In questo senso merita atten-zione anche il tema del finanziamento delle attività di formaatten-zione su salute e sicurezza.

Particolare attenzione merita inoltre, per le stesse ragioni fin qui richiamate, il presidio dei processi di professionalizzazione degli esperti nella area della salute e sicurezza: partendo dalla necessità, già evidenziata, di un riordino complessivo dei percorsi formativi e degli standard di riferimento, occorrerà intervenire sui contenuti professionali in modo da garantire un adeguato presidio dei nuovi rischi e una capacità di risposta, tanto delle imprese quanto degli attori pubblici e privati a vario titolo coinvolti nel sistema di pre-venzione e sicurezza, alla complessità generata dalle trasforma-zioni del lavoro.

Proposte di policy

L’emergere dei mercati transizionali del lavoro richiede un ripensamento ra-dicale dei modelli di regolazione del lavoro che non può certamente essere per-seguito con interventi settoriali e in un orizzonte temporale di medio termine.

Tuttavia, la consapevolezza delle sfide che essi pongono in termini di preven-zione e gestione dei rischi connessi all’intreccio di molteplici transizioni bio-grafiche e occupazionali suggerisce di verificare l’opportunità e la praticabilità di alcuni obiettivi di riforma, già in parte richiamati ai punti precedenti.

Da un lato, perseguire una politica interministeriale sul tema della sicurezza, della salute e della qualità della vita sul lavoro, strettamente connessa agli interventi di regolazione del lavoro in tutte le sue forme, e garantire un coor-dinamento più stretto e operativo delle politiche nell’area della salute e sicu-rezza sul lavoro con la politica di salute pubblica. Dall’altro, promuovere interventi in grado di integrare politiche pubbliche e interventi della autonomia collettiva, ma anche iniziative dei privati, al fine di assicurare a tutti i lavo-ratori un supporto integrato nella prevenzione dei rischi e nella promozione della salute. Si potrebbe a tal proposito verificare la possibilità di promuovere servizi di consulenza operativa nel campo della prevenzione della salute e si-curezza sul lavoro attraverso l’istituzione a livello regionale di uno sportello unico, in grado di coordinare le iniziative dei diversi attori, intercettando le esigenze delle piccole e piccolissime imprese, ma anche dei nuovi professionisti e dei lavoratori che sperimentano carriere discontinue. Interventi integrati in una logica multilivello potrebbero al contempo contribuire all’obiettivo di rior-dinare il panorama delle professioni nell’area della salute e sicurezza, per dare certezza alle imprese ed ai lavoratori, attraverso la condivisione degli standard professionali di riferimento (in termini di requisiti richiesti oggi e di anticipa-zione dei fabbisogni professionali) e delle procedure di riconoscimento dei re-quisiti professionali.

In questa prospettiva si propone di ripensare e ridefinire, nell’ottica dei mercati transizionali del lavoro e di un welfare della persona, gli accordi Stato – Regioni sulla formazione dei lavoratori superando vecchie logiche standardiz-zate e “fordiste” di formazione ed educazione applicabili indifferentemente a tutte le persone secondo livelli di rischi massificati e generici che non sono

adeguati alla diversità e mutevolezza dei nuovi contesti di lavoro e alle nuove tipologie di rischio.

Lo spostamento delle tutele dal contratto verso la persona dovrebbe suggerire, inoltre, il ripensamento di tutti i profili professionali contenuti nel repertorio nazionale delle professioni e degli stessi sistemi di classificazione e inquadra-mento del personale in modo da contemplare la componente prevenzionistica nello standard di mestiere ovvero di accesso a una determinata professione. In questa prospettiva si potrebbe anche valorizzare il sistema di qualificazione delle imprese, disciplinato per alcuni settori dal Testo Unico di salute e sicu-rezza sul lavoro, in modo che il sistema di tutela della persona si integri con un criterio selettivo dei soggetti datoriali ammessi a operare nei diversi mercati del lavoro condizionandone l’abilitazione a precisi standard prevenzionistici e a relativi presidi formativi.

Nell’ambito di percorsi lavorativi frammentari, si ritiene infine opportuno che il legislatore si doti di strumenti idonei a considerare l’esposizione a rischi diversi nell’ambito dei diversi rapporti di lavoro al fine della predisposizione di tutele azionabili a prescindere dal rapporto contrattuale in essere in quel dato momento. A questo fine, il sistema di crediti interni al compte pre-vention nell’ordinamento francese si pone come utile riferimento, pur ritenen-dosi necessario ampliare i rischi considerati per tenere conto della particolare rilevanza dei rischi psico-sociali.

VIII.