Lo sguardo d’insieme che si propone quest’anno è pesantemente condizionato dagli effetti della pandemia da Covid-19. Alle restrizioni della libertà personale che istituzionalmente caratterizzano gli ambiti di osservazione del Garante, si sono aggiunte quelle dovute alle necessità di distanziamento sociale e le limitazioni della mobilità delle persone, imposte dai provvedimenti emergenziali del Governo.
Anche l’attività dell’ufficio ha risentito della diversa organizzazione che ha privilegiato lo smart working, le riunioni da remoto, i webinar e tutte le altre modalità ritenute in grado di limitare gli spostamenti ed i contatti tra le persone.
Pur nelle mutate condizioni si è proseguito il tentativo di cogliere tutte le varie situazioni istituzionali di limitazione o privazione della libertà personale presenti sul territorio della nostra regione, come previsto dalla legge regionale che istituisce l’ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale della Regione Emilia-Romagna, modificandone ed ampliandone il mandato (legge regionale 27 settembre 2011, che modifica la legge regionale 19 febbraio 2008, n.3).
Il Garante, inoltre, ha aderito ai principi del Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura (OPCAT) e fa costante riferimento alle linee guida del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
L’attività di monitoraggio, necessariamente svolta attraverso la corrispondenza e la raccolta di informazioni sui più rilevanti fenomeni e non con le visite alle carceri e agli altri luoghi di limitazione della libertà personale, si può ritenere ancora significativa ed ha potuto svolgersi con la piena collaborazione di tutti gli istituti contattati.
Abbiamo constatato una ampia disponibilità al confronto con uno sguardo istituzionale esterno e indipendente, quale quello di un istituto di garanzia ed il desiderio di far conoscere le criticità e le difficoltà nella gestione di luoghi di privazione della libertà delle persone in una situazione di emergenza sanitaria.
L’osservazione svolta si può suddividere in quattro ambiti:
▪ ambito penale che riguarda le carceri ed i luoghi di esecuzione penale esterna;
▪ ambito Forze di Polizia che riguarda le camere di sicurezza gestite dalle forze dell’ordine;
▪ ambito migranti che riguarda i Centri di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale;
▪ ambito salute che riguarda i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura per quanto attiene agli accertamenti e ai trattamenti sanitari obbligatori ospedalieri.
Ambito penale
Gli accessi agli istituti di pena per adulti, per effettuare colloqui riservati con i detenuti, per verificarne le condizioni detentive e visitare le strutture sono stati ridotti.
Sono state predisposte le sintesi dei video-colloqui effettuati con i detenuti e sono state diverse le segnalazioni indirizzate alle Amministrazioni e Servizi competenti sulle problematiche evidenziate.
Ambito Forze di Polizia
È stata visitata la camera di sicurezza della Polizia di Stato di Piacenza.
Ambito Migranti
Quest’anno non è stato visitato il Centro di Accoglienza “HUB MATTEI” di Bologna per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, ma sono state assunte informazioni sull’andamento dei contagi e sulle condizioni di vita degli ospiti.
Ambito Salute
È stato visitato il Reparto di diagnosi e cure psichiatriche di San Giovanni in Persiceto.
Il Garante regionale ha aderito agli indirizzi del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale per l’avvio di un monitoraggio delle situazioni residenziali restrittive della libertà, tra queste meritano attenzione anche le strutture residenziali per anziani, ove le persone entrano volontariamente o con l’ausilio di famigliari, ma possono successivamente perdere di autonomia e per questo essere a volte limitate nella loro libertà di movimento.
Il documento del Comitato nazionale per la bioetica del 23 aprile 2015 “La contenzione: problemi bioetici”, costituisce il principale riferimento orientativo in quanto contiene uno specifico paragrafo: “La contenzione e gli anziani”.
Tuttavia, si è considerato che, proprio per la estrema vulnerabilità delle RSA agli effetti della pandemia, non fosse opportuno intervenire con visite del Garante.
Quanto alle conseguenze dell’emergenza COVID-19 sugli altri ambiti di limitazione della libertà personale, il Garante regionale ha avuto informazioni sulla situazione del CAS di Bologna ex HUB di via Mattei, ha avuto un colloquio telefonico con una persona sottoposta a TSO, ha gestito una segnalazione relativa ad una “residenza psichiatrica”.
Le maggiori criticità emerse nell’anno e i punti di positività
La drammatica situazione del carcere di Modena, che risulta essere stato devastato e reso completamente inagibile, anche appiccando incendi, non può trovare giustificazioni.
La perdita di vite umane porta il bilancio di quanto è accaduto a livelli inaccettabili.
La morte di una persona in carcere desta sempre seria preoccupazione e richiama l’attenzione dell’Ufficio di Garanzia che rappresento, ma quanto è accaduto a Modena, per il numero di vittime, l’arco temporale in cui sono avvenuti i decessi e i diversi luoghi interessati a causa dei trasferimenti intercorsi, non si era mai visto e pone molteplici interrogativi sulle cause e le circostanze che richiedono risposte non semplici e proporzionate alla dimensione, alla gravità e drammaticità degli eventi.
Ancora non abbiamo un esito definitivo dei procedimenti aperti dalla Magistratura, ma sono fiducioso che la vicenda sarà oggetto di tutti gli approfondimenti che merita e confido nell’apporto, per la ricerca di un esito chiaro, della costituzione di parte civile nel processo del Garante nazionale.
Le carceri soffrono da troppo tempo di mancanza di spazi, di personale, di lavoro e soprattutto di concrete prospettive di reinserimento sociale e ora mostrano l’estrema difficoltà a sopportare nuove emergenze.
Ora occorre operare responsabilmente per il superamento del grave momento critico e attuare le indicazioni per il contenimento dei rischi epidemiologici, rendendo ancor più disponibile la comunicazione telefonica e Skype dei detenuti, ove i colloqui siano limitati.
A mio parere vanno subito migliorati alcuni aspetti della vita delle persone detenute, soprattutto di chi è più povero, con una maggiore fornitura di prodotti per l’igiene personale e per la pulizia degli ambienti, in modo che in carcere tutti possano responsabilmente mettere in atto i comportamenti precauzionali raccomandati.
Superato questo momento si dovranno affrontare con decisione i problemi della detenzione negli undici istituti dell’Emilia-Romagna, dando prima di tutto attuazione al principio di territorialità nell’esecuzione della pena, per ridurre sensibilmente il numero delle persone recluse, rendere il carcere più sicuro e vivibile e garantire un effettivo sostegno alla realizzazione delle misure alternative alla detenzione.
Non è mai troppo tardi 2020
In questi giorni di crisi abbiamo sentito la preoccupazione delle persone detenute in carcere di vedersi doppiamente segregate, sia per l’espiazione della pena, sia per le precauzioni sanitarie e così perdere i contatti con la comunità esterna. Per questo grazie alla rete televisiva della Regione LEPIDA TV è stato possibile al CPIA (centro per l’istruzione adulti) trasmettere le lezioni dei corsi scolastici per i detenuti che si erano interrotti a causa della pandemia.
Con la ripresa dei corsi scolastici in questa diversa, ma non meno stimolante veste, abbiamo voluto non solo contribuire a soddisfare un urgente bisogno di informazione, cultura, istruzione, ma anche dare un segno di attenzione e responsabilità pubblica nell’assicurare il diritto all’eguaglianza nell’accesso alla conoscenza, quale strumento indispensabile per orientarsi e nutrire una speranza di reinserimento nella società.
Si riscontra positivamente la prosecuzione anche nel 2020 dell’attività di formazione promossa dall’Ufficio del Garante regionale e dal Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria dell’Emilia-Romagna e svolta organizzando webinar per un numero complessivo di oltre 100 unità tra operatori degli istituti penitenziari e dell’esecuzione penale esterna, volontari ed operatori dei servizi degli enti locali.