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Uno sguardo al futuro: verso una prospettiva di sistema

Nel documento RicercAzione Volume 6 - Numero 2 (pagine 84-87)

STRATEGICA PER UN’AZIONE ORIENTATIVA DI QUALITÀ *

2. Uno sguardo al futuro: verso una prospettiva di sistema

Lo scenario attuale del mercato del lavoro nel nostro Paese evidenzia dati sempre più sconfor-tanti: in generale la disoccupazione aumenta e sono molti i lavoratori che restano fuori dal mer-cato del lavoro (Istat, 2014); questi dati assumo-no una conassumo-notazione drammatica se riferiti alla popolazione giovanile. La disoccupazione giova-nile, infatti, si attesta su valori intorno al 40%, quasi il triplo della percentuale complessiva. Un dato sconcertante soprattutto se si pensa a quella fascia di giovani che non studia e non lavora (i cosiddetti «Neet», acronimo della definizione inglese Not in Education, Employment or Trai-ning) che, come recentemente diffuso dall’Istat nel rapporto Noi �talia 2014, nel nostro Paese sono oltre due milioni e costituiscono circa il 24% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, una quota significativamente superiore a quella media dell’Unione Europea (15.9%) (Gri-maldi, Porcelli, & Rossi, 2014). Un ulteriore dato drammatico riguarda la qualità del lavoro: trop-po spesso il giovane entra nel mercato del lavoro con una qualifica inferiore e/o non consona alla propria formazione e alle proprie competenze:

ciò indica demotivazione, sfiducia in se stessi e disillusione nel futuro, oltre, naturalmente, a re-tribuzioni molto più basse delle aspettative.

L’insieme di tali considerazioni impone una seria riflessione sulle politiche per l’orientamen-to e per il lavoro e obbliga a ripensare al ruolo e all’organizzazione dei servizi di orientamento (Bresciani, 2010). A riguardo negli ultimi tem-pi si è posta all’attenzione dell’agenda politica,

nazionale ed europea, una serie di iniziative a favore della formazione e dell’occupazione gio-vanile. Una per tutte il programma «Garanzia Giovani»,2 rivolto ai giovani dai 15 ai 29 anni che sono fuori dai sistemi dell’istruzione, della formazione e del lavoro. Programma che vede impegnato il nostro Paese nella realizzazione di politiche attive in linea con le esigenze di questa fascia di età: una vera sfida per la nostra Italia e per i nostri servizi di orientamento! Accanto a questo programma, l’esigenza di definire e valorizzare una politica di orientamento volta a garantire il miglioramento e il progresso sociale del Paese (Varesi, 2010), a partire dai sistemi educativi e in particolare dalla scuola, che deve svolgere un servizio preventivo dell’abbando-no e maturativo dello sviluppo della perso-na, ha portato a istituire nel nostro Paese un Gruppo di lavoro nazionale interistituzionale sull’orientamento,3 presso la Conferenza Uni-ficata, con il compito di delineare linee guida sull’orientamento e individuare degli standard di qualità relativamente ai servizi di orienta-mento e alle competenze di chi, a diverso titolo e nei diversi contesti, opera nel settore. Senza addentrarmi sull’intero operato del Gruppo di lavoro (in proposito si rimanda il lettore ai do-cumenti ufficiali),4 volevo qui enfatizzare i soli aspetti relativi al contesto scolastico di nostro interesse per questo contributo. La riflessione del Gruppo di lavoro sull’orientamento, nei diversi documenti prodotti, ha enfatizzato tre

2 L’«European Youth Guarantee» è stata lanciata nel 2011 dalla Commissione europea e ribadita nelle raccomanda-zioni del Consiglio dell’Unione Europea del 22 aprile 2013.

3 L’Accordo tra il Governo, le Regioni e gli Enti loca-li concernente la definizione del sistema nazionale sull’orientamento permanente, sancito dalla Conferen-za Unificata nella seduta del 20 dicembre 2012, all’art.

3 prevede la costituzione a livello nazionale, presso la sede della Conferenza Unificata, di un Gruppo di lavoro interistituzionale sull’orientamento permanente, com-posto dai rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, delle Regioni, dell’ANCI e dell’UPI.

4 Si vedano a questo proposito i recenti accordi sul siste-ma nazionale di orientamento e sulle linee guida del sistema orientamento approvati in Conferenza Unifica-ta rispettivamente il 20 dicembre 2012 e il 5 dicembre 2013.

priorità che considero salienti nel ri-disegnare un ruolo più dinamico e costruttivo dell’intero contesto scolastico e che desidero riassumere brevemente qui di seguito.

1. La prima5 fa riferimento alla rilevanza posta alla funzione «Educativa», intesa come so-stegno allo sviluppo di risorse e condizioni favorevoli al processo di auto-orientamento della persona per favorirne il benessere, l’a-dattabilità ai contesti, il successo formativo e la piena occupabilità. Favorisce, quindi, nella persona la maturazione di un atteggia-mento e di un comportaatteggia-mento proattivo per lo sviluppo delle capacità di gestione auto-noma e consapevole del proprio processo di orientamento, fin dall’inizio dell’esperienza scolare, attraverso la didattica orientativa.

Le principali finalità sono volte sia a favo-rire l’acquisizione e/o il rafforzamento delle competenze orientative di base, sia ad argi-nare disagio formativo, dispersione e abban-dono scolastico/universitario.

2. La seconda priorità fa riferimento all’orga-nizzazione dei servizi di orientamento che devono prevedere:

• L�accesso ai servizi da parte di tutti i gio-vani.

• La qualit� nell�erogazione dei servizi.

• La mobilit� negli ambiti educativi, forma-tivi e di occupazione.

• Lo sviluppo di servizi efficaci per inco-raggiare, motivare e facilitare i giovani nel loro percorso di vita.

• La predisposizione di approcci coordinati e iniziative integrate per l’inclusione socia-le di gruppi marginalizzati (drop-out e altri gruppi sociali socialmente vulnerabili).

3. La terza priorità fa riferimento alla neces-sità di integrazione tra i diversi contesti dell’education e del lavoro, prevedendo una governance co-partecipata, indice di una corresponsabilità tra i diversi contesti non più eludibile. Come ho più volte enfatizzato, in altri scritti e in altre sedi, un

orientamen-5 Si veda, in proposito, il documento «Standard minimi dei servizi e delle competenze degli operatori di orien-tamento» sul sito della Conferenza Unificata.

to di qualità deve fondarsi su servizi oriz-zontali e verticali, nei tempi e nei luoghi, in una prospettiva di rete, dove siano chiare le competenze ma, anche, le differenze e i confini. Solo in questo modo appare possi-bile dare continuità al servizio, mantenere l’impegno verso la persona di offrire stimo-li informativi e di autosviluppo attendibistimo-li, indicare opportunità presenti o rinvenibili con vario grado di prossimità e accessibilità, rispondere in maniera pertinente alla possi-bile gamma di richieste, anche quando non sono già formalizzate le risposte all’interno del servizio.

In conclusione a questa breve riflessione, vo-levo porre l’accento sull’importanza di mettere in moto un insieme di misure che consentano di ridare speranza di futuro alle generazioni di domani, facendo partire in maniera precoce una riformulazione e una ridefinizione delle funzio-ni dei contesti scolastici, a partire dalla scuola primaria. In un mercato del lavoro o più in ge-nerale in una società fluida, in cui è richiesto di mantenere salda la propria identità e il senso della propria vita, per poter cogliere attivamente, consapevolmente e velocemente, di fronte alle infinite transizioni che bisogna attraversare, il contributo personale e professionale che ognuno di noi può dare, evitando lo scoraggiamento che le difficoltà potrebbero causare, bisogna agire precocemente e corresponsabilmente per forma-re individui competitivi e forma-resilienti che sappiano fronteggiare le situazioni (Grimaldi, 2007). E, allora, quale migliore agenzia educativa se non la scuola! Ma questo significa rivedere gli sche-mi e dare gli strumenti culturali e strutturali ai sistemi scolastici e agli insegnanti necessari per operare una riorganizzazione in termini funzio-nali e contenutistici.

«Abbiamo bisogno di una scuola nuova che sviluppi nei ragazzi la curiosità per il mondo e il pensiero critico. Che stimoli la loro creatività e li incoraggi a fare cose con le proprie mani nell’era digitale. Ci serve una buona scuola per-ché l’istruzione è l’unica soluzione strutturale alla disoccupazione, l’unica risposta alla nuova domanda di competenze espresse dai mutamenti economici e sociali. Ciò che saremo in grado di

fare sulla scuola nei prossimi anni determinerà il futuro di tutti noi più di una finanziaria, o di una spending review. Perché dare al Paese una Buona Scuola significa dotarlo di un meccanismo per-manente di innovazione, sviluppo, e qualità della democrazia. Un meccanismo che si alimenta con l’energia di nuove generazioni di cittadini, istruiti e pronti a rifare l’Italia, cambiare l’Europa, af-frontare il mondo. Per questo dobbiamo tornare a vivere l’istruzione e la formazione non come un capitolo di spesa della Pubblica Amministrazio-ne, ma come un investimento di tutto il Paese su se stesso. Come la leva più efficace per tornare a crescere. La scuola italiana ha le potenzialità per guidare questa rivoluzione. Per essere l’avan-guardia, non la retrovia del Paese». Ma questo è possibile solo «se si mette in discussione, se si apre al dibattito con il mondo che la circonda. A partire dalle famiglie e dalle imprese. Se le scuo-le diventano i luoghi dove si pensa, si sbaglia, si impara. Se diventano i centri delle nostre città.

Se riusciamo ad accrescere negli studenti, nei docenti, nei dirigenti, in tutto il personale, la con-sapevolezza di essere parte di un progetto comu-ne, realistico ma ambizioso, che va decisamente oltre le mura del proprio edificio scolastico. Un progetto che riguarda sessanta milioni di perso-ne. Un Paese intero che ha deciso di rimettersi in cammino».

Questo è quanto si legge nel documento poli-tico di riforma della scuola «La Buona Scuola»

(pp. 5-6).6

6 La Buona Scuola è il piano che il Governo offre come proposta di riforma della scuola. Si consulti a questo proposito il sito https://labuonascuola.gov.it, dove è pos-sibile scaricare il documento.

BIBLIOGRAFIA

Bresciani, P.G (2010). L’orientamento nel tempo del-la crisi e oltre. In A. Grimaldi, Rapporto orienta-mento 2009. Roma: ISFOL.

Grimaldi, A. (2007). Bisogni, valori e autoefficacia nella scelta del lavoro. Roma: ISFOL.

Grimaldi, A. (2010). Rapporto Orientamento 2009:

L’offerta di orientamento in Italia. Roma: ISFOL.

Grimaldi, A. (2011). Rapporto Orientamento 2010:

L’offerta e la domanda di orientamento in Italia.

Roma: ISFOL.

Grimaldi, A. (2012). Rapporto Orientamento 2011.

Sfide e obiettivi per un nuovo mercato del lavoro.

Roma, ISFOL.

Grimaldi, A., Porcelli, R., & Rossi, A. (2014). Orien-tamento: dimensioni e strumenti per l’occupabili-tà. La proposta dell’ISFOL al servizio dei giovani.

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Guichard, J. (2009). Self-constructing. Journal of Vocational Behavior, 75, 251-258.

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Varesi, P.A. (2010). Orientamento e questione isti-tuzionale: note su un problema aperto. In A. Gri-maldi (a cura di), Rapporto Orientamento 2009.

Roma: ISFOL.

Nel documento RicercAzione Volume 6 - Numero 2 (pagine 84-87)