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Capitolo 2: L’offerta turistico-ricettiva

2.5 Sharing economy

Come ampiamente illustrato nel primo capitolo, l’evoluzione degli ultimi 6/7 anni che ha interessato il settore del turismo grazie al mondo digitalizzato, ha portato ad un aumento dei flussi turistici in tutto il mondo. Senz’altro grazie alla riduzione dei costi di trasporto, in particolare da parte delle compagnie aeree low cost, viaggiare è diventato molto più facile ed economico, potendo quindi destinare il proprio budget nella ricerca della struttura ricettiva più adeguata alle proprie esigenze ed aspettative.

In questo numerose piattaforme online hanno contribuito a facilitare la ricerca delle soluzioni più vantaggiose e su misura per ogni viaggiatore, semplicemente con pochi clic.

Si è quindi, in presenza di una quarta rivoluzione industriale, definita anche come sharing economy, ossia l’economia collaborativa. Nel concreto si tratta di un modello di realizzazione industriale creato dalle piattaforme informatiche e dai loro algoritmi in grado di produrre valore attraverso la riduzione dei costi di transazione. Questo nuovo modello economico collaborativo si basa sull’uso condiviso fra pari beni già presenti sul mercato e che grazie a questa forma di economia di condivisione diventerebbero commons lavorativi (beni comuni).

Esempi di sharing economy vanno dalle pratiche volte a produrre profitto, ovvero imprese vere e proprie (in tal caso si parla di “sharing for profit”), a pratiche autentiche di consumo collaborativo.

In particolare, queste ultime sono finalizzate alla soddisfazione esclusiva dei bisogni dei condividenti tramite la mera divisione dei costi con l’esclusione della ricerca del profitto (esempio condivisione costi auto, autostrada o carburante). La “sharing for profit”, invece utilizza il modello di organizzazione comunitario “peer-to-peer” (alla pari) del consumo di utilità e servizi grazie all’uso delle piattaforme digitali per produrre profitti.

42 si riportano alcuni esempi in Spagna ed in Italia.

In Spagna grazie all’economia collaborativa fra le strutture ricettive sono entrate a far parte dell’offerta ricettiva anche le “viendas”, ossia case ad uso turistico. Questa nuova forma di ricettività ha portato ad un aumento esponenziale dell’offerta turistica, di fatto mettendosi in concorrenza con quelle imprese da sempre presenti sul mercato, che svolgono attività di tipo turistico-ricettiva. Con l’aumento significativo di questo nuovo prodotto nel mercato (ossia case in affitto), si stima che nel settore della sharing economy la modalità di alloggio alla pari stia generando un volume di affari ben superiore a quello di tipo tradizionale. Non a caso i dati disponibili indicano, che le unità di alloggio turistiche sono arrivate al 60%, duplicando in poco tempo il numero dei posti degli alloggi tradizionali, mentre l’attività degli hotel si assesta intorno al 30%. Il fenomeno dello scambio di case esiste da sempre, ma mentre fino a pochi anni fa si trattava di una forma di tipo privato, di solito fra familiari o amici, la sharing economy ha reso questa forma di turismo possibile a chiunque, grazie all’offerta su piattaforme peer-to- peer.

In Italia un particolare caso di sharing economy va segnalato con l’Expo 2015, l’esposizione universale svoltasi a Milano nel 2015. Nel periodo precedente allo svolgimento della manifestazione, nella città di Milano erano presenti 54.000 posti letto e non era permesso edificare nuove costruzioni, poiché nei mesi successivi le nuove strutture sorte temporaneamente sarebbero state comunque abbattute. È così accaduto che Airbnb ha visto quadruplicare le prenotazioni sullo stesso periodo del 2014 (+293%) e i locatari non hanno fatto cartello, a differenza di altre realtà, aumentando i prezzi. Ad esempio, il costo giornaliero di un appartamento per 3, 4 persone fra maggio ed ottobre 2015 si aggirava intorno ai 150 Euro. Va segnalato, che nel 2014 gli alloggi a Milano erano 12.500 e che quasi equivalevano Roma (16.000), che però presentava il doppio in numero di abitanti rispetto alla città meneghina.

La sharing economy si sta dimostrando un valido strumento anche per ridare nuova vita a realtà turistiche meno note e blasonate. È il caso ad esempio, di borghi e paesi rurali dell’entroterra, alle prese quotidianamente con importanti problematiche. Senz’altro il turismo per questi luoghi può rappresentare un’importante leva strategica per poter fronteggiare processi, che rischierebbero di portare alla morte questi piccoli territori dalle importanti peculiarità, con conseguenti ripercussioni a livello economico e sociale. In questi contesti la soluzione non può essere dettata dall’hotel. Le soluzioni vanno ricercate, ad esempio con il recupero di abitazioni private in stato di abbandono, con il sostengo alle produzioni agricole

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locali e a km0, con la valorizzazione dei mestieri più antichi, soprattutto di natura artigiana, con il mantenimento in vita di costumi e tradizioni autentiche, con la tutela del paesaggio naturale, rurale ed urbano, con il coinvolgimento della popolazione in attività pubbliche e private.

In realtà come quella appena descritta Airbnb si può rivelare un importante strumento di sharing economy. È ad esempio, il caso della rinascita di Civita di Bagnoregio, uno dei borghi più belli d’Italia in provincia di Viterbo. Civita di Bagnoregio è un luogo, che attrae visitatori di domenica e viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Del 2017 il sindaco ha deciso di “trasformarsi in host” e di mettere a disposizione dei viaggiatori della piattaforma di home sharing un edificio pubblico per creare una residenza d’artista, allo scopo non solo di attirare ed ospitare più turisti all’interno del paese, ma anche di recupere elementi urbani importanti, finanziare delle iniziative a favore della collettività locale volte al mantenimento di costumi e tradizioni attraverso l’ospitalità pubblica.

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