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CAPITOLO 4 COME LA SHARING ECONOMY HA

4.2 Benefici e miglioramenti per il settore turistico: sharing economy come

4.2.1 Sharing economy come opportunità per le aziende turistiche per (ri)innovare

Come è emerso anche dal questionario (Capitolo 3), la sharing economy è percepita in maniera piuttosto diversificata tra le persone; se per alcuni essa è vista come una minaccia, per altri essa rappresenta una vera e propria opportunità. Anche operatori turistici, hotel, o le compagnie di trasporto stanno iniziando a capire che tale fenomeno non è solo di passaggio e non si tratta di una “moda del momento”, bensì di una nuova economia, una nuova cultura, mentalità e un nuovo modo di viaggiare che non solo è destinata a restare, ma ad espandersi sempre di più.176 Per questa ragione, se gli operatori del turismo tradizionale non vogliono soccombere a questo fenomeno, essi sono costretti ad adattarsi, prenderne atto e soprattutto a reagire in maniera competitiva, mettendo in gioco la propria offerta e proponendo innovazione ed evoluzione. I professionisti turistici non devono perciò aver paura dei nuovi attori generata dalla sharing economy, bensì dovrebbero ispirarsene per evolvere la loro offerta e andare incontro maggiormente alle aspettative dei loro clienti.177 Sharing economy è considerata come vera rivoluzionaria per il settore turistico perché è stata in grado di proporre delle modalità di viaggio che non erano mai state possibili prima: il tragitto in macchina con uno sconosciuto, la condivisione di spazi presso l’abitante del posto, una passeggiata per la città insieme a un locale che può mostrare il suo punto di vista ed il suo stile di vita vero e proprio.

Per questo motivo, attraendo turisti e proponendo un’offerta diversificata, la sharing economy ha portato innovazione e novità al settore turistico, rivelandosi un’opportunità per le destinazioni di trarre maggiori benefici economici dal turismo. Inoltre l’aumento della domanda e la varietà di tipologie di turismo offerte possono espandere le opzioni del consumatore, e completare l’offerta del turismo convenzionale, facendo crescere il settore nel suo insieme. La pressione di una nuova competizione

176 EMC, European cities welcome the sharing economy and collectively claim for adaptation to local

legislation, in European Cities Marketing Journal, 2016..

177 L. Cholez, Tourisme collaboratif: pourquoi les pros du tourisme vont-ils devoir s'adapter?, in

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inoltre, è un sano stimolo per gli operatori turistici a reinventare le loro offerte ormai “passate” e mettere sul mercato un tipo di prodotto che possa competere con quello innovativo delle piattaforme di sharing economy, creando un’offerta moderna che possa rispecchiare le esigenze della domanda, anche attraverso collaborazioni o integrazioni. Ad esempio, alcune compagnie hanno già avviato qualche programma e recentemente sono nate alcune collaborazioni tra alcuni “big” del settore turistico e le più note piattaforme, dimostrando che questo è possibile: Expedia ha da qualche anno creato un collegamento per la prenotazione con HomeAway,178 Airbnb ha creato un partenariato con American Express Global Business Travel per il suo programma dedicato ai viaggiatori business, che per ora ha preso piede solo negli Stati Uniti ma che ben presto sarà lanciato anche in UK, Francia e Germania.179 Anche i colossi Hilton Worldwide e

Four Season Resort si sono fatti coinvolgere dal servizio di car sharing, instaurando una collaborazione con Uber, permettendo ai clienti di prenotare trasferimenti con i conduttori direttamente dall’applicazione dell’hotel.180

Gli operatori turistici tradizionali dovrebbero essere quindi proattivi e rispondere con creatività a questi nuovi competitor. Dall’indagine da me condotta presentata nel Capitolo 3 è emerso che il livello di diffusione delle piattaforme peer-to-peer, è ancora basso, sebbene in crescita; la maggior parte degli intervistati non ha mai fruito di servizi di sharing economy perché non ne ha mai avuto l’occasione o perché non conosce le piattaforme e non ne ha mai sentito parlare. Sono anche emerse delle questioni legate alla scarsa fiducia nei servizi, soprattutto da parte di chi non conosce il funzionamento di tali servizi. Si potrebbe perciò pensare a una cooperazione tra professionisti del turismo - come agenzie turistiche o enti - e queste piattaforme al fine di riaffermare il ruolo nel settore turistico e proporre una diversificazione dell’offerta per le prime, ed ampliare la propria visibilità e quindi mirare alla promozione per le seconde.181 Se fossero infatti le agenzie turistiche o gli enti del turismo a mettere in contatto le famiglie o le persone interessate con la comunità? Questa soluzione potrebbe essere adottata ad esempio per far interagire il tipo di segmento che ancora oggi utilizza agenzie turistiche

178 Passport, Travel and the Sharing Economy, Euromonitor International, in collaborativeeconomy.com,

2014.

179 A. Deltenre, American Express partenaire d’Airbnb Business, 2016.

180 A. Samuely, Hilton unrolls expanded Uber integration as hospitality partnerships thrive, 2016. 181 M. Khlat, La révolution du tourisme collaboratif passera-t-elle par les agences de voyages?, in

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per l’organizzazione del viaggio (famiglie con bambini, viaggiatori anziani, viaggiatori oltreoceano) con le comunità locali che offrono servizi di sharing economy. Guide Me Right, ad esempio, è conosciuto per ora solo in Italia. Se fosse promosso ed integrato nell’offerta di un’agenzia turistica outbound – o un ente come ENIT all’estero – si potrebbe promuovere una piattaforma “locale ed autentica” al cliente australiano piuttosto che a quello giapponese durante la visita in Italia e promuovere un tipo di turismo esperienziale e di qualità, che si distacchi quindi da quello di massa, oltre che aiutare le comunità locali a crescere e svilupparsi economicamente.

Sharing economy può esser vista anche come opportunità per ripensare al settore dell’ospitalità, che è tra quelli che ha subito maggiori impatti dalla sua diffusione: “ospitalità” è oramai oggi nell’immaginario collettivo percepito come un settore economico, un business attorno al quale vertono alti standard, certificati, top school, qualificazioni e cosi via.182 In realtà, la sharing economy ha messo in parte in discussione questo pensiero presentando l’ospitalità come un atteggiamento, un modo di essere e di accogliere, di “far sentire a casa” il proprio ospite. Il successo delle piattaforme di accomodation sharing, e più che mai Airbnb, è stato quello di proporre un prodotto altamente differente da quello standardizzato e “freddo” degli hotel, ormai per molti non più attrattivo come una volta; il prodotto proposto da accomodation shairing è ideato per far sentire il viaggiatore a casa anche se si trova dall’altra parte del mondo e per farlo entrare in contatto con un “amico” del posto. Per questo il mondo dell’ospitalità avrebbe bisogno di una rivisitazione della propria offerta, e cercare di andare incontro a quel tipo di alloggio che oggi il turista esperienziale cerca e che per ora sta trovando in piattaforme come Airbnb o simili, proponendo ad esempio un personale “locale” e meno “freddo”, un tipo di design meno standardizzato, una cucina o servizi che richiamino la cultura tradizionale ma che allo stesso tempo facciano sentire l’ospite “più a casa”.

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4.2.2 Sharing economy come opportunità per modernizzare e ripensare