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4.1.2 La comunicazione del proprio atto di produzione

4.3 Gli show televis

Gli show televisivi centrati sul cibo sono ormai all’ordine del giorno, si sono sviluppati in maniera disarmante e assumono oggi una miriade di forme diverse, ognuna focalizzata su un aspetto particolare del cibo, alcuni fino a poco tempo fa sconosciuti o poco considerati. Sicuramente la televisione, nonostante ormai la sua veneranda età, continua ad essere un ottimo mezzo per veicolare e diffondere un messaggio, ma la cosa che più attira l’attenzione è il successo che

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hanno ottenuto e che continuano ad avere questi programmi culinari, riproponendo anche diverse edizioni dello stesso format. Questo non fa altro che, ormai è risaputo, accertare la convinzione dell’importanza che il cibo ha nelle vite dei soggetti di un qualsiasi contesto sociale. Ma, soprattutto, della forza di coesione e interazione che fa scattare tra i soggetti. Un mondo che prima era rinchiuso nelle mura domestiche o nei contesti lavorativi professionali, ora è a completo appannaggio di chiunque. L’osservazione di questo canale ha oltretutto evidenziato l’evolversi di un modello sociale rappresentativo; lo chef, una sorta di esempio da seguire, il guru della cucina, propugnatore di verità e segreti sull’utilizzo delle materie prime. Tutto quello che si è creato attorno a questi fenomeni televisivi è indicativo di come ormai il cibo, e chi gli sta intorno, abbia il potere di modificare le vite dei soggetti e soprattutto arricchirle. Un esempio rappresentativo che reputo sia giusto sottolineare e che conferma quanto detto è l’ormai utilizzo, nel gergo, della parola impiattamento, che in realtà non è ancora un termine certificato nel vocabolario della lingua italiana. Impiattare vuol dire comporre un piatto, una tecnica che ormai tutti conoscono e in cui tutti ormai si cimentano. Quando una pratica riesce a modificare le abitudini di un contesto sociale non c’è dubbio che si sta assistendo ad un fenomeno di una portata significativa che merita di essere analizzato. Sono stati scelti, ai fini della ricerca, due format televisivi.

4.3.1 La rappresentazione dell’atto di produzione

Nella rappresentazione dell’atto culinario si può affermare che i protagonisti sono soprattutto i concorrenti che, nei casi specifici osservati, si sfidano per raggiungere e ottenere il premio finale e, precisamente, anche un titolo di riconoscimento. Emerge, sicuramente a causa del tipo di canale utilizzato, una situazione al limite del teatrale, in cui i partecipanti sono collocati in contesti che ricreano o ambienti suggestivi o semplicemente contesti lavorativi professionali. Le strumentazioni e le location danno la parvenza di essere

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davvero dei professionisti del mondo culinario, così come il vestiario d’ordinanza. Anche le sfide sono articolate sotto questa chiave: ricche di pressioni, ansie, tempistiche ristrette, il tutto rievoca un contesto tipico di una vera e propria brigata di cucina. A guidarli chef esperti e rinomati, che non risparmiano critiche e giudizi spesso molto negativi. In questo caso sussiste la differenza gerarchica tra chef e concorrenti, ma questo atteggiamento non fa altro che richiamare la teatralità prima menzionata. Anche lo chef, infatti, tratta i concorrenti come se fossero dei veri cuochi professionisti, pretendendo da loro attitudini e abilità non richieste per chi si approccia a livello amatoriale al mondo culinario. La motivazione e il senso di tutto questo emerge da un’attenta osservazione del fenomeno, e sarà spiegato nel paragrafo successivo.

4.3.2 La comunicazione del proprio atto di produzione

La reale motivazione che spiega il perché si rappresenta in questo modo particolare l’atto di produzione emerge quando si osserva l’approccio comunicazionale. In questi programmi televisivi i concorrenti, che si sono appunto definiti come assoluti protagonisti degli shows, stanno gareggiando, più che per il titolo in sé, per coronare un loro sogno, una loro ambizione sopita dai numerosi eventi che hanno deviato i loro progetti e speranze. L’atteggiamento comunica dunque non soltanto questo amore spasmodico per la cucina ma anche le vicende e la vita personale dei partecipanti. Ciò che fuoriesce dalle numerose sfide è la personalità dei concorrenti; ognuno ha un proprio atteggiamento, una propria motivazione, un proprio ricordo, una propria storia. Il cibo diventa perciò un mezzo per il loro riscatto, per dare nuova linfa vitale alla loro esistenza. E il contesto proposto comunica assolutamente questo: lavorare a stretto contatto con chef pluristellati e in cucine sofisticate è la realizzazione di un sogno; le sfide impossibili e le pressioni dei tempi sono il simbolo delle difficoltà della vita, del sudarsi i propri obiettivi. Più che una gara di cucina si è di fronte ad una metafora dell’esistenza. Questo quadro potrebbe

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in realtà sembrare molto pessimistico, ma ad un’attenta valutazione si può scartare questa visione delle cose. Accanto alle difficoltà nel raggiungere un obiettivo c’è comunque il compimento di un sogno, e sono le stesse sfide e location a comunicare questa visione. La morale è che se si vuole toccare con mano e vivere una realtà che si è sempre sognati di fare, bisogna accettare anche i lati più complicati e difficili, senza che questo mini la meraviglia di una situazione da sempre ambita. È tutto assolutamente vero, questi scenari che diffondono emozioni opposte comunicano in realtà la vera essenza del mondo culinario: fatica e bellezza.

4.3.3 L’atteggiamento verso il mondo culinario

A supporto di quanto detto precedentemente, anche l’atteggiamento verso il mondo culinario comunica la volontà, da parte dei partecipanti, di raggiungere e coronare il proprio sogno. Attenzione però a non confondere questa ambizione con la pretesa di voler essere accostati alle grandi personalità esperte del settore. Non c’è assolutamente l’intenzione di essere paragonati ai principali chef culinari né di volerli in qualche modo emulare. Ciò che conta veramente è ottenere un consenso generale e un riconoscimento delle proprie abilità, divenendo una personalità rilevante e di spicco nel settore. Questo consenso, che rimanda a quanto si disse in merito ad uno degli obiettivi del personal

branding, è parte integrante del riscatto che i partecipanti alla gara vogliono

ottenere mediante questa competizione. C’è, in questo intento, un atteggiamento di vera e propria venerazione per quest’arte culinaria, un rispetto totale per il cibo e per le materie prime, per la passione della cucina nel bene e nel male. Un’occasione importante per poter esprimere ciò che si sente e realizzare le proprie ambizioni. I modelli proposti, dunque, ripugnano qualsiasi considerazione superficiale di questo mondo. In questo senso il riconoscimento sta proprio nell’essere considerati una sorta di paladini della cucina vera e genuina.

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4.3.4 L’auto-rappresentazione del produttore

I concorrenti, mettendo in gioco loro stessi, esprimono in questi format la propria personalità. La rappresentazione è quindi assolutamente personale, autobiografica. Si ha l’occasione di esprimere sia il proprio passato, con ciò che ha spinto questi soggetti a partecipare alla competizione, sia soprattutto il proprio presente e futuro, tramite i sogni e le aspirazioni prossime. Si ribadisce nuovamente che lo chef è un modello ma non l’aspirazione ultima. Nessuno si definisce come l’erede di questi professionisti, ma come umili cuochi amatoriali che, tra i loro desideri, hanno anche quello di lavorare al fianco o comunque sotto le direttive di chef rinomati. In questa rappresentazione personale risiede uno dei motivi del grande successo di questi programmi televisivi. I concorrenti sono il simbolo del tessuto sociale odierno, diventando altrettanti modelli di riferimento per determinate categorie di individui; chiunque, cioè, potrà riconoscersi in qualcuno dei protagonisti, partecipando attivamente e empaticamente al raggiungimento del loro obiettivo. Questa è la forza del successo di questi programmi, l’interazione e la connessione emozionale che si crea tra i soggetti.