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I componimenti per musica

2.3 Sintassi e strutture argomentative

La progressione del discorso poetico interna ai madrigali segue una tripartizione, fedele in buona sostanza nei componimenti di Sacchetti all’architettura metrica, pensata per la maggior parte su due terzetti e il ritornello e sviluppata partendo da una introduzione all’argomento, seguita da uno sviluppo e chiuso da una coda. Perché i dati percentuali non siano sterili, è necessario che dialoghino con questa struttura, si oserebbe dire geometricamente concepita, del madrigale. In questo senso non stupisce che il 38% dei componimenti chiuda i periodi all’interno di ciascuna partizione metrica, come avviene, ad esempio, nel testo 96:

105 Vana speranza, che mia vita festi

sugetta a due amor, come m’ha fatto de l’un per morte rimaner disfatto! De l’altro, lasso, ov’io sempre con fede 5 fui e sarò, invidia altrui s’ingegna

levar ciò che nel core amando regna. Sia quel che dèe, viver, omè, non so; colui m’aiuti, a cu’ più servo sto.

Non stupisce nemmeno che il primo terzetto, dedicato alla introduzione, nel 55,2% dei casi sia sintatticamente autonomo, così come accade nel 58,6% dei casi per il ritornello, a dimostrazione della tendenza ad acquisire particolare rilievo, essendo una partizione dedicata «ad un rapido aforisma, una chiosa ammiccante, un elegante auspicio, un richiamo a qualche celebre exemplum mitologico, una chiave interpretativa ecc.».40Si legga, a tal proposito, il madrigale 36:

Lontan ciascun ucel d’amor si trova nella fredda stagion, ch’ogni foresta di fior si spoglia e di sua verde vesta; ed io, che giunto già mi sento in questa 5 che con suo gel contr’ogni caldo prova,

amor più m’arde, ed ella a me non giova. Di petra uscì così possente foco, e venne in me per non mutar mai loco.

La coda, sintatticamente autonoma, contiene una funzione che si potrebbe definire esplicativo-soggettiva, per riprendere la definizione proposta nella citazione di Gallo, distinta dal momento descrittivo-oggettivo dei terzetti e rimarcata anche da un punto di vista sintattico.

All’interno di un quadro piuttosto omogeneo, è possibile riscontrare una serie di tendenze sintattiche. Partendo dalle frequenze più marginali, si riscontra la presenza di quattro componimenti la cui articolazione interna è pensata in organismi uniperiodali, secondo strategie differenti.41A titolo esemplificativo si osservi il madrigale numero 128:

Tra vaghi monti si serrạ una valle, dove, per prendere augelletti andando, me prese vaga pulzelletta amando, acompagnata da due pulzellette:

40 Capovilla 1982, pp. 196-197;

106 5 e tutte e tre con balli e dolce canti,

giù per un colle mi venon davanti, tanto che gli occhi mi fêr servo a quella che col suo canto passa ogn’altra bella.

Sacchetti bipartisce il testo, e la materia, non seguendo i compartimenti metrici, ma strutturando una divisione sintattica a cavallo dei versi 4 e 5. I primi quattro versi sviluppano, pertanto, il luogo e la circostanza in cui si svolgono le azioni narrate, o cantante, mentre i secondi costituiscono un progressivo spostamento verso il lirismo che investe la chiusura finale. Questo testo consente una incursione tra gli strumenti sintattici di cui Sacchetti si avvale per la composizione dei propri madrigali: si può notare al verso 4 l’utilizzo del modo indefinito del participio. È questo un espediente che partecipa del forte impiego di tutti i modi indefiniti del verbo da parte dell’autore, con lo scopo di procedere ad una semplificazione della sintassi. In particolar modo il gerundio permette a Sacchetti di assorbire più determinazioni, data la polivalenza delle sue funzioni, spesso «piegate a sottolineare l’aspetto continuativo dell’azione, in dipendenza da andare e venire»,42 di cui al verso 2 del madrigale 128 si ha, nuovamente, una esemplificazione. Il gerundio può essere adottato anche con funzione di participio presente, subordinata relativa o temporale, ad esempio:

31, vv.8-9: la luce volse, e dimostrommi a dito donna cantando, che sedea sul lito… 42, vv.6-7: donna senti’ tra spine verdi e fronde,

Amor e me fugendo…

50, vv.7-10: Giunte ad esso, ed io mirando, tanti frutti non vidi tra ’l suo verde adorno, quant’ịo vidi man bianche a quel d’intorno, dolce parlando, tirar rami e fronde…

Eccetera. Il gerundio è utilizzato anche in apertura ai componimenti, secondo un gusto consolidato nella produzione madrigalistica del secolo:

52: Corendo giù dal monte a le chiar’onde… 76: Fiso guardando con Amor Fetonte…

83: Volgendo i suo’ begli occhi invèr le fiamme…

107

Per quanto riguarda i fenomeni di inarcatura, sebbene gli esiti espressivi vadano valutati caso per caso, nei testi presentati sino a questo punto si sono riscontrate le tipologie di

enjambement più frequenti: madrigale 96 nei versi 2 e 3 verbo-complemento «come

m’ha fatto / de l’un per morte rimaner disfatto», mentre nei versi 4 e 5 complemento-verbo «ov’io sempre con fede / fui e sarò»; madrigale 36 versi 2 e 3

sostantivo-complemento (specialmente di specificazione)«ch’ogni foresta / di fior si spoglia» e versi 4 e 5 dimostrativo-relativa «questa / che con suo gel contr’ogni caldo prova». Frequente è l’uso dell’enjambement a cavallo dei due versi del ritornello, finalizzato a rendere ancora più incisiva la chiusura, che può sviluppare soluzioni molto forti, ad esempio:

38, vv. 7-8:

la qual parea Laudomia, che mirava l’acque, s’ancor Proteselao tornava. 40, vv. 7-8:

dona, ove giugne, alegrezza tanto quanto, dond’è partita, lascia pianto. 55, vv. 7-8:

Di quanti color venni il sa colui che ’l fa, ed ella, di cu’ sempre fui.

Un altro espediente sintattico impiegato per strutturare l’assetto argomentativo è un particolare uso della comparativa, che prevede di dividere il comparandum sul primo terzetto e il comparatum sul secondo. Questo schema era già stato sfruttato dal Petrarca nel celebre madrigale 52, per cui si ha in incipit «Non al suo amante più Dïana piacque» e al verso 4 «ch’a me la pastorella alpestra e cruda». Così in Sacchetti ai versi 1 e 4:

42: Come selvaggia fèra tra le fronde […]

così il piacer in cui mia mente grido … 45: Come la gru, quando per l’aere vola

[…]

così, mirando invèr del sol la spera … 55: Sì come il sol, nascoso d’alto monte […]

così mi si mostrò con chiara luce … 115: Come augel, serandọ alcuna volta […]

108 così mi parto, lasso, da costei ...

È, inoltre, da segnalare un particolare uso della proposizione temporale. Si legga il madrigale uniperiodale 38:

Su per lo verde colle d’un bel monte, dove si vede una rivera, stando, con amoroso cor giva pensando; quando, in parte essa riguardando, 5 vidi star con un’orsa a fronte a fronte

donna gentile e d’ogni biltà fonte; la qual parea Laudomia, che mirava l’acque, s’ancor Proteselao tornava.

In questo caso il verso 4, a seguito del momento introduttivo, ha il compito di sviluppare l’argomentazione mediante una subordinata temporale, mentre il verso 7 rilancia la chiusura attraverso una relativa. Ancora il madrigale 59:

Fortuna adversa, del mio amor nimica, che poss’io più, che, dietro a lungo afanno, sperando aver riposo, ho doppio danno? Quando la vaga stella che m’accese, 5 d’oscuro mar m’avea tratto e scorto

con una navicella presso a porto,

vento si volse, e ’n parte m’ha condotto ch’i’ son gittato a’ scogli, ed ella ha rotto.

Dopo l’introduzione chiusa in sé stessa, la proposizione temporale al verso 4 ha il compito di aprire un’arcata sintattica che resta sospesa fino all’incontro con la frase principale, situata all’inizio del ritornello.

Da ultimo, qualche osservazione sulla distribuzione nei testi del momento che si è definito descrittivo-oggettivo dei terzetti ed esplicativo-soggettivo del ritornello. Vale la pena rilevare che lo sfumare dei due confini si dimostra particolarmente affinato in quei testi che prevedono una comunione sintattica tra le due partizioni metriche, quindi, oltre ai testi uniperiodali, in quel 27,9% di componimenti che prevede legami di questo tipo.43 Accade, ad esempio, nel madrigale 40:

Verso la vaga tramontana è gita, quando più luce il sol co’ raggi ardenti, Amor, costei, ch’è con pietà fugita.

109 Cercando va li disïosi venti,

5 il verde e’ fiori e degli augelli il canto, ed ha lasciato i mie’ spirti dolenti; dona, ove giugne, alegrezza tanto quanto, dond’è partita, lascia pianto.

Introduzione, svolgimento, coda: tutto è perfettamente ripartito, eppure al verso 6 quel «mie’ spirti dolenti» anticipa la conclusione sul «pianto» e rende fluido il passaggio, senza togliere incisività al ritornello. Si nota, ancora, nel madrigale 76:

Fiso guardando con Amor Fetonte, discender vidi una fiamma tostana con Lucina, Proserpina e Dïana;

quando vèr me le donne lampeggiando 5 disson: - Ne’ boschi la tua donna impera -.

Po’ ritornò ciascuna a la sua spera, lasso, qual io rimasi! I’ veggio l’orma che come Atteon muterò forma.

In questa circostanza l’enfasi del verso 7 si salda sintatticamente al verso precedente, appartenente al secondo terzetto, contribuendo a rendere veloce e concitato il passaggio tra le due parti e dando luogo a un verso bipartito, fenomeno raro nella produzione madrigalistica del Sacchetti. È significativo notare che questo complesso di testi accoglie quattro dei cinque madrigali composti da tre terzetti, gruppo che come si è detto è in netta minoranza rispetto alla misura dominante. È, tuttavia, interessante il modo in cui tali testi vengono strutturati da Sacchetti e si può affermare che, in virtù delle scelte sintattiche, possano essere definiti bipartiti. Il madrigale 24 fornisce un’assoluta esemplificazione:

Di bella palla e di valor di petra seguendo una augelletta gìa, discesa per trovare sua pietanza, d’amor presa. Per stran sentiero, cercando sua rivera, 5 sanza volar, con amorosi passi

dinanzi agli occhi mie’ legiadra vassi; ed io, vegendo quanto bella fassi, drieto tenea alle piacevol orme, umil andando ov’ella, fra le torme; 10 infin che guidò l’ali e volò al nido

110

Il momento esplicativo-soggettivo è dilatato e si articola a partire dal verso 7, in cui «ed io» rimarca e sancisce il passaggio dal momento contemplativo e statico della prima parte, verso una più attiva partecipazione dell’io-lirico, sino alla chiusura. Anche il madrigale 52:

Corendo giù dal monte a le chiar’onde d’un vago fiume, dov’io gìa pescando, donne venian, e tal di lor cantando.

Tal dicea: - Oh! -, tal: - Uh!- e tal: - Omei! -, 5 e tale il bianco piede percotea;

tal, punta essendo, a seder si ponea. Un forse, un sì, un no mi combattea, che infra queste fosse una che nacque per darmi morte. Come ad Amor piacque, 10 così costei di sùbito discese

dov’amor e vergogna il cor m’accese.

I primi due terzetti descrivono un breve quadretto idillico, nel quale l’io lirico mentre è intento a pescare osserva un gruppo di fanciulle che, diretto al fiume, viene punto da qualcosa, verosimilmente dall’albero di pruno come già nella ballata 151. Il secondo terzetto e il ritornello, invece, condividono la parte soggettiva, contenente i dubbi scatenati dall’insidia amorosa.