• Non ci sono risultati.

Il sistema monetario internazionale: attualità e prospettive "

Nel documento Cronache Economiche. N.327, Marzo 1970 (pagine 30-38)

Aldo Guetta

Il sistema monetario internazionale può essere definito in un senso lato come l'insieme di t u t t e le transazioni commerciali e bancarie effettuate t r a i diversi paesi. In u n senso più ristretto si limita alle norme giuridiche che regolano i p a g a m e n t i internazionali ed al finan-ziamento dei saldi delle bilance dei p a g a m e n t i . Benché io mi proponga di parlare s o p r a t t u t t o di quest'ultimo aspetto, debbo, per i n q u a d r a r e meglio il problema, sottolineare che esso non è che la p a r t e a p p a r e n t e di un grosso iceberg, la cui p a r t e sommersa è composta dalla fìtta rete di transazioni private. È evidente che le politiche monetarie dei governi influiscano sulle transazioni degli operatori privati ma è anche vero che questi ultimi riescono sovente a forzare

la m a n o ai governi.

Il nostro sistema non è certo il primo, né sarà l'ultimo. Se ne possono concepire altri, ma non è indifferente scegliere l'uno p i u t t o s t o che l'altro, in q u a n t o ognuno ha u n a influenza sua particolare sul meccanismo di aggiusta-mento, sul volume degli scambi e dei m o v i m e n t i di capitali ed in fin dei conti tocca in modo diverso gli interessi delle varie categorie eco-nomiche di ogni paese. Perciò ogni sistema dovrà tenere conto di certe costrizioni d'ordine politico inerenti all'esistenza di questi interessi, pena il suo fallimento. D ' a l t r a p a r t e esso pre-suppone anche un certo grado di coojnerazione internazionale, e p e r t a n t o , il rispetto da p a r t e degli stati, di regole che limitano la loro libertà di azione. Il sistema ideale sarà d u n q u e quello che meglio riuscirà a conciliare l'interesse dei singoli con l'interesse generale, che spesso pos-sono apparire contradittori.

Il nostro sistema t r o v a la sua espressione giuridica nello S t a t u t o del F o n d o m o n e t a r i o internazionale, sorto nel 1945 dagli Accordi-di B r e t t o n Woods. Gli esperti internazionali che si riunirono nel 1943 nella piccola c i t t a d i n a del New H a m p s h i r e per porre le basi del sistema

monetario del dopo-guerra, furono s o p r a t t u t t o influenzati dai ricordi dei disordini monetari degli anni t r e n t a . In quel periodo l'assenza quasi totale di cooperazione monetaria internazionale aveva spinto i paesi a ricercare l'equilibrio della loro bilancia dei pagamenti attraverso accordi bilaterali, e misure unilaterali, quali l'introduzione del controllo dei cambi e svalu-tazioni a carattere competitivo. Questa poli-tica ebbe come risultato di ridurre considere-volmente il livello del commercio mondiale e perciò di impoverire t u t t i .

Il sistema di B r e t t o n Woods è fondato da una parte su un insieme di obblighi giuridici che legano i paesi membri del Fondo mone-tario, e dall'altra sull'esistenza di una massa di m a n o v r a finanziaria destinata ad aiutarli a rispettare i loro impegni anche q u a n d o sono in difficoltà, e sarebbero quindi t e n t a t i di evaderli. Gli obblighi che i membri del F o n d o si impegnano a rispettare sono espressi dai para-grafi 3 e 4 dell'art. 1 dello S t a t u t o del F o n d o monetario. Secondo essi i paesi si impegnano: a) Da un lato a promuovere la stabilità dei cambi, a m a n t e n e r e t r a di loro delle dispo-sizioni di cambio ordinate ed a evitare i de-prezzamenti dei cambi ispirati da spirito di rivalità.

b) Dall'altro a cooperare alla creazione di un sistema multilaterale di regolamento delle operazioni correnti ed alla eliminazione delle restrizioni di cambio che impediscono lo sviluppo del commercio mondiale.

R i t r o v i a m o espressi i due principi fonda-mentali del sistema: il principio della stabilità dei cambi, che t r o v a la sua espressione nel concetto di parità, ed il principio della libera-lizzazione dei p a g a m e n t i correnti.

(*) II dottor Aldo Guetta, Vice Direttore del Fondo Mone-tario Intemazionale, ha tenuto il 30 gennaio 1970, nella sede della Camera di Commercio di Torino, una conversazione su questo tema. Considerata l'attualità dell'argomento e l'interesse degli orientamenti formulati, pare opportuno riportare su queste pagine, per cortese concessione dell'Autore, il testo dell'espo-sizione. (N. d. R.)

Il tasso di cambio ha una i m p o r t a n z a fon-d a m e n t a l e nell'economia fon-di mercato poiché in ultima analisi determina il valore dei prezzi di un paese in relazione a quello degli altri paesi, e p e r t a n t o influisce sull'attività economica ge-nerale. L a fissazione del tasso di cambio è d u n q u e u n ' i m p o r t a n t e s t r u m e n t o di politica economica che i paesi h a n n o a c c e t t a t o di sotto-porre ad una sorveglianza multilaterale. In-fatti ogni paese deve, al m o m e n t o della sua adesione al Fondo, stabilire in accordo con l'Or-ganizzazione u n a p a r i t à per la sua m o n e t a , e deve impegnarsi a m a n t e n e r e il prezzo di ac-quisto e di v e n d i t a al c o n t a n t e e n t r o u n mar-gine che 11011 p u ò eccedere l'un per cento al di sopra ed al di sotto della p a r i t à d i c h i a r a t a (in pratica questo p e r m e t t e di arrivare fino al 2 per cento, qualora la conversione da u n a m o n e t a in u n ' a l t r a sia f a t t a a t t r a v e r s o u n a terza, in genere il dollaro). L a modifica dalla p a r i t à p u ò essere concessa solo in caso di squi-librio « f o n d a m e n t a l e » o « s t r u t t u r a l e » del-l'economia. Un paese non può c a m b i a r e la pro-pria p a r i t à se n o n dopo aver c o n s u l t a t o il F o n d o ed averne o t t e n u t o il benestare. Il F o n d o però non p u ò obbligare u n paese a c a m b i a r e la p r o p r i a p a r i t à .

H o d e t t o che u n a modifica della p a r i t à non p u ò essere a u t o r i z z a t a che in caso di squilibrio f o n d a m e n t a l e . Il F o n d o nel suo p r a g m a -tismo 11011 h a m a i cercato di definire statisti-c a m e n t e questo statisti-constatisti-cetto, m a è statisti-chiaro statisti-che la c o m u n i t à internazionale p u ò a c c e t t a r e di p r e n d e r e a suo carico u n a p a r t e dello sforzo di a g g i u s t a m e n t o di u n paese solo in casi ecce-zionali, cioè q u a l o r a il r i s t a b i l i m e n t o dell'equi-librio, u n i c a m e n t e a t t r a v e r s o a misure interne, causerebbe dei sacrifici p o l i t i c a m e n t e inaccet-tabili al paese in difficoltà e lo costringerebbe ad i m p o r r e delle restrizioni di c a m b i o od a modificare u n i l a t e r a l m e n t e la p r o p r i a p a r i t à . Questo spiega perché ogni c a m b i a m e n t o di p a r i t à richieda l'accordo del F o n d o , e cioè quello degli altri m e m b r i della c o m u n i t à internazionale. I n f a t t i quello che c o n t a in u n a svalutazione od in u n a r i v a l u t a z i o n e non è il suo a m m o n t a r e assoluto che d i p e n d e dalla deci-sione di u n solo paese, m a il n u o v o r a p p o r t o che si stabilisce tra diverse m o n e t e , e che è il r i s u l t a t o di u n a c o n v e r g e n z a di più deci-sioni.

Se si e c c e t t u a il breve distacco del m a r c o tedesco dalla sua p a r i t à e l ' e s p e r i m e n t o del dollaro c a n a d e s e d u r a t o più a lungo m a con-clusosi con esito n e g a t i v o , il principio dei c a m b i fissi è quello che h a s u b i t o m e n o deroghe {almeno t r a i g r a n d i paesi i n d u s t r i a l i ) negli ultimi 25 a n n i . B e n c h é negli a m b i e n t i

acca-demici questo principio sia stato sottoposto a costanti critiche, le a u t o r i t à monetarie h a n n o c o n t i n u a t o a rimanervi fedeli, ed h a n n o via via confermato questa loro fedeltà. Lo h a n n o f a t t o nel 1961, al m o m e n t o dell'entrata in vigore del-l'Accordo monetario europeo (che è s u b e n t r a t o all'Unione europea dei pagamenti), impegnan-dosi a m a n t e n e r e le fluttuazioni delle loro monete entro limiti ancora più stretti di quelli imposti dalla Carta del F o n d o . Lo h a n n o ripe-t u ripe-t o nel 1964 i minisripe-tri del G r u p p o dei 10 al m o m e n t o di iniziare i negoziati che p o r t a r o n o alla creazione dei Diritti speciali di prelievo. Infine — e questo è un f a t t o interessante — lo h a n n o n u o v a m e n t e r i c o n f e r m a t o al m o m e n t o della crisi del marco.

Questo non deve sorprendere. È ovvio che i paesi del Mercato Comune siano contro un sistema di c a m b i liberamente fluttuanti, poiché r e n d e r e b b e r o il loro processo di integrazione molto più a r d u o . Ma anche gli Stati Uniti sono c o n t r a r i ad un tale sistema poiché per ragioni tecniche il dollaro sarebbe costretto a subire p a s s i v a m e n t e le fluttuazioni delle altre m o n e t e .

L ' a l t r o principio, quello della liberalizza-zione dei p a g a m e n t i correnti e dell'eliminaliberalizza-zione delle restrizioni di cambio, non è m e n o i m p o r -t a n -t e . Nella logica del sis-tema, r a p p r e s e n -t a in u n certo qual modo, la c o n t r o p a r t e dell'aiuto che la c o m u n i t à internazionale clà ai paesi in difficoltà, sia s o t t o forma, di erogazioni di credito, sia s o t t o f o r m a di agevolazioni nel c a m p o commerciale, a u t o r i z z a n d o c a m b i a m e n t i di p a r i t à .

* * *

L a m a s s a di m a n o v r a finanziaria del l ' o n d o è c o s t i t u i t a dalle q u o t e che ogni paese versa al m o m e n t o della sua adesione all'Organizzazio-ne, per u n q u a r t o in oro e per tre q u a r t i nella p r o p r i a m o n e t a . L a q u o t a stabilisce il limite dei d i r i t t i e degli obblighi finanziari di ogni m e m b r o . E s s a i n f a t t i l i m i t a il c o n t r i b u t o che u n paese p u ò essere c h i a m a t o a d a r e alla co-m u n i t à , ed in p r a t i c a segna a n c h e il lico-mite dell'aiuto che un paese p u ò o t t e n e r e da essa.

Il capitale del F o n d o che all'origine a m m o n -t a v a a l l ' e q u i v a l e n -t e di circa 8 miliardi di dol-lari, è s t a t o via via a u m e n t a t o fino a l l ' a t t u a l e s o m m a di circa 22 miliardi. R e c e n t e m e n t e il n o s t r o Consiglio di a m m i n i s t r a z i o n e h a deciso di p r o p o r r e un n u o v o a u m e n t o che lo p o r t e r à a 29 miliardi nel giro di u n ' a n n o . I n o l t r e il

Il P r e s i d e n t e d e l l a C a m e r a di c o m m e r -c i o -c a v . l a v . G . M. V i t e l l i p r e s e n t a il d o t t . A l d o G u e t t a .

F o n d o p u ò disporre in caso di necessità di altri 6 miliardi di dollari n e l l ' a m b i t o degli Accordi generali di p r e s t i t o conclusi nel 1961 con i dieci principali paesi. V e d i a m o d u n q u e che la m a s s a di m a n o v r a disponibile in seno all'Isti-tuzione m o n e t a r i a mondiale, è t u t t ' a l t r o che insignificante, poiché r a p p r e s e n t a circa il 40 per cento del t o t a l e delle riserve proprie dei paesi m e m b r i .

Il m e c c a n i s m o del F o n d o illustra l ' a s p e t t o cooperativo dell'Istituzione. T e c n i c a m e n t e esso n o n presta, m a acconsente a delle operazioni di c a m b i o . A c c e t t a , cioè, di a c q u i s t a r e t e m p o -r a n e a m e n t e la m o n e t a di u n paese in difficoltà, in c a m b i o di altre m o n e t e « forti ».

Il paese che utilizza q u e s t a f a c o l t à si impe-g n a al m o m e n t o dell'operazione di r i a c q u i s t a r e la p r o p r i a m o n e t a c e d u t a al F o n d o , c o n t r o oro o m o n e t e convertibili, e n t r o u n certo periodo di t e m p o (in genere 3 anni).

F i n o a d u n ' a m m o n t a r e uguale al 25 % della p r o p r i a q u o t a , u n paese p u ò pre-levare altre m o n e t e senza condizioni, perché esso n o n f à che riprendersi il c o n t r o v a l o r e del-l'oro inizialmente v e r s a t o . Oltre q u e s t o limite l'operazione è s o g g e t t a a p a r t i c o l a r i condizioni d ' o r d i n e economico di crescente severità, desti-n a t e a d elimidesti-nare le cause delle difficoltà idesti-n- in-c o n t r a t e dal paese. Il F o n d o preleva le m o n e t e richieste dalle sue disponibilità, e cosi f a c e n d o crea a f a v o r e dei paesi creditori la cui m o n e t a è utilizzata, dei diritti di tiraggio a u t o m a t i c i (le c o s i d d e t t e « super gold f r a n c h e »).

P e r cui il F o n d o m o n e t a r i o oltre a d essere il principale fornitore di liquidità condizionata p u ò a n c h e s p o r a d i c a m e n t e creare della liqui-d i t à inconliqui-dizionata (come conseguenza inliqui-di- indi-r e t t a delle eindi-rogazioni di cindi-redito). D a q u e s t ' a n n o , con la creazione dei Diritti speciali di prelievo, esso e n t r a d e c i s a m e n t e a n c h e nel c a m p o della creazione e della gestione della l i q u i d i t à incon-dizionata. Questo è u n passo i m p o r t a n t e verso u n a migliore integrazione del s i s t e m a .

^ ^ %

I n conclusione si p o t r e b b e definire il n o s t r o sistema come quello del « tallone aureo a t t e -n u a t o ». Del sistema classico è s t a t o co-nservato il principio del c a m b i o fìsso (o p a r i t à ) a n c o r a t o all'oro, m a il suo ferreo m e c c a n i s m o di aggiu-s t a m e n t o è aggiu-s t a t o modificato aggiu-su due p u n t i essenziali:

— d a u n l a t o è s t a t o p r e v i s t o u n ricorso al credito i n t e r n a z i o n a l e a medio t e r m i n e nel-l ' a m b i t o denel-l F o n d o m o n e t a r i o per estendere su di u n periodo di t e m p o ragionevole le misure di a g g i u s t a m e n t o economiche i n t e r n e ;

— e d a l l ' a l t r o è s t a t a p r e v i s t a la possibilità di f a r e ricadere sulla c o m u n i t à i n t e r n a z i o n a l e — a t t r a v e r s o a d u n a modifica c o n c o r d a t a della p a r i t à — u n a p a r t e del sacrificio richiesto dal-l ' a g g i u s t a m e n t o stesso (o u n a p a r t e dedal-ldal-la con-t r i b u z i o n e a l l ' a g g i u s con-t a m e n con-t o , a seconda che si t r a t t i di s v a l u t a z i o n e o di r i v a l u t a z i o n e ) .

Questo sistema si è rivelato a b b a s t a n z a flessibile per rendere possibile un'espansione senza precedenti del commercio mondiale negli ult

imi 25 anni ed abbastanza forte per sormon-tare svariate crisi. Ciò non vuole dire natural-mente che esso sia stato esente da tensioni. Queste si sono riscontrate s o p r a t t u t t o in due settori: quello della liquidità e quello dell'ag-giustamento.

I n f a t t i un sistema imperniato sulla stabi-lità dei cambi presuppone:

a) da un lato che esso possa disporre di una q u a n t i t à adeguata di liquidità per dare al processo di aggiustamento il t e m p o di seguire il suo corso;

b) e dall'altro, d a t o che questo t e m p o non può essere illimitato, che il meccanismo d'aggiustamento funzioni in modo da assicu-rare un regolare a v v i c e n d a m e n t o delle posi-zioni debitrici e creditrici -— almeno t r a i grandi paesi industriali — onde evitare che la liquidità serva a finanziare dei trasferimenti di ricchezza p e r m a n e n t i a senso unico, invece di facilitare il ristabilimento dell'equilibrio.

Il nostro sistema è paragonabile ad u n mo-tore di automobile: deve disporre di u n a certa q u a n t i t à di olio, ed i pistoni debbono avvi-cendarsi regolarmente. Se non c'è a b b a s t a n z a olio si rischia di fondere una bronzina, se ce

n'è troppo si sporcano le candele, ed in ambe-due i casi il motore perde la sua efficienza.

***

Esaminiamo uno dopo l'altro questi due punti.

Incominciamo col -problema della liquidità. P r e m e t t o che la stima dei fabbisogni globali di liquidità sfugge ad un calcolo preciso. Del resto il concetto stesso di liquidità — come del resto il suo nome indica — è a b b a s t a n z a fluido. In genere si intende per liquidità internazionale quella che è d i r e t t a m e n t e a disposizione delle autorità monetarie per finanziare i saldi delle bilance di p a g a m e n t o . Ma una q u a n t i t à sempre crescente di liquidità male si accomoda di questa definizione poiché entra od esce dal suo campo a seconda della congiuntura del momen-to (spesso questi movimenti sono del resmomen-to inco-raggiati dalle stesse a u t o r i t à monetarie, ed il mer-cato dell'Eurodollaro ne è un esempio tipico).

T e n u t o conto di questa osservazione bisogna ancora distinguere due grandi settori perché essi sono complementari ma non p e r f e t t a m e n t e intercambiabili: quello della liquidità incon-dizionata (cioè delle riserve proprie che i paesi possono utilizzare senza sottostare a condi-zioni di c a r a t t e r e economico) a quello della liquidità condizionata (cioè le facilitazioni di credito a medio termine che sono sottoposte all'accettazione di particolari condizioni).

Il d o t t . G u e t t a r i s p o n d e a d a l c u n i i n t e r -v e n t i s e g u i t i alla s u a e s p o s i z i o n e .

Dal punto di vista dei singoli paesi, la liquidità incondizionata ha il vantaggio di poter essere utilizzata liberamente; dal punto di vista del sistema la liquidità condizionata ha il vantaggio di aiutare più efficacemente l'aggiustamento. Mentre la prima presuppone un buon funzionamento del processo di aggiu-stamento, la seconda lo favorisce. Teorica-mente un sistema basato unicaTeorica-mente sulla liqui-dità condizionata potrebbe funzionare con una minor quantità di liquidità, ma esso richie-derebbe un grado di cooperazione monetaria non ancora raggiunto.

Prima della guerra il sistema era intera-mente fondato sulle disponibilità di liquidità incondizionata, di cui l'oro e la sterlina erano i principali componenti. L'alimentazione del sistema dipendeva esclusivamente da fonti il cui gettito non era regolato sui fabbisogni del sistema, ma era determinato dall'andamento della bilancia dei pagamenti inglese e da quella dei principali paesi produttori d'oro.

La forte penuria di liquidità che segui la grande depressione fu fronteggiata attraverso un'aumento del prezzo dell'oro. Questa so-luzione tra i molti svantaggi che comporta, ha anche quello di non poter essere utilizzata che in casi eccezionali, oggi più che mai. In-fatti, tecnicamente, implica una svalutazione del dollaro il quale è a sua volta u n ' i m p o r t a n t e componente della liquidità. È perciò chiaro che frequenti aumenti del prezzo dell'oro pro-vocherebbero gravi crisi di sfiducia.

Nel dopoguerra, grazie alla creazione del Fondo monetario internazionale, fu f a t t o un primo passo verso una gestione più razionale del sistema. La messa in comune di una parte delle riserve auree, permise di affiancare alle riserve tradizionali u n ' i m p o r t a n t e elemento fidu-ciario, che poteva essere a u m e n t a t o a volontà mediante periodici aggiustamenti delle quote presso il Fondo. Per quello che riguarda la liquidità incondizionata invece, la situazione non subì modifiche istituzionali di rilievo (salvo ben inteso che il dollaro prese gradualmente il posto della sterlina come moneta di riserva principale). Il sistema di Bretton Woods con-tinuava a farne dipendere l'aumento da muta-menti uniformi delle parità, e quindi dal prezzo dell'oro. Le cose andarono invece diversamente ed il disavanzo americano divenne una delle più importanti fonti di liquidità, e questo f a t t o — per le ragioni esposte più sopra — rese il ricorso all'aumento del prezzo dell'oro sempre più improbabile.

Il sistema rischiava dunque di finire in

un'impasse. Da un lato infatti la riluttanza dei

paesi creditori ad accumulare dollari divenne

sempre più palese, dall'altro l'insufficiente di-sponibilità di metallo aureo indusse gradata-mente a restringere l'applicazione di fatto della convertibilità all'oro, e divenne sempre più ovvio che le fonti « tradizionali » non erano più in grado di assicurare al sistema un'alimen-tazione regolare in liquidità incondizionata. Questo provocò una crescente instabilità che si palesò in una corsa all'oro (che rese necessaria la creazione del doppio mercato) ed in una proliferazione di « pseudo liquidità » in forme non appropriate (quali il mercato dell'Euro-dollaro).

Si sarebbe, ben inteso, potuto far fronte a questa situazione aumentando la proporzione di liquidità condizionata nel sistema, cioè cer-cando di « risparmiare » liquidità. Questa solu-zione non era però politicamente accettabile, poiché implicava un rafforzamento della disci-plina monetaria, soprattutto da parte dei grandi paesi, in un momento rivolto piuttosto al veri-ficarsi del contrario. Si cercò dunque un'altra soluzione e, dopo quattro anni di laboriose discussioni, si giunse all'accordo sui Diritti spe-ciali di prelievo. Penso che esso non solo abbia permesso di risolvere in modo soddisfacente il problema dell'alimentazione in liquidità del sistema, ma abbia anche permesso di ripor-tarlo più vicino alla sua concezione primitiva, allontanando l'eventualità di vederlo scivolare verso un « dollar standard » sotto la spinta della preponderante forza economica degli Stati Uniti.

Cosa sono i Diritti speciali di prelievo di cui t a n t o si è parlato in questi giorni ?

Essi sono una facilitazione automatica di credito destinata ad integrare gli strumenti di riserva esistenti. Sono creati dal Fondo ed assegnati ai paesi partecipanti in proporzione delle loro quote nel Fondo. Sono direttamente trasferibili tra di loro, sotto la guida del Fondo ed infine sono parzialmente soggetti ad un'ob-bligo di ricostituzione. L'aspetto più impor-t a n impor-t e è, senza dubbio, il f a impor-t impor-t o che essi rappre-sentano una creazione deliberata di liquidità. Da questo punto di vista la loro creazione è paragonabile ad un aumento generalizzato del prezzo dell'oro, pur non avendone gli stessi svantaggi.

I limiti posti alla trasferibilità (e cioè all'uso) del nuovo strumento sono invero assai larghi. Essi sono essenzialmente due, ed entrambi hanno come scopo di impedire una utilizzazione abusiva dello strumento e di assicurarne una equa distribuzione. In primo luogo è stato stabilito un limite (fissato a due volte l'ammon-tare delle proprie assegnazioni cumulative) al di là del quale un partecipante non potrà essere obbligato a detenere dei Diritti speciali

U n a s p e t t o d e l l a s a l a d u r a n t e la c o n f e r e n z a .

di prelievo (salvo ben inteso se lo desidera); in secondo luogo è s t a t o deciso che i parteci-panti p o t r a n n o utilizzare la n u o v a facilitazione solo per effettuare dei p a g a m e n t i e non per modificare la composizione delle loro riserve. In linea di massima u n paese che voglia utilizzare i suoi Diritti speciali di prelievo d o v r à chiedere al F o n d o di « piazzarli ». Il F o n d o o t t e m p e r e r à a questa richiesta « desi-g n a n d o » uno o più paesi secondo criteri pre-stabiliti. Questi paesi forniranno la v a l u t a diret-t a m e n diret-t e al paese richiedendiret-te ( n o r m a l m e n diret-t e adiret-t- at-traverso a degli « swaps » t r a B a n c h e Centrali) ed il F o n d o a d d e b i t e r à gli u n i ed accrediterà gli altri sui suoi libri.

L a p r i m a decisione relativa alla creazione di Diritti speciali di prelievo è s t a t a presa per un periodo di 3 anni e per u n ' a m m o n t a r e com-plessivo di 9 miliardi e mezzo di dollari. L a p r i m a distribuzione, per u n ' a m m o n t a r e di 3 mi-liardi è mezzo, è a v v e n u t a il 1° gennaio di que-s t ' a n n o . N o n è impoque-sque-sibile che nel giro del proque-s- pros-simo decennio i Diritti speciali di prelievo

di-ventino la componente più i m p o r t a n t e delle riserve mondiali. Del resto la logica del sistema implica che essi rimpiazzino g r a d u a l m e n t e non solo il dollaro ma anche l'oro.

* ^ ss

Mentre il problema della liquidità dovrebbe ora essere risolto non si può certo dire lo stesso per quello che r i g u a r d a il funzionamento del processo di aggiustamento.

A b b i a m o visto che il b u o n f u n z i o n a m e n t o del sistema presuppone che i paesi p r e n d a n o t e m p e s t i v a m e n t e le misure necessarie per rista-bilire l'equilibrio delle loro economie, e che, q u a n d o non riescono a d evitare il sorgere di squilibri f o n d a m e n t a l i nelle loro economie, accet-tino di correggerli a t t r a v e r s o a modifiche della p a r i t à delle loro m o n e t e . Questo implica senza d u b b i o che essi d e b b a n o ad u n certo m o m e n t o a c c e t t a r e di dare u n a certa priorità alla ricerca dell'equilibrio esterno sugli altri loro obbiettivi di politica economica.

L'esperienza degli anni passati s e m b r a in-vece p r o v a r e che spesso i p r o v v e d i m e n t i neces-sari non sono s t a t i presi, o c o m u n q u e sono s t a t i a t t u a t i t a r d i v a m e n t e , o in misura insufficiente. D ' a l t r a p a r t e si è verificata u n a t e n d e n z a a cercare il finanziamento p i u t t o s t o che l'elimi-nazione degli squilibri, e questo h a creato delle tensioni nel sistema. Poiché ogni svalutazione o rivalutazione incide in misura differente sugli interessi delle varie categorie economiche, i governi h a n n o t e n d e n z a a differire decisioni fino a q u a n d o n o n siano più dilazionabili. P e r cui gli squilibri si accrescono e richiedono cam-b i a m e n t i di p a r i t à di u n a certa i m p o r t a n z a . Le a s p e t t a t i v e di sostanziali a d e g u a m e n t i delle p a r i t à p r o v o c a n o a loro v o l t a t r a s f e r i m e n t i spe-culativi d a u n a piazza all'altra, che t e n d o n o a d a c c e n t u a r e gli squilibri. Il sistema dei c a m b i stabili, quale era s t a t o concepito a B r e t t o n Woods, h a a v u t o t e n d e n z a a degenerare in u n sistema di c a m b i statici.

Questo spiega perché oggi si ricerchino soluzioni che p e r m e t t a n o di a d e g u a r e in m a n i e r a più elastica e m e n o b r u s c a le p a r i t à ai dislivelli dei prezzi e dei costi che n o n si sarà riusciti ad evitare.

N o n si t r a t t a , è bene precisarlo, di modi-ficare s o s t a n z i a l m e n t e il sistema delle p a r i t à fìsse, m a di eliminare le costrizioni che n e i m p e -discono il b u o n f u n z i o n a m e n t o . L a base del sistema cioè la p a r i t à , n o n è m a i s t a t a messa in discussione e la soluzione dei c a m b i f l u t -t u a n -t i n o n p a r e p e r il m o m e n -t o d o v e r essere presa s e r i a m e n t e in considerazione.

L e soluzioni p r o p o s t e h a n n o u n a p o r t a t a a b b a s t a n z a l i m i t a t a e sono essenzialmente d u e (con diverse v a r i a n t i che t e n d o n o a c o m b i n a r e certi a s p e t t i di ciascuna di esse). T u t t e e due h a n n o come scopo principale di facilitare le modifiche di p a r i t à r e n d e n d o l e p i ù accettabili ai governi:

a) d a u n lato, è s t a t o p r o p o s t o l'allar-g a m e n t o dei marl'allar-gini, cioè dei limiti e n t r o i quali i governi d e b b o n o m a n t e n e r e le oscil-lazioni dei c a m b i . Si è suggerito di p o r t a r l i d a l l ' I al 5 % o a n c h e oltre. Margini p i ù a m p i , è s t a t o s o s t e n u t o , p e r m e t t e r e b b e r o ai c a m b i di t r o v a r e l i b e r a m e n t e e g r a d u a l m e n t e u n n u o v o equilibrio, che poi p o t r e b b e essere r a t i f i c a t o in u n secondo t e m p o d a u n a mo-difica ufficiale della p a r i t à . B e n inteso q u e s t o p r e s u p p o n e che le a u t o r i t à m o n e t a r i e i n t e r v e -n e -n d o sul m e r c a t o dei c a m b i -n o -n si o p p o -n g a -n o alle forze del m e r c a t o . U n o dei m e r i t i supple-m e n t a r i che i p r o p o n e n t i di q u e s t a tecnica gli a t t r i b u i s c o n o s a r e b b e quello di p e r m e t t e r e di n e u t r a l i z z a r e meglio i m o v i m e n t i speculativi di

capitale m e d i a n t e s l i t t a m e n t i del tasso di eambio p i u t t o s t o che a t t r a v e r s o variazioni delle loro riserve. È chiaro però che più si allargano i margini, più si ricade negli incon-venienti inerenti al sistema dei cambi flut-t u a n flut-t i , m e n flut-t r e solo un piccolo a l l a r g a m e n flut-t o n o n p e r m e t t e r e b b e di ottenere p i e n a m e n t e i v a n t a g g i che questo m e t o d o p r e t e n d e offrire;

b) l'altra soluzione è quella d e t t a del « crawling peg » (ovverossia p a r i t à mobili). Si a m m e t t e r e b b e r o , e n t r o limiti da stabilire m a c o m u n q u e r i s t r e t t i (al massimo 2 o 3 % all'anno), delle svalutazioni o delle rivalutazioni d a effettuarsi t r i m e s t r a l m e n t e o s e m e s t r a l m e n t e (secondo certi piani anche giornalmente) la-sciando al m e r c a t o il compito di d e t e r m i n a r n e sia la direzione che l ' a m m o n t a r e . Certe v a r i a n t i di q u e s t a tecnica lascerebbero invece la deci-sione alla discrezione dei governi.

Questo p o t r e b b e p e r m e t t e r e di neutraliz-zare l'incentivo che gli speculatori h a n n o a trasferire f o n d i dalle m o n e t e deboli a quelle forti, c o m p e n s a n d o l o con differenziali nei tassi d'interesse a breve t e r m i n e . N a t u r a l m e n t e que-sto meccanismo, ancora più del precedente, pre-s u p p o n e u n controllo internazionale pre-sulle poli-tiche di i n t e r v e n t o dei vari paesi.

* * *

Come ho a c c e n n a t o all'inizio, il n o s t r o si-s t e m a è b a si-s a t o si-su di u n delicato equilibrio t r a le forze c e n t r i f u g h e degli interessi particolari

Nel documento Cronache Economiche. N.327, Marzo 1970 (pagine 30-38)