GERMANICI CAESARIS UXOR
3.1 La sistemazione del 4 d.C e il matrimonio con Germanico
La repentina scomparsa di Caio e Lucio riapriva la questione dinastica, offrendo nuove possibilità per il ramo claudio della domus Augusta, estromesso dalla linea di successione con l’adozione dei due fratelli nel 17 a.C.: il princeps poteva contare, infatti, su potenziali eredi di entrambi i rami della domus ma se la
gens Iulia non offriva potenziali successori con sufficiente esperienza per
affiancare già nell’immediato Augusto nella gestione dell’impero, il ramo claudio, dopo il rientro di Tiberio, disponeva di tale risorsa. Il principe fu costretto, dunque, ad elaborare una nuova soluzione che costituisse un buon compromesso tra i gruppi di pressione che facevano capo ai due rami della famiglia. Il 26 giugno del 4 d.C. Augusto adottò, dunque, il quarantaseienne Tiberio insieme al più giovane dei figli di Giulia, Agrippa Postumo, che aveva quindici anni.1 Il figlio di Livia non veniva obbligato a contrarre un nuovo matrimonio, ma fu indotto ad adottare Germanico, figlio del fratello Druso e di Antonia Minore, nato nel 15-14 a.C., definito da G. Gallotta il primo vero giulio-claudio in quanto nipote di Ottavia, giulia, e di Livia, claudia.2 Il giovane figlio di Druso veniva legalmente
1 Vd. Vell. II 104, 1; Suet. Aug. 65, 1 e Tib. 15, 2. Cfr. LEVICK 1966, pp. 227-244; BIRCH
1981, p. 443-456; GALLOTTA 1987, p. 14.
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equiparato a Druso Minore, figlio di Tiberio e Vipsania. L’intreccio di adozioni e matrimoni creato dal princeps ambiva, dunque, a costituire due coppie di potenziali eredi che garantissero l’una (Tiberio-Agrippa Postumo) un immediato sostituto in caso di una sua repentina scomparsa e l’altra (Germanico-Druso Minore) una già ben definita successione ai primi eredi. Il principe manteneva, dunque, il sistema a coppie già sperimentato in precedenza.3 Il compromesso tra giuli e claudi venne cementato, inoltre, dalla contestuale creazione di vincoli matrimoniali: Druso Minore fu fatto sposare con la cugina Livilla, sorella di Germanico e vedova di Caio Cesare; Germanico si unì in matrimonio con la nipote del princeps, Agrippina, sua coetanea. La date del matrimonio della nipote di Augusto è controversa: Th. Mommsen ha individuato nel 5 d.C. l’anno in cui avvenne il matrimonio di Germanico e Agrippina; 4 H. Lindsay ha proposto,
invece, di anticipare al 4 d.C. la celebrazione delle nozze che sarebbero state collegate alla sistemazione dinastica di Augusto dello stesso anno. La studiosa ipotizza, infatti, che il primo figlio della coppia, Nerone, fosse nato il 7 giugno del 5 d.C. 5
Grazie al matrimonio, la figlia di Giulia e Agrippa, che fino a quel momento era rimasta esclusa dalle dinamiche della successione stabilite da Augusto, in questo frangente si venne a trovare al centro di un’intricata maglia di alleanze e con ottime probabilità di vedere il marito quale futuro detentore del potere imperiale. Agrippina e Livilla, che in qualità di promessa sposa di Caio Cesare aveva goduto di una evidente preminenza, mediante i loro mariti, venivano poste sullo stesso piano in ottica di successione.
Attraverso l’adozione e il matrimonio Germanico assumeva un ruolo fondamentale nelle dinamiche interne della domus Augusta: se egli era esponente di entrambi i nuclei gentilizi che componevano la famiglia di Augusto, il
3 Cfr. HURLET 1997a, pp. 141-144. 4 Cfr. MOMMSEN 1878, pp. 245-265.
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matrimonio con una esponente del ramo giulio avrebbe comportato per il giovane un rafforzamento dei vincoli con questo gruppo, assumendo, dunque, il significato di un ponte gettato tra le due gentes dei Giuli e dei Claudi.6 Germanico era, inoltre, diretto discendente di M. Antonio, in quanto figlio della figlia del triumviro Antonia Minore: attraverso la sua promozione il princeps ambiva a integrare questa componente i cui esponenti erano stati al centro dell’opposizione al regime a partire dal 10 a.C. e il cui leader, il figlio di Antonio, Iullo, era stato indotto al suicidio proprio in conseguenza delle sue posizioni politiche.
Il nuovo piano dinastico del princeps lasciava irrisolti due elementi di criticità: in primo luogo la coppia composta da Tiberio e Agrippa Postumo si mostrava fortemente disomogenea sul piano politico. Il figlio di Livia poteva vantare una profonda esperienza politico e militare in quanto in più occasioni aveva assunto poteri che lo equiparavano dal punto di vista istituzionale ad Augusto. Diversamente il figlio di Giulia e Agrippa non aveva ancora vestito ufficialmente la toga virilis; egli, oltre a non vantare alcuna esperienza politica, fino alla morte dei due fratelli non aveva goduto di nessun privilegio istituzionale che ne agevolasse l’avvio della carriera politica, secondo quanto sperimentato, invece, per i due figli adottivi del princeps.7
La scelta di Augusto rispondeva, tuttavia, ad un’esigenza precisa: la promozione politica del solo Tiberio non avrebbe potuto compiersi senza creare malcontento e proteste da parte degli esponenti del ramo giulio rimasti privi dei loro leaders. Costoro avevano concentrato la loro attenzione sul più giovane figlio di Giulia, l’unico in grado, in quanto nipote di Augusto, di destabilizzare la posizione di Tiberio con una veloce promozione politica.8 La concessione a Tiberio della tribunicia potestas, di durata decennale secondo Cassio Dione, quinquennale secondo Svetonio, e il rinnovo dell’imperium proconsulare,
6 Cfr. LEVICK 1999, p. 33 e GALLOTTA 1987, p. 17.
7 Cfr. BIRCH 1981, pp. 446-448 e SUSPÈNE 2001, pp. 99-124. 8 Cfr. COGITORE 2000a, pp. 123-135; ROHR VIO 2011, p. 95.
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confermato per le aree occidentali dell’impero, rendevano evidente, tuttavia, che il figlio di Livia aveva assunto un ruolo preminente che lo equiparava sul piano istituzionale ad Augusto, prefigurando una progressiva emarginazione politica di Agrippa Postumo.9 In secondo luogo la sistemazione del 4 d.C. estrometteva completamente dai piani dinastici del principe una delle nipoti, Giulia Minore, sposata almeno dal 4 a.C. con L. Emilio Paolo: l’unica concessione alla coppia fu il fidanzamento di Claudio, fratello di Germanico, con la loro figlia, Emilia Lepida.10 Nel 4 d.C. L. Emilio Paolo vide, dunque, fortemente ridimensionata la sua importanza politica a favore della linea dinastica che faceva capo a Tiberio.
La soluzione di compromesso elaborata da Augusto era stata imposta al principe dalle pressioni esercita dal ramo giulio della domus Augusta; i membri dell’entourage di Giulia, ricostituito attorno agli eredi dopo la perdita dei suoi leaders, tentava di esercitare un condizionamento decisivo sulle scelte del principe in materia di successione in particolare attraverso azioni che coinvolgevano la
plebs urbana. A testimoniare l’utilizzo strumentale di tale bacino clientelare da
parte del gruppo sono le richieste mosse al principe di reintregro di Giulia Maggiore, di poco precedenti, se non concomitanti alla nuova sistemazione:
τοῦ δὲ δήµου σφόδρα ἐγκειµένου τῷ Αὐγούστῳ ἵνα καταγάγῃ τὴν θυγατέρα αὐτοῦ, θᾶσσον ἔφη πῦρ ὕδατι µιχθήσεσθαι ἢ ἐκείνην κατα χθήσεσθαι. καὶ ὁ δῆµος πυρὰ ἐς τὸν Τίβεριν πολλὰ ἐνέβαλε· καὶ τότε µὲν οὐδὲν ἤνυσεν, ὕστερον δὲ ἐξεβιάσατο ὥστε ἐς γοῦν τὴν ἤπειρον αὐτὴν ἐκ τῆς νήσου κοµισθῆναι.11
9 Vd. Suet. Tib. 16, 1 e Dio LV 13, 1. Cfr. BIRCH 1981, pp. 447-448; GALLOTTA 1987, pp.
23-24.
10 Vd. Cfr. SYME 1986, pp. 121 e 127. Su Emilia Lepida cfr. FOS 29.
11 Dio LV 13, 1: “Poiché il popolo incalzava pressantemente Augusto perché facesse ritornare
sua figlia dall’esilio, egli rispose che il fuoco avrebbe fatto più alla svelta a mescolarsi con l’acqua che lei ad essere richiamata. E il popolo, allora, gettò molte fiaccole nel Tevere, e se in un primo momento non ottenne nulla, in seguito insistette fino al punto di riuscire almeno a farla trasferire dall’isola alla terraferma”. Vd. anche Suet. Aug. 65.
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Gli eventi narrati da Cassio Dione, non precisamente databili ma certo collocabili tra il 3 e il 4 d.C., quando fu modificata le destinazione dell’esilio della figlia del principe, attestano, tuttavia, le forme attraverso cui i superstiti dell’entourage di Giulia Maggiore erano in grado di manovrare le masse e soprattutto l’efficacia della loro azione.12 La pressione esercitata sul princeps dal gruppo attraverso tali canali impose ad Augusto l’individuazione di una soluzione successoria che rendesse accettabile l’adozione di Tiberio; così il principe scelse di promuovere soggetti graditi ai sostenitori di Giulia Maggiore.
R. Syme ha voluto leggere nella scelta di affiancare Germanico a Druso Minore un espediente messo in atto dal principe per assicurare la successione giulia: “Anche in questa situazione d’emergenza Augusto rimase fedele a se stesso. Tiberio aveva un figlio; si trattava ora di frodare Tiberio, benché designato a prendere il posto di Augusto, impedendogli di trasmettere il potere ai soli Claudii. Egli fu quindi costretto ad addottare quel giovanotto che era il continuatore della schiatta dei municipali Ottavii, e cioè Germanico, figlio del fratello di Tiberio, nipote di Ottavia”.13 L’operazione messa in atto da Augusto, tuttavia, tradisce secondo B. Gallotta una decisione concertata tra il princeps e il figlio di Livia: in quanto adottato alla pari Agrippa Postumo si sarebbe sottratto anche dopo la morte del principe al controllo giuridico di Tiberio; Germanico, invece, divenendo suo figlio passava sotto la sua patria potestas. Dalla morte del fratello Druso Maggiore i figli dello stesso, però, erano sottoposti alla tutela dello zio paterno Tiberio: l’adozione di Germanico avrebbe, dunque, messo sullo stesso piano il figlio di Druso e quello di Tiberio, senza che, tuttavia, si operasse una soluzione svantaggiosa per Druso Minore: nessuna testimonianza antica lascia intendere, infatti, una precisa volontà del principe di designare Germanico a
12 Sull’esilio di Giulia a Reggio cfr. LINDERSKI 1988, pp. 181-200 e FANTHAM 2006, pp. 89-
91.
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danno del cugino: Augusto sembra aver operato, infatti, in modo tale da riservare a Tiberio la scelta futura.14
La costruzione di una soluzione dinastica più complessa in relazione al ramo che faceva capo al figlio di Livia chiarisce le intenzioni del principe nel 4 d.C.: l’adozione di Agrippa Postumo era stata decisa da Augusto in ragione della difficile situazione politica interna con l’intento di arginare le pressioni del ramo giulio, recentemente privato dei propri candidati alla successione e che facilmente avrebbe individuato nel figlio sopravvissuto di Agrippa e Giulia Maggiore il loro sostituto, malgrado la giovane età e l’inesperienza politica. Nei propositi del principe Agrippa Postumo, che costituiva un elemento destabilizzante proprio perché nel tempo egli si sarebbe trovato a capo di una fazione intransigente che avrebbe individuato in lui il proprio leader, avrebbe dovuto essere sostituito da Germanico che avrebbe raccolto l’eredità politica giulia in una prospettiva diversa e più moderata, poiché legato ad entrambi i gruppi che componevano la domus
Augusta.15 I fautori di Giulia Maggiore e di un indirizzo più intransigente del principato, progressivamente persa ogni speranza di un’affermazione di Agrippa Postumo, avrebbero potuto individuare in Germanico, erede di Augusto e di M. Antonio, nonché sposato con una principessa di sangue giulio, il leader che li avrebbe portati ad una rivincita sul lungo termine. In questa complessa costruzione politica gli interessi di Germanico e Druso Minore coincidevano, rivelandosi strettamente connessi alla nuova struttura di potere e dipendenti dal comune padre Tiberio.16
14 Cfr. GALLOTTA 1987, p. 23. La stessa costruzione successoria operata da Augusto
prevedeva la designazione di una coppia di coeredi che avrebbe dovuto operare in accordo senza che fosse prevista una preminenza dell’uno sull’altro se non in relazione all’avanzamento politico rigidamente dipendente dall’età dei due individui designati, come nel caso di Caio e Lucio.
15 Cfr. GALLOTTA 1987, p. 24. 16 Cfr. LEVICK 1966, pp. 227-244.
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Tale sistemazione, di cui la coppia composta da Germanico e Agrippina costituisce un elemento fondamentale, provocò la reazione degli elementi più intransigenti della ‘fazione’ giulia che nell’ultimo decennio del principato di Augusto misero in atto una serie di azioni di fronda.
La necessità da parte del princeps di assicurare basi solide alla nuova soluzione dinastica è tradita da alcuni eventi che immediatamente seguirono l’adozione di Tiberio e Agrippa Postumo: Cassio Dione menziona, infatti, una
lectio senatus che avrebbe permesso al principe di epurare il consesso degli
elementi più pericolosi e nello stesso tempo di completarne i ranghi attraverso un’oculata politica di integrazione dei beni dei suoi membri più giovani che non possedevano più i requisiti censitari per accedervi.17 A questa azione si associa la
repressione della congiura di Cn. Cornelio Cinna e la successiva approvazione nel 5 d.C. della lex Valeria Cornelia, proposta dall’accusato, perdonato e reintegrato dal principe, in veste di console: le dieci centurie istituite in onore di Caio e Lucio Cesari, composte da senatori, ex magistrati e cavalieri delle decurie dei giudici in
iudicia publica, eletti in trentatré delle trentacinque tribù, formavano
un’assemblea ristretta cui spettava il compito di effettuare la destinatio dei candidati al consolato e alla pretura, ambiva a limitare la libertà di scelta da parte dei comitia e ad assicurare ad Augusto un controllo molto più serrato delle elezioni per le magistrature superiori.18 Tale intervento nel funzionamento delle assemblee permetteva al princeps di evitare contestazioni alla nuova soluzione dinastica e nello stesso tempo di impedire l’ascesa alle più alte magistrature di individui legati ai gruppi di fronda e in particolare al ramo giulio della domus
Augusta, così come era avvenuto, invece, tra il 10 e il 2 a.C.
La coppia dovette trasferirsi in una nuova abitazione: Flavio Giuseppe attesta, infatti, in relazione all’assassinio di Caligola nel 41 d.C. che i congiurati si
17 Vd. Dio LV 13, 3-4.
18 Sulla lex Valeria Cornelia cfr. TIBILETTI 1949, pp. 210-245; DELL’ORO 1950, pp. 132-150;
LEVICK 1967, pp. 207-230; PANI 1974, pp. 113-117; HOLLADAY 1978, pp. 874-893. Sulla
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spostarono attraverso la Germanicou oikian, edificio che si trovava adiacente al palazzo imperiale: ὁδούς τε ἑτέρας χωροῦντες παρῆσαν εἰς τὴν Γερµανικοῦ µὲν οἰκίαν τοῦ Γαΐου πατρός, ὃν τότε ἀνῃρήκεσαν, συνηµµένη δὲ ἐκείνη, διὰ τὸ ἓν τὸ βασίλειον ὂν ἐπ’ οἰκοδοµίαις ἑκάστου τῶν ἐν τῇ ἡγεµονίᾳ γεγονότων ἀσκηθὲν ἀπὸ µέρους ὀνόµατι τῶν οἰκοδοµηθησοµένων ἢ καί τι τῶν ἡµερῶν οἰκήσεις ἀρξάντων τὴν ἐπωνυµίαν παρασχέσθαι.19
Lo storico di età Flavia è l’unico che menziona l’esistenza di una domus
Germanici: non vi sono, infatti, altre attestazioni della sua esistenza, ma i
cataloghi regionari fanno riferimento a horrea Germaniciana et Agrippiana che si sarebbero trovati sul Palatino e che sarebbero da porre in relazione con le proprietà della coppia.20 L’edificio doveva essere, dunque, collocato all’interno
del complesso imperiale del Palatino. Secondo H. Hurst si tratterebbe dell’estensione sul lato Nord-Ovest della domus Cai, tra il Tempio di Castore e Polluce e la domus Tiberiana.21 L’area sarebbe quella interessata, infatti, dalla presenza degli horrea, circostanza che renderebbe verosimile la scelta di Caligola di utilizzare per la costruzione del suo palazzo una zona legata alla memoria del padre: l’indagine archeologica ha rivelato che la costruzione del nuovo palazzo ha obliterato una grande domus di età tardo repubblicana – augustea che potrebbe essere identificata con la domus Germanici. Se si accetta questa interpretazione, si deve supporre, secondo lo studioso, che ciò che viene identificato da Giuseppe Flavio come domus Germanici al momento della morte di Caligola non fosse
19 Jos. Ant. Iud. XIX 117: “Così presero un’altra strada e andarono alla casa di Germanico,
padre di Caio, che avevano appena ucciso, contigua al palazzo di Caio. Il palazzo, pur essendo un singolo edificio, poco alla volta era stato ampliato e ogni parte portava il nome dei membri della famiglia regnante che l’aveva costruita o aveva iniziato parte della costruzione”.
20 Cfr. HURST 1995b, pp. 111-112. 21 Cfr. HURST 1995a, pp. 106-107.
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l’edificio che il figlio di Druso aveva fatto costruire ma ciò che il figlio aveva fatto ricostruire sulla stessa area.22 Di recente A. Carandini ha ipotizzato che la casa di Germanico si trovasse immediatamente all’interno della porta Romanula, sopra le scale Anularie, sovrastante gli horrea Germaniciana. Su quest’ultima struttura il figlio Caligola, divenuto imperatore, avrebbe fatto costruire il suo palazzo, inteso come un’espansione della casa paterna che divenne una
dépandance della nuova struttura.23
Al di là della precisa localizzazione della domus in cui Germanico dovette trasferirsi con la sua famiglia a partire dal 5 d.C., la circostanza che si evidenzia come degna di nota è il fatto che anche il nuovo nucleo familiare, i cui componenti, che dovevano aver risieduto nelle domus di Livia e Augusto, trovò a sua volta una propria sede sul Palatino, luogo che progressivamente era divenuto il centro abitativo dei componenti della domus Augusta. In questa dimora Agrippina dovette risiedere fino alla sua relegazione nel 29 d.C.
22 Cfr. HURST 1995b, p. 112.
23 Cfr. CARANDINI 2010, pp. 154-162 e 234. L’ipotesi di Carandini se ha il pregio di ben
accordarsi con la testimonianza di Flavio Giuseppe, affermando che la domus Germanici era ancora visibile nel corso del principato del figlio, incorre, tuttavia, in alcuni interpretazioni non completamente corrette poiché supportate dal solo record archeologico non messo a confronto con le altre tipologie di fonti: lo studioso individua, infatti, due lotti (identificati come 53 e 54) corrispondenti a due domus di cui la storia archeologica è tracciabile dalla tarda repubblica fino alla prima età imperiale, quando il complesso venne assorbito dalla nuova dimora di Caligola. Il lotto 53, proprietà di Q. Tullio Cicerone, sarebbe divenuto parte dei beni di C. Ottavio dopo le proscrizioni del 43 a.C. Qui avrebbe risieduto Ottavia, sorella di Ottaviano, dopo il ripudio di Antonio; nel lotto 53 dal 21 a.C. avrebbero risieduto Antonia Minore e Druso Maggiore insieme ai loro figli, fino alla morte del fratello Tiberio, momento in cui Antonia si sarebbe trasferita presso la casa di Livia. Il lotto 54, rimasto libero dal 12 a.C., anno della morte di Ottavia, sarebbe stato occupato, infine, da Agrippina e Germanico, a cui il princeps avrebbe concesso la dimora di sua proprietà. Tale ricostruzione analitica non si giova, tuttavia, di riscontri documentari concreti.
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Gli interventi volti a favorire la stabilizzazione del nuovo sistema politico non neutralizzarono le azioni dei gruppi di fronda, che videro invece un riacutizzarsi dello scontro in merito alla successione in virtù della presenza di un individuo, Agrippa Postumo, su cui il ramo giulio della domus Augusta poteva concentrare le proprie aspirazioni e che si trovava, sul piano giuridico, nella medesima posizione di Tiberio.
Nel 5 d.C. furono organizzate le celebrazioni per l’assunzione da parte di Agrippa Postumo della toga virilis: la cerimonia era stata, infatti, procrastinata fino al diciassettesimo anno del giovane, decisamente più tardi di quanto era avvenuto per i fratelli, circostanza che tradisce, dunque, come fino all’adozione non fosse stato previsto alcun ruolo politico di primo piano per Agrippa.24 In
questa occasione, inoltre, il nipote di Augusto non ottenne i privilegi di cui i fratelli avevano goduto in precedenza: non gli venne concesso di assumere il consolato con cinque anni di anticipo rispetto alle prescrizioni della lex Villia
annalis, non fu nominato princeps iuventutis e non gli fu concesso di assistere alle
riunioni del senato.25 La mancata promozione politica di Agrippa Postumo dovette allarmare i membri del ramo giulio e i loro sostenitori, spingendoli a partire dal 5 d.C. ad attivarsi per impedire l’emarginazione del nipote di Augusto: il destino politico dei sostenitori di Agrippa Postumo dipendeva, infatti, dai poteri istituzionali che il giovane avrebbe assunto alla morte del principe. L’anno successivo all’adozione di Tiberio e Agrippa Postumo vide un crescente verificarsi di fenomeni naturali che crearono consistenti difficoltà per la popolazione dell’Urbe:
24 Vd. Dio LV 22, 4. Cfr. LEVICK 1999, p. 39 che individua nelle difficoltà militari sul limes
renano la motivazione del ritardo nell’assunzione della toga virilis da parte di Agrippa Postumo.
25 Cfr. BELLEMORE 2000, pp. 93-96; SCHARF 2001, pp. 12-18; SUSPÈNE 2001, pp. 99-105. Nel
20 d.C., all’assunzione della toga virilis da parte di Nerone, il figlio maggiore di Agrippina e Germanico, Tiberio chiese per il nipote al senato i privilegi concessi a lui e al fratello Druso nel 24 a.C. Sull’episodio cfr. infra.
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