Per gestire i reflui provenienti dalle operazioni di pulizia dei mezzi im- piegati per i trattamenti fitosanitari ad oggi sono disponibili numerose soluzioni che si adattano a livello aziendale, ma anche sovra aziendale. È presumibile che a queste se ne ag- giungeranno altre di nuova introdu- zione sul mercato, per incontrare le esigenze delle diverse realtà presenti a livello locale.
Fra le soluzioni più semplici vi sono certamente quelle che consentono il lavaggio dei mezzi direttamente in campo, grazie soprattutto alla dota- zione dell’irroratrice che viene equi- paggiata con serbatoi d’acqua pulita particolarmente capienti o piccole ci- sterne supplementari e lancia o spaz- zola per lavare la macchina al termine dei trattamenti (Foto 1). Naturalmen- te l’operazione di pulizia deve essere realizzata sempre su aree diverse e lontano da corpi idrici per evitare di creare fonti di inquinamento punti- forme da agrofarmaci.
È infatti questo l’obiettivo alla base delle soluzioni di tipo aziendale che numerose ditte, anche produttrici di prodotti fitosanitari, hanno sviluppato e posto in commercio negli anni passati. Tali dispositivi prevedono il recupero delle acque reflue dall’area attrezzata in azienda ed il loro trattamento sempre a livello aziendale. Questi sistemi si basano su diversi principi quali il disseccamento per disidratazione naturale del refluo
DANIEL BONDESAN CLAUDIO RIZZI GINO ANGELI
(ad es. Heliosec, Osmofilm, Ecobang), la biodegradazione microbica o biore-
mediation (es. Phytobac, Agri-BioBed),
il trattamento chimico-fisico (es. BF Bulles, Sentinel), ecc. (Foto 2). Pur- troppo a livello nazionale gli intricati labirinti normativi non consentono ancora d’intravvedere un percorso chiaro per rendere adottabili questi sistemi, ed una regolamentazione specifica è quanto mai auspicabile. Ad oggi dunque la loro diffusione è li- mitata e l’impiego è prevalentemente legato ad ambiti sperimentali. Quasi tutti i dispositivi proposti a li- vello aziendale potrebbero potenzial- mente adattarsi ad un impiego inte- raziendale o collettivo, poiché sono spesso modulari e quindi se ne pos- sono affiancare più d’uno quando ve ne sia la necessità. Ad una gestione sovra aziendale degli effluenti si sta pensando da qualche anno anche in
Foto 1
Atomizzatore con serbatoio per il lavaggio dell’irroratrice da 120 L
Trentino. Infatti l’esperienza france- se suggerisce che l’approccio di tipo collettivo, quantomeno laddove sussi- stono già forme di organizzazione fra produttori, venga valutato positiva- mente dai potenziali utenti in quanto mette a disposizione un’area dedicata alla preparazione delle miscele oltre all’attrezzatura per il lavaggio dei mezzi, la raccolta e lo stoccaggio de- gli effluenti. In più l’impiego di alcuni sistemi di gestione del liquido conta- minato consente di rigenerare gran parte dell’effluente rendendo dispo- nibile acqua pulita per il riutilizzo nel lavaggio dei mezzi o la preparazione di miscele di erbicidi.
Su questa tematica il Centro Trasfe- rimento Tecnologico, grazie anche al supporto della Provincia autonoma di Trento, ha avviato da alcuni anni una serie di indagini che nei prossimi mesi, con tutta probabilità verranno ulteriormente approfondite nell’am- bito di uno specifico progetto di coo-
perazione interregionale, coordinato dal Südtiroler Bauernbund e finan- ziato dal Piano di Sviluppo Rurale, che vede, oltre a FEM, la comparte- cipazione di numerosi partner quali il Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg, il Centro di consulenza per la frutti-viticoltura dell’Alto Adige - Beratungsring e l’or- ganizzazione dei produttori EGMA di Caldaro (BZ).
Durante la stagione 2016 l’attività è stata orientata proprio ad individua- re alcune tecnologie per una gestione collettiva degli effluenti. Queste era- no caratterizzate da due fasi distinte del processo di decontaminazione: un primo abbattimento della carica inquinante di tipo fisico o chimico-fi- sico ed una fase successiva di “finis- saggio” (Foto 3).
In particolare è stato valutato il siste- ma BF Bulles, già registrato presso il Ministero dell’Ecologia francese, commercializzato dalla ditta AXE
Foto 2
Alcuni esempi di sistemi per la gestione aziendale o interaziendale degli effluenti contaminati da prodotti fitosanitari. Da sinistra in senso orario: Agri-BioBed e Phytobac (bioremediation), Osmofilm ed Heliosec (disidratazione)
Foto 3
Esempi di tecnologie
per la decontaminazione delle acque reflue che potrebbero adattarsi ad impianti di lavaggio collettivi: dispositivo per ultrafiltrazione (in alto), BF Bulles (in basso a destra) e dispositivo per osmosi inversa (in basso a sinistra)
Environnement di Romilly-sur-Seine (FR) e due prototipi proposti dalla ditta Angeli Idraulica di Cloz (TN). Il sistema BF Bulles prevede un pre-trattamento chimico-fisico (chia- riflocculazione) della miscela reflua ed una successiva fase di filtrazione. I prototipi della ditta Angeli Idraulica si basano entrambi sul trattamento iniziale dell’effluente mediante ultra filtrazione, ma si distinguono per la fase successiva, che in un caso avvie- ne per osmosi inversa, nell’altro per ossidazione spinta con l’impiego di ozono.
Questi sistemi, se correttamente di- mensionati, sono potenzialmente in grado di consentire il trattamento di notevoli quantità di effluenti (qualche decina di m3) in tempi ragionevol-
mente brevi (da alcune ore a qualche giorno), consentendo il riutilizzo di buona parte dell’acqua (fino anche al 95%) e riducendo al minimo la quota di refluo da avviare a smaltimento.
Le prestazioni in termini di capacità decontaminante sono condizionate dalla carica iniziale dei contaminan- ti organici e inorganici presenti in soluzione, delle loro caratteristiche chimico-fisiche e dalle condizioni operative (temperatura in particola- re). Anche per questi motivi la soglia di riduzione prevista dalla normativa francese è pari ad almeno il 75% del carico iniziale dei contaminanti. Tale soglia sembra ragionevole nell’ipotesi che l’acqua bonificata venga riutiliz- zata per i successivi cicli di lavaggio, tenuto conto che un risciacquo finale dei mezzi potrebbe avvenire con ac- qua di primo impiego derivante dalla rete di distribuzione. Ciò è giustifica- bile anche per effetto delle quote di liquido non recuperabili legate prin- cipalmente all’acqua che rimane sui mezzi appena lavati (irroratrici, trat- trici, altre attrezzature accoppiate alle precedenti) e che evapora durante l’asciugatura.