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Il sito dell’arco di Costantino e la mancata ascesa dell’imperatore al tempio di Giove Capitolino.

Nel documento Issue 4, “Costantino il Grande” (pagine 41-43)

L’ARCO DI COSTANTINO

6. Le ragioni del reimpiego nel contesto del simbolismo della cerimonia trionfale.

6.1. Il sito dell’arco di Costantino e la mancata ascesa dell’imperatore al tempio di Giove Capitolino.

Si è già detto che il monumento nasce dal reimpiego di un arco precedente, verosimilmente dedicato ad Adriano e sorto al posto di una struttura ancora precedente, risalente a Domiziano.

In questa prospettiva, parrebbe abbastanza logico porre in relazione le rappresentazioni di caccia presenti nell’arco con il vicino Anfiteatro Flavio; inoltre la prossimità del Colosso – la gigantesca statua del dio Sole – deve aver contribuito101 alla scelta del sito quale luogo più adatto per erigere – e quindi ristrutturare – il fornice celebrativo.102

Federico Zeri, tra l’altro, indicava nella dislocazione del monumento di epoca costantiniana possibili riferimenti a tematiche cristiane.103

L’arco di Costantino sorge comunque a cavallo dell’antico percorso dei trionfi imperiali104 (lungo il quale è situata la gran

101

Ricordiamo come la religiosità dell’imperatore Costantino, prima della sua adesione al cristianesimo, fosse rivolta a culti solari assai diffusi in ambito militare. MaCCORMACK, Arte e cerimoniale, pp. 47-49.

102

MELUCCOVACCARO, L’arco di Adriano, pp. 49-50.

103

ZERIF., Orto aperto, Milano 1990, p. 22: «Eppure, un connotato cristiano è implicito, io credo, nell’ubicazione

dell’arco stesso, che è situato quasi a mezza via tra due altri Archi che commemoravano la disfatta dei Giudei, quello di Tito, tuttora esistente (e con la rappresentazione delle spoglie, tra cui il candelabro a sette bracci), e un altro a tre fornici, situato nella curva del Circo Massimo. Oggi è distrutto, ma sappiamo che era dedicato alla presa di Gerusalemme, come ci attesta l’iscrizione, copiata nell’VIII secolo da un anonimo pellegrino: essa diceva che Tito “gentem Iudeorum domuit et urbem Hierusolymam… delevit”. È alquanto mai singolare che l’Arco celebrante la vittoria di Costantino (dalla quale risultarono prima la tolleranza del Cristianesimo poi la sua ascesa a unica religione dell’impero) si trovasse tra le due testimonianze, a Roma, della tragedia dei seguaci dell’Antico Testamento».

104

Abbiamo già più volte notato come sia proprio la collocazione prestigiosa a cavallo della via Trionfale a determinare la successione degli archi realizzati in questo punto; ed è ancora la stessa motivazione a causare il reimpiego da parte di Costantino. Il carattere stesso dell’intervento, che si pone come magistrale esempio nella prassi già consolidata del “riuso”, può forse giustificare il silenzio su questo arco delle fonti contemporanee, che ricordano come arcus (divi)

Constantini solo il quadrifronte del Foro Boario. SALERNO C.S., Il calco del tondo con la “caccia al leone”, in CONFORTO,Adriano e Costantino, p. 124: «Un ulteriore tracciato esegetico riguarda il significato degli spogli nel

contesto del riutilizzo di Costantino, che segnala l’altra dimensione della continuità e dell’uso dell’immagine, attraverso una diretta riappropriazione fisica. In tal senso i cospicui inserti traianei e aureliani dell’arco sono molto espliciti rispetto agli intenti del programma iconografico tardoantico. I due imperatori, peraltro insieme ad Adriano, hanno un ruolo privilegiato nella configurazione del messaggio. Alcuni paralleli tra l’arco e alcuni edifici di Costantinopoli, in particolare il Milion, ne suggeriscono la valenza. Questo tetrapilo, che replica anche il Miliarium

Aureum di Roma, era ricchissimo di sculture e di ornati (tra i quali si suppone che gli spogli fossero gran parte) e tra

questi Traiano e Adriano a cavallo, posti immediatamente dietro le statue di Costantino ed Elena. La presenza degli stessi imperatori è chiaramente evidenziata nella scena dell’adlocutio del fregio celebrativo dell’arco, che riproduce il fondale del Foro Romano presso i Rostri, dove sono riconoscibili le statue sedute di Marco Aurelio e di Adriano».

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parte degli archi celebrativi)105 e all’imbocco della cosiddetta via sacra, ma non, come altri archi, sul percorso della via stessa.

La via sacra rappresentava il tratto finale dell’itinerario trionfale tradizionalmente percorso per raggiungere il tempio di Giove Capitolino e, soprattutto, il luogo sul quale si affacciavano i templi più rappresentativi ed importanti della romanità: ed essi rimandavano, con la loro semplice presenza, ai valori religiosi ed ideologici fondamentali dello stato romano. La conformazione stessa della via sacra portava inoltre in sé l’idea, simbolicamente rilevante, dell’ascesa.

Che questi riferimenti religiosi ed ideologici fossero di matrice pagana è ovvio; tralasciando in questa sede questioni complesse quali la cerimonia “trionfale”(?) seguita da Costantino all’entrata in Roma, ci si limiterà ad accogliere le tesi di Augusto Fraschetti secondo cui l’imperatore, in nome del cristianesimo da lui già abbracciato, si rifiutò di compiere l’ascesa al Campidoglio e di omaggiare la divinità pagana.106

Questo rifiuto – analizzato da Fraschetti in buona parte de

La conversione da Roma pagana a Roma cristiana – 107

fu un evento sconvolgente dal punto di vista cerimoniale: la cerimonia trionfale perse da questo momento gli originari significati religiosi e per gli ingressi nell’Urbe degli imperatori cristiani successivi a Costantino non si potrà parlare di trionfo vero e proprio, bensì di una cerimonia di adventus re- indirizzata in termini cristiani.108

105

MELUCCOVACCARO, L’arco di Adriano, p. 53: «Questa dislocazione [riferendosi agli archi presenti sulla via

Trionfale, N.d.A.] per un verso è ancora la traccia della formazione, ben prima dell’ingresso presso il Circo Flaminio, dei cortei trionfali, e la possibile individuazione del Trigarium come punto di raccolta: ma è anche il segno della trasformazione in età tarda di questi spazi in luoghi destinati ai giochi e funzionalmente equivalenti al circo, di cui è noto il valore sostitutivo delle liturgie pagane, cadute in disuso con la cristianizzazione dell’impero. Tale erano diventati, già dopo i ludi saeculares, appunto il Trigario e il Tarento, ubicati tra il ponte di Agrippa e quello di Nerone».

106

Sulla questione del trionfo di Costantino e della possibile ascesa al colle capitolino ci si limiterà qui a basarsi sulle affermazioni, estremamente dettagliate e convincenti, presenti in FRASCHETTI, La conversione.

107 FRASCHETTI, La conversione, pp. 5-63; 243-269. 108

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Nel documento Issue 4, “Costantino il Grande” (pagine 41-43)

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