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Capitolo 3 – BLOCKCHAIN

3.5 Smart Contract

Gli Smart Contracts sono contratti intelligenti, totalmente digitali, che funzionano senza il bisogno dell’apporto umano. Se un contratto standard è rafforzato dalla legge, un contratto intelligente è rafforzato dall’immutabilità e dall’oggettività dei codici crittografici.

Un contratto intelligente sostanzialmente è un programma che esegue le condizioni che sono state postulate in precedenza dagli sviluppatori. È un contratto tradizionale i cui effetti, invece di essere garantiti dall’uomo, sono sostenuti da un algoritmo.

Uno smart contract necessita di un supporto a livello legale solo per la sua stesura, ma non ne ha bisogno per la sua verifica e la sua attivazione. Essenzialmente è una trasposizione in codice di un contratto, per questo è possibile verificare automaticamente se alcune condizioni si sono avverate e mettere in atto delle disposizioni nel momento in cui le condizioni determinate tra le parti vengono raggiunte e verificate.

Prima di andare ad esaminare il funzionamento dei contratti intelligenti attraverso esempi pratici, si deve specificare come questi nascono e si sviluppano.

È il 1994 l’anno in cui Nick Szabo delinea il concetto di Smart Contract, che definisce come: “un tipo di software che automatizza, in maniera efficiente e trasparente, taluni compiti pre-assegnati da una o più parti”.

Il primo modello essenziale di smart contract, teorizzato da Nick Szabo, è quello della vending machine, dove il software e l’hardware della macchina distributrice gestiscono la vendita di un certo bene, ad esempio un caffè, verificando che quando viene depositata dall’acquirente una cifra predeterminata, venga effettivamente consegnato il prodotto desiderato. Il problema fondamentale era che

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nel 1994 mancavano la tecnologia e soprattutto la necessità affinché gli smart contracts potessero essere sviluppati.

Uno smart contract deve prima di tutto garantire che il codice con cui è stato scritto non possa essere in alcun modo modificato e anche che le fonti di dati, le quali determinano le condizioni di applicazione, siano certificate ed affidabili; anche la modalità di lettura e controllo di queste fonti devono essere a loro volta certificate. Il contratto intelligente deve necessariamente essere preciso sia per quanto riguarda la stesura, sia per quanto riguarda le regole di applicazione delle stesse e di governo delle anomalie.

È con la creazione di Bitcoin nel 2009 (15 anni dopo), ma soprattutto della tecnologia Blockchain, la cui caratteristica principale è l’immutabilità, che si apre la possibilità di vedere realizzata l’idea di Nick Szabo. Il punto di svolta decisivo si ha nel 2014 quando Vitalik Buterin pubblica il “white paper” di Ethereum.

Ethereum, al contrario di Bitcoin, non è solo un sistema di pagamento ma è una piattaforma, quindi è un concetto molto più ampio. Ethereum ha anche una sua criptovaluta, che si chiama Ether (ETH), la quale sta alla base della piattaforma. La sua funzione però non si esaurisce qui; la definizione infatti dice che: “Ethereum è una piattaforma decentralizzata per la creazione e la pubblicazione peer-to-peer di contratti intelligenti (Smart Contract)”.

Dopo questo breve inciso, andiamo a vedere come funziona effettivamente uno Smart Contract. Inizialmente ci devono essere due o più parti che identificano un interesse comune e che scrivono insieme un contratto intelligente, ponendo le condizioni e gli effetti desiderati. Una volta fatto questo, lo Smart Contract deve essere inserito sulla Blockchain di Ethereum, la quale diventa effettivamente il garante del

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contratto. Quando si ottiene il consenso nella rete, il contratto esegue le sue condizioni e, dopo che queste sono state eseguite, la Blockchain viene aggiornata dalla modifica di stato del sistema.

Gli smart contracts funzionano con una logica If-This-Then-That, cioè al verificarsi di più condizioni; in questo modo si avrà un’azione certificata ed automatizzata da parte dei contratti intelligenti.

È importante sottolineare che tutti gli smart contracts devono avere due caratteristiche, ossia:

1) Devono essere software scritti sulla Blockchain, che verificano automaticamente, ad una certa data o evento, certe condizioni prestabilite a monte da una o più parti, enti o macchine (qui il riferimento è al concetto di Internet of Things di cui parleremo successivamente);

2) Le condizioni di cui sopra devono essere intellegibili istantaneamente da un software (spesso le condizioni di uno smart contract sono centinaia oppure esistono diversi contratti intelligenti connessi tra di loro).

Non esiste un solo tipo di Smart Contract e per poterli catalogare è fondamentale riferirsi alle condizioni scritte all’interno dello stesso. Così si può dividere tra: - Smart Legal Contract, in cui il contenuto legale del contratto è essenziale (ad es. trasferimento della proprietà di un certo dominio internet al verificarsi di determinate condizioni); - Smart Code Contract, contratti privi di contenuto legale (ad es. uno Smart Contract che gestisce, tramite l’IoT, la temperatura presente nella nostra abitazione al variare di quella esterna).

Facciamo un esempio semplice per capire come può funzionare un contratto intelligente. Tutti prendiamo il treno per spostarci da un posto ad un altro; nel

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regolamento di trasporto di Trenitalia c’è scritto che se il treno arriva con più di 120 minuti di ritardo, l’utente che ha acquistato il biglietto ha diritto ad un rimborso pari al 100% (la restituzione del denaro viene stabilita in base al ritardo che è stato accumulato). Immaginiamo che si avveri il ritardo di 2 ore, cosa deve fare chi lo ha subito? Deve andare alla biglietteria, dimostrare di aver acquistato il biglietto di quel treno e aspettare, dopo lunghe trafile, che avvenga effettivamente il rimborso.

Se Trenitalia facesse uno Smart Contract, cosa succederebbe? L’utente compra il biglietto e ad esso associa il contratto intelligente, il quale riporta che, nel caso in cui il treno facesse 120 minuti di ritardo, il soggetto in questione avrebbe diritto ad un rimborso pari al 100%. Nel caso in cui questo ritardo effettivamente si verificasse, siccome il codice del treno si trova sulla Blockchain, automaticamente l’utente riceverebbe nel suo portafoglio il rimborso dell’importo pagato. Questo avverrebbe contemporaneamente all’arrivo del treno a destinazione.

Concludendo, oggi tante aziende ed enti finanziari stanno sperimentando l’utilizzo degli smart contracts, principalmente per 4 motivi, ossia:

1) L’indipendenza, in quanto una transazione non ha bisogno di terze parti, cioè di intermediari quali avvocati e notai;

2) Il risparmio, proprio perché annullano la necessità degli intermediari, gli Smart Contracts permettono di risparmiare denaro;

3) La sicurezza, dal momento che i documenti sono criptati, quindi immuni da qualsiasi tipo di attacco.

4) La precisione, in quanto fanno risparmiare tempo, denaro ed evitano qualsiasi tipo di errore.

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3.5.1 La digitalizzazione delle assicurazioni

Uno dei settori in cui gli smart contracts potrebbero avere l’impatto di maggiore portata è sicuramente quello assicurativo. I contratti intelligenti infatti, uniti alla tecnologia Blockchain che li supporta, potrebbero essere utilizzati con notevole successo al fine di accelerare l’elaborazione dei sinistri, di automatizzare la gestione dei reclami e sicuramente di ridurre i costi operativi. Potrebbero svolgere un ruolo di fondamentale importanza per quanto riguarda il calcolo del premio assicurativo, la valutazione del rischio o la prevenzione delle frodi.

Analizzando l’ultima funzione citata, cioè quella di prevenzione delle frodi, come potrebbe funzionare? La Blockchain, agendo come un libro mastro condiviso, permetterebbe di annotare la storia di vita di ciascun soggetto, dal punto di vista assicurativo in questo caso. Permetterebbe quindi di controllare la storia clinica del paziente e dei suoi familiari (per le assicurazioni sanitarie) oppure se in passato ha commesso delle infrazioni (per le assicurazioni auto), ecc. Tutto ciò consentirebbe alle assicurazioni di poter identificare, facendo leva sui dati reperiti, le frodi che eventualmente il soggetto in questione ha potuto compiere oppure di calcolare in modo automatico il premio di una polizza.

Sicuramente un apporto utile per il reperimento delle informazioni si può avere tramite l’utilizzo delle tecnologie IoT (Internet of Things, cioè l’Internet delle cose). L’utilizzo di sensori IoT, che sono capaci di trasmettere notizie riguardo eventuali nevicate, aumento dell’umidità, danni o altro e l’inserimento di tali dati in Blockchain, potrebbe consentire infatti, tramite l’utilizzo degli smart contracts, di risarcire o rimodulare la copertura assicurativa in autonomia. Questo comporterebbe una riduzione notevole dei tempi di attesa, della quantità di modulistica da gestire e di

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eventuali discrepanze. Tutto ciò potrebbe far ipotizzare la possibile creazione di gruppi assicurativi direttamente tra i contraenti e senza intermediari.

Per fare un esempio concreto di come l’IoT potrebbe aiutare il mondo assicurativo, si potrebbe prendere a riferimento la possibilità di istallare sulle macchine un dispositivo che, in caso di incidente non grave tra due veicoli, possa trasmettere i dati dell’accaduto simultaneamente. Si prevede ovviamente la stipula di uno smart contract, con la coseguenza che tutti i dati vengono registrati in Blockchain e così trasmessi, senza possibilità di errore e in tempo reale, all’assicurazione. In questo modo, non ci sarebbe più l’esigenza di fermarsi, fare il Cid, mettersi d’accordo, trasmettere i dati delle rispettive assicurazioni e quant’altro, tutto avverrebbe automaticamente. Immediatamente verrebbero identificati sia il soggetto che ha subito il danno, sia colui che lo ha creato oppure le percentuali di colpevolezza. Così il primo sarebbe automaticamente risarcito, con pagamento diretto sul suo wallet, senza dover aspettare i lunghi tempi previsti dalla burocrazia.

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