• Non ci sono risultati.

SOAK Mumbai in an Estuary Dilip Da Cunha, Anuradha Mathur, 2009

2 Progetto di paesaggio ed emergenza ambientale

2.3 Geografie del disagio: casi studio

2.3.3. SOAK Mumbai in an Estuary Dilip Da Cunha, Anuradha Mathur, 2009

SOAK, il successivo lavoro di Mathur / da Cunha, come il precedente, è stato presentato attraverso l’allestimento di una mostra, in questo caso alla ‘National

Gallery of Modern Art’ (MOMA) il 23 giugno 2009 a Mumbai.

A partire dal titolo stesso, che significa letteralmente ‘stare nell’acqua’ il lavoro registra un cambiamento di orizzonte e di registro, dove la forma narrativa lascia il posto all’urgenza di rendere esplicita la dominanza degli effetti indotti dai cambiamenti climatici sull’articolato e geografico corpo urbano di Mumbay. L’obiettivo della ricerca qui si precisa nelle forme e nei modi di orientare una nuova visione per Mumbay, da città-isola, originariamente chiamata Bombay, ad un estuario e, per successive approssimazioni adattive, ad un estuario monsonico.

Il rapido passaggio climatico, che ha comportato un cambio di paradigma nella relazione tra la città ed il fenomeno monsonico, ha portato, nel 2005, la popolazione urbana a confrontarsi con una inusuale scala della piovosità, cui la città non era preparata. In un solo giorno, con 944 mm. di acqua, precipitò la piovosità media di tutta una stagione, provocando la morte di centinaia di persone, la perdita di proprietà ed un allagamento di molte parti della città sotto molti decimetri d’acqua.

L’approccio proposto da Mathur / da Cunha, superando la scala descrittiva dei fenomeni illustrati, qui si esplicita in una dimensione ‘metaprogettuale’, per

ritrovare ed inventare i modi di abitare Mumbai quale ‘paesaggio monsonico di estuario’349.

Come riportano gli stessi autori nell’introduzione, SOAK è stato presentato, nelle forme di un’esposizione pubblica ed un libro, per ritrovare ed inventare modi di abitare Mumbai, attraverso una nuova visione per la città. L’obiettivo del lavoro di ricerca è pertanto quello di cambiare l’attuale percezione di Mumbay da città-isola, originariamente chiamata Bombay, ad una città-estuario e, per successive approssimazioni adattive ad una città-estuario ‘monsonica’. Secondo il punto di vista degli autori, tale cambio di paradigma può rendersi possibile cambiando il quadro dei riferimenti ed orientando la progettazione dalla definizione di usi territoriali a pratiche temporanee per rinegoziare la relazione tra ‘pioggia e marea’. Tale capacità adattiva è qui rappresentata dalla sovrapposizione grafica di mappe geografiche, che strategicamente affiancano la grande scala dei cambiamenti climatici a pratiche quotidiane e temporanee di adattamento, quali il drenaggio delle acque meteoriche, i molteplici modi per la raccolta dell’acqua piovana, la riorganizzazione degli scambi tra terra e acqua per rinegoziare le relazioni tra acque dolci ed acque salate. Il lavoro incentiva pertanto l’esplorazione di progetti di ricerca che recuperino i tanti mondi di abitare nell’acqua’.

Come riportano gli autori, se nel 2005 la piovosità media di tutta la stagione cadde in un giorno, tuttavia, solo dopo pochi anni, 100 millimetri di pioggia od anche meno sono sufficienti per causare un’alluvione, inducendo la città a temere di essere allagata dal monsone e ad attrezzarsi per non essere allagata. La radicalizzazione della ‘guerra contro i monsoni’, durante tutto l’arco del XX secolo, è stata costruita nella convinzione che terra e acqua sono separabili. Tale atteggiamento ha pertanto incoraggiato nel tempo, attraverso passaggi non dissimili da quanto raccontato dagli stessi autori nel precedente lavoro ‘Mississippi Floods’, la costruzione di un paesaggio di difesa fatto di bordi rigidi, di nette e distinte entità, promuovendo un atteggiamento che ha privilegiato la terra sull’acqua, saldamente definita dai confini di proprietà, ed impegnando un notevole sforzo per far rispettare tali limiti, in contrapposizione ai terreni definiti da occupazioni fluide. In particolare in un estuario che costituisce l’ecologia primaria di Mumbai, dove i flussi ascendenti e discendenti dell’acqua marina non si limitano al sistema costiero ma penetrano nell’entroterra con gradienti che portano con sé non solo i livelli prevedibili di marea, ma la complessità stessa degli oceani. La ‘guerra contro il monsone’ si è pertanto caratterizzata anche come una ‘guerra contro il mare’. Le faticose azioni di difesa contro il mare, come ricordano gli autori, le dighe, la discariche, le strade su argini, 349 Vedi: https://www.mathurdacunha.com/soak

le previsioni marine, sono state realizzate per impedire al mare di entrare nell’estuario, suo naturale luogo di scambio.

SOAK è pertanto un concetto che lavora con gradienti e non con limiti rigidi, occupazioni fluide, non esclusivamente definite da usi terrestri, accordi e non margini rigidi, spazi di negoziazione, anziché approcci esclusivamente ingegneristici volti a definire difese rigide nell‘entroterra, piuttosto che aprire spazi all’acqua. Il lavoro di ricerca predilige pertanto ed incoraggia progetti che trattengono le acque del monsone piuttosto che canalizzarle in mare, che lavora con i gradienti geografici dell’estuario, che accolgono l’incertezza dei fenomeni con progetti resilienti, oltre la mera previsione, ritrovando la capacità di adattare la città al movimento di tale lingua perpetua. Il lavoro degli autori, si esplicita pertanto attraverso tre sezioni che hanno temporalmente, culturalmente e fisicamente distinto gli approcci e le visioni della città di Mumbai.

La prima sezione temporale, ‘Coastline’, rappresenta la dichiarazione di guerra al monsone, attraverso la realizzazione delle opere di ’irrigidimento della linea di costa, dei bordi insulari e degli argini fluviali, secondo la convinzione che la terra può essere separata dal mare. Si inizia pertanto a tracciare il disegno della linea di costa, sotto la supervisione della Marina Inglese e dei supervisori alle terre tra il 18° e 19° secolo.

La seconda sezione temporale, ‘Estuary’, evidenzia la persistenza di paesaggi che sono sopravissuti allo sguardo ed alle politiche territoriali dei supervisori colonialisti, che iniziano a rappresentare i suoli di Mumbai come oggetti disposti in uno spazio geografico. Questi paesaggi, che includono ‘swamps’, ‘oarts’, ‘talaos’, e ‘bazaars’ occupano lo spazio fluido ed aperto dell’estuario, un

territorio che opera più come filtro tra terra e acqua, piuttosto che una linea di demarcazione tra essi.

La terza sezione temporale, ‘Projects’, evidenzia come l’estuario di Mumbai non possa funzionare attraverso la previsione di calcoli e schemi probabilistici. Al contrario esso deve accogliere la capacità di adattarsi alle possibilità. Non necessita di scenari definitivi, ma piuttosto di azioni progressive che evolvono attraverso una fluidità visiva, politica e tecnologica. Allo stesso tempo necessità di agilità che si addicano alla temporalità, all’incertezza e alla complessità di un luogo che vive della relazione tra terra e mare. Le azioni progettuali proposte dagli autori, lavorano pertanto nella capacità della città-estuario di adattarsi ed assorbire l’acqua.

di tempesta che si abbattono, e si abbatteranno, secondo le stime previste, sulla baia, incoraggiando al contempo lo sviluppo di nuovi habitat d’estuario; - rivitalizzare il lungomare attraverso la progettazione di una ampia, porosa, ed articolata linea di costa, capace di connettere ecosistemi di marea, parchi e ed approdi pubblici per la ricreazione e lo sviluppo delle comunità insediate; - redigere mappe di zonizzazione del rischio che rispondano efficacemente all’impatto prevedibile delle tempeste stimate, al fine di aumentare la capacità di adattamento e sicurezza delle comunità insediate in previsione di stimate, future, più intense modificazioni climatiche.

‘New York - New Jersey Upper Bay’ è il grande porto estuario della baia di New

York, alimentato dal fiume Hudson e collegato con l’oceano Atlantico attraverso

lo stretto di Verrazzano e Long Island. La sua superficie, di circa venti miglia quadrate351, misura quasi quattro miglia nel suo punto più largo. Tale estesa superficie d’acqua è circondata dal denso sviluppo urbano di New York City. Adiacenti al New York - New Jersey Upper Bay si trovano infatti i quartieri di: ‘Manhattan’, ‘Brooklyn’, ‘Staten Island’, così come ‘Jersey City’ e ‘Bayonne’ nella Contea di ‘Hudson, New Jersey’.

Come ricordano gli autori352, la popolazione insediata nella New York - New

Jersey Upper Bay è stimata in circa venti milioni persone, che si dispongono

sulla più grande ed estesa regione metropolitana degli Stati Uniti. L’isola di

Manhattan, da sola, conta quasi due milioni di abitanti, che la rende uno dei

luoghi più densamente popolati del paese.

Le stime probabilistiche riportate dalla ricerca353, indicano come nei prossimi 50 anni sia possibile ipotizzare che le acque della ‘New York - New Jersey Upper Bay’ possano subire un innalzamento di circa 30 cm. rispetto al livello medio attuale, quale conseguenza del cambiamento climatico globale. Estesa ai prossimi 100 anni, tale stima, identifica un possibile aumento medio marino, di circa 60-70 cm. Data inoltre la possibilità di una rapida e diffusa fusione delle calotte polari, a causa delle interazioni del sistema climatico globale, è ipotizzabile, secondo gli estensori della ricerca, che le acque del ‘New York-New Jersey Upper Bay’ possano probabilisticamente innalzarsi di circa un metro oltre il livello medio marino attuale. Il verificarsi di tale fenomeno, secondo le stime degli autori, potrebbe inoltre portare la baia ad una condizione di ciò che è attualmente riconosciuta come ‘FL’ ossia una inondazione estrema. Come conseguenza di tale aumento del livello medio marino, come riportano della ricerca, è 351 corrispondenti a 51,800 kmq.

352 Nordenson, G., Seavitt, C., Yarinsky, A., On the water. Palisade bay, Princeton University school of ar- chitetcture, Hatje Cantz – MoMA, Berlino 2010.

353 Ibidem, Combined observed and projected temperature, precipitation, and sea level rise, in Climate Risk

Information, New York City Panel on Climate Change, release Version, February 17, 2009.

2.3.4. On the water. Palisade bay. Guy Nordenson, Catherine Seavitt,