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SOFT ENERGY

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012, Anno 1978 (pagine 65-75)

IN PIEMONTE

Riccardo Fox

PREMESSA

È di moda chiamare con il termine in-glese « soft energy » (letteralmente ener-gia soffice) quell'enerener-gia, in genere elet-trica, prodotta con sistemi poco o nulla inquinanti ed utilizzanti fonti energeti-che naturalmente rinnovabili. Tra que-ste citiamo l'energia di origine idroelet-trica, solare, eolica, geotermica, ecc. Questa energia viene contrapposta, in un certo senso, a quella chiamata « hard energy » o energia dura, proveniente o dalla combustione del carbone o dei de-rivati del petrolio o dalla fissione nu-cleare, che in genere comportano note-voli problemi ecologici (inquinamento atmosferico o idrico o radioattivo, ecc.). Nel n. 11/12 (novembre-dicembre) del 1976 di questa rivista avevo già trattato dei problemi ecologici connessi con la localizzazione di centrali elettriche in Piemonte. Avevo illustrato la situazione regionale caratterizzata da un consumo di energia elettrica (14,7 miliardi di kwh nel 73) superiore del 2 4 % alla produ-zione (11,2 miliardi di kwh) con una importazione massiccia d'energia elettri-ca da Liguria, Val d'Aosta e Francia. Nella tabella 1 è riportato il bilancio energetico del Piemonte-Valle d'Aosta nel 1973. Nelle conclusioni avevo auspi-cato che la Regione Piemonte sapesse assumere nel settore un ruolo attivo:

a) sapendo scegliere tipi e numero di

im-pianti (non necessariamente solo nu-cleari);

b) sapendo fare le opportune scelte di localizzazione e sostenendole presso i Comuni;

c) sapendo fare le opportune scelte sulle forme di attuazione (autoproduzione o altri tipi di produzione).

In realtà da allora ad oggi non si sono fatti molti passi avanti:

— la localizzazione di eventuali cen-trali nucleari è ferma;

— l'ampliamento della centrale di Chi-vasso è fermo;

— non vi sono notizie di localizzazioni di nuovi impianti, ad eccezione di una centrale turbogas da 200 Mw da inse-diarsi presso Alessandria;

— sono in corso di completamento gli impianti di pompaggio e produzione in Valle Gesso (1200 Mw) e l'impianto di pompaggio di Piedilago in Val Ossola (1000 Mw).

In questa situazione di « stallo energe-tico » caratterizzata da una incapacità a livello di autorità locali di sapere o volere prendere decisioni, accompagnata

da una mancanza di fantasia o di creati-vità degli enti produttori di energia elet-trica, che sembrano troppo rigidi per potersi inserire con la flessibilità neces-saria in un groviglio di situazioni che nessuno ha la forza o la volontà di di-stricare, non resta che auspicare un ri-corso alla innata e mai assopita capacità nazionale di « sapersi arrangiare »:

a) permettendo una maggior iniziativa

privata, vale a dire favorendo

l'autopro-Tabella 1. Bilancio energetico del Piemonte-Valle d'Aosta nell'anno 1973 - Consumi

Consumi in tep = Incidenza Pie-Fonti d'energia Consumi tonnellate Valore monte-V, Aosta

equivalenti percentuale sui consumi

di petrolio italiani Legna 381.400 t 95.400 tep 0,7 6,6% Carbone di legna 153 t 115 » — 0 5 % Lignite 382 t 85 » — 0^3% Carbon fossile 51.500 t 38.100 » 0,3 11,0% Coke 253.500 t 177.500 » 1,4 5,0% Gas naturale 1.338 Milioni m i 1.104.600 » 8,4 10,2% Energia elettrica 15.400 Milioni kWh 3.618.300 » 27,6 12,2% Derivati del petrolio 8.075.000 t 8.075.000 » 61,6 13,1% Totale _ 13.109.100 » 100,0 12,2%

duzione (che in Piemonte rappresenta solo il 19% dell'energia elettrica pro-dotta);

b) puntando a quelle energie «

soffi-ci » (idrauliche, solari, eoliche, da rifiu-ti, ecc.) che da noi non mancano; c) puntando a sistemi misti « produzio-ne di eproduzio-nergia elettrica - produzioproduzio-ne di calore » che sotto il nome (sempre in-glese) di « total-energy » ossia di ener-gia totale, altro non intendono che uno sfruttamento al 9 0 % (e non al 3 0 % come avviene di solito nelle centrali) dell'energia consumata bruciando com-bustibile pregiato (petrolio e suoi deri-vati).

ENERGIA ELETTRICA DI ORIGINE IDRICA

In Piemonte negli ultimi 80 anni la po-tenza idroelettrica installata è cosi va-riata (vedere anche la fig. 1):

— nel 1898 era = 1 1 , 9 Mw pari al 60% della potenza installata;

— nel 1908 era = 70 Mw pari al 72% della potenza installata;

— nel 1918 era = 240 Mw pari al-l'87% della potenza installata;

— nel 1928 era = 860 Mw pari al 94% della potenza installata;

— nel 1932 era = 1070 Mw pari al 96% della potenza installata;

— nel 1946 era = 1470 Mw pari al 95% della potenza installata;

— nel 1950 era = 1730 Mw pari al 92% della potenza installata;

— nel 1960 era = 2550 Mw pari al-1*81% della potenza installata;

— nel 1974 era = 2930 Mw pari al 64% della potenza installata.

Vi è stata una continua e costante di-minuzione di importanza della produ-zione idroelettrica dalla fine della secon-da guerra mondiale ad oggi. Non solo non si sono fatti o si fanno pochi im-pianti idroelettrici nuovi, ma vi è un costante abbandono dei piccoli impianti esistenti sia da parte dell'Enel che da

Fig. 1. Potenza idroelettrica installata in Piemonte.

parte delle aziende che li utilizzavano per le proprie esigenze. Questo perché: — l'Enel, oberato dai costi di personale e dall'eccessivo numero di persone de-stinate a presidiare i piccoli impianti, tende, in base a criteri gestionali, ad abbandonarli;

— gli autoproduttori ostacolati per un lungo periodo di tempo, durante il qua-le non hanno realizzato impianti nuovi, si trovano ora a gestire impianti vecchi che dovrebbero essere rinnovati con un costo di capitale proibitivo, dato il

co-sto del denaro e la mancanza di facili-tazioni creditizie.

Vi sono però grandi possibilità di recu-pero qualora si eliminassero gli ostacoli ali'autoproduzione e si agevolasse il cre-dito destinato alla ristrutturazione degli impianti.

Ad esempio uno studio fatto dalla Fe-derazione delle Associazioni Industriali del Piemonte, in collaborazione con la UNAPACE 1 ha dimostrato che nella sola Val Sesia, tenendo conto delle sole gran-di derivazioni ( > 220 Mw), si potreb-be, col riordino dei vecchi impianti ed il riutilizzo di quelli abbandonati au-mentare la producibilità dagli attuali 100 milioni di kwh ai 145 milioni di kwh.

• Centrale idroelettrica

# Centrale termoelettrica convenzionale

88 Centrale termoelettrica nucleare

A Sottostazioni elettriche

©

I I - Impianti idroelettrici V V Valle Toce 514 MW Linee Elettriche — 380 kV esistenti - — - 380 kV in costruzione 220 kV esistenti 132 kV esistenti Impianti

bassa Valle Dora Rip. e Chiusella 38 MW VALLE D'AOSTA

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SVIZZERA^... | S

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jZ. Vetbania/ ^ ^ ^ VALLE D'AÌJSTA f e ] Impianti idroelettriéPM della Valle dell'Orari!

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270 MW A^*>VvRgsnne Imp. Valli Lanzo 90 M

Impianti

del Biellese,' V^^ravellona Toi 10 MW I Impianti Val Sesia ..

l_e V. Agogna 18 MW \ ( ohmomaner^:* . , A " ) ABiella^CjSsaio SVIZZERA Cionco V. Grande 1 Bovisio V Mercallo . A—. 17 livrea FRANCIA Impianti Valle Dora Riparia 177 Mwf"roiecc™' l Aft'Fi'iV.. Spo'too MW( ^ -iliane> m 'Vercelli, Trino 38C MW

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Chiomonte Piossàsó _ Impianti Val Chisone |

g i Impianti Alta ^

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s ^ P . f a j a M j j j . . I V B ^ T ) \^ ~ \ \ i - ' y . Sa»igliano( Thivasso 883 MW Valpone/ . Turbigo Milano Impianti idroelettrici r — \ zone irrigue VerceIJese c : j X 5 MW <„% Monara <? Impianti idroelettrici . Medio Po 33 MW Valle Po 45 M . - \ oavigrianor-, S a l u z z o ^ A . . . U _..-=Alba'

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Caste!gelhno Sampeyre -" . V X i . 'V ^ . . ' ;

Val Vararla28^W^l»Bfossascor' ' V. T V © S™n oi 104 VjklgglianXAIpi 22MW .—. —-Wccenlio.»--.B.Jh M W ) -••-.."•A l \ / V / 7 T \ Val M a r r a V - f * I / / V / ^ S . L V l 1U 60 MW f / / v > W ^ VÌriadio" ,,'A^0/ «I • / . . Vado

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Impianti Stura ' ^ f 72 MW G 3 r e s^ - \ . di Demonte178 M W / b - y . . . / ? ..-' Albenga Baitela'"--A x Voóonab»P,ace^ Alessandria " A ; | v^ " v t Bistogno XÀ/VV i < l" °l e 7 "rquaTS^A. ;

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A \ t ^ ' Genova y-V V Veltri

Impianti Valle Tanaro Savona V a d > - — 5 4 MW

13

Portate corsi acqua piemontesi

Corso Località

Comune

Portata (m3/sec.) d'acqua misura Comune media

minima Tanaro Farigliano idem 40,2 2,1 Tanaro Montecastello Alessandria 134,0 6,5 Stura Dem. Gaiola Cuneo 19,6 4,2 Chisone S. Martino Pinerolo 13,2 1,9 Dora Rip. S. Antonino idem 19,6 6,1 Stura di L. Lanzo idem 20,9 2,8 Orco Pont Canav. idem 21,2 1,1 Dora Baltea Tavagnasco Ivrea 100,0 18,0

Sesia Varallo idem 7,7 0,4

Ticino Golasecca Castelletto Tic. 299,0 35,0

Po Cri ssolo idem 1,5 0,2

Po Moncalieri idem 82,2 9,0 Po Ponte della Becca Pavia 810,0 136,0

Fig. 2. Produzione energia idroelettrica in Piemonte.

La spesa sarebbe di 3,5 miliardi di lire, ma il risparmio energetico che si avreb-be sarebavreb-be di circa 800 milioni Lit./ anno, per cui in 4 -1- 5 anni la spesa ver-rebbe ripagata.

La fig. 2 riassume la situazione esistente in Piemonte per quanto riguarda la pro-duzione e distribuzione di energia elet-trica. Si vede che le valli più sfruttate dal punto di vista idroelettrico sono la Val Toce (514 Mw installati), la Valle dell'Orco (270 Mw), la Valle della Stu-ra di Demonte (178 Mw), la Valle della Dora Riparia (177 Mw), le valli Varai-ta e Maira (164 Mw).

Vi sono valli (Chisone, Pellice, Lanzo, Sesia, del Biellese, Tanaro, ecc.) in cui si potrebbe forse fare di più.

In tal senso sarebbe utile che si effet-tuasse uno studio sistematico, esteso a tutte le vallate, al fine di identificare quanti vecchi piccoli impianti potrebbe-ro essere riordinati e quanti nupvi po-trebbero essere fatti e nello stesso tempo si valutassero, oltre ai costi, quali sono le condizioni economiche necessarie per rendere valida l'operazione. Nell'ambito della legge 675 sulla ristrutturazione e riconversione industriale potrebbero tro-vare logica attuazione operazioni di fi-nanziamento agevolato per recuperare queste disponibilità energetiche.

ENERGIA DI ORIGINE EOLICA

La fig. 3 è la carta dei venti in Italia: in essa sono rappresentati come direzio-ne ed intensità i valori medi dei venti riscontrati nel decennio 1960-69 presso le stazioni meteorologiche dell'Aeronau-tica Militare Italiana.

Se escludiamo la Pianura Padana (zona poco ventosa), vediamo che il resto del-l'Italia (ed in particolare le coste e le catene montuose) presentano una ele-vata ventosità, sia come frequenza che come intensità.

In Piemonte sarebbero zone adatte per l'installazione di impianti eolici la cate-na alpicate-na ed appenninica.

I sistemi eolici sono di due tipi: — catene di grandi mulini a vento col-legati fra loro per formare centrali elet--1

triche di media potenza (in Germania si mira ad arrivare a centrali da 300 Mw) munite di accumulatori di energia (bat-terie al litio, ecc.);

— mulini a vento singoli per utenze isolate (nuclei abitativi, fattorie, piccole officine, ecc.).

I laboratori del Centro Ricerche Fiat hanno messo a punto due prototipi di generatori eolici:

— uno di piccola potenza, 0,45 kw con vento di 12 m/sec., rotore con 3 pale con un diametro di 3 m, montato su un traliccio di 2 + 3 m;

— uno di media potenza, 40 kw con vento di 12 m/sec., rotore con 3 pale con diametro di 13 m, montato su un traliccio alto 15 m.

Secondo calcoli francesi l'energia eolica non sarebbe cara: un kwh costerebbe: — a Tolone, zona molto ventosa da 26 a 42 Lit.

— a Parigi, zona poco ventosa da 47 a 76 Lit.

Sebbene il Piemonte non sia tra le zone più adatte in Italia, un certo limitato contributo al bilancio energetico potreb-be essere fornito anche dall'energia eolica.

ENERGIA DI ORIGINE SOLARE

L'Italia è un paese molto soleggiato, non solo d'estate ma anche d'inverno; lo di-mostrano le figg. 4 (insolazione media regionale espressa in ore di sole al gior-no) e 5 (carta isoradiativa dell'Italia nel semestre luglio-dicembre).

Se esaminiamo in particolare la situazio-ne del Piemonte vediamo che situazio-nell'arco dell'anno abbiamo un'insolazione me-dia di 5,5 + 5,9 ore/giorno (in estate 7,5 + 7,9 ore/giorno, d'inverno 3,5 + 3,9 ore/giorno).

Passiamo da un minimo di 74 Langley (piccole calorie/cm2) al giorno a Torino in dicembre ad un massimo di 583 Lan-gley al giorno al Plateau Rosà a giugno. Incominciano ad esserci anche in Pie-monte delle applicazioni dell'energia so-lare; citiamo alcune di queste:

— una scuola riscaldata con pannelli solari ad acqua a Cambiano;

la palestra della stessa scuola (740 m2, volume 4800 m3) riscaldata da 96 collettori solari ad aria (superfice di 180 m2) e munita di un accumulatore termico in letto di pietre di 40 m3 (per accumulare il calore nelle ore di sole e cederlo nelle ore in cui manca il sole); l'apporto solare rispetto all'intero

fab-Fig. 4. Insolazione media regionale annuale, estiva ed invernale

(espressa in ore di insolazione a/ giorno).

66

i 44V

A G O S T O 4*7 400 • 4 0 0 . 4 4 0 Fig. 5. Carte isoradiative mensili per l'Italia, relative all'anno 1958, ottenute dalla Bete attinometrica Nazionale ed elabora da O. De Pasquale, pubblicate dalla Rivista di Meteorologia Aeronautica (Apr.-Giu. 1961). (N. B. Le curve sono espresse in Langley = piccole calorie/cm2). 67

bisogno energetico invernale è del 5 0 % ; nel periodo estivo l'impianto serve per raffrescare l'ambiente;

— una scuola riscaldata con pannelli solari a S. Raffaele Cimena (esperimento finanziato dalla Camera di Commercio); — una scuola materna pure riscaldata con pannelli solari a Torino.

Sostanzialmente i sistemi per convertire in energia utilizzabile le radiazioni so-lari sono tre:

— conversione dell'energia solare in energia termica (riscaldando acqua a 6 0 + 1 0 0 °C per riscaldamento e / o uten-ze domestiche);

— conversione dell'energia solare in energia meccanica e / o elettrica concen-trando l'energia, mediante specchi, su caldaie ove si produce vapore che va in turbina 2.

— conversione diretta dell'energia sola-re in energia elettrica mediante celle fo-tovoltaiche (sistema utilizzato nei satel-liti artificiali).

Trascurando per il momento la produ-zione di energia elettrica (che tuttavia sarebbe possibile per piccole fattorie o comunità isolate; l'industria nazionale ha disponibili piccoli gruppi elettrogene-ratori da 5 a 20 kw alimentati da comu-ni pannelli solari), si può intravedere la possibilità di risparmiare una buona par-te dei 1,77 milioni di t di gasolio o olio combustibile e dei 500 milioni di m3 di metano, usati per il riscaldamento delle abitazioni in Piemonte utilizzando l'energia solare per il riscaldamento. Il problema di fondo è sempre lo stesso (come già per l'estensione della produ-zione idroelettrica): si può risparmiare petrolio (riducendo le spese d'esercizio ed il disavanzo della bilancia commer-ciale) a patto di investire di più (occorre disporre di un sistema di riscaldamento solare a fianco di uno convenzionale per il periodo in cui manca il sole). Non è che il sistema solare costi molto (il pannello solare da solo costa circa 30.000 L/m2; l'intero impianto di riscal-damento per un alloggio di 100 m2 può costare da 2 a 4 milioni di Lit.) ma il problema è che è una spesa doppia.

Si calcola che in ogni caso in 6 + 10 anni questa spesa verrebbe ammortizzata ai costi attuali.

Per rendere il sistema più attraente oc-correrebbe:

— agevolare il credito destinato a tal fine;

— incentivare le industrie produttrici affinché passino ad una produzione di serie con riduzione dei costi;

— pubblicizzare il sistema;

— facilitare l'utente creando un valido sistema di assistenza tecnica e manuten-zione.

ENERGIA DA RIFIUTI

Secondo il Piano Regionale di smalti-mento dei rifiuti solidi in Piemonte si producono ogni anno 1,6 milioni di ton-nellate di rifiuti costituiti:

per il 58% da rifiuti solidi urbani; per il 15% da rifiuti solidi industriali assimilabili agli urbani;

per il 2 7 % da fanghi prodotti negli im-pianti di depurazione delle acque. Attribuendo a questi rifiuti un potere calorifico medio di 1200 kcal/kg si avrebbe una disponibilità termica di 1920 miliardi di kcal/anno, equivalenti a circa 200.000 tonnellate equivalenti di petrolio. Si tratterebbe cioè di una ener-gia termica pari a poco più del 10% dei derivati di petrolio consumato in Piemonte per riscaldamento civile e del 2,3% del consumo globale di derivati di petrolio in Piemonte.

Non è che si debba pensare di rire tutti questi rifiuti (i forni di incene-rimento sono costosi, solo nel caso di grandi unità si può pensare a recuperare il valore producendo vapore o energia elettrica) ma si può e si deve pensare a recuperare almeno in parte l'energia in esso contenuta;

— riciclando ove possibile i rifiuti (re-cuperando cosi carta, ferro, plastica, ve-tro ed altri prodotti ad-elevato contenu-to energetico)3;

— sfruttando il contenuto organico per produrre concime organico (« com-post »);

— ricavando dai rifiuti solidi (mediante un opportuno riciclo) del « combustibi-le urbano » che in forma sciolta (pez-zetti di 2 X 2 cm) oppure pellettizzato può essere bruciato (mescolato con altro combustibile) in caldaie convenzionali predisposte per bruciare carbone (solu-zione attuata in grandi centrali termo-elettriche negli Stati Uniti).

Però, anche se avviato a discarica, il rifiuto può produrre energia: se la di-scarica è del tipo controllato ed è ben fatta (munita di una rete di tubi di sfiato che captano i gas che in essa si svilup-pano), è possibile ricavare metano che può alimentare gruppi elettrogeni. Un esperimento di questo tipo è in esame per essere condotto presso la discarica di V. Germagnano (Stura di Lanzo) del-l'AMRR di Torino: verrebbero utiliz-zate alcune unità Totem (di cui si par-lerà in seguito) che alimentate dal me-tano della discarica produrrebbero ener-gia elettrica per l'illuminazione ed acqua calda per usi vari.

SISTEMI AD « ENERGIA TOTALE »

I sistemi termici di produzione di ener-gia meccanica e / o elettrica hanno sem-pre un rendimento (che è il rapporto tra l'energia prodotta e quella consumata) che è in genere piuttosto basso (30+' 4 0 % per produzione di energia elettrica con turbine a vapore, 20 + 2 5 % con turbine a gas, ecc.). Questo perché una notevole percentuale dell'energia consu-mata viene dissipata sotto forma di ca-lore trasportato o dai gas di scarico o dall'acqua di raffreddamento o irrag-giato. In certi casi questo calore viene in parte recuperato (ad es. in impianti sistemati presso industrie chimiche o di altro tipo che necessitano di acqua calda o vapore) con un aumento del rendi-mento; tuttavia si tratta di casi spo-radici.

Se pensiamo, ad esempio, di prendere un comune motore d'automobile (o un

diesel), di accoppiarlo ad un alternatore (producendo cosi energia elettrica), di raffreddare i gas di scarico e refrigerare motore e alternatore con acqua (che di-venta calda e quindi può servire per ri-scaldare un ambiente) e di chiudere il tutto in uno scatolone coibentato (per non avere perdite di calore) avremo rea-lizzato un « sistema ad energia totale » (total energy sistem).

La Fiat ad es. ne ha realizzato uno che è costituito dal motore della Fiat 127 ac-coppiato ad un alternatore da 15 kw, il tutto raffreddato ad acqua (2000 1/ora di acqua che entra a 70 °C e si riscalda sino a 85 °C, cedendo 33.000 kcal/ora al sistema di riscaldamento domestico). L'impianto, che costa 5,0 milioni di Lit. ha un rendimento del 9 1 % (fornisce 25% dell'energia consumata trasformata in energia elettrica e 6 6 % dell'energia consumata trasformata in energia termi-ca, mentre il 9 % dell'energia consumata va persa).

Tenendo conto che nella produzione del-l'energia elettrica il rendimento medio è del 35% e che le caldaie domestiche hanno un rendimento del 9 0 % , si vede che per produrre la stessa quantità di energia elettrica e termica prodotta dal Totem con i sistemi convenzionali si dovrebbe consumare non un quantitati-vo 100 di energia primaria ma un quan-titativo 140 150.

Abbiamo cosi un risparmio di un terzo sull'energia primaria consumata.

Questo significa che se in Piemonte, ove, secondo la tabella 2 si consumano 2737 milioni di kwh, 505 milioni di m3

di metano e 1,77 milioni di t di prodotti petroliferi per usi civili (illuminazione e riscaldamento), che equivalgono dal pun-to di vista energetico a 2,79 milioni di tonnellate di petrolio, qualora l'uso del Totem o di sistemi similari ad energia totale si estendesse a tutti gli usi civili, si potrebbero risparmiare circa 1 milio-ne di tonmilio-nellate di petrolio all'anno. Naturalmente il discorso non è cosi sem-plice perché vi sono problemi di rete elettrica, di bilanciamento tra consumi di energia elettrica e termica, il proble-ma del funzionamento in estate o quan-do non c'è bisogno dell'energia termi-ca, ecc. Tuttavia il sistema merita la massima attenzione e diffusione.

Speri-Impiego nel settore abitativo.

Fig. 6. Possibili impieghi di sistemi ad energia totale tipo « Totem ».

Tabella 2. Ripartizione dei principali consumi energetici per tipo di utenze

Gas naturale Energia elettrica Derivati del petrolio Utenza Milioni m3 % Milioni k w h % M i l i o n i di t % Illuminazione pubblica

_

181,1 1,2 Usi industriali 754,5 56,3 10.870 69,5 Sintesi chimica 70,8 5,3 — • Usi d o m e s t i c i 70,8 37,8 17,4 Riscaldamento J 505,6 37,8 2.737 17,4 1,77 22,3 Usi agricoli 124 0,8 Trasporti: Energia elettrica 515 3,3 M e t a n o 8,0 0,6 Benzina 1,08 13,6 Gasolio 0,39 4,9 Usi c o m m e r c i a l i , collettivi e pubblica a m m i n i -strazione 1.219 7,8

Olio combustibile (incluse centrali t e r m o e l e t

-t r i c h e ) 4,69 59,2

S E R R E E C O L T U R E

M A C C H I N E

Nello schema in alto l'impiego nel settore agricolo, in basso l'impiego nel settore industriale. MACCHINARIO

ELETTRICO

CON ACQUA CALDA DI PROCESSO

mentati lo scorso inverno in un gruppo di case popolari di Torino, tre Totem hanno funzionato durante la stagione

in-vernale per 2100 ore producendo 67 mi-lioni di kcal e 30.000 kwh e consuman-do 13.000 m3 di metano (potere calori-fico pari a 8200 kcal/m3).

Ma, come è illustrato in figura 6, il « To-tem » può essere utilizzato non solo nel-le abitazioni ma anche nelnel-le industrie (utilizzazione molto vantaggiosa specie in quelle industrie che hanno bisogno di acqua calda per la loro produzione, ol-treché di energia elettrica) e nell'agri-coltura.

Infatti il Totem funziona con metano, metanolo, gas manifatturiero ma anche con biogas o alcool che possono essere prodotti dall'azienda agricola stessa, co-me illustrato nello schema di fig. 6. Nei due casi citati (piccola industria e azienda agricola) un gruppo ad « ener-gia totale » può avere il vantaggio (come del resto i sistemi eolici e solari) di non richiedere collegamenti esterni, il che è particolarmente utile nel caso di inse-diamenti isolati geograficamente.

produzione dell'energia per cui, in pra-tica, qualora diffusi in tutta la regione,

Nel documento Cronache Economiche. N.011-012, Anno 1978 (pagine 65-75)

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