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SOGNANDO BECKHAM (2002)

Nel documento SUSSIDIO 2020 FORMAZIONE ANIMATORI (pagine 34-46)

Per riflettere…

SOGNANDO BECKHAM (2002)

Londra. Jess (Parminder Nagra) è una ragazza britannica di origini indiane che vive con la sua famiglia dalle regole rigide, la quale si trova particolarmente in agitazione per via della crisi del fidanzamento della sorella più grande di Jess, Pinky, proprio mentre il matrimonio appariva vicinissimo. Pur essendo una brillante studentessa, il vero sogno di Jess è diventare una calciatrice, anche spinta dalla passione per il suo idolo David Beckham, stella del Manchester United e della Nazionale inglese. I suoi genitori non l'hanno finora ostacolata più di tanto eppure non accetterebbero mai che la figlia andasse oltre il semplice svago, ma la volontà di Jess è sempre più forte e, un giorno, l'attaccante della squadra giovanile femminile londinese, Jules (Keira Knightley), la incontra al parco dopo averla vista più volte giocare (sempre contro i maschi, battendoli regolarmente), e le propone di entrare a far parte del team, allenato dal talentuoso Joe (Jonathan Rhys Meyers). Jess accetta ma deve fare tutto di nascosto dai suoi.

Bibliografia suggerita:

L'arte di essere fragili: come Leopardi può salvarti la vita. Mondadori, 2016

«La letteratura serve a fare interrogativi, non interrogazioni», scrive Alessandro D’Avenia nelle pagine iniziali del suo L’arte di essere fragili. E se lo dice lui, che di interrogazioni se ne intende, c’è da fidarsi. L’arte di essere fragili non è un romanzo in senso tradizionale, né un semplice saggio di critica letteraria. Si tratta piuttosto della versione estesa delle lezioni che D’Avenia tiene nel suo liceo milanese e nelle diverse scuole che in questi anni lo hanno invitato e applaudito.

Come Leopardi può salvarti la vita, promette il sottotitolo, perché l’interlocutore scelto dal “Prof 2.0” – così si definisce sul suo seguitissimo blog – è proprio lui, il poeta più citato e insieme frainteso del nostro Parnaso. Costruito attraverso un serrato montaggio di citazioni leopardiane, spesso presentate sotto forma di interrogativo (e non di interrogazione), il libro si articola in un percorso dall’adolescenza alla maturità, che non nasconde le difficoltà del rapporto con il mondo e anzi le esalta attraverso la riflessione sulla fragilità e sulla «riparazione» che ogni ferita comporta. Fino alla frattura suprema, quella della morte tanto invocata da Leopardi e che pure può ancora risolversi in apertura alla speranza. D’Avenia non sovrappone la sua voce a quella del poeta e, anche quando propone un’analisi dei Canti più conosciuti, non si spinge mai più in là di quanto il testo glielo permetta. Quello con Giacomo resta un dialogo, appunto. Ma svolto in pubblico, per permettere al lettore di riconoscersi nell’urgenza di domande senza tempo.

LA BAMBINA E I SOGNATORI. Dacia Maraini. Rizzoli, 2015

Il maestro è anche «il sognatore» del titolo del romanzo. Sognatore non soltanto perché s’illude che possa esistere un mondo migliore fatto di verità e giustizia. Ma anche perché sogna davvero. Come quella notte in cui «vede» una bambina che assomiglia tanto a sua figlia. Che come lei cammina con «passo da papera». Ma i passi della bambina non portano la piccola alunna a scuola, la stessa scuola dove insegna il maestro sognatore. La portano in un misterioso nulla in cui lei scompare. Questo è anche un libro investigativo. Una vera e propria storia nera ma anche una storia sociale. La bambina e il sognatore è un libro nitido come la scrittura che lo tiene insieme, una scrittura senza acrobazie, ma che non ti dà respiro. Ed è un libro torbido come la storia - le storie - che racconta. Sono le storie con cui la realtà ci accoltella ogni giorno.

Ma, intanto - come direbbe l’uccellaccio che fa il nido sulla spalla del maestro - «siamo anestetizzati e non proviamo più dolore; che ci vuoi fare? non puoi fare niente; fatti gli affari tuoi e non cercar guai inutili». Ma, per fortuna, dice Dacia, ci sono ancora persone come il maestro sognatore.

SCHEDA 3

“Noi, Dio e la logica dell’amore”

Il rapporto con Dio è fatto di silenzi, anzi Dio abita i nostri silenzi, parla nel silenzio del nostro cuore. In questi mesi di pandemia, nei quali ci siamo scoperti più fragili nella nostra limitatezza, abbiamo sperimentato il suono del silenzio. Le nostre camerette sono diventate il nostro mondo, finestre dalle quali abbiamo continuato ad interagire con gli altri, ma soprattutto sono diventate, ancor di più, lo scrigno della nostra intimità, dove sono risuonate le nostre domande di senso e dove i nostri sogni hanno riempito quel vuoto attorno a noi. Immersi in questa realtà collettiva, che ci ha accomunati, abbiamo fatto i conti con le certezze frantumate che riempivano e imballavano le nostre esistenze, con la nostra autosufficienza, ma più dio ogni altra cosa abbiamo fatto i conti con noi stessi e con Dio. Ci siamo riscoperti così fatti d’Infinito, bisognosi di un nuovo modo di guardare e abitare le nostre relazioni e la vita stessa, alla ricerca di quell’Essenzialità che dà senso alle nostre scelte e completezza ai nostri progetti. Il silenzio così è diventato occasione per riabitare la relazione con Dio, a partire dalla quale veramente possiamo comprendere noi stessi ma soprattutto il suo concetto di amore.

In ascolto della Parola

Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 12-20

Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico:

un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato.

Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Per riflettere…

Come accogliere Cristo nella nostra vita? è un incontro che passa da “altri incontri” è il grembiule diventa la “l’app giusta per trovare la posizione dove trovare Gesù” che necessariamente passa dal nostro stile di vita. C’è un aspetto, in questo brano, che rimane celato ma ci mette in discussione come seguaci di Cristo: Gesù, anche se consapevole di ciò che sta per accadere, lava i piedi a Giuda. Nella logica umana è un gesto incomprensibile ma da quell’attimo passa la nostra salvezza, in quanto la Croce senza l’amore è solo un arredo da attaccare al muro di una qualsiasi stanza, mentre con una concreta testimonianza di vita è fonte di salvezza per noi e per chi ci sta accanto.

Cingersi del grembiule vuole dire guardare l’altro con gli occhi di Gesù, guardarlo con amore è difficile da comprendere, sembra follia, ma l’amore non va necessariamente capito ma condiviso… va messo in circolo.

Segno

: Asciugamano, grembiule e catino d’acqua, sono i segni non solo del servizio disinteressato, ma dell’amore che ci fa riscoprire il legame che ci unisce gli uni agli altri e, soprattutto, un donarsi svincolato dalla logica del contraccambio.

Video riflessione:Fra’ Giuseppe Di Fatta

Link al video: https://youtu.be/hD4HadsfmaA

Musica: “Metti in circolo il tuo amore” di Luciano Ligabue

Metti in circolo il tuo amore come fai con una novità. Come a dire che l’amore si deve

trasmettere agli altri, farlo girare, farlo crescere e viaggiare. Anche perché ad amare si impara solo amando. Se non ami, se non metti in circolo il tuo amore, come puoi imparare ad amare?

Come posso imparare a dipingere se non dipingo? O a suonare se non suono? Mettere in circolo il proprio amore significa scegliere di amare. Amare significa comprendere, accettare, capire, vivere, servire l’altro stargli vicino, sostenerlo senza mai possederlo ma donandogli il gesto più bello dell’amore: la libertà.

Testo:

Hai cercato di capire E non hai capito ancora Se di capire di finisce mai

Hai provato a far capire Con tutta la tua voce Anche solo un pezzo di quello che sei Con la rabbia ci si nasce O ci si diventa

Tu che sei un esperto non lo sai Perché quello che ti spacca

Ti fa fuori dentro Forse parte proprio da chi sei Metti in circolo il tuo amore

Come quando dici "perché no?"

Metti in circolo il tuo amore Come quando ammetti "non lo so"

Come quando dici "peché no?"

Quante vite non capisci E quindi non sopporti Perché ti sembra non capiscan te

Quanti generi di pesci E di correnti forti Perché 'sto mare sia come vuoi te

Metti in circolo il tuo amore Come fai con una novità Metti in circolo il tuo amore

Come quando dici si vedrà Come fai con una…

Attività di gruppo: Il crocifisso di San Damiano

Il crocifisso di San Damiano è un’icona umbra datata intorno al 1100. E’ importante perché, secondo le fonti, davanti al crocifisso che anticamente si trovava nella chiesa di San Damiano, San Francesco ha pregato e accolto l’invito a “riparare la casa di Dio”, ma soprattutto il segno davanti al quale prenderà consapevolezza della sua chiamata e davanti al quale aprirà il cuore.

Caratteristica importante di questa icona è che Gesù crocifisso non appare sofferente, il Cristo è già vittorioso, risorto:

- nella parte superiore è posta la scena dell’ascensione al cielo tra gli angeli:

- ai lati della croce sono rappresentati Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo, San Giovanni, Maria, madre di Gesù, il centurione, il soldato con la lancia nell’atto di trafiggere Gesù, alcuni angeli e santi non identificabili. Tutte queste figure indicano la Chiesa che nasce proprio dalla morte e Resurrezione di Gesù e dal suo sangue, dal suo costato prende vita.

Gli animatori sono invitati a vivere un momento di deserto con se stessi mettendo la loro vita e i loro sogni davanti al Crocifisso, proprio come ha fatto Francesco, per riscoprirsi legati a Gesù e alla sua logica dell’amore.

Per approfondire vai su: http://www.perfettaletizia.it/archivio/servizi/sandamiano/crocifisso.htm

L’Ascensione di Cristo verso la mano del Padre.

Nell’Ascensione Gesù ci mostra il destino di ogni uomo, quello si salire al Cielo anima e corpo.

Il Signore ti chiama a grandi cose…

- Cosa desideri cambiare per “ascendere”, cioè raggiungere l’amore a cui Dio ti chiama?

Gli occhi aperti di Gesù sulla Croce.

Gesù guarda tutti gli uomini del mondo con amore, lo sguardo non è di un morente, ma del Risorto.

Anche nella sofferenza, il Signore ti guarda dritto negli occhi e ti rivela il suo amore infinito, come un innamorato…

- E tu come lo ami? Come desideri ricambiare il suo amore?

Due angeli e un santo.

L’abbraccio di Gesù che muore e risorge per noi è per tutti gli uomini di ieri, di oggi e di domani.

L’amore di Gesù passa attraverso un abbraccio speciale in cui siamo accolti.

- Quale gesto concreto scegli di far diventare abituale nel tuo modo di amare gli altri?

La sofferenza di Gesù.

Nonostante le sofferenze della crocefissione, Gesù appare sereno, esprime l’intima pace che nasce dall’ubbidienza al Padre, dalla consapevolezza del suo amore.

Gesù confida nel Padre e nel momento della prova, si affida totalmente a Lui.

Come puoi far scoprire che la vera pace è Gesù a chi ti sta vicino?

Gli angeli.

Sono i messaggeri di Dio, suoi adoratori e suoi servi fedeli. Sono in tre che vivono la Passione ed indicano con le mani il corpo del Crocifisso ammirando le stimmate con visi addolorati ma sereni. Le braccia sono protese e ben salde, non scese.

Gli angeli ci invitano a fissare il nostro sguardo sulle ferite di Gesù, per imparare a non dimenticare mai che, anche nella tristezza, Lui è sempre con noi.

Cosa puoi fare per aiutare chi è nella sofferenza a non dimenticare che Gesù è al suo fianco?

San Giovanni, Maria e il soldato con la lancia.

Ecco Maria e il discepolo amato da Gesù, c’è anche un soldato che lo ferisce con la lancia, ma da quella ferita arriva la Salvezza.

Gesù ci insegna che dalle nostre ferite possiamo crescere e imparare, anche a perdonare...

- Come far nascere il perdono, come un fiume di gioia, dal tuo cuore?

Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore ed il centurione.

Qui ci sono le donne che sono restate con Gesù sino alla fine, e il Centurione che ha scoperto che davvero era figlio di Dio.

Le donne e il centurione ci insegnano a restare accanto a qualcuno, anche nella difficoltà.

- Cosa puoi cambiare di te per restare accanto a chi ha bisogno della tua vicinanza e amicizia?

Attività di gruppo: Ascoltare nel silenzio del cuore

Obiettivo

I giovani sono invitati a riscoprire come il silenzio qualifichi la vita spirituale, il rapporto con Dio ed il rapporto con gli altri.

Introduzione

Il silenzio, se vissuto in pienezza, può rivelarsi una vera e propria palestra di dialogo: nel silenzio del mondo, il cuore può docilmente farsi condurre dallo Spirito. Si può arrivare a vivere il silenzio come necessità e non come un rischio da cui fuggire. Talvolta, però, si confonde il fare silenzio nella propria vita, occasione di incontro con la parte più profonda di se stessi e con il Signore, con il semplice tacere, che è assenza di rumore. E allora come vivremo il silenzio, come presenza o angoscia?

Svolgimento

Si propongono ai giovani cinque esperienze di ascolto (sarebbe ottimale avere cinque dispositivi audio differenti): ogni giovane ascolterà ciascuna esperienza. Quattro di queste dovranno effettivamente essere ascolti effettivi: musica, poesia, suoni particolari (il canto delle megattere o il gracidare delle rane), e la quinta non dovrà produrre suoni.

Si chiederà ad ogni giovane di riflettere su ciascuna esperienza, sulle emozioni suscitategli, su quale di queste sia la sua preferita. Soffermandosi sulla quinta, proponiamo di passare dalle semplici cuffie mute (assenza di suono) a delle cuffie (oppure l'utilizzo di tappi) insonorizzate, che permettano al giovane una effettiva esperienza di distacco dal mondo. Attraverso questi strumenti, si guiderà il giovane innanzitutto a distinguere i suoni inusuali che emergono dal solito frastuono (il battito cardiaco, la respirazione, il deglutire), fino ad un effettivo equilibrio di concentrazione.

Domande per la riflessione:

o Quali sono le cose, i pensieri, le situazioni che creano rumore nella mia vita?

o Perché decido talvolta di abbandonarmi ad esso?

o Quali sono i maggiori impedimenti al fare silenzio? La noia? Le cose da fare?

o Percepisco la differenza che c’è tra il “semplice tacere” e il “fare silenzio”?

Laboratorio: “Con sorella luna e le stelle

Per vivere la formazione come luogo d’incontro e occasione di riflessione, si potrebbe dare vita a un vero e proprio cineforum all’aperto (a mare, in montagna o anche nel campetto dell’oratorio) attraverso la visione di un film che stimoli il confronto e soprattutto aiuti gli animatori ad approfondire e ad interiorizzare la tematica. La scelta del film, ovviamente deve rispondere alle esigenze di ogni gruppo e alla luce delle modalità di svolgimento dell’incontro.

L’ultima estate (Regia di Pete Jones, Usa, 2003)

Pete è l’ultimo di sei figli di una tipica famiglia irlandese anni Settanta: è un ragazzo vivace e curioso, con il desiderio di scoprire e cambiare il mondo. Quando la sua insegnante suora gli intima di mettere fine alle sue marachelle per non incorrere nell’ira di Dio, Pete decide di guadagnarsi in Paradiso facendo convertire un non cristiano. Fa così la sua proposta a Danny, suo coetaneo e figlio del rabbino, a cui chiede di affrontare diverse prove perché entrambi possano andare in Paradiso. In realtà Danny è gravemente malato, tra i due si instaurerà una bella e profonda amicizia, che permetterà sì a Pete di conoscere Dio, ma non attraverso una serie di precetti da osservare, bensì attraverso la vita e le relazioni pienamente vissute. Crescere nella fede è essere tesi tra il desiderio “bambino” di giungere in Paradiso e la capacità “adulta” di distinguere i precetti osservati per mero timore dalla volontà di Dio ricercata nel quotidiano, attraverso il confronto con gli altri.

Letters to God (Regia di Davis Nixon, Patrick Doughtie, Usa, 2010)

Tyler è un ragazzo di otto anni affetto da un tumore al cervello e si deve sottoporre a pesanti cicli di chemioterapia. Tyler ha un animo forte e generoso: nello scrivere delle lettere a Dio non si preoccupa tanto di sé e della sua malattia quanto di chi gli sta intorno.

Così il postino con cui fa amicizia, il suo amico che lo prende in giro, sua mamma che è triste e preoccupata diventano le persone di cui lui stesso si prende cura attraverso la preghiera. Pur toccando spesso toni patetici e un po’ di retorica, il film, tratto da una storia vera, riesce ad esplicitare il senso cristiano della malattia e della sofferenza, a mostrare come la fede in Dio non rimuova gli ostacoli, ma aiuti ad affrontarli e viverli in modo differente e ad evidenziare il valore della rete amicale, di vicinato e dell’intera comunità. A che cosa serve “scrivere” a Dio quando tutto sembra finire? In che modo la fede illumina e supporta nei momenti di difficoltà? La fede è “contagiabile”, perché, in che modo?

Millions (Regia di Danny Boyle, Usa, 2004)

Il piccolo Damian, orfano di madre, si trova improvvisamente ricco poiché trecentomila sterline piovono in testa a lui e a suo fratello da un tremo in corso. Pensando ad un dono divino, decide di distribuirle ai poveri, al contrario di suo fratello che vuole investirli, facendo anche delle speculazioni. La religiosità di Damian - che dialoga in modo del tutto personale con i diversi santi del calendario e che da loro si sente costantemente osservato – non riuscirà a convincere suo padre e suo fratello dell’importanza di condividere il denaro ricevuto. Attraverso il tema del denaro, del possesso e del potere si giunge in realtà a riflettere sulla responsabilità verso il prossimo, sul senso della vita, sulla necessità di credere. C’è qualcuno che ci guarda e che si preoccupa per noi? La santità è davvero una questione a portata di tutti?

Il piccolo principe (animazione) del 2015 diretto da Mark Osborne.

Una bambina si trasferisce con la madre in un nuovo quartiere. Qui dovrà impegnarsi nello studio secondo un planning estremamente articolato elaborato dalla madre la quale, donna in carriera, vuole assolutamente che la figlia si inserisca nei corsi della prestigiosa Accademia Werth finalizzata a formare i manager del futuro. Il nuovo vicino di casa è un anziano aviatore che prende a raccontare alla bambina del suo incontro, avvenuto tanti anni prima nel deserto africano, con un Piccolo Principe giunto sulla Terra dopo un lungo viaggio tra gli asteroidi. La bambina inizialmente sembra voler resistere alla narrazione ma progressivamente se ne fa catturare.

“Uomini di Dio” Regia di Xavier Beauvois, Francia, 2010

Otto frati, integrati nella comunità musulmana algerina, abituati a vivere con semplicità e operosi nel dialogo e nel compiere il bene, sono costretti a ripensare al senso profondo della loro esistenza, attraversando le paure e le sofferenze legate al martirio. Una tragedia – l’uccisione di alcuni lavoratori croati da parte dei fondamentalisti islamici – infrange il ritmo di vita ordinario dei frati, impegnati nella preghiera, nel lavoro dei campi, nella cura dei più deboli.

Di fronte ad un pericolo reale di vita ciascuno si interroga sul significato della propria vocazione e della propria presenza nel mondo. Un tavolo e la luce di una candela saranno l’emblema di

Di fronte ad un pericolo reale di vita ciascuno si interroga sul significato della propria vocazione e della propria presenza nel mondo. Un tavolo e la luce di una candela saranno l’emblema di

Nel documento SUSSIDIO 2020 FORMAZIONE ANIMATORI (pagine 34-46)

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