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La soluzione di Podhoretz per la questione razziale, e la crescente contrapposizione tra militanza radicale e moderazione bianca

CAPITOLO 2- LA DEFINITIVA POLITICIZZAZIONE DEL MOVIMENTO

2.1 La soluzione di Podhoretz per la questione razziale, e la crescente contrapposizione tra militanza radicale e moderazione bianca

Il direttore di Commentary, Norman Podhoretz, pubblicò nel Febbraio 1963 un suo articolo in cui espresse la sua opinione riguardo all'evoluzione che il movimento nero stava subendo al suo interno, e all'approccio dell'intera società bianca (compresa quindi anche la comunità ebraica americana) verso la questione razziale. In My Negro Problem- And Ours240, Podhoretz per spiegare la sua idea riguardo alla questione

razziale, e la soluzione che secondo lui sarebbe stata la più logica e più facilmente attuabile, riporta esperienze vissute durante la sua infanzia e la sua adolescenza nel quartiere di Brooklyn, a New York241. Spiega che aveva la forte impressione che i neri

che incontrava nel suo quartiere, o con i quali andava a scuola, fossero migliori di tutti i bianchi; ma soprattutto ricorda come, già da bambino, avesse percepito una profonda distinzione tra “Us”- il “noi” costituito dalla protettiva comunità ebraica- e “Them”- l’”altro” costituito principalmente dai neri del quartiere, totalmente diversi e pericolosi rispetto ai bianchi242.

Il confronto delineato da Podhoretz divideva il quartiere lungo la linea del colore, infatti il direttore di Commentary afferma che

“But the Negro-white conflict had- and no doubt still has- a special

240 . Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, Febbraio 1963, cit. E' interessante approfondire anche le reazioni che questo articolo suscitò nei lettori del magazine: alla redazione di Commentary nei mesi successivi giunsero infatti molte risposte provenienti sia da lettori comuni, sia da intellettuali e esponenti di organizzazioni e istituzioni ebraiche americane. Tutte queste lettere sono state raccolte e pubblicate in: My Negro Problem- And Ours- Letters I, Aprile 1963, Commentary, New York;

My Negro Problem- And Ours- Letters II, Maggio 1963, Commentary, New York; My Negro Problem- And Ours- Letters III, Giugno 1963, Commentary, New York. Tratti dal sito

www.commentarymagazinearchive.com; consultati il 10 Febbraio 2015.

241 . “Two ideas puzzled me deeply as a child growing up in Brooklyn during the 1930's in what today would be called an integrated eighborhood. One of them was that all jews were rich; the other was that all Negroes were persecuted”. Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 93. 242 . Podhoretz ricorda come da bambino la sua massima aspirazione fosse quella di brillare nello studio, per poter diventare medico ed essere un esempio per tutta la sua comunità. Quando però, a causa della sua bravura a scuola, fu pestato da alcuni compagni neri, ebbe il terrore di denunciare il fatto alla polizia, per le possibili rivalse dei ragazzi neri. Un altro, fondamentale aneddoto, che Podhoretz riporta nel suo articolo è la presenza, all'interno del suo istituto, di classi suddivise in base alla bravura dei ragazzi. La classe migliore era frequentata esclusivamente da bianchi, e di questi quasi la totalità erano ragazzi ebrei. La classe peggiore invece era quasi totalmente frequentata da bambini neri. Cfr. con Norman Podhoretz,

92 intensity and was conducted with a ferocity unmatched by intramural

white battling.”243

Podhoretz quindi afferma che il conflitto interrazziale non veniva combattuto soltanto durante gli anni '30, quando lui era un ragazzino: lo scontro era vivo e aperto anche nel momento in cui scriveva. Una delle differenze fondamentali tra bianchi e neri era che

“But we, the kids, who all spoke Yiddish or Italian at home, were Americans, or New Yorkers, or Brooklyn boys: we shared a culture, the culture of the street, and at least for a while this culture proved to be more powerful than the opposing cultures of the home.

Why, why244 should it have been so different as between the Negroes and us?”245

Podhoretz aggiunge che nel momento in cui stava scrivendo l’articolo, negli Stati Uniti la società bianca si stava stringendo attorno ad un sentimento ben preciso e delineato:

“I am trying to suggest that on their side all whites- all American whites, that is- are sick in their feelings about Negroes.”246

Secondo Podhoretz la difficoltà nel rapporto tra bianchi e neri risiedeva proprio nella reciprocità di un pregiudizio negativo verso l'altro, il diverso. Tale pregiudizio era fortemente radicato anche nei liberals che avevano supportato e partecipato alle proteste di massa dei neri fino a quel momento, così come in quei bianchi della middle-class che My Negro Problem- And Ours, cit., pagg. 94-95.

243 . Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 96. 244 . Corsivo dell'autore.

245 . Podhoretz spiega che le comunità di immigrati erano accusate dalla comunità nera di condividere anche la colpa della schiavitù dei loro antenati e dello sfruttamento a cui da tre secoli erano condannati. Il direttore poi sottolinea una convinzione di Baldwin, secondo il quale l'odio dei neri era provocato dal fatto che erano invisibili agli occhi dei bianchi, mentre invece secondo gli psicologi era un comportamento naturale il guardare con sospetto e allontanare chi fosse diverso. Per questo motivo tale comportamento sarebbe dovuto essere condiviso sia dai bianchi che dai neri. Cfr. con Norman Podhoretz,

My Negro Problem- And Ours, cit., pagg. 96-97.

93 non avevano mai condiviso alcunché con la comunità nera247. Podhoretz cerca di dare una motivazione a tale attitudine negativa della comunità bianca, affermando che

“We find them deploring the rise of black nationalism and expressing the solemn hope that the leaders of the Negro Community will discover ways of containing the impatience and incipient violence within the Negro ghettos.”248

A causa dei fattori citati, Podhoretz afferma che secondo lui l'integrazione tra bianchi e neri negli Stati Uniti non sarebbe stata possibile, e la crescente richiesta, da parte delle organizzazioni nere che costituivano il movimento per i diritti, di “equality now249”, non avrebbe che provocato ancora più ansia e rigidità nella risposta di tutta la

comunità bianca, dai semplici cittadini all'amministrazione federale, e per contro un'ulteriore accusa dei neri di eccessiva moderazione verso chi non ascoltava le loro richieste250. Secondo Podhoretz, il pericolo concreto che l'intero paese avrebbe corso era di andare incontro allo scontro tra razzismi reciproci- dei neri nei confronti dei bianchi251, e dei bianchi nei confronti dei neri- perché il paese avrebbe dovuto comprendere un aspetto fondamentale della questione razziale: il problema del colore era una questione politica. Quindi per Podhoretz era l'amministrazione federale, grazie al suo potere politico, che avrebbe dovuto gestire il problema autonomamente e con autorità252. La conclusione dell'articolo costituisce un ulteriore spunto problematico per l'evoluzione successiva del rapporto tra neri ed ebrei, e più in generale con la comunità bianca negli Stati Uniti: la comunità ebraica aveva un proprio passato, e si era costruita

247 . Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 98.

248 . “we find the curious phenomenon of white middle-class liberals with no previous personal experience of Negroes […] discovering that their abstract committment tot the cause of Negro rights will not stand the test of a direct confrontation.” Podhoretz spiega come per i bianchi fosse più comodo allontanarsi dai centri cittadini, dove l'immigrazione nera tendeva ad agglomerarsi, ed inviare i propri figli a scuole private troppo costose per le famiglie nere. Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And

Ours, cit., pagg. 98-99.

249 . Corsivo dell'autore.

250 . Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 100.

251 . Podhoretz si riferisce ai balck muslims, i quali si erano fatti portavoce della sfiducia e della rabbia nera nei confronti delle istituzioni americane. Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 100.

94 intorno ad una storia comune pregressa arricchita dalla religione; la comunità nera poteva costituirsi e rimanere relativamente indipendente soltanto facendo gioco sul passato tragico della schiavitù. A causa di ciò, conclude Podhoretz, non era giusto parlare di integrazione basata sulla consapevolezza che i neri ambivano ad ottenere riguardo alla loro diversità. La soluzione si sarebbe trovata soltanto

“unless color does in fact253 disappear: and that means not

integration, it means assimilation, it means- let the brutal word come out- miscegenetion.”254

Per osservare il rapporto tra neri ed ebrei da una diversa angolazione rispetto all'articolo di Podhoretz, e operare un confronto con i concetti espressi dal direttore di Commentary, è opportuno citare l'articolo che Glazer pubblicò sul magazine ebraico nel Dicembre 1964: Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism255. Glazer collega il suo articolo ad un altro pubblicato su Commentary nel 1946, scritto da Kenneth Clark, Candor About Negro- Jewish Relations256, partendo dal fatto che lo psicologo nero aveva riferito di “bitter feelings” tra i neri e gli ebrei nel Nord dell'America. E, ancora Clark, aggiunse che

“Antagonism to the 'Jewish landlord' is so common as to become almost an integral part of the folk culture of the Northern urban Negro”257.

Glazer sottolinea come Clark nel suo articolo avesse concentrato esclusivamente la sua attenzione sui neri appartenenti alla working-class e agli strati poveri del sistema

253 . Corsivo dell'autore.

254 . Cfr. con Norman Podhoretz, My Negro Problem- And Ours, cit., pag. 101.

255 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, Dicembre 1964, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 10 Febbraio 2015. Vedi anche le risposte dei lettori in Negroes and Jews- Letters, Giugno 1965, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 10 Febbraio 2015.

256 . Cfr. con Kenneth Clark, Candor About Negro- Jewish Relations, Febbraio 1946, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 30 Giugno 2015.

257 . Glazer riporta dall'articolo di Clark che il sentimento ostile agli ebrei, provato dai neri nel Nord, fosse dovuto al contatto diretto e immediato che la comunità nera aveva con quella ebraica nei ghetti delle grandi città. Glazer sottolinea anche che gli ebrei liberals, compresi i socialisti ed i comunisti, non nutrivano il corrispettivo odio verso i neri. Se anche non erano degli accesi sostenitori delle loro proteste, non espressero mai un atteggiamento ostile verso la comunità nera. Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and

95 urbano settentrionale, mentre nel momento in cui stava scrivendo il proprio pezzo, la situazione stava cambiando.

“As the Negro masses have become more active and more militant in their own interests, their feelings have become more relevant [...]. The resistance of Jewish organizations and individual Jews to such demands as preferential union membership and preferential hiring, and to the insistence on the primacy of integration over all other educational objectives, breeds antagonism among former Negro allies.”258

Glazer spiega che la resistenza crescente incontrata dalle organizzazioni nere, fece sì che il marchio di “nemico dei diritti dei neri” venisse affibbiato anche ad una specifica categoria della comunità ebraica, cioè il “white Jewish259 liberal”: questa

accusa era sempre più condivisa anche dai neri della middle-class, ma soprattutto da alcuni leaders delle organizzazioni. Una motivazione a questo inasprimento nel rapporto tra la comunità nera e quella ebraica, secondo Glazer, era da ricercare nel fatto che i neri riuscirono ad acquisire delle posizioni lavorative migliori rispetto a quelle ricoperte dalla generazione precedente, ma pur compiendo dei passi in avanti avevano davanti a loro nella scala gerarchica delle persone ebree, che avevano compiuto lo stesso progresso molti anni prima rispetto a loro260.

Un'altra motivazione che provocò un peggioramento nel rapporto tra ebrei e neri, come è già stato menzionato nel corso della ricerca, fu la migrazione di un ingente numero di neri, sia dal Sud che dal Nord, verso il centro delle città più grandi del settentrione. Ciò portò per forza di cose ad un riequilibrio delle dinamiche urbane,

258 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pag. 2. 259 . Corsivo dell'autore.

260 . Glazer riporta nel suo articolo una descrizione molto precisa dell'ambiente scolastico pubblico di New York, sottolineando come vi fosse preponderante l'aspetto competitivo tra i ragazzi, i quali erano maggiormente bianchi, e provenivano dalla middle-class che ancora guardava i neri con superiorità. Le cariche più importanti non erano quasi mai ricoperte da persone nere, e molto spesso anche gli insegnanti avevano insito dentro di loro il senso di superiorità intellettuale nei confronti dei colleghi neri. Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pagg. 2-3. Riguardo al tema del sistema scolastico a New York, vedi anche Midge Decter, The Negroes & the New York Schools, Settembre 1964, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 2 Febbraio 2015.

96 causando la fuoriuscita dalla zone centrali delle metropoli di molti bianchi che non avevano intenzione di vivere a fianco dei nuovi arrivati, ma soprattutto un ulteriore avvicinamento tra gli ebrei che possedevano gli immobili nei quali andarono ad abitare i neri261. Il riequilibrio dei quartieri che andavano incontro a questo mutamento non fu un

processo immediato e facile da attuare. Infatti, come spiega Glazer,

“to create an integrated community not only means slowing down the outflow of whites; it also means reducing the influx of Negroes. In some cases these good- from the Jewish point of view- intentions (and they usually are good) have looked, from the Negro point of view, like just another means of keeping Negroes out262, but this time using the

language of liberalism instead of race prejudice.”263

Quando il movimento raggiunse il Nord, gli attivisti ed i leaders delle organizzazioni avevano l'intenzione, per Glazer, di eliminare le mancanze della comunità nera settentrionale attraverso gli stessi mezzi con cui avevano combattuto fino a quel momento nel Sud. Credevano di poter contare sull'aiuto di una parte dello schieramento politico che governava quella regione, così come, affermavano i neri, avevano fatto i bianchi per riuscire a progredire all'interno della società. Ma gli ebrei ribatterono che i loro sforzi erano stati guidati esclusivamente dall'ambizione personale e dal proprio merito, e aggiunge Glazer che

“The ideologies that have justified the principle of measurable individual merit and the logic of the market place, […] have always appeared to Jews […] almost self-evidently just and right. And the New York Times […] has never been tolerant toward the accomodations that others have sometimes seen as necessary in our mixed and complex society”264

Glazer prosegue il suo ragionamento proprio dal concetto appena riportato,

261 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pagg. 3-4. 262 . I due corsivi, are e out, sono dell'autore.

263 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pag. 4. 264 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pag. 4.

97 affermando che la peculiarità che distingueva l'America era la contemporanea presenza del riconoscimento legale, pubblico, politico degli individui, e non dei gruppi etnici o razziali di cui facevano parte; e dall'altro lato il forte senso di appartenenza degli individui proprio a questi gruppi e comunità. Questo paradosso portò alla situazione che si stava vivendo negli Stati Uniti alla metà degli anni '60, in cui il graduale riconoscimento dell'uguaglianza tra tutti i cittadini americani, indipendentemente dalla loro origine etnica, religione o altro, era minato dal fatto che queste stesse persone erano parte di una struttura più grande, la loro comunità appunto, totalmente diversa per abitudini, comportamenti, ricchezza e necessità rispetto alle altre265. Secondo Glazer la

disparità che caratterizzava l'America risiedeva proprio in questo aspetto, e il peggioramento del rapporto tra la comunità nera e quella ebraica scaturiva dalla disponibilità dei neri a scavalcare la loro comunità in modo da ottenere significativi passi in avanti verso l'uguaglianza di tutti i cittadini americani, mentre l'interesse degli ebrei americani ricadeva maggiormente sulla salvaguardia dell'esistenza delle comunità, in primis la loro266.

Glazer conclude il suo ragionamento allargando lo spettro, affermando che “it is my sense of the matter that with the Negro revolution there has been a radical challenge to this pattern of individual advancement within an accepted structure of group distinctiveness. The white community into which the Negro now demands full entrance is not actually a single community- it is a series of communities. And all of them fell threatened by the implications of the new Negro demand for full equality.”267

265 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pagg. 4-5.

266 . Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New Challenge to Pluralism, cit., pag. 5. Riguardo all'espansione del concetto del nazionalismo e del separatismo comunitario all'interno della popolazione nera negli Stati Uniti, vedi Nathan Glazer, Negro Independence, Ottobre 1964, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 2 Febbraio 2015. Un altro interessante approfondimento sul rapporto interrazziale negli Stati Uniti durante gli anni trattati da questo parte della ricerca è Jervis Anderson, A Record of Injustice, Settembre 1964, Commentary, New York. Tratto dal sito www.commentarymagazinearchive.com; consultato il 2 Febbraio 2015.

98 L'evoluzione dell'obiettivo della rivoluzione nera, come definita anche da Glazer, non era più perciò semplicemente l'ottenimento del pieno diritto di voto e la desegregazione dei luoghi e dei servizi pubblici: i neri ambivano all'integrazione sociale ed economica, alla piena uguaglianza delle possibilità e delle opportunità lavorative. In estrema sintesi, la lotta dei neri avrebbe dovuto, o potuto, portare alla creazione di una società e di un paese, l'America, totalmente diverso da quello in cui vivevano le varie comunità etniche, razziali e religiose all'epoca268.

Anche The American Jewish Year Book pubblicato nel 1965269 conferma che nel

1964 il tema del risentimento dei neri verso gli ebrei era molto dibattuto all'interno delle comunità ebraiche nel Sud e nel Nord del paese270. L’annuario riporta che pur

riconoscendo la partecipazione ed il supporto fornito da una buona parte degli ebrei al movimento, non soltanto i semplici abitanti neri delle città del Nord, ma anche alcuni leader della protesta condividevano un concetto espresso da Malcolm X il 21 Maggio 1964 durante una conferenza pubblica:

“These [Jewish] people conduct their businesses in Harlem but live in other parts of the city. They enjoy good housing. Their children attend good schools and go to colleges. This the Negroes know and resent. These businessemen are seen by the Negroes in Harlem as colonialists”271

La pubblicazione dell'AJC conferma che nel 1964 il movimento stava sperimentando al suo interno la progressiva diversificazione nelle attività condotte e negli obiettivi perseguiti dalle varie organizzazioni. In particolar modo viene sottolineata la popolarità che, grazie ai black muslims, stava guadagnando il concetto

268 . “The negro now demands entry into a world, a society, that does not exist, except in ideology. In that world there is only one American community, and in that world, heritage, ethnicity, religion, race are only incidental and accidental personal characteristics.” Cfr. con Nathan Glazer, Negroes and Jews: The New

Challenge to Pluralism, cit., pag. 7.

269 . Cfr. con The American Jewish Year Book, Vol. 66, 1965, New York. Tratto dal sito

www.ajcarchives.com; consultato il 3 Marzo 2015.

270 . Cfr. con The American Jewish Year Book, Vol. 66, 1965, cit., pagg. 187-189. 271 . Cfr. con The American Jewish Year Book, Vol. 66, 1965, cit., pag. 189.

99 del nazionalismo nero e del sentimento antibianco272.

“Anti-white feeling at a moderate level exists among those Negro civil-rights leaders who believe that white men should not play directing roles in the Negro movement. […] they [Negroes] have become more assured in their own identity as Negroes and less dependent on whites