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SONNO, SOGNO E LIVELLI DI COSCIENZA

Nel documento Lineamenti di Psicologia Generale (pagine 195-200)

di Eugenia Treglia

12.1 Il sonno e il sogno: fisiologia e funzioni

Sul piano neurobiologico, il sonno e la veglia possono essere definiti come differenti funzioni del sistema nervoso centrale, affidate a com- plessi sistemi operativi diffusamente distribuiti nel cervello (tronco en- cefalo, talamo, ipotalamo, sistema limbico, corteccia) che producono stati elettrofisiologici e comportamentali in continua trasformazione ed aggiustamento. Se si sommano le ore che nell’arco di tutta una vita vengono dedicate al sonno, risulta che complessivamente un individuo trascorre 23 anni a dormire e ne impiega ben 4 sognando (si trascorre, in pratica, un terzo della vita dormendo). Ma di tutto questo tempo non ne abbiamo coscienza, il più delle volte non serbiamo nessun ricordo delle nostre esperienze notturne. Dormire non è tempo perso ma un processo biologico e psicologico utile per il nostro benessere e per la salute. Tutti i mammiferi hanno bisogno di sognare e l’uomo si am- mala o va incontro a gravi squilibri se non può dormire in modo sod- disfacente e sognare con regolarità. Henri Pieron (1913) è stato tra i primi a definire il sonno «uno stato fisiologico periodicamente neces- sario, con una ciclicità relativamente indipendente dalle condizioni esterne e caratterizzato da una interruzione dei complessi rapporti sen- soriali e motori che collegano il soggetto con il suo ambiente». Le teo- rie in merito alla funzione del sonno sono varie; una prima teoria, detta

ristorativa, sostiene che il sonno sia un momento di riposo per tutte le

attività fisiche e psicologiche. La teoria protettiva prevede invece che il sonno abbia la funzione di rimediare al logoramento e al dispendio di energia avvenuto durante la veglia. Simile è la teoria della conserva-

zione dell’energia, che sostiene che il sonno sia un momento di recu-

pero delle funzioni metaboliche, in quanto ne diminuisce la richiesta. Vi sono poi anche una serie di teorie istintive, secondo le quali il sonno è un comportamento innato, e non la risposta a una richiesta fisica o psicologica. Nessuna di queste spiegazioni, per quanto fondate, è com- pletamente esauriente. È sicuro e scientificamente provato però che se ad un individuo viene proibito di dormire, questo risente di una serie di disturbi psico-somatici, quali la perdita temporanea di memoria, stati di afasia, disturbi alla vista, indebolimento, tremore, impossibilità di concentramento e difficoltà di linguaggio. Uno studio sistematico ed oggettivo del sonno e delle sue implicazioni è stato intrapreso solo a partire dagli anni cinquanta grazie alla tecnica dell’elettroencefalo- gramma (EEG), che consiste nella registrazione su carta delle onde elet- triche prodotte dai neuroni corticali e sottocorticali. La registrazione avviene attraverso degli elettrodi appoggiati sul cuoio capelluto. I trac- ciati EEG hanno evidenziato la presenza di diverse e ben riconoscibili fasi di funzionamento durante il sonno:

FASE 0 (veglia rilassata): nel caso della veglia tranquilla (in ambiente

poco rumoroso e con le palpebre abbassate) si registrano le cosid- dette “onde alfa”, ad alta frequenza, irregolari e di modesta am- piezza. Tale fase viene anche chiamata “fase zero del sonno”

FASE 1 (dormiveglia o fase ipnagogica): nella fase di addormenta-

mento iniziale, o sonno leggero, la frequenza e l’ampiezza delle onde si riducono, ma soprattutto cominciano a comparire onde di diversa frequenza.

FASE 2 (sonno medio): nella fase due del sonno si individuano fra le

onde miste e a bassa intensità gruppi di onde particolari, i fusi del sonno, e onde a punta sporadiche.

FASE 3 (sonno sincronizzato): in questa fase le punte si fanno ampie

e molto numerose, con un tracciato alquanto irregolare e caratte- ristico. Il sonno è diventato molto profondo e per destare il sog- getto è necessario uno stimolo piuttosto energico.

FASE 4 (sonno profondo sincronizzato, a onde lente): nella fase quat-

tro, che è la più profonda di tutte, compaiono onde lente ed ampie, piuttosto irregolari, chiamate “onde delta”.

Nelle diverse fasi del sonno il soggetto appare sempre più immobile e tranquillo, con gli occhi chiusi e ben fermi sotto le palpebre, con un re- spiro lento e regolare. Il tono muscolare è progressivamente sempre più basso, il battito del cuore si fa regolare e lento. Dopo qualche minuto nella fase 4, tuttavia, si verificano delle bizzarre modificazioni. Il tracciato EEG diventa molto simile a quello della fase 1 (con onde veloci, piccole ed irregolari). Il soggetto non è più immobile, ma si muove incessante- mente con piccole scosse brusche e si agita, la faccia diventa mobile ed espressiva. Al di sotto delle palpebre (che continuano a restare chiuse) le pupille si spostano continuamente come per seguire un oggetto in movimento. Se il soggetto è di sesso maschile si può notare che spesso in questa fase il pene è in erezione. Il sonno è profondo ma, anche se non si desta, il soggetto reagisce agli stimoli esterni. Proprio per le sue caratteristiche antitetiche rispetto alle altre fasi, questa fase del sonno è detta sonno paradossale o anche sonno a rapidi movimenti oculari (o sonno REM, acronimo dell’inglese Rapid Eyes Movements). Sulla base del profilo d’onda EEG viene anche chiamato sonno desincronizzato, mentre le altre fasi costituiscono il sonno sincronizzato. Per capire cosa avviene nelle diverse fasi del sonno, i ricercatori hanno analizzato le ri- sposte date dai soggetti che, in situazione sperimentale, venivano sve- gliati ed interrogati su cosa stavano provando. Con questa tecnica si è visto che nell’80 percento dei casi i soggetti raccontano di sognare nel corso della fase REM mentre nelle fasi non REM viene riportato un sogno ben strutturato solo nel 20 percento dei casi. Quindi la fase REM coincide in gran parte con il sogno, anche se una qualche attività onirica è presente anche nelle fasi non REM (Canestrari, Godino, 2002). Il sus- seguirsi delle fasi avviene in modo graduale e coincide con il rallenta- mento delle funzioni fisiologiche. Il calo fisiologico, non appena giunge il livello critico, attiva l’emisfero sinistro che inizia a costruire immagini, suoni e sensazioni dando vita ai sogni, con lo scopo di ripristinare i va- lori chimico-fisici dello stato di veglia. Dopo il ripristino avviene nuo- vamente il calo ed il ciclo si ripete per tutta la durata del sonno. I sogni sono in grado di provocare l’innalzamento dei parametri chimico-fisici, ma devono essere continuamente interrotti per evitare che essi rag- giungano valori così elevati da farci svegliare. Le interruzioni continue

provocano una condizione di amnesia sempre più profonda, proporzio- nale alle interruzioni. Durante il sogno non avendo totale accesso al- l’emisfero destro, non abbiamo identità né facoltà di ricordare, anzi la funzione mnemonica è circoscritta agli eventi della giornata appena tra- scorsa. L’unica funzione mnemonica che rimane è quella di tipo spazio- temporale, la quale entra in attività mediante collegamenti rapidi d’accesso all’emisfero destro. Per svegliarci è indispensabile che entrino in attività entrambi gli emisferi e che, in particolare, i collegamenti ra- pidi d’accesso all’emisfero destro si facciano sempre più frequenti. In questo caso più coordinate spazio-temporali si congiungono e il sogno appare sempre più collegato alla vita reale. Oltre a ripristinare lo stato fisiologico dell’organismo, il sognare crea uno stato mentale che con- sente, dopo il risveglio, una capacità d’orientamento spazio-temporale istantanea. Se dovessimo svegliarci accidentalmente, mentre è in atto il calo fisiologico, cioè, senza un sogno in corso, avremmo grossi problemi a spostarci nell’ambiente circostante, scarse capacità sensoriali di vigi- lanza e difficoltà a coordinare semplici movimenti. Il sogno rappresenta anche un meccanismo di salvataggio delle impostazioni e/o informa- zioni raccolte nella giornata appena trascorsa e di caricamento di tutti i programmi motori o di pensiero, dai più semplici a quelli più complessi. Gli eventi memorizzati e le abitudini non necessitano di essere recupe- rati perciò non sono rappresentate nei sogni ma solo connessi concet- tualmente. Quando i sogni sono sospesi per motivi accidentali o per traumi, recupero e caricamento non saranno eseguiti pertanto le per- sone avranno difficoltà a ricordare eventi ed esperienze anche lontane. I sogni spostano gli indici referenziali, cioè le informazioni dall’emisfero destro a quello sinistro e trasformano gli eventi in processo in corso. Prima del risveglio gli indici sono ripristinati e i processi convertiti in eventi secondo l’originale sequenza temporale.

12.2 I ritmi circadiani

Un importante fattore che influenza la vigilanza è l’esistenza di ritmi di funzionamento a cadenza quotidiana chiamati ritmi circadiani.

Uno dei più noti ed evidenti fra questi ritmi – che interessano molti parametri di funzionamento del corpo come la pressione arteriosa, la velocità del metabolismo o il tono muscolare - è quello di sonno-ve- glia. È come se il corpo fosse dotato di un orologio endogeno (perché la ritmicità si mantiene anche in isolamento), che regola la velocità, la cadenza e l’efficacia della maggior parte delle sue funzioni. Dal punto di vista neurofisiologico gli “orologi” interni sono almeno due: uno ha sede nella formazione reticolare ascendente (una fitta rete di neu- roni collocata fra il midollo allungato e la base del cervello), l’altro in- vece si trova nel nucleo soprachiasmatico (un gruppo di neuroni situato nel mezzo dell’encefalo e dietro il setto interemisferico). L’at- tività dei neuroni della formazione reticolare ascendente presenta due ritmi di oscillazione; uno di essi è di grande ampiezza, ha una scan- sione quotidiana e regola lo stato di alternanza sonno-veglia. Quando il soggetto si addormenta, la formazione reticolare ascendente (FRA) prima riduce e poi blocca quasi completamente l’arrivo al cervello dei messaggi sensoriali. In mancanza di stimoli dall’esterno il cervello ini- zia ad elaborare come stimoli dei segnali depositati in memoria e co- munque generati al suo interno: questo sembra essere il meccanismo generale del sogno a livello fisiologico, meccanismo di tipo eminente- mente attivo. Un altro ritmo della FRA invece è di ampiezza ridotta e genera sia la creazione di fasi di sonno di varia profondità che una pe- riodica variazione dell’allerta durante la veglia. L’attività del nucleo soprachiasmatico è invece simile a quella di una sorta di “interruttore generale” che regola sia il ciclo sonno-veglia che l’attività motoria o il comportamento alimentare.

12.3 Teorie sul sogno

Il sogno è un’attività del pensiero umano che ha interessato l’uomo fin dai primordi della civiltà. Le testimonianze più antiche di una si- stematica interpretazione dei sogni provengono dall’antico Egitto (Libro dei sogni ieratico, scritto nel 2052 a. C), dall’India e dalla cul- tura assiro-babilonese. Anche nell’antica Grecia era presente una ele-

vata considerazione dei sogni. Per Platone essi sono espressione del mondo delle idee e portatori di desideri anche terribili, selvaggi e sfre- nati che solo una desta anima razionale può tenere a freno e control- lare. Per Aristotele il sogno è, al contrario, solo una questione fisica, ossia il risultato delle sensazioni provate nella veglia, che lasciano negli organi di senso un’impressione che perdura anche dopo la scomparsa dell’oggetto delle percezioni. Nel cupo Medioevo contraddistinto da superstizione e ignoranza non poté certo svilupparsi una disciplina scientifica sull’interpretazione dei sogni, di cui Ippocrate e gli altri fi- losofi greci dell’antichità avevano gettato le basi. Col Rinascimento cominciò a svilupparsi una nuova forma di ricerca scientifica sui sogni che permise di abbandonare gli ultimi retaggi mistici. I sogni veni- vano considerati un fenomeno esclusivamente fisico e l’analisi non considerava in nessun aspetto la vita interiore quale origine dell’atti- vità onirica (la psicologia come disciplina autonoma non era ancora nata). Il primo a riprendere in mano l’argomento in epoca moderna fu Sigmund Freud che pubblicò nel 1899 la sua Interpretazione dei

sogni, un testo fondamentale che propone un’originale teoria sul

sogno e che segna la nascita della psicanalisi. Naturalmente Freud aveva familiarità con la notevole produzione letteraria in materia: molte delle idee che trovarono posto nella teoria dei sogni erano state ricavate dai suoi predecessori e ancora una volta il principale merito di Freud si colloca nella sua convincente e creativa sintesi.

12.3.1 L’approccio freudiano

Nel saggio L’interpretazione dei sogni (1899) il padre della psica- nalisi considera il sogno come la «strada regia» per accedere all’in- conscio. Lo studio dei processi che portano alla formazione del sogno prende avvio da quello sugli atti mancati che, secondo Freud, ha per- messo di approdare a una concezione dell’elemento onirico e a una tecnica di interpretazione del sogno. Proprio come nella svista o nel- l’atto mancato, infatti l’«elemento onirico è qualcosa di improprio, un sostituto di qualcos’altro sconosciuto al sognatore […] elemento di cui

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