• Non ci sono risultati.

Sostenibilità e collaborazione delle istituzion

3. I NDAGINE SULL ’ ORGANIZZAZIONE DELLE COLLEZIONI DIGITALI E DE

3.2. Cooperazione

3.2.2. Sostenibilità e collaborazione delle istituzion

Costruire una biblioteca digitale è costoso107. Inoltre, quando si parte con un nuovo programma di digitalizzazione, occorrono spese di investimento iniziale, che poi potranno essere riusate o adattate per programmi successivi. Una problematica forse sottovalutata è che, per produrre un servizio, oppure anche per realizzare un contenuto culturale digitale, occorrono investimenti aggiuntivi e si corrono certi rischi. Si può dire che la sostenibilità della biblioteca digitale nel lungo periodo di solito è una problematica messa in fondo alla lista delle priorità. Tuttavia, anche se le risorse digitali ed i servizi basati su di esse sono di qualità, non potranno sopravvivere a lungo, quando i soldi del progetto saranno finiti.

Si intende quindi per sostenibilità il prevedere e pianificare tutte le attività necessarie per mantenere il contesto digitale per la creazione e gestione della risorsa digitale, incluso la sua preservazione109. Il recupero dei costi può essere un modo per ottenere la sostenibilità della biblioteca digitale, ma occorre costruire dei modelli economici110. Questo implica tuttavia un cambiamento culturale delle istituzioni pubbliche, che trova qualche resistenza ed è stato uno dei temi su cui si è concentrata la discussione cercando di evidenziare i servizi garantiti a tutti ed i servizi invece a pagamento.

Il servizio di base e gratuito è stato indicato nel servizio di accesso e ricerca a testo pieno.

I servizi aggiuntivi a pagamento, secondo il Gruppo di studio, potrebbero comprendere ad esempio la stampa e il download nel proprio PC di documenti, immagini o parti della collezione.

È risultato che le attuali barriere alla cooperazione sono: mancanza di personale, mancanza di finanziamenti, necessità di non distogliere le già insufficienti risorse da servizi prioritari.

107

I costi da considerare riguardano: Aggiornamento dello staff

‰ Gestione delle attrezzature, ‰ Spese operative,

‰ Costi di memorizzazione e di accesso. Ulteriori riferimenti:

‰ Research Libraries Group <http://www.rlg.org>, ‰ Library of Congress <http://www.loc.gov>,

‰ Online Computer Library Center <http://www.oclc.org/home/>.

109

CLIR, 2001. Building and Sustaining Digital Collections: Models for Libraries and Museums, CLIR <http://www.clir.org>, <http://www.clir.org/pubs/reports/pub100/pub100.pdf> (15 dicembre 2006).

110

Nel modello economico bisognerà ad esempio tenere conto dei costi del tempo dello staff, dello spazio della memorizzazione, oltre che i costi della preservazione.

66

Sia il pubblico che vende servizi o prodotti, sia il privato che intenda fornire servizi basati sui contenuti culturali digitali devono fare un investimento iniziale, che potrà essere necessario per i primi 3-4 anni prima che il servizio diventi sostenibile111. Nel caso di un investimento pubblico di sostegno all’avvio di progetti di biblioteca digitale, ad esempio per la costruzione di oggetti digitali e di metadati adeguati, i finanziatori pubblici non si dovrebbero aspettare un ritorno dell’investimento diretto, invece dovrebbero preoccuparsi di creare sinergie in alcuni specifici settori (come ad esempio l’e-learning o il turismo culturale), per essere sicuri di migliorare l’impatto del loro investimento in specifici scenari112.

È possibile quindi una sinergia tra pubblico e privato?

Bergamin, nella risposta all’intervista su questo tema, ha fatto notare che questo problema è ben esemplificato da Google Book e dalla posizione del governo francese: da una parte c’è l’approccio del liberismo e della libera competizione e collaborazione e dall’altra l’organizzazione centralizzata dello Stato, che persegue dei fini di utilità pubblica anche cercando di correggere le iniziative del privato.

In particolare, sembra prioritario nel contesto di riferimento della Comunità europea e della Biblioteca Digitale Europea individuare un modello economico della biblioteca digitale che coniughi la garanzia del servizio insieme alla sostenibilità di questo nel tempo. Questo modello, ed i correlati modelli di contratti di collaborazione tra pubblico e privato, attualmente non c’è in Italia. L’attuale fase di sviluppo della biblioteca digitale è ancora concentrata nell’organizzazione dell’infrastruttura di base e l’indagine realizzata dal Gruppo di studio evidenzia che ancora va completato l’investimento iniziale.

In particolare possiamo indicare il problema che la quantità dei contenuti digitali fin qui prodotta in Italia è ancora molto bassa rispetto a quella di altre nazioni. Le collaborazioni fin qui avviate, soprattutto in applicazioni tecnologiche, hanno prodotto ottimi risultati con investimenti soprattutto pubblici.

Esistono tuttavia anche esempi in cui i privati si sono fatti carico di investire per la digitalizzazione di contenuti e servizi, come il Progetto DIGITAmi, in cui la Telecom ha intrapreso la digitalizzazione di un fondo della Biblioteca Soriani. In modo problematico, si può discutere se una vera apertura agli investimenti ed alla competizione tra più privati possa essere avviata fin da ora, in una fase più matura della biblioteca digitale. Vanno tuttavia considerati alcuni possibili rischi.

Una necessaria precisazione è che la scelta del privato non deve essere legata all’incapacità di gestione del pubblico, che quindi delega al privato. L’ottica che qui ci si pone è quella dell’utente dei servizi, che ha il diritto di avere i servizi

111

Cfr. COMUNITÀ EUROPEE: DIREZIONE GENERALE PER LA SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE, 2002. Il

rapporto DigiCULT: scenari tecnologici per l'economia della cultura di domani: dischiudere il valore del patrimonio culturale: sintesi, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità

Europee.

112

67 migliori al costo minore. Il pubblico spende nel modo migliore, il privato nel modo utile.

Per l’integrazione corretta tra pubblico e privato occorre usare gli strumenti della sussidiarietà orizzontale, che implicano la necessità di definire con chiarezza i distinti ruoli del pubblico e del privato, nella tutela della libera concorrenza, di favorire la creazione di tavoli di confronto e di concertazione insieme agli strumenti per le decisioni partecipate.

Inoltre le istituzioni culturali hanno l’opportunità di rivalutare la loro missione, utilizzando le opportunità delle tecnologie. La tendenza verso l’affidamento all’esterno di certe funzioni, dovrebbe orientare le scelte tra quelle funzioni che sono di supporto alle attività istituzionali e non tra quelle che appartengono alle finalità stesse. C’è stato il rischio in passato di delegare all’esterno funzioni che hanno impoverito le competenze del capitale umano, come ad esempio delegare completamente all’esterno le nuove tecnologie che si riferiscono ad aree di crescita di importanza vitale dell’istituzione.