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PARTE PRIMA La scena della traduzione

Capitolo 1: Lo spaccio di Hermes

Par. 1. Le parole di Freud

Il termine Nachträglichkeit compare per la prima volta nella lettera a Fliess del 14 Novembre 1897 quando Freud scrive all’amico: «la scarica sessuale (come tu sai intendo una specie di secrezione che propriamente si avverte come uno stato interno della libido) deriva non solo 1) dalla stimolazione periferica degli organi sessuali e 2) dagli eccitamenti interni di questi organi, ma anche dalle rappresentazioni (Vorstellungen), cioè dalle tracce mnestiche (Erinnerungsspuren), vale a dire anche mediante azione differita (Nachträglichkeit)»22. La prima occorrenza del sostantivo ha

quindi a che fare con un godimento delle rappresentazioni23, un godimento che scaturisce dalle

tracce mnestiche. E tuttavia, la prima occorrenza della Nachträglichkeit nella sua forma sostantivata non è la prima occorrenza in assoluto. Nachträglich come aggettivo fa infatti la sua comparsa qualche anno prima, negli Studi sull’isteria, a proposito del caso clinico di Elisabeth von R. Il contesto della prima apparizione del nachträglich non è, come vedremo, indifferente. Elisabeth è una delle prime pazienti isteriche di Freud e gli isterici, come avevano scritto Freud e Breuer nella

Comunicazione preliminare24, soffrono per lo più di reminiscenze25, ossia di rappresentazioni, di

22 L’originale tedesco è: «Sexualentbindung [...] kommt nun zustande nicht nur wie 1) durch peripheren Reiz an den

Sexualorganen, wie 2) durch die Binnenerregungen von diesen Organen, sondern auch 3) von den Vorstellungen, also Erinnerungsspuren aus, also auch auf dem Wege der Nachträglichkeit. (Du kennst den Gedankengang von früher her: Hat man ein Kind an den Genitalien irritiert, so entsteht Jahre später durch Nachträglichkeit von der Erinnerung daran eine weit stärkere Sexualentbindung als damals, weil der ausschlaggebende Apparat und der Sekretionsbetrag inzwischen gewachsen sind.) [...] Solche Nachträglichkeit stellt sich nun auch für die Erinnerung[en] an die Erregungen der aufgelassenen Sexualzonen her. Aber deren Folge ist nicht Entbindung von Libido, sondern von einer Unlust, einer Binnensensation, die analog ist dem Ekel im Objektfalle. Grob gesagt, die Erinnerung stinkt aktuell, wie in der Gegenwart das Objekt stinkt, und wie wir das Sinnesorgan (Kopf und Nase) im Ekel abwenden, so wendet sich Vorbewußtes und der Bewußtseinssinn von der Erinnerung ab. Dies ist die Verdrängung». S. Freud, Briefe an Wilhelm

Fließ 1887-1904, hrsg. v. J.M. Masson, Frankfurt am Main, Fischer, 1986, pp. 302-303; trad. it. M. A. Massimello, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1894, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 314-315.

23 In questo passo e a questa altezza scegliamo del tutto liberamente di tradurre “scarica sessuale” (Sexualentbindung)

con “godimento”.

24J. Breuer, S. Freud, Uber den psychischen Mechanismus hysterischer Phänomene. Vorläufige Mitteilung (1892) in Studien über

Hysterie, Gesammelte Schriften von S.F, Frühe Arbeiten zur Neurosenlehre (1892-1899) Frankfurt am Main 1952; trad. it. Sul meccanismo psichico dei fenomeni isterici: comunicazione preliminare in S. Freud, OSF, vol. I, Bollati Boringhieri, Torino 2003,

p. 163.

25 L’originale tedesco è: «In Umkehrung des Satzes: „cessante causa cessat effectus“ dürfen wir wohl aus diesen

Beobachtungen schließen, der veranlassende Vorgang wirke in irgend einer Weise noch nach Jahren fort, nicht indirekt durch Vermittlung einer Kette von kausalen Zwischengliedern, sondern unmittelbar als auslösende Ursache, wie etwa ei nim wachen Bewußtsein erinnerter psychischer Schmerz noch in später Zeit die Tränensekretion

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immagini-ricordo, di tracce mnestiche. La scarica sessuale in cui consiste la Nachträglichkeit si trova cioè nell’isteria come inibita, paralizzata. Nella cosiddetta Retentionshysterie (isteria da ritenzione) c’è una stasi, un blocco energetico e gli affetti restano come incistati, ritenuti appunto, senza poter essere liberati. Non lo saranno che in seguito, nachträglich. Quando le pene del malato saranno cessate, per esempio se questi muore. Scrive Freud: «questo medesimo fatto della

liquidazione successiva (nachträgliche Erledigung) dei traumi raccolti durante l’assistenza al malato, lo si

può talora riscontrare anche in casi in cui non si ha l’impressione complessiva di uno stato morboso ma dove, tuttavia, si mantiene il meccanismo dell’isteria»26. Qui Freud impiega per la prima volta il termine nachträgliche Erledigung, liquidazione a posteriori, successiva, après-coup. C’è, in altri termini, un sovraccarico di energia, un surplus di libido per la quale ancora non si trovano delle vie “normali” di scarica. Nella lettera 146 Nachträglichkeit sarà il nome per questa scarica avvenuta e quel godimento realizzato.

Nachträglich è un termine corrente della lingua tedesca e i suoi derivati sono reperibili all’incirca 160 volte nell’opera di Freud: 6 occorrenze per il sostantivo Nachträglichkeit, le altre per l’avverbio e l’aggettivo. 188 sono le occorrenze in lingua tedesca, 46 quelle inglesi per “deferred action” nella Standard Edition (di cui solo 12 nel caso clinico dell’uomo dei lupi). Si aggiungano i 5 utilizzi del sostantivo nella lettera a Fliess 146 del 14 novembre 1897 e un altro nella lettera 169 del 9 giugno 1898. Nachträglich e Nachträglichkeit sono invece assenti dalle parole chiave della

Werkkonkordanz.

Nachträglichkeit articola nach (dopo, indietro) e tragen (portare, supportare). Il suo significato

semiotico è “portare verso un dopo”, “portare (qualcosa) dietro (qualcuno)”. L’aggiunta di –keit gli conferisce genere femminile. Sotto la penna di Freud nachträglich designa la disposizione e/o sistemazione diacronica di un fenomeno in due tempi e il legame di causalità esistente tra due avvenimenti, uno esterno e l’altro ‘mentale’. Il sostantivo designa il processo psichico inconscio, l’aggettivo e l’avverbio la sua dinamica e i suoi risultati fenomenologici. Degli equivalenti sono altresì utilizzati: “post-effetto”/ “post-fatto”, “post-azione”/ “post-fazione”, “ex post”, così come espressioni declinanti l’avverbio: “abreazione”, “comprensione”, “elaborazione”, “compulsione”, “obbedienza”, “azione”, “effetto”. Insistendo sul “portare verso un dopo” essi tuttavia privilegiano la via progressiva e sospendono la logica di inferenza regressiva che parte da questo “dopo”.

hervorruft: der Hysterische leide größtenteils an Reminiszenzen» (J. Breuer, S. Freud, Studien über Hysterie, op. cit., p. 31).

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In un colpo solo Freud inventa un concetto e un sostantivo27. Nachträglichkeit deriva infatti dall’aggettivo e dall’avverbio, di uso comune, nachträglich che possiede ben tre significati: traducibile in prima battuta con “ulteriormente”, “in seguito”, “posteriormente”, i dizionari offrono come sinonimi: später, späterfolgend, “ciò che viene dopo”, senza apparentemente menzionare l’idea di ritorno indietro, di un portare dietro che pure nachtragen come verbo esprime. Nei dizionari italiani, nachträglich come aggettivo è reso con: 1) “supplementare”, “suppletivo” (ergänzend), 2) “ulteriore”, “posteriore”, “che viene dopo” (später, eingehend), 3) “in ritardo” (sessuale; aggiunta), mentre, come avverbio è tradotto con: 1) “ritardato”, “tardivo” (später

nachfolgend), 2) “più tardi”, “in seguito” (nachträglich) 3) “in ritardo” (verspätet), 4) “a posteriori”. Il

sostantivo Nachtrag significa invece: 1) “post-scritto”; 2) “postilla”, “codicillo”; 3) “supplemento”; 4) “aggiunta”, “addendo”; 5) “appendice” (Anhang) e nachtragen come verbo 1) “aggiungere” (hinzufügen; to add), 2) “portare (qualcosa) indietro”, “portare dietro” (hinterhertragen; move or carry

backwards), 3) “serbare rancore a qualcuno per qualcosa” (nachtragen sein; to bear grudge - si veda

anche l’aggettivo nachtragend che significa “permaloso” e “imperdonabile”). Poi c’è il verbo tragen, la cui complessa polisemia rimanda a quella del latino cedere28. In particolare, tragen come verbo intransitivo significa: “reggere”, “trovare impiego” (zum Tragen kommen), “dare frutti”, “fruttificare” (Früchte hervorbringen tragen) e, ben più ricco, tragen come verbo transitivo: “portare” (wegtragen, am Körper tragen), “dare”, “riportare” (tragen Frucht, Erfolg), “avere” (tragen Namen,

Aufschrift), “reggere”, “sostenere”, “indossare”, “subire” (die Konsequenzen tragen), “sopportare”29

(etw mit Fassung tragen), “assumersi la responsabilità” (die Verantwortung für etwas tragen).

27 Il termine è spesso tradotto in inglese con “deferred” o “delayed action”, altre volte con “retroactivity” o

“belatedness”, oppure con “retroactive temporality”. Se Freud è generalmente considerato l’inventore del termine, in un articolo dal titolo “On Nachträglichkeit” Christiane Waller afferma che Harold Bloom contesta questo fatto attribuendo l’origine del termine alla Kabbalah giudaica. “While Freud is normally credited with the “invention” of the term, Harold Bloom contends that it is derived from the Jewish Kabbalah” (C. Waller, “On Nachträglichkeit” in Linda Clifton, Invention in the Real: Papers of the Freudian School of Melbourne: Vol. 24, Karnac Books, London 2012, p. 21).

28 Quando, in un primo momento di questo lavoro, si era pensato di tradurre Nachträglichkeit con “successività” ci si era

soffermati su questa prossimità semantica tra il tedesco “tragen” e il latino “cedere”. Entrambi i verbi oltre ad avere un’ampia gamma di significati funzionano, nei verbi composti in cui figurano, in modo analogo. Tra i composti di “cedere” troviamo: “accedere”, “recedere”, “concedere”, “eccedere”, “incedere”, “intercedere”, “precedere”, “procedere”, “retrocedere” e, da ultimo, “succedere”. “Succedere” ci era parso un possibile candidato alla traduzione di “nachtragen” nella misura in cui rimandava sia all’idea di una successione, di un venir dopo (da cui: successio -onis e successivo), sia a quella, a noi più cara, dell’accadere. Succedere era cioè, simultaneamente, verbo del processo e dell’evento, della “successione” e dell’ “attualità” (nel senso whitehediano del termine). Tra i significati del verbo “succedere” non potevano poi non colpirci, per analogia con quelli di nachtragen, i seguenti: “andar sotto”, “venir dopo”, “tener dietro”, “ereditare” (“subentrare al posto di un altro”), “avvenire”, “accadere”. E tuttavia, “successività” sarebbe stato un termine coniato a partire dall’aggettivo “successivo” il quale, sebbene derivi dal verbo “succedere”, pure privilegia soltanto l’ordine della successione, del venir dopo, sacrificando la dimensione evenemenziale che il verbo “succedere”, in quanto tale e anche nelle altre lingue indoeuropee, possiede.

29 Chervet (2008) rileva il masochismo presente nel verbo “tragen” in quanto suggerisce l’idea di un “portare” e di un

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Nel celebre corso dedicato alla Nachträglichkeit30, lo psicoanalista Jean Laplanche ha distinto tre sensi del nachträglich e su questa distinzione si sono appoggiati la maggior parte degli psicoanalisti che hanno lavorato sul concetto freudiano. Il primo senso di nachträglich come aggettivo è quello di “ulteriore”, “secondario”, “successivo”, “aggiunto” (tradotto in inglese con: “further”, “secondary”, “later”) ed è il senso più fedele alla freccia del tempo. L’esempio maggiore che Freud ce ne offre è quello, nel Progetto del 1895, della nachträgliches Bewusstein, di una coscienza secondaria, derivata che si aggiunge al fenomeno psichico laddove quella primaria è essenzialmente una “coscienza” percettiva. Apparentemente, ha osservato Jean Laplanche, non vi è in questo caso, alcun rapporto di causalità tra le due, né, almeno nei testi di Freud, di retroazione. Ecco perché James Strachey, il curatore della Standard Edition, ha ritenuto opportuno tradurre nachträglich di questi passaggi con “subsequently”, o “subsequent”, vale a dire: una “coscienza che viene dopo”, che segue. Il secondo senso, centrale nel quadro della teoria della seduzione e del trauma in due tempi, è quello di “differito”, di un effetto secondario differito (dal passato al presente). Il ricordo agisce après-coup, più tardi e più forte, dell’avvenimento di cui è ricordo (“eine Erinnung verdrängt wird, die nur nachträglich zum trauma geworden ist”31). In apparenza è dunque l’aspetto economico della retroazione ad essere evidenziato da questo secondo senso. Strachey lo traduce con “deferred”, differito. Una bomba a scoppio ritardato senza, però, in realtà, nessuna retroazione. Un terzo senso è quello, per alcuni (soprattutto Laplanche) più interessante, di una “comprensione après-coup”, senso che include una certa retroattività (dal futuro al passato). Dei ricordi vengono compresi nachträglich ed è questo, secondo alcuni interpreti e psicoanalisti, il tratto precipuo della retroazione nel pensiero di Freud. La freccia del tempo qui sembrerebbe invertirsi perché il senso dell’avvenimento 1 appare, è dato, solo in un tempo 2. Il terzo senso è dunque quello di “retroattivo”, e lo si riscontra anche nel linguaggio corrente32.

l’ottativo» (B. Chervet, «L’après-coup. La tentative d'inscrire ce qui tend à disparaître», Revue française de psychanalyse 5/2009, Vol. 73, pp. 1361-1441). Traduzione nostra.

30 J. Laplanche, Problématiques VI, L’après-coup, PuF, Paris 2006. Laplanche è tornato più volte sull’argomento in

numerosi lavori: Fantasie e origini della sessualità (1964), Il linguaggio della psicoanalisi (1967), Vita e morte in psicoanalisi (1970) e Nuovi fondamenti (1987).

31 S. Freud, Entwurf einer Psychologie in Aus den Anfängen der Psychoanalyse, Briefe an Wilhelm Fliess, Abhandlungen und

Notizen aus den Jahren 1887-1902, S. Fischer Verlag, Imago, London 1950, p. 435.

32 Il terzo senso lo si riscontra soprattutto nel lavoro degli storici. Il termine Nachträglichkeit ha giocato un ruolo

importante nella storiografia e nella sociologia tedesche, in particolare nel campo degli studi sulla memoria e sul trauma condotti negli ultimi vent’anni. Christiane Waller nell’articolo testé menzionato sostiene ad esempio una lettura ermeneutica della Nachträglichkeit, riconoscendole un ruolo centrale in qualsivoglia riflessione sul significato e la temporalità, da parte della filosofia della storia (Benjamin) e/o della memoria. «The concept of Nachträglichkeit (belatedness) as Freud develops it in his “Project” is intrinsically linked to the production of an individual history. A first scene is attributed with (sexual) meaning through a second scene. The past or the meaning of a past event arises from a moment in the present. What is articulated here is the notion of trauma as the unassimilated experience, brought to the fore through the effects of Nachträglichkeit» (C. Waller, On Nachträglichkeit, op. cit., p. 23). Complessivamente però le questioni intorno a cui si dibatte oggi con riferimento alla Nachträglichkeit sono contenute

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Le parole tedesche permettono una grande ricchezza di derivazioni a partire da una stessa radice. Il punto di partenza è il verbo: tragen che significa “portare” e che racchiude in sé una certa idea di movimento, sia realistico che, in un senso ancora spaziale, ma già più metaforico, in cui si parla di “portata” (si veda il francese “montant”, o l’italiano “consistenza”), la portata di un’arma o di un’idea, ad esempio. Un’idea che va lontano è detta weittragend (lett. “di ampia o vasta portata”, “che porta lontano”, “a lunga gittata”, “di lunga gittata”). In seguito, con il verbo nachtragen, a questa idea di “portata” si aggiunge il prefisso nach-33 che significa “dopo”, “in seguito”, ma anche “indietro” e “retro”34. Ecco perché i dizionari riportano tre sensi del verbo nachtragen “aggiungere”, “portare dietro” e “serbare rancore”. Ciascuno si costruisce con un complemento diretto che esprime ciò che si porta: etwas tragen e un complemento circostanziale35 di luogo o di tempo che significa: “indietro” o “posteriormente”. Il verbo è però raramente utilizzato da Freud, forse affatto.

“Jemandem etwas nachtragen”. Il primo senso è letterale e dice: “portare qualcosa indietro a

qualcuno”. Il secondo è già più complesso: “aggiungere qualcosa a qualcos’altro”. Questo è il senso con cui si indica, ad esempio, l’aggiunta a un libro, un post scriptum a un testo; è il senso cioè, dell’addendo. Così il XVIII volume dei Gesammelte Werke di Freud si chiama Nachtragsband, “volume d’addenda”: si tratta degli articoli che non erano pubblicati nella serie originale ma che sono stati aggiunti “après-coup”. Infine il terzo senso, ben più interessante, espresso dal tedesco “jemandem etwas nachtragen” diventa “portare/serbare rancore a qualcuno per qualche cosa”36. È facile rendersi conto che i giochi del nachtragen sono tra i più ambigui. Senza dubbio il risentimento, il rancore va all’inverso della freccia del tempo, agganciando il soggetto presente

in nuce in ciascuno dei tre sensi. Esse ruotano, in particolare, attorno alla domanda: attribuzione retrospettiva di

significato, causazione retroattiva o azione differita?

33 In inglese: “afterwards”, “backwards”, “subsequently”.

34 La Nachträglichkeit permette di pensare la paradossale identità del “prima” e del “dopo”, dell’ “avanti” e dell’

“dietro” e l’incessante andirivieni, che è movimento bidirezionale, lungo queste due “direzioni”. Per questo motivo, nel tentativo di tradurla, abbiamo fuggito ogni vocabolo che facesse esplicito riferimento a una direzione nello spazio-tempo (retro-attività, post-eriorità, successività, posterità) preferendo un termine neutro (tardività) rispetto alle indicazioni di tempo e di moto. Il verbo nachtragen mette in scacco ogni concezione della simple location: esso implica la non località, nel tempo e nello spazio. Come verbo, nachtragen marca l’atopicità e l’acronicità dell’inconscio.

35 Ci pare possibile intendere il complemento circostanziale alla stregua della losanga di cui si serve Lacan nella

scrittura della formula del fantasma. $ ◇ a

36 Il rancore è un sentimento che “dura”, qualcosa di simile alla “durata dell’odio”, a una “rabbia estesa” o a un “odio

coperto” inveterato che si serba nell’animo. Il rancore è un dolore non scordato, il risentimento persistente e tenace. Dal lat. rancorem, der. di rancēre “essere acido”, “guasto”, “divenire rancido”, il termine indica il sapore o l’odore di ciò che va a male, marcisce. Per la parodia ci vuole il rancore, simulato da smorfia di sorriso. Dal latino “rancon” che significa “rancido”, fa riferimento ad un sentimento divenuto marcio, putrefatto, che è andato a male. Il rancore, questo sentimento d’astio covato a lungo e tenacemente, per la propria origine mette in luce una caratteristica dei

sentimenti come lui inespressi: quella, non troppo metaforica, di andare a male, di inacidirsi e marcire; di diventare

rancidi. Nachtragend significa anche “imperdonabile”. L’isteria di ritenzione è, in fondo, un’isteria rancorosa: qualcosa non è stato perdonato (abreagito) ma è stato ritenuto, non scordato.

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all’ingiuria passata. Similmente, nei volumi d’addenda, sono dei testi dimenticati che ritornano dal passato ma, nello stesso tempo, la loro pubblicazione, venendo dopo, non può non modificare la configurazione di ciò che era prima. L’aggiunta modifica cioè retroattivamente l’insieme dei testi in cui va inserendosi. L’aggiunta essendo anzi, sostanzialmente, una retroazione37.

L’aggettivo e l’avverbio di partenza è dunque nachträglich e il sostantivo Nachträglichkeit. Il tedesco ha questa capacità d formare dei sostantivi grazie all’aggiunta di un certo numero di suffissi –ung, -

keit, -eit, una capacità di cui anche l’italiano e l’inglese, a differenza del francese38, sono lingue

esemplari. Ed è a partire dalla polisemia di nachträglich (intesa come una riserva virtuale di significati attualizzabili) che Freud crea il suo concetto e il sostantivo che lo esprimesse. Tuttavia, da più autori39 è stata rilevata una differenza tra l’aggettivo e il sostantivo che non è ristretta alla

sola frequenza di ciascuno ma, piuttosto, interpretata come segno di cambiamento sul piano teorico: l’aggettivo ricorre molto più spesso perché di uso comune in tedesco, mentre il sostantivo appare in un contesto più ricco e più tecnico. Su un piano concettuale la frequenza differente delle due forme viene interpretata come indicativa di un minore bisogno, da parte di Freud, di specificare il concetto e una maggiore aderenza del pensiero freudiano a una sorta di evidenza oggettiva che autorizza l’uso di aggettivi e avverbi piuttosto che di sostantivi. Freud utilizza cioè il sostantivo quando la Cosa non è evidente, lo usa per indicarla ed esprimerla, mancandola comunque ogni volta.

L’occorrenza del termine, in entrambe le forme, raggiunge le massime concentrazioni in due periodi che rappresentano dei luoghi in cui la riflessione freudiana sul tema è emersa con maggior chiarezza e penetrazione. Il primo è reperibile agli inizi dell’opera freudiana (1893-1900), l’altro è di circa vent’anni posteriore (1914-1917). In realtà l’insieme degli assunti e delle ipotesi di base che gravitano attorno alla Nachträglichkeit, giustificandone la creazione come concetto e sostantivo, è presente in tutta l’opera freudiana, persino in quello che potrebbe essere caratterizzato come un terzo picco di questa storia intermittente e discontinua, ancorché un picco senza chiari segnali lessicali, e che coincide con gli ultimi scritti (1934-1938). L’evoluzione storica del concetto ha fatto dire a Laplanche (1999) che la problematica dell’après-coup ha preso forma mediante un processo d’après-coup e a Bernard Chervet che l’après-coup è qualcosa come una teoria

in azione. La storia della Nachträglichkeit è infatti una storia sincopata, segnata da eclissi e

riapparizioni e scandita da diverse fasi: ciascuna ha ripreso e sviluppato ciò che nella precedente

37 I testi non sono lì, già dati e completi da qualche parte. Bisogna pensare l’aggiunta come l’attualizzazione di un

virtuale e dunque come creazione.

38 Nel terzo capitolo vedremo come sia proprio la difficoltà a tradurre il –keit tedesco a rendere ragione delle

impasses della lingua francese.

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era rimasto latente, secondo il movimento tipico del tempo a spirale che, come nozione, la

Nachträglichkeit descrive. In particolare, nel percorso teorico di Freud è reperibile un passaggio da

una fase iniziale in cui il fuoco dell’interesse è sul secondo tempo, quello del resto più vicino ai sintomi e alla parola (del primo tempo Freud si limita qui a intuire la necessità teorica e la presenza nell’azione terapeutica), a una fase successiva in cui il centro della riflessione è il primo tempo indagato con gli strumenti di una teoria divenuta nel frattempo più robusta e completa. In questa fase il secondo tempo viene ripreso soprattutto nei termini di una struttura generale, struttura costruita intorno all’assunto per cui “mentre la vita biologica si gioca sul presente, quella psichica si svolge sempre a posteriori”40.

Par. 2. “L’esempio è la cosa stessa”

Il concetto della Nachträglichkeit è stato inventato nella Nachträglichkeit. Parafrasando Freud si può dire a riguardo che per fare un concetto ci vogliono due eventi, in due tempi differenti, dei quali il secondo magari, anodino. La creazione di un concetto non è nulla di semplice: l’idea è un trauma

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