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1. Definizione ed esempi di spazi di Baire

Sia X uno spazio topologico. Ricordiamo che un sottoinsieme D di X si dice denso in X se la sua chiusura ¯D `e uguale a X, ovvero se ogni aperto non vuoto di X contiene punti di D.

Viceversa, chiamiamo raro o da nessuna parte denso un sottoinsieme A di X la cui chiusura non abbia punti interni, tale cio`e che risulti

(1.1) int( ¯A) = ∅.

Definizione 1.1. Uno spazio topologico X si dice di Baire se l’interse-zione di una sua qualsiasi famiglia numerabile di aperti densi `e ancora un sottoinsieme denso.

Osservazione 1.2. Un’intersezione finita di aperti densi `e ancora un aperto denso. Se infatti A0, . . . , Ansono aperti densi di X ed U `e un qualsiasi aperto non vuoto di X, allora A0∩U 6= ∅ perch´e A0`e denso in X. Sia m il pi`u grande intero non negativo e minore o uguale ad n per cui Um= U ∩Tm

j=0Aj 6= ∅. Um `e aperto perch´e intersezione finita di aperti. Quindi, se fosse m < n, avremmo Um∩ Am+1 6= ∅ perch´e Am+1 `e denso in X. Ma questo ci darebbe una contraddizione perch´e Um∩ Am+1= U ∩Tm+1

j=0 Aj = Um+1 6= ∅ contraddirebbe la nostra scelta di m.

Per caratterizzare e studiare gli spazi di Baire `e utile introdurre il con-cetto di categoria topologica.

Definizione 1.3. Un sottoinsieme A di X si dice di prima categoria se `e unione numerabile di insiemi rari.

Un sottoinsieme di X che non sia di prima si dice di seconda categoria. Osservazione 1.4. Un’unione numerabile d’insiemi di prima categoria `e di prima categoria.

Lemma 1.5. Sia X uno spazio topologico. Sono equivalenti: (1) X `e di Baire.

(2) Se {Fn| n ∈ N} `e una famiglia numerabile di chiusi e F =S n=0Fn `

e tale che int F 6= ∅, allora esiste ν ∈ N tale che int Fν 6= ∅. (3) Gli insiemi di prima categoria hanno parte interna vuota. (4) Ogni aperto non vuoto di X `e di seconda categoria.

(5) Il complementare in ogni aperto non vuoto di X di un sottoinsieme di prima categoria di X `e di seconda categoria.

34 2. SPAZI DI BAIRE

Dimostrazione. (1) ⇒ (2). Supponiamo che X sia uno spazio di Baire e sia {Fn} una qualsiasi successione di chiusi ciascuno con parte interna vuota. Allora An= {Fn `e per ogni n un aperto denso di X. Quindi:

D = \ n=0 An= { [ n=0 Fn `

e denso in X. Se U fosse un aperto non vuoto contenuto inS

n=0Fn, sarebbe D ∩ U = ∅, ma questo non `e possibile perch´e D `e denso in X.

(2) ⇒ (3). Se A `e un insieme di prima categoria, allora A = S n=0An, per una successione di insiemi {An} con int( ¯An) = ∅. Per la (2) abbiamo int S

n=0A¯n = ∅, e quindi a maggior ragione int(A) = ∅.

(3) ⇒ (4). Per la (3) nessun aperto non vuoto pu`o essere di prima categoria.

(4) ⇒ (5). E ovvia, perch´` e l’unione di due insiemi di prima categoria `e di prima categoria.

(5) ⇒ (1). Supponiamo valga (5). Sia {An} una successione di aperti densi di X. Vogliamo dimostrare che D = T

n=0An `e denso in X. Per n, l’insieme Fn = {An `e un chiuso con parte interna vuota. Quindi F = S

n=0Fn`e di prima categoria in X e {F = D. Quindi, per la (5), per ogni aperto non vuoto U di X il complemento U ∩ {F di F in U `e di seconda categoria e in particolare non vuoto. Poich´e U ∩ {F = U ∩ D, otteniamo la

tesi. 

Da (4) segue subito che:

Corollario 1.6. Ogni sottospazio aperto di uno spazio di Baire `e uno spazio di Baire.

Teorema 1.7. Ogni spazio di Hausdorff localmente compatto `e di Baire. Dimostrazione. Sia X = (X, τX) uno spazio di Hausdorff localmente compatto. Sia {An} una famiglia numerabile di aperti densi di X e sia D = T

n=0An. Per l’Osservazione 1.2, possiamo supporre che An+1 ⊂ An per ogni n ≥ 0.

Vogliamo dimostrare che per ogni aperto non vuoto U di X interseca D. A questo scopo, costruiamo induttivamente una successione {Bn} di aperti non vuoti tali che

(∗)      ¯ Bn `e compatto ∀n ∈ N, ¯ Bn⊂ U ∀n ∈ N, ¯ Bn+1 ⊂ Bn∩ An+1 ∀n ∈ N.

Infatti, poich´e X `e localmente compatto, un punto x0 di U ∩ A0 6= ∅ ha un intorno aperto non vuoto B0 con chiusura compatta contenuta in U ∩ A0. Supponiamo di aver costruito B0, ..., Bmin modo che le (∗) siano soddisfatte per n < m. Allora Bm∩ Am+1`e un aperto non vuoto, e baster`a scegliere un

2. ALCUNI TEOREMI SULLE FUNZIONI REALI CONTINUE E SEMICONTINUE 35

intorno aperto Bm+1di un suo punto xm+1con chiusura compatta contenuta in Bm∩ Am+1, perch´e le (∗) siano soddisfatte per ogni n ≤ m.

La famiglia { ¯Bn} `e una famiglia di sottoinsiemi chiusi del compatto ¯B0

che gode della propriet`a dell’intersezione finita. Quindi ∅ 6= T

n=0B¯n

D ∩ U e la tesi `e dimostrata. 

Teorema 1.8. Ogni spazio metrico completo `e uno spazio di Baire.

Dimostrazione. Sia (X, d) uno spazio metrico completo e sia {An} una successione di aperti densi di X. Per l’Osservazione 1.2, possiamo supporre che An+1 ⊂ An per ogni n ≥ 0. Fissiamo un aperto non vuoto U di X. Costruiamo per ricorrenza una successione {Bn} di palle aperte di X tali che (∗)      ¯ Bn⊂ U ∀n ∈ N, Bn= B(xn, rn) con xn∈ X e 0 < rn< 2−n ∀n ∈ N ¯ Bn+1⊂ Bn∩ An+1 ∀n ∈ N.

A questo scopo osserviamo che A0∩U `e un aperto non vuoto e quindi, fissati x0 ∈ A0∩ U e 0 < r0 < min{1, d(x0, {(A0∩ U ))}

e posto B0 = B(x0, r0) abbiamo ¯B0⊂ A0∩ U. Supponiamo di aver costruito, per n ≥ 0, le palle B0, . . . , Bmin modo che valgano le (∗) per n < m. Fissato un punto xm+1 di Bm∩ Am+1 ⊂ U , possiamo trovare 0 < rm+1 < 2−(m+1) tale che, posto Bm+1 = B(xm+1, rm+1) risulti ¯Bm+1 ⊂ Am+1∩ Bm. Allora le (∗) sono verificare per n ≤ m.

Ottenuta cos`ı una successione che verifica le (∗), la successione {xn} dei centri delle palle Bn `e una successione di Cauchy. Il suo limite x

appartiene a ¯Bn per ogni n ∈ N e quindi ad An∩ U per ogni n. Dunque

x∈ D ∩ U 6= ∅. 

2. Alcuni teoremi sulle funzioni reali continue e semicontinue Dimostriamo in questo paragrafo alcuni teoremi sulle funzioni reali. 2.1. Punti di continuit`a di un limite puntuale di funzioni con-tinue.

Teorema 2.1 (Baire). Sia X = (X, τX) uno spazio topologico e sia {fn} una successione di funzioni continue a valori reali definite su X. Supponiamo che per ogni x ∈ X esista il limite della successione {fn(x)} ⊂ R. Allora l’insieme dei punti x ∈ X in cui la funzione

f : X 3 x → lim

n→∞fn(x) ∈ R non `e continua `e di prima categoria in X.

Dimostrazione. Per ogni intero positivo n ed ogni numero reale  > 0 poniamo

36 2. SPAZI DI BAIRE Poniamo G() = [ n=0 int Pn(). Dimostriamo che Y = \ n=0 G(2−n) `

e il sottoinsieme dei punti di X in cui f `e continua. Supponiamo infatti che f sia continua in x0 ∈ X. Fissato  > 0, possiamo trovare un indice ν ∈ N tale che

|fn(x0) − f (x0)| ≤ /3 ∀n ≥ ν.

Poich´e sia f che fν sono continue in x0, esiste un intorno aperto U di x0 in X tale che

|f (x) − f (x0)| < /3 e |fν(x) − fν(x0)| < /3 ∀x ∈ U. Allora

|fν(x)−f (x)| ≤ |fν(x)−fν(x0)|+|fν(x0)−f (x0)|+|f (x0)−f (x)| <  ∀x ∈ U. Ci`o dimostra che A ⊂ Pν() e quindi x0 ∈ int Pn() ⊂ G(). Poich´e  > 0 `e arbitrario, ne segue che x0 ∈ Y .

Sia viceversa x0 ∈ Y . Fissiamo  > 0. Poich´e x0 ∈ G(/3), avremo x0 ∈ int Pn(/3) per qualche indice n ∈ N. Esister`a dunque un intorno aperto U di x0 in cui

|fn(x) − f (x)| ≤ /3 ∀x ∈ U.

Poich´e fn`e continua in x0, possiamo trovare un intorno aperto U0 di x0, che possiamo supporre contenuto in U , in cui risulti

|fn(x) − fn(x0)| < /3. Avremo allora:

|f (x)−f (x0)| ≤ |f (x)−fn(x)|+|fn(x)−fn(x0)|+|fn(x0)−f (x0)| <  ∀x ∈ U0 e ci`o dimostra la continuit`a di f in x0.

Poniamo ora, per ogni intero non negativo n e ogni numero reale  > 0: Fn() = {x ∈ X | |fn(x) − fm(x)| ≤  ∀m ≥ n}.

Per la continuit`a delle fn, questi insiemi sono chiusi. Inoltre, per la conver-genza puntuale della successione {fn}, abbiamo

X = [ n=0 Fn(). Inoltre risulta Fn() ⊂ Pn(), quindi int Fn() ⊂ int Pn(),

2. ALCUNI TEOREMI SULLE FUNZIONI REALI CONTINUE E SEMICONTINUE 37 e dunque L() = [ n=0 int Fn() ⊂ G().

Ma per il complementare di L() abbiamo allora

{L() =

[

n=0

(Fn() ∩ {[int(Fn))],

unione numerabile di chiusi con parte interna vuota. Quindi {L() `e di prima categoria e lo `e anche, a maggior ragione, {G(). Quindi l’insieme

{Y =

[

n=0

{G(2−n),

dei punti in cui f `e discontinua, `e di prima categoria.  2.2. Funzioni semicontinue. Ricordiamo che una funzione reale f , definita su uno spazio topologico X, `e semicontinua inferiormente se, per ogni numero reale c, l’insieme

{x ∈ X | f (x) ≤ c} `

e chiuso in X.

Teorema 2.2. Sia X uno spazio di Baire ed f : X → R una funzione semicontinua inferiormente. Allora ogni aperto non vuoto U di X contiene un aperto non vuoto V su cui f `e limitata superiormente.

Dimostrazione. Ogni aperto U di X `e uno spazio di Baire. Poniamo, per ogni intero non negativo n:

Fn= {x ∈ U | fn(x) ≤ n}.

Tali insiemi sono chiusi in U perch´e f `e semicontinua inferiormente e

[

n=0

Fn= U

perch´e la f `e a valori reali. Possiamo quindi trovare ν ∈ N tale che V =

int Fn6= ∅. 

Lemma 2.3. Sia (X, d) uno spazio metrico compatto ed f : X → R una fun-zione semicontinua inferiormente. Possiamo allora trovare una successione non decrescente {fn} di funzioni continue su X a valori reali tale che

f (x) = lim

n→∞fn(x) = sup

n∈N

fn(x) ∀x ∈ X.

Dimostrazione. Sia a = minXf (x) ∈ R. Per ogni intero non negativo n siano xn,1, ..., xn,`n punti di X tali che

X =

`n

[

j=1

38 2. SPAZI DI BAIRE

Per ogni j = 1, ..., `n poniamo

µn,j = min{f (x) | d(x, xn,j) ≤ 2−n}.

Per il lemma di Urysohn possiamo trovare funzioni continue wn,j : X → R tali che      a ≤ wn,j(x) ≤ µn,j ∀x ∈ X wn,j(x) = µn,j ∀x ∈ ¯B(xn,j, 2−(n+1)) wn,j(x) = a ∀x /∈ B(xn,j, 2−n). Poniamo gn(x) = max{wn,1(x), ..., wn,`n(x)} ∀x ∈ X. Allora gn: X 3 x → gn(x) ∈ R `

e continua per ogni n ∈ N e

gn≤ f su X. Poniamo

fn(x) = max{g0(x), g1(x), ..., gn(x)} ∀x ∈ X. Allora

fn: X 3 x → fn(x) ∈ R sono continue per ogni n ∈ N e

fn≤ f su X.

La successione {fn} `e una successione non decrescente di funzioni continue. Dico che

f (x) = lim

n,→∞fn(x) = sup

n∈N

fn(x) ∀x ∈ X.

Infatti, per ogni x ∈ X ed ogni n ∈ N sia xn,jntale che x ∈ B(xn,jn, 2−(n+1)). Possiamo allora trovare xn con d(xn, xn,jn) ≤ 2−(n+1) tale che µn,jn = f (xn) = wn,jn(xn). Allora fn(xn) = f (xn) e fn(x) ≥ f (xn) perch´e f (x) ≥ wn,jn(x) = µn,jn. La successione {xn} converge a x e dunque abbiamo, poich´e f `e semicontinua inferiormente,

sup

n

fn(x) ≥ lim

n f (xn) ≥ f (x).

Poich´e d’altra parte supnfn(x) ≤ f (x), vale l’uguaglianza e il lemma `e

dimostrato. 

Teorema 2.4. Sia X = (X, τX) uno spazio metrizzabile localmente compat-to. Se f : X → R `e semicontinua inferiormente, allora l’insieme dei punti in cui la f non `e continua `e di prima categoria.

2. ALCUNI TEOREMI SULLE FUNZIONI REALI CONTINUE E SEMICONTINUE 39

2.3. Esistenza di funzioni reali continue su R non derivabili in nessun punto.

Teorema 2.5. Esiste una funzione continua f : R → R che non `e derivabile in nessun punto di R.

Dimostrazione. —Sia I l’intervallo [0, 1] della retta reale. Indichiamo con C0(I) l’insieme di tutte le funzioni continue φ : I → R, che si annullano in 0 e 1, con la topologia indotta dalla distanza

d(φ, ψ) = sup

I

|φ(x) − ψ(x)| ∀φ, ψ ∈ C0(X).

Con questa distanza, C0(X) `e uno spazio metrico completo e quindi di Baire. Per ogni intero positivo n sia

Fn=  g ∈ C0(I)

∃x ∈ I tale che |g(x) − g(y)|

|x − y| ≤ n ∀y ∈ I \ {x} 

.

Dico che Fn`e un chiuso. Sia infatti g ∈ C0(I) una funzione continua a valori reali definita su I tale che esista una successione {gν}ν∈N in Fn tale che d(gν, g) → 0 per ν → ∞. Per ogni ν ∈ N indichiamo con xν ∈ I un punto per cui valga

|gν(y) − gν(xν)|

|y − xν| ≤ n ∀y ∈ I \ {xν}.

Poich´e I `e compatto, passando a una sottosuccessione possiamo supporre che xν → x ∈ I per ν → ∞. Se y ∈ I \ {x}, allora xν 6= y per ν sufficientemente grande e otteniamo quindi

|g(y) − g(x)|

|y − x| = limν→∞

|gν(y) − gν(xν)| |y − xν| ≤ n. Dimostriamo ora che per ogni intero positivo n il chiuso Fn `e raro.

Se cos`ı non fosse, potremmo trovare, per un intero positivo n, una g ∈ Fn

tale che per qualche  > 0 ogni h ∈ C(I) con d(h, g) <  appartenga ad Fn. Mostriamo in primo luogo che le funzioni lineari a tratti sono dense in C0(I).

Sia g ∈ C0(I). Allora

I × I 3 (x, y) → g(x) − g(y) ∈ R `

e una funzione continua e quindi esiste un intorno aperto U di {(x, x) | x ∈ I} in I × I tale che |g(x) − g(y)| <  per ogni (x, y) ∈ U . La topologia prodotto in I × I `e definita dalla distanza euclidea di R2 e quindi, se 2δ > 0 `e la distanza da {(x, x) | x ∈ I} al complementare di U , avremo |g(x) − g(y)| <  se |x − y| < δ.

Consideriamo una partizione

0 = x0 < x1< .... < xN = 1 dell’intervallo I tale che

40 2. SPAZI DI BAIRE

e definiamo la funzione lineare a tratti:

ψ(x) = g(xj−1) + (g(xj) − g(xj−1)) x − xj−1 xj− xj−1 se xj−1≤ x ≤ xj, j = 1, ..., N. Abbiamo: |g(x) − ψ(x)| ≤ xj− x xj− xj−1|g(x) − g(xj−1)| + x − xj−1 xj− xj−1|g(x) − g(xj)| <  per xj−1≤ x ≤ xj, j = 1, ..., N, e quindi ψ ∈ B(g, ) = {f ∈ C0(I) | d(f, g) < }.

Quindi, se fosse int(Fn) 6= ∅, esso conterrebbe una funzione lineare a tratti ψ, e quindi una palla aperta B(ψ, r), con r > 0. Poich´e le funzioni lineari a tratti sono Lipschitziane, esiste una costante L > 0 tale che

|ψ(x) − ψ(y)|

|x − y| ≤ L ∀x 6= y ∈ I.

Consideriamo, per un intero positivo M > 0 fissato, la funzione lineare a tratti φM(x) =      rM (x − j/M ) ⇔ j/M ≤ x ≤ (2j + 1)/(2M ) rM ((j + 1)/M x) ⇔ (2j + 1)/(2M ) ≤ x ≤ j + 1/M j = 0, 1, ..., M − 1. Abbiamo |φM(x)| ≤ r/2 ∀x ∈ I e inoltre per ogni x ∈ I abbiamo

sup y∈I y6=xM(y) − φM(x)| |y − x| = rM Chiaramente hM = ψ + φM ∈ B(ψ, r), ma hM ∈ F/ nse rM − L > n. Questo dimostra che gli Fn sono rari. Quindi

[

n=1

Fn= F

`

e di prima categoria e dunque F 6= C0(I) perch´e questo `e uno spazio di Baire. Una qualsiasi funzione k ∈ C0(I) \ F non `e derivabile in alcun punto di I. Si ottiene una funzione f : R → R non derivabile in nessun punto di R estendendo la k per periodicit`a:

f (x) = k(x − q) ⇔ q ∈ Z e q ≤ x ≤ q + 1.

3. ALCUNE APPLICAZIONI AGLI SPAZI NORMATI 41

3. Alcune applicazioni agli spazi normati

Sia V uno spazio vettoriale reale. Una norma su V `e un’applicazione V 3 v → kvk ∈ R

che gode delle propriet`a:

(i) k0k = 0 e kvk > 0 ⇐⇒ 0 6= v ∈ V ; (ii) kλvk = |λ| kvk ∀λ ∈ R ∀v ∈ V ; (iii) kv + wk ≤ kvk + kwk ∀v, w ∈ V.

Consideriamo sullo spazio normato V la struttura di spazio metrico definita dalla distanza:

V × V 3 (v, w) → d(v, w) = kv − wk ∈ R .

Definizione 3.1. Uno spazio normato che sia completo rispetto alla distan-za definita dalla norma si dice uno spazio di Banach.

Due norme k · k e ||| · ||| sullo stesso spazio vettoriale V si dicono equivalenti se vi `e una costante positiva c tale che

c−1kvk ≤ |||v||| ≤ ckvk ∀v ∈ V.

Norme equivalenti definiscono distanze che inducono la stessa topologia sullo spazio vettoriale V . Abbiamo:

Teorema 3.2. Sia V uno spazio vettoriale reale. Due norme su V rispetto alle quali V sia uno spazio di Banach sono equivalenti fra loro.

Dimostrazione. Siano k · k1 e k · k2 due norme sullo spazio vettoriale V rispetto alle quali V sia uno spazio di Banach. Definiamo una nuova norma k · k su V ponendo

kvk = kvk1 + kvk2 ∀v ∈ V .

Osserviamo che V `e uno spazio di Banach con la norma k · k. Indichere-mo con d1, d2 e d le distanze associate alle norme k · k1, k · k2 e k · k, rispettivamente.

Indichiamo con X lo spazio metrico completo che si ottiene considerando su V la distanza relativa alla norma k · k1. Poniamo, per ogni numero reale positivo r: Fr = {v ∈ V | kvk ≤ r}. Poich´e [ n=1 Fn= V,

per il teorema di Baire possiamo trovare un intero positivo ν tale che ¯Fν contenga punti interni di X (la chiusura si intende rispetto alla topologia associata alla norma k · k1. Poich´e le omotetie e le traslazioni sono omeo-morfismi di V, ne segue che ¯F1 contiene un intorno aperto dell’origine in X:

¯

42 2. SPAZI DI BAIRE

per qualche  > 0. Avremo allora

¯

Fr⊃ {v ∈ V | kvk1 < r} ∀r > 0. Fissiamo un qualsiasi vettore v ∈ V con kvk1 < 1.

Costruiamo per ricorrenza una successione {vn}n∈N tale che        kvnk ≤ 2 −n  ∀n ≥ 0 kv −Pn j=0vjk1< 2−(n+1) ∀n ≥ 0.

Poich´e ¯F1/ ⊃ {w ∈ V | kwk1 < 1}, possiamo trovare v0 ∈ F1/ tale che kv − v0k1< 1/2 .

Supponiamo di aver costruito v0, v1, ..., vn. Poich´e

kv −

n

X

j=0

vjk1 < 2−(n+1) e F¯2−(n+1)/ ⊃ {w ∈ V | kwk1 < 2−(n+1)} ,

possiamo trovare vn+1∈ F2−(n+1)/ tale che

kv − n+1 X j=0 vjk1 < 2−(n+2). Abbiamo allora v = X j=0 vj in (X, d1) e X j=0 kvjk ≤ (1/) X j=0 2−j = 2/.

Da questa relazione ricaviamo che la serie P

j=0vj converge a un elemento ˜

v di V nella metrica definita dalla norma k · k. Abbiamo inoltre k˜vk ≤ 2 . Poich´e k˜v − n X j=1 vjk1 ≤ k˜v − n X j=1 vjk ,

segue per l’unicit`a del limite in (X, d) che v = ˜v. Otteniamo quindi

kvk1< 1 =⇒ kvk ≤ 2 . Per l’omogeneit`a della norma abbiamo allora:

kvk ≤ 2

3. ALCUNE APPLICAZIONI AGLI SPAZI NORMATI 43

da cui si ricava:

kvk22

kvk1 ∀v ∈ V .

In modo analogo si dimostra che esiste una costante positiva c tale che kvk1 ≤ c kvk2 ∀v ∈ V

e quindi le due norme sono equivalenti. 

Teorema 3.3. Tutte le norme su uno spazio vettoriale reale di dimensione finita sono equivalenti.

Dimostrazione. Sia V uno spazio vettoriale reale di dimensione finita. Possiamo supporre sia V = Rn. Indichiamo con |v| = (Pn

j=1vj2)1/2la norma Euclidea. Sar`a sufficiente mostrare che una qualsiasi norma k · k su Rn `e equivalente alla norma Euclidea.

Se v = (v1, ..., vn) ∈ Rn, abbiamo kvk ≤ |v1| ke1k + ... + |vn| kenk ≤   v u u t n X j=1 kejk2  · |v|.

Da questa disuguaglianza segue che

Rn3 v → kvk ∈ R `

e un’applicazione continua per le topologie Euclidee usuali. Poich´e Sn−1= {v ∈ Rn| |v| = 1}

`

e un compatto di Rn, la funzione

Sn−13 v → kvk ∈ R

ammette su Sn−1un minimo positivo µ. Quindi, se v ∈ Rne v 6= 0, abbiamo k(v/|v|)k ≥ µ.

Da questa si ricava

|v| ≤ (1/µ)kvk ∀v ∈ Rn.

La dimostrazione `e completa. 

Corollario 3.4. Sia V uno spazio vettoriale reale normato e sia f : Rn → V un’applicazione lineare iniettiva. Allora f `e una immersione topologica. Ogni sottospazio vettoriale di dimensione finita di uno spazio vettoriale reale normato `e chiuso.

Dimostrazione. Per dimostrare che un’applicazione lineare iniettiva f : Rn → V `e una immersione topologica, basta osservare che, indicando con | · | la norma Euclidea di Rn e con k · k la norma su V , le norme

x → kf (x)k e x → |x| sono equivalenti su Rn.

In particolare, se W `e un sottospazio di dimensione finita di V , esso `e uno spazio metrico completo per la restrizione a W della distanza indotta dalla

44 2. SPAZI DI BAIRE

norma di V . Chiaramente, un sottospazio completo di uno spazio metrico `e

chiuso. 

Teorema 3.5. Sia V uno spazio vettoriale reale normato, su cui conside-riamo la topologia definita dalla distanza indotta dalla norma. Condizione necessaria e sufficiente affinch´e V sia localmente compatto `e che V abbia dimensione finita.

Dimostrazione. Sia V uno spazio vettoriale reale con una norma k · k. Se V ha dimensione finita, allora `e localmente compatto per il Teorema 3.3. Supponiamo ora che V sia localmente compatto e dimostriamo che ha dimensione finita. Osserviamo innanzi tutto che tutte le palle chiuse {v ∈ V | kvk ≤ r}, per r reale positivo, sono compatte. In particolare, possiamo trovare vettori e1, ..., en con kejk ≤ 1 per j = 1, ..., n tali che

{v ∈ V | kvk ≤ 1} ⊂

n

[

j=1

{v ∈ V | kv − ejk < 1/2}.

Sia W il sottospazio vettoriale di V generato da e1, ..., en.

Se W = V , allora V ha dimensione finita e la tesi `e dimostrata. Sup-poniamo sia W 6= V . Per il corollario del teorema precedente, W `e un sottospazio completo di V e quindi `e chiuso. Fissiamo un punto w ∈ {W . Allora d(w, W ) = δ > 0. Possiamo quindi trovare un vettore v ∈ W tale che

δ ≤ kv − wk ≤ (3/2)δ.

Allora k2(v − w)/(3δ)k ≤ 1 e possiamo trovare ej tale che k2(v − w)/(3δ)ejk < 1/2,

ma questa ci d`a una contraddizione perch´e z = v − (3δ/2) ej ∈ W e

kw − zk < (3/4)δ < δ.

CAPITOLO 3