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Spazi intermedi come spazi pubblici contesi

SOTTOSOGLIA II – Confini –

3.1 Lo spazio intermedio negli studi urbani

3.1.3 Spazi intermedi come spazi pubblici contesi

Un’altra parte della letteratura scientifica, partendo dai notevoli cambiamenti subiti dal contesto sociale in cui quotidianamente ci troviamo ad operare e dalle diverse e contraddittorie pratiche spaziali che modellano nuovi mosaici metropolitani, ordinati su dinamiche sfuggenti a ogni definizione precisa e definitiva, individuano nello spazio pubblico, il nuovo ‘spazio intermedio’, luogo di mezzo per eccellenza, poiché contrassegnato da conflitti relativi all’uso e allo sviluppo degli stessi (MADANIPOUR 2004). D'altronde, attualmente, «il sistema degli spazi pubblici subisce una significativa riconfigurazione, che lo porta ad essere un’arena contesa, disputata, disponibile all’attribuzione di valori e significati diversi, in cui si concentra la competizione fra soggetti» (POLI 2007:7).

Il campo di studi sullo spazio pubblico come spazio conteso e quindi come spazio di mezzo è veramente molto vasto, sia in ambito nazionale che in ambito internazionale e, ovviamente, non è obiettivo di questo lavoro

                                                                                                               

65 Maarten Hajer è un urban planner olandese. Attualmente è docente di Public Policy nell’ University of Amsterdam.

Arnold Reijndorp è professore e detiene il ‘Han Lammerschair’ per lo sviluppo socio-economico e territoriale delle nuove aree urbane presso la Faculty of Social and Behavioural Sciences (University of

Amsterdam).

 

66Ken Worpole è uno degli scrittori più influenti della Gran Bretagna di architettura, paesaggio e di politiche

urbane e sociali.

Katharine Knox è Programme Manager presso la Joseph Rowntree Foundation di Londra dove conduce ricerche inerenti cambiamento climatico e giustizia sociale.

pervenire ad uno studio sistematico di questa tematica. Tuttavia, data la frequenza e la ricorrenza di questo tema negli studi urbani, nonché l’importanza da esso rivestita, non è possibile procedere ad una rassegna sulla letteratura degli spazi intermedi senza, almeno, accennare a due contributi altamente significativi, poiché sollevano due punti essenziali del discorso su di essi, sollecitando, rispettivamente, la riflessione sul ruolo degli abitanti nel ridefinire la condizione di ‘in-between’ e sul tema della città come ‘bene comune’.

Ali Madanipour67 (2004) sembra attribuire la caratteristica di ‘spazi in-between’ specificatamente a quelli che lui definisce «marginal public spaces» (ivi: 267), ovvero gli spazi pubblici propri dei quartieri degradati e marginali della città contemporanea, «places of neglect and decline» (ivi: 267). Questi luoghi, a differenza degli spazi pubblici principali delle città europee contemporanee, che vengono valorizzati con operazioni di riqualificazione finalizzate alla comunicazione di un’immagine positiva della città ad imprenditori e turisti, diventano un display di competizione e incompatibilità tra diversi gruppi sociali, in relazione sia al loro uso sia a loro possibili ipotesi di sviluppo. Essi, infatti, generalmente posti in quartieri in cui l’economia globale relega i soggetti più vulnerabili, oltre ad essere sottoposti, come già accennato, a pressioni concorrenziali tra utenze anche molto dissimili (competizione pubblica) e tra potenziali e diversi percorsi di rigenerazione (competizione istituzionale), possono essere luoghi di comunicazione problematica (per diversità di linguaggio e diversità di espressione), ostacolo alla convivenza e all’integrazione degli individui che vi abitano, ma anche siti di abbandono e declino, per negligenza imputabile, a seconda dei casi, a cittadini, istituzioni o al settore privato. Tuttavia questi spazi pubblici, proprio per il loro ruolo ‘di mezzo’, possono divenire «a catalyst for change» (ivi: 279) sia spaziale che sociale, qualora venga sfruttata la capacità delle persone di utilizzarli in modo nuovo. «Participation of residents in public space maintenance and management can be a way of improving the physical environment and developing some social capital in the neighbourhood». È necessario, pertanto, «mobilize their resources and build bridges» (ivi: 282). La natura dello spazio pubblico contemporaneo è, infatti, direttamente influenzata dal complesso contesto socio-economico in cui viene generato (CARMONA 2010). «Public space is a political arena, and in the most extreme cases has been actively fought over by groups with seemingly irreconcilable ideological visions concerning the nature and purpose of public space—a place of free access and interaction unconstrained by the control of commercial and/or state forces, or, a space for particular defined purposes, subject to behavioural norms and control over those who are allowed to ente» (ivi: 164). Tuttavia non sono solo questi fattori a determinare la natura dello spazio pubblico. Esso è un prodotto complesso e processuale, frutto di una molteplicità di elementi

                                                                                                               

67 Ali Madanipour è professore di Urban Design e Direttore di Global Urban Research Unit presso la

ovvero: la loro evoluzione storica, le tradizionali culturali a cui appartengono, le priorità politiche e gli stili di vita che supportano, l’equilibrio tra le forze politiche e quelle di mercato, la difficoltà delle competenze professionali ad affrontare la crescente complessità degli spazi urbani contemporanei.

L’ordinamento degli spazi pubblici contemporanei su dinamiche sfuggenti ad ogni definizione precisa e definitiva, porta la ricerca di Carmona68 (ibidem), dopo aver passato in rassegna vari tentativi di classificazione degli spazi pubblici che sono stati fatti in passato, soffermandosi sulla triplice suddivisione di Khon (KHON 2004 IN CARMONA 2010) in base a tre tipi diversi di prospettiva (design, socio-cultural, political-economy), a tentare di formulare i presupposti di una nuova categoria interpretativa, basata sul modo in cui vengono gestiti gli spazi pubblici. Questa nuova classificazione nasce dalla sovrapposizione di tre aspetti «function, perception and ownership» e genera venti tipi di spazio pubblico urbano raggruppati in quattro macro-categorie generali: «Positive spaces, Negative spaces, Ambiguous spaces, Private Spaces» (CARMONA 2010: 169), secondo un sempre maggiore grado di privatizzazione degli stessi. Da tale mosaico di spazi, che l’autore delinea, emerge, in tutta la sua potenza, una complessificazione della natura dello spazio pubblico nelle città contemporanee, che diviene sempre più controverso e ‘intermedio’. Tale complessità, dovuta ad uno spostamento continuo e a una reinvenzione del confine pubblico-privato, induce ad interrogarci più approfonditamente sul concetto di «pubblico» e, contemporaneamente, a trovare strumenti di gestione adeguati a governare tale ibridità ‘in-between’, interrogandosi sul concetto di spazio pubblico come «luogo dei conflitti per il comune» (AMENDOLA,2012:258, IN MARELLA 2012), declinato al singolare, ma inteso come continua produzione di soggettività, che incide «sul piano delle trasformazioni dell'ordine politico» (ibidem), evidenziando «il deperimento della tradizionale architettura pubblico/privato» (ibidem).