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SPAZIO SCRITTO E NON SCRITTO

Come abbiamo già detto, in PHerc. 1020 è conservato sistematicamente il margine superiore, che arriva fino a 2 cm di altezza. Solo nei pezzi più esterni, conservati nelle cornici 6-10, e forse anche nella cr. 11, è conservato parzialmente il margine inferiore, per un massimo di 1 cm di altezza. L’altezza della colonna di scrittura è di circa 16,7 cm e la sua larghezza varia da cm 6,2 a cm 6,6. Lo spazio intercolonnare misura costantemente cm 7,2. Pertanto l’intercolunnio oscilla tra cm 1 e cm 0,6. Il numero di linee per colonna arriva fino a 37 nei pezzi dove è ancora conservato il margine inferiore. Il numero di lettere per linea oscilla dalle 14 alle 19, con una media di 17. La Legge di Maas è solo lievemente osservata.

10. SCRITTURA

PHerc. 1020 è stato assegnato da Guglielmo Cavallo alla tipologia

grafica riconducibile al Gruppo H,119 una maiuscola “dal tracciato sottile e ad andamento largo e fluente, eseguita con ductus piuttosto veloce”120 collocabile “sulla linea di certe tipologie grafiche documentarie ma in versione più posata e composta”121 e databile, secondo lo studioso, non prima della metà del I secolo a.C.122 La scrittura di PHerc. 1020, in particolare, è una libraria rotonda tendenzialmente bilineare, priva di contrasto modulare e dotata di un certo tratteggio. Le lettere, ben spaziate tra loro, risultano talora schiacciate in larghezza. I tratti verticali sono spesso muniti all’estremità di apici rivolti a sinistra. Sono elementi caratterizzanti il

my con i tratti mediani convergenti ad angolo, l’ypsilon e lo psi dotati

119 Cavallo 1983, pp. 34-35; p. 52. 120 Ivi, p. 34. 121 Ivi, p. 52. 122 Ibidem.

Michele Alessandrelli-Graziano Ranocchia PHerc. 1020, Coll.104-112

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di calice ad angolo molto acuto, l’epsilon con il tratto mediano quasi sempre staccato dall’arco, il tau e il pi con ampio tratto orizzontale terminante a sinistra in un uncino, il kappa con il braccio inferiore sovente congiunto al braccio superiore in corrispondenza o prima della sua metà, il delta con il tratto orizzontale frequentemente convesso, il ny con il tratto sinistro talora divaricato o più corto di quello destro, l’eta con il tratto mediano assai rialzato e congiunto all’estremità superiore del tratto destro, l’omega in due tratti con pance ben tondeggianti, il theta con il tratto mediano quasi puntiforme, lo csi con il tratto mediano rialzato e, in alcuni casi, l’alpha a laccio. Gamma e tau sembrano talvolta legarsi ad omicron ed

epsilon, sigma si unisce talora a tau.

Questa scrittura caratterizza i pezzi contenuti nelle cornici 1-12. Il pezzo contenuto nella cornice 13, ampiamente deteriorato e stratificato, non può appartenere a PHerc. 1020 per due differenti ragioni. La prima è rappresentata dalla numerazione hayteriana in esso presente (M), che per ovvi motivi non è compatibile con la numerazione già esibita dall’attuale cornice 4, la quale, come si è detto, reca anch’essa la lettera M. La seconda ragione è di ordine paleografico. Il pezzo contenuto nella cornice 13, infatti, presenta una tipologia grafica affatto diversa da quella esibita dalle cornici 1-12 e, più in generale, dal Gruppo H. Essa appare priva di apicature, è caratterizzata da accentuato contrasto modulare e da un certo chiaroscuro. L’ypsilon, in due tratti e tendente all’exrabilinearità, ha il calice ampio e il tratto verticale collocato ora a destra ora al centro di esso. Nel kappa l’angolo formato dai due bracci sporge talora leggermente a sinistra dell’asta verticale. Il rho, in tre tratti, presenta un occhiello spigoloso tracciato in due tratti rettilinei convergenti. L’omega è in due tratti con pance piuttosto angolari e divaricate. Il pi ha il tratto verticale destro profondamente ricurvo e leggermente sospeso sul rigo di base. Il my è eseguito ora in tre tratti con la pancia sospesa sul rigo base, ora in quattro tratti e l’asta destra ricurva. Omicron e theta sono stretti e ogivali. Epsilon presenta il tratto mediano ora attaccato ora staccato dall’arco e da esso esorbitante. Il confronto con le altre scritture ercolanesi avvalla l’ipotesi che questa tipologia scrittoria graviti a metà tra il Gruppo A e il Gruppo E che, secondo Cavallo, costituisce “un momento evolutivo ulteriore”123 rispetto alle scritture testimoniate dal Gruppo A.

Michele Alessandrelli-Graziano Ranocchia Introduzione

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Cavallo ha accostato PHerc. 1020 (cornici 1-12) alla tipologia grafica di PHerc. 1428 e PLit. Lond. 27.124 Più interessante è il confronto con PHerc. 1384, sfuggito a Cavallo e vergato da una mano unica tra quelle ercolanesi. Agathe Antoni l’ha associata per prima a

PHerc. 1020 evidenziandone, ad onta della minore spaziatura, della

maggior quantità di legature e dell’angolo di scrittura più chiuso, l’identità di forma di quasi ogni lettera con esso e datandola al secondo quarto del I secolo a.C.,125 una collocazione cronologica compatibile con quella assegnata da Cavallo al Gruppo H. Ora è noto che questa studiosa, prima editrice del testo ivi contenuto, dopo aver respinto con successo l’appartenenza di PHerc. 1384 al Peri; e[rwtoç o a un’altra opera di Filodemo, l’ha attribuito con importanti, decisivi argomenti a un filosofo stoico contemporaneo o successivo a Crisippo.126 Tale circostanza, unita alle appena richiamate affinità paleografiche e cronologiche, non appare del tutto ininfluente ai fini dell’identificazione dell’autore e dello scritto contenuto in PHerc. 1020.127

11. ORTOGRAFIA

In PHerc. 1020 si registra sporadicamente vocalismo ei per i±, secondo un uso anche altrove attestato nei papiri di Ercolano.128 Questa prassi ortografica, dovuta, più che all’autore, allo scriba che ha copiato il testo, ricorre, nella porzione di testo da noi edita, a col. 105, 13-14 (parªaºr°e°i|qmei'tai), col. 107, 19 (parareiqme≥ªi'º), col. 112, 10 (kat≥∆ a[neirxe≥in≥) e forse anche a col. 105, 12 (paraªreiºqm°ªei'). Vi è mancata assimilazione di çun- di fronte a gutturale a col. 108, 7-8 (ç°un|ªkaºtaqevçeiç), col. 110, 25 (çunka≥tativqeçqai), col. 112, 7-8 (ajçunka|tavqetoç), 9-10 (çunkataqeti|kh;) e 26 (çunkataqevçewn). Givneçqai è la forma normalmente utilizzata per givgneçqai.

124 Ivi, p. 35 e p. 52. 125

Si vedano Antoni-Dorival 2007, pp. 103-104, 106; Antoni 2012, pp. 23, 30. 126

Cfr. Antoni 2012, pp. 19-25; Antoni-Dorival 2007. 127

Cfr. supra, p. 7 n. 5, pp. 15-17. 128 Si veda Crönert 1903, p. 30.

Michele Alessandrelli-Graziano Ranocchia PHerc. 1020, Coll.104-112

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12. SEGNI

In PHerc. 1020 i segni sono assai rari. Fanno eccezione alcuni spatia

vacua,129 corrispondenti a pause forti o semiforti, svariati spatiola apposti qua e là più o meno casualmente dallo scriba, e una splendida coronide accompagnata da paragraphos del quarto tipo130 a col. 93, 14 (cornice 1). Qui doveva collocarsi un’importante articolazione del libro, probabilmente l’ultima prima della sua conclusione. Si evincono

paragraphoi di quarto tipo a col. 32, 10 (cornice 7) e col. 47, 10

(cornice 8). Sembrano del tutto assenti note e punti sticometrici. Come accennato, PHerc. 1020 appare privo di subscriptio e l’inscriptio, se era presente, è naufragata nella porzione iniziale perduta del rotolo.

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