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CAPITOLO 1 IL PESO DEL TURISMO NELL’ECONOMIA

1.5 Stagionalità e indice di utilizzazione lorda delle strutture alberghiere

Nel 1989 Moore sintetizzava la stagionalità come “movements in a time series during a particular time of

year that recur similarly each year” (Moore, 1989) ovvero “quei flussi appartenenti a una serie storica durante

un determinato periodo dell'anno che si ripetono in modo simile ogni anno”; tale descrizione, anche se sintetica, definisce al meglio il concetto e le problematiche ad essa correlate.

Il tratto distintivo della stagionalità è quindi l’implicita concentrazione dei flussi turistici in particolari periodi dell'anno, talvolta in corrispondenza di una determinata stagione, come ad esempio il turismo balneare durante i mesi di Luglio e Agosto o quello sciistico durante i mesi invernali (Allcock, 1989). Largamente considerata come una caratteristica fisiologica del turismo in quanto strettamente correlata ad effetti incontrollabili dall’uomo come il variare delle stagioni, è stata ed è tutt’ora oggetto di studio di molti addetti ai lavori del campo dell’ospitalità turistica (Cuccia & Rizzo, 2011; Fernández-Morales & Mayorga-Toledano, 2008; Hui & Yuen, 2002; Koc & Altinay, 2007) che si prefiggono l’obiettivo di ridurre il gap presente sul territorio tra le stagionalità di maggiore intensità turistica e quelle di minore intensità.

La sottoutilizzazione delle risorse, come ad esempio dei lavoratori stagionali ma anche delle strutture, siano esso alberghiere o ristorative, sono tra i principali effetti negativi del turismo ancorato a un singolo prodotto turistico; questo se associato all’aumento dell’offerta dei posti letto da parte delle strutture extralberghiere reca grosse problematiche al settore ricettivo alberghiero.

Le strutture alberghiere per poter rispondere alla domanda dei clienti nei mesi di maggior frequenza in modo da non dover rinunciare a possibili clienti, commisurano l’offerta dei posti letto al numero dei clienti ricevuti durante i mesi di picco, producendo una distribuzione non omogenea dei pernottamenti che si traduce in un’offerta che non trova domanda per la maggior parte dell’anno.

I dati sul livello di utilizzazione lorda dei posti letto24 per quota percentuale estrapolati dal dataset di Istat

riferiti alle mensilità di tutto il 2018 e accorpati per le 5 aree territoriali (Grafico n. 1) ci forniscono, tra le altre cose, importanti informazioni rispetto alla coerenza tra la capacità ricettiva di una determinata area e la domanda di servizi turistici.

Con dei valori medi mensili del 36,57 per cento e un picco nel mese di Agosto del 75,84 per cento il Nord Est registra il grado maggiore di utilizzazione lorda di posti letto d’Italia, mentre il valore più basso lo si registra nel trimestre Dicembre – Febbraio nelle Isole con appena 4,5 per cento di utilizzazione lorda.

24 L’indice annuo di utilizzazione lorda è dato dal rapporto, in percentuale, tra il numero dei pernottamenti ospitati nell’anno dalla

struttura ricettiva e il numero di posti letto potenzialmente offerti, pari ai posti letto della struttura moltiplicati per il numero di giorni dell’anno.

Risulta importante sottolineare come il mese di Agosto con il 63 per cento di grado di utilizzo nazionale medio rappresenti il mese di maggior utilizzo dei posti letto nel nostro territorio, mentre il mese di Novembre (13,3 per cento media nazionale) sia il mese con il più basso tasso di utilizzo su scala nazionale.

Altro dato osservabile dal grafico è il gap tra la massima intensità nel mese di Agosto e la minima intensità di utilizzo di posti letto che, per le regioni del Nord Est e Ovest si rifà al mese di Novembre mentre per le regioni del Centro, Sud e Isole si rifà nel mese di Gennaio. Tale variazione pari al 50,8 punti percentuali su media nazionale arriva a toccare il picco del 63,9 per cento nelle Isole seguite dalle regioni del Nord Est con il 62,72. Al contrario si registra invece una dispersione inferiore di circa 20 punti percentuali per quanto riguarda l’area del Centro Italia (40,12 per cento) e l’area del Nord Ovest (37,5 per cento).

Rispetto al contesto internazionale, secondo i dati disponibili da Eurostat, nel 2017 Spagna e Portogallo presentavano una variabilità dell’indice di utilizzazione comparabile a quella italiana, mentre la Grecia caratterizzata da una forte specializzazione nel turismo balneare raggiunge un variazione di oltre 65 punti percentuali (Banca d’Italia, 2019b).

Per ovviare a queste problematiche che colpiscono in maggior modo i territori con un’alta vocazione balneare, negli ultimi anni tramite il coinvolgimento degli attori pubblici come le agenzie del turismo (nazionale e regionali) e grazie ad attori privati come le associazioni di categoria, si è avviata una nuova progettazione di prodotti turistici finalizzati a ridurre la stagionalità nelle aree di destinazione turistica. Come già sottolineato in precedenza, uno dei punti fondamentali che interessa in maggior modo le regioni del Sud Italia è il grado di accessibilità: lo sviluppo di adeguate infrastrutture di trasporto, siano esse aeroporti o collegamenti ferroviari, contribuiscono, assieme allo sviluppo di offerte turistiche ibride, ad incentivare

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Grafico 1. Utilizzazione lorda dei letti presso le strutture ricettive italiane (quota percentuale per area territoriale) -

Fonte: Istat

Media Nord Ovest Media Nord est Media centro Media Sud Italia Media Isole

l’arrivo di turisti durante un arco temporale maggiore che si traduce in un’utilizzazione lorda delle strutture alberghiere più alta.

Lo scopo quindi è quello di attrarre sui territori tipologie differenti di turisti offrendo loro prodotti ibridi, come già sta succedendo in alcune aree del Sud Italia e delle Isole, scrollandosi di dosso quell’idea di “territorio=prodotto” in modo da rendere il territorio meno sensibile agli sbalzi di movimentazioni turistiche. Il concetto di stagionalità, fino al secolo scorso, veniva affrontato dal mondo della ricerca esclusivamente come un qualcosa che precludeva il coinvolgimento dell’uomo come possibile interferente, come se le sue azioni non potessero in nessun modo portare benefici o danni nei confronti del territorio e dell’ambiente. A partire dal ventunesimo secolo grazie anche ai numerosi studi interdisciplinari riguardanti l’ambiente e il ruolo principale che l’uomo ha nei cambiamenti climatici (Amelung et al., 2007) il concetto di turismo e il concetto di stagionalità sono stati messi in discussione su tutti i livelli.

Il rischio che i potenziali impatti ambientali dovuti ad esempio al riscaldamento globale possano influenzare la stessa natura di alcune destinazioni turistiche internazionali ha portato ad un cambiamento significativo nel panorama internazionale dell'industria turistica (Hamilton et al., 2005; Scott, Daniel, 2012) che, come vedremo nei capitoli successivi, ha adottato, specialmente negli ultimi vent’anni, una serie di azioni volontarie e non, volte a ridurre l’impatto dei fenomeni climatici.