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Uno Stile di vita

Nel documento UN NUOVO MODO DI FARE TURISMO: LA VESPA. (pagine 60-62)

VIAGGIARE A DUE RUOTE La Vespa esploratrice

4.1 Uno Stile di vita

Viaggiare su un mezzo a due ruote, che sia una bicicletta, uno scooter o una moto, rende l’esperienza completamente diversa da qualsiasi altro viaggio svolto con un altro mezzo di trasporto. Riprendendo le parole di Robert M. Pirsig1, ‹‹se fai le vacanze in motocicletta le cose assumono un aspetto completamente diverso. In macchina sei sempre in un abitacolo; ci sei abituato e non ti rendi conto che tutto quello che vedi da quel finestrino non è che una dose supplementare di TV. Sei un osservatore passivo e il paesaggio ti scorre accanto noiosissimo dentro una cornice. In moto la cornice non c’è più. Hai un contatto completo con ogni cosa. Non sei più uno spettatore, sei nella scena, e la sensazione di presenza è travolgente. È incredibile quel cemento che sibila a dieci centimetri dal tuo piede, lo stesso su cui cammini, ed è proprio lì, così sfuocato eppure così vicino che col piede puoi toccarlo quando vuoi – un’esperienza che non si allontana mai dalla coscienza immediata.››

La Vespa nasce con la filosofia del viaggio: essa rappresenta fin dalla prima idea di realizzazione il veicolo con cui poter superare le difficoltà del momento, affrontare strade sconnesse, guadare i piccoli corsi d’acqua, raggiungere il luogo di lavoro. La Vespa diventa subito passione per il viaggio; c’è chi con essa ha attraversato la Manica, chi la Cordigliera delle Ande, chi affronta i ghiacci del Polo Sud, chi compie interminabili viaggi di migliaia di chilometri avviando una tradizione o una “moda” sempre attuali. Ciò che accomuna tutti, è la voglia di cavalcare una Vespa e correre, scoprire, amare, lavorare, affrontare la distanza, superare i confini, conoscere nuove genti.

I motivi per cui alcuni viaggiatori temerari decidono di affrontare viaggi lunghissimi in Vespa, invece che a bordo di qualsiasi altro mezzo o di una moto più confortevole, sono vari.

La Vespa ha dalla sua parte le due qualità più importanti per dei viaggi lunghi e impegnativi: l’affidabilità e la facilità di manutenzione. Relativamente al primo aspetto, si potrebbe citare il grande Henry Ford, che rispetto ai mezzi a motore affermò “Quello che non c’è, non si rompe”. La Vespa è essenziale, ha il minimo sufficiente per muoversi. Ha un motore a due tempi semplicissimo, progettato per durare, non ha parti di elettronica e non ha neppure la pompa della benzina. Non ha trasmissione finale, le uniche utenze dell’impianto elettrico sono la bobina e le luci.

Il secondo aspetto, quello della facilità di manutenzione, è legato al primo ma ne va oltre, e dimostra in pieno la genialità del progettista Corradino D’Ascanio. L’accessibilità meccanica della Vespa è

davvero semplice, si svitano due dadi, si sfilano i relativi perni e si ha tutto il blocco motore in mano. Si può smontare il carburatore togliendo semplicemente una scocca, operazione per la quale non serve neppure un cacciavite. Questo la differenzia dagli scooter moderni, che sono molto complicati nella manutenzione, dove per controllare una semplice candela è necessario smontare quasi tutta la scocca. Se si rimane a piedi in Vespa perché la batteria è scarica, si può ripartire avviandola a spinta. Avendo un minimo di praticità meccanica e avendo a disposizione una piccola ed essenziale scatola di attrezzi e ricambi, almeno il 90% dei rari guasti è riparabile. Il restante 10% è comunque riparabile presso qualsiasi officina, non è quindi necessario rivolgersi a strutture specializzate e proprio questo rende il viaggio in Vespa più semplice: se qualcosa si rompe, lo può riparare direttamente il vespista oppure può rivolgersi a qualsiasi carrozzeria che saprà sicuramente dove mettere le mani. Ci sono almeno altri due aspetti che giocano a favore della Vespa: l’autonomia e la capacità di funzionare con olii e benzine di pessima qualità. Il serbatoio originale della Vespa è piccolo, ma il motore consuma poco e di conseguenza ha una buona autonomia “di serie”.

Infine, la Vespa possiede un aspetto che sembra banale ma potrebbe rivelarsi assai importante; la Vespa genera simpatia negli occhi della gente. Viaggiando in qualche angolo del mondo, ci sarà sempre qualcuno che in passato ha posseduto una Vespa o che aveva un parente che la possedeva; questo genera comprensione nelle persone che si incontra e rende spontaneo un aiuto da parte dell’altro.

Il Vespista viaggiatore incarna l’ideale del turista slow perché grazie alla lentezza della Vespa riesce ad assaporare meglio il paesaggio. Le infrastrutture stradali permettono di collegare praticamente ogni punto del pianeta. Grazie a questi progressi, non serve più essere un esploratore o un etnologo per trascorrere alcuni giorni in aree remote dell’Africa o dell’America Latina. Il migliore comfort, l’elevata sicurezza e i risparmi di tempo spalancano le porte del mondo alla maggior parte di noi. Al contrario, i viaggi a bordo di Vespa, come per lo Slow Tourism, testimoniano tuttavia una certa nostalgia per quelle esplorazioni che avanzavano a passo di animale. I romanzi di viaggio di questi vespisti-viaggiatori appassionano sia per il racconto degli incontri e dei loro punti di vista sul mondo, sia per le avventure legate agli spostamenti e il tempo sospeso che consente di pensare e di scrivere. La strada è indubbiamente un’incubatrice di casi, incidenti e intrighi; la velocità degli attuali veicoli come le moto o le auto non consente più simili avventure. Un viaggio in Vespa dà la possibilità al turista di meravigliarsi di ciò che gli sta intorno, non come un viaggio in aereo che consente di incantare solo in rare eccezioni. Andare lentamente significa vedere meglio; chi si sposta lentamente ha la possibilità di vivere appieno il luogo che lo circonda, riempirsi gli occhi di ammirazione per il paesaggio circostante, assaporare odori e sapori dei luoghi visitati, interagire con culture diverse dalle sue.

Di libri e racconti di viaggi a bordo della Vespa ne esistono una grande quantità. Vespisti temerari hanno affrontato viaggi lunghissimi, fino a raggiungere l’altro capo del mondo; alcuni di loro definiscono i loro viaggi come “raid”, ossia come delle prove motoristiche su percorso lungo e

accidentato. Non tutti i viaggiatori che affrontano e hanno affrontato viaggi in Vespa amano definirsi “turisti”, ma vogliono essere identificati semplicemente come esploratori. I loro viaggi però incarnano i principi del turismo slow, del turismo avventura e del turismo esperienziale. Slow, perché come detto qualche riga più sopra, la lentezza del viaggio in Vespa permette di riscoprire e assaporare lentamente il paesaggio circostante. Avventura perché nell’affrontare viaggi più o meno lunghi, questi esploratori si trovano faccia a faccia con terreni sconnessi, strade sterrate e con il rischio di bucare una ruota o di rimanere senza benzina a causa della mancanza di un distributore. Infine, turismo esperienziale perché tutti i viaggiatori vespisti, stringono un rapporto con gli abitanti del luogo che visitano: chiedono ospitalità, chiedono consigli su cosa vedere o mangiare, iniziano conversazioni con estranei grazie all’attrattività che possiede la Vespa.

Nel documento UN NUOVO MODO DI FARE TURISMO: LA VESPA. (pagine 60-62)