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Stoccaggio e sequestro di carbonio

PARTE I - CONSUMO DI SUOLO

75 Il valore dell’indice rappresenta la dimensione di una maglia di una griglia regolare che può essere

39. Stoccaggio e sequestro di carbonio

A. Marucci, A. Strollo, M. Di Leginio, F. Fumanti, D. Marino, M. Munafò, M. Palmieri, L. Sallustio, M. Soraci, M. Marchetti

Il sequestro e lo stoccaggio di carbonio costituiscono un servizio di regolazione, ovvero appartenente a quella tipologia di servizi che regolano processi fisici, biologici ed ecologici, arrivando a mitigare rischi

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naturali o, più in generale, le alterazioni della biosfera. I diversi ecosistemi terrestri e marini, infatti, grazie alla loro capacità di fissare gas serra contribuiscono alla regolazione del clima a livello globale. Il valore di questo servizio non dipende direttamente dalla sua fruizione (Millennium Ecosystem Assessment, 2005) e gioca un ruolo fondamentale nell’ambito delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Il servizio di stoccaggio del carbonio è svolto da tutti gli ecosistemi terrestri e non, seppur con diversa entità (Hutyra et al., 2011), secondo modalità incrementali rispetto alla naturalità dell’ecosistema considerato (tale regola vale in generale e nel contesto mediterraneo e del nostro Paese).

Fra tutte le classi di uso del suolo, quelle legate agli ambienti forestali naturali e seminaturali presentano il più alto potenziale di sequestro di carbonio. Di conseguenza, l’impatto dei processi di urbanizzazione a scapito del servizio di sequestro di carbonio è generalmente più alto laddove essi si verifichino a danno delle classi d’uso del suolo con un maggiore potenziale di fissazione, quindi di quelle naturali e seminaturali o, più in generale, nei contesti territoriali connotati da un elevato grado di naturalità (Sallustio et al., 2015).

La stima del servizio in termini biofisici è generalmente costituita dalla spazializzazione del valore assoluto delle tonnellate di carbonio organico stoccate per tipologia d’uso/copertura del suolo. Tale stima è stata effettuata utilizzando il modello della Carbon Storage and Sequestration (software InVEST) il cui dataset di input è stato composto mediante l’utilizzo di fonti diverse: l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC), il progetto ISPRA Sviluppo Indicatori Ambientali sul Suolo (SIAS) e un’approfondita analisi bibliografica. Con l’ausilio di coefficienti trovati in letteratura (Vitullo et al., 2007; ISPRA, 2014; Di Cosmo et al., 2016) sono stati ottenuti i valori finali dei quattro pool di carbonio, biomassa epigea, biomassa ipogea, suolo e sostanza organica morta, da inserire nello specifico modello di InVEST.

Per funzionare con il numero minimo di informazioni, il modello semplifica il ciclo del carbonio, ipotizzando che nessuna classe di uso del suolo acquisti o perda carbonio nel tempo (AA.VV., 2015). Con questi presupposti ogni sequestro o emissione di carbonio tra le epoche relative alle carte di input (2012-2015) è rappresentata esclusivamente dalle variazioni di uso del suolo, poiché in assenza di cambiamenti di uso la quantità di carbonio sequestrata da un’area viene ipotizzata costante. Un’ulteriore semplificazione del modello è data dall’assenza della descrizione dei trasferimenti di carbonio che avvengono tra un pool e un altro, come ad esempio la diminuzione di carbonio nella biomassa epigea e il relativo aumento nella sostanza organica morta nel caso in cui una parte di bosco dovesse morire per malattia.

Per la valutazione economica del servizio ecosistemico di stoccaggio e sequestro di carbonio esistono due approcci: uno basato sul costo sociale, l’altro sul valore di mercato dei permessi di emissione. In particolare il costo sociale considera il danno evitato, a livello globale, grazie al sequestro di CO2. Questo calcolo è variabile a causa dell’incertezza della stima. Ad esempio Tol nel 2005 ha quantificato il costo sociale di sequestro di carbonio pari a 31€/t mentre altre stime lo hanno quantificato dai 32$ tC ai 326$ tC (AA.VV., 2014).

Diversamente, il valore di mercato è dato dal prezzo stabilito dal mercato dei permessi di emissioni e secondo l’European Climate Exchange la quotazione è compresa tra i 153$ tC nel 2008 ai 12$ tC nel 2012.

Il rapporto prende in considerazione la stima economica del costo sociale e del prezzo di mercato. Per il costo sociale si è fatto riferimento al valore stimato per il 2015, ma valido anche per il 2014, pari a 37$ per Mg di CO2 (circa 109 € Mg-1 di Carbonio elementare; OIRA, 2013) ed utilizzato frequentemente per la valutazione dei costi potenziali associati al cambiamento climatico (Sallustio et al., 2015) mentre per il valore di mercato è stato calcolato il prezzo dei crediti di carbonio in Italia al 2014 (Storti et al., 2015) venduti nell’ambito di mercati volontari, pari a 12 €/t CO2eq 60.

Tali valori economici sono stati moltiplicati per la quantità di carbonio emesso in atmosfera imputabile al consumo di suolo: più di 1,3 milioni di tonnellate che non sono più immagazzinate nel suolo e nella vegetazione. Il valore economico complessivo, da ritenersi puramente indicativo vista la variabilità del prezzo di una tonnellata di carbonio in ambito internazionale e nazionale, è pari a quasi 16 milioni di

60 In particolare tali crediti sono stati creati da un numero attivo di progetti basati sul carbonio forestale in Italia grazie ai quali sono state generate e scambiate tCO2eq. Le tipologie progettuali più frequenti sono afforestazione/riforestazione, seguita da blu carbon, miglioramento della gestione forestale, REDD+ (Riduzione delle Emissioni da Deforestazione e Degradazione delle Foreste) e foreste urbane.

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Euro, considerando il valore di mercato, mentre aumenta fino a raggiungere circa 145 milioni di Euro se si considera il costo sociale (OIRA, 2013).

Figura 39.1 - Mappatura del servizio di stoccaggio e sequestro di carbonio in tonnellate per ettaro (2012). Fonte: elaborazioni degli autori su fonti varie.

AA.VV. (2015). InVEST +VERSION+ User’s Guide. The Natural Capital Project, Stanford University, University of Minnesota, The Nature Conservancy, and World Wildlife Fund

Di Cosmo, L., Gasparini, P., & Tabacchi, G. (2016). “A national-scale, stand-level model to predict total above-ground tree biomass from growing stock volume”. Forest Ecology and Management, 361, 269–276.

Hutyra, L., Yoon, B., Alberti, M. (2011). “Terrestrial carbon stocks across a gradient of urbanization: a study of the Seattle”. WA region. Global Change Biology 17 (2), 783–797.

ISPRA (2014). “Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2012. National Inventory Report 2014”. ISPRA, Rapporti 198/14. Millennium Ecosystem Assessment (2005). Ecosystems and human well-being: synthesis. World Resources Institute.

Washington, D.C. (USA).

Office of Information and Regulatory Affairs, 2013. Technical update of the social cost of carbon for regulatory impact analysis. https://www.whitehouse.gov/sites/default/files/omb/inforeg/scc-tsd-final-july-2015.pdf

Sallustio L., Quatrini V., Geneletti D., Corona P., Marchetti M. (2015). Assessing land take by urban development and its impact on carbon storage: Findings from two case studies in Italy. Environmental Impact Assessment Review.

Storti, D., Brotto, L., Pettenella, D., Chiriacò, M.V., Maluccio, S., Maso, D., Corradini, G., Portaccio, A., Perugini, L., Romano, R. (2015). Stato del Mercato Forestale del Carbonio in Italia 2015. Nucleo Monitoraggio del Carbonio, CREA, Rome. TolR.S.J. (2005). The marginal damage costs of carbon dioxide emissions: an assessment of the uncertainties. Energy Policy

33:2064–74.

Vitullo M., De Laurentis R., Federici S. (2007). “La contabilità del carbonio contenuto nelle foreste italiane”. Silvae, 9(3), 91– 104.

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